Van Gogh copertina

Con sommo piacere, negli ultimi tempi ho avuto modo di notare come, nel nostro Paese, una mostra d’arte sia capace di attirare moltissimi visitatori da ogni dove. Ne è un esempio quella dedicata a Manet che ha fatto il tutto esaurito, e a ragione, per cui mi sono ritrovata a domandarmi quando mai ci sarebbe stata una mostra dedicata a uno dei miei artisti preferiti: Van Gogh.

Una mostra dedicata a Van Gogh

Potete immaginare la mia sorpresa nell’apprendere che, proprio questo mese (11/2017), sarà allestita una mostra tutta dedicata all’artista olandese e per di più a Monreale, comune della città di Palermo. La sorpresa si è ben presto trasformata in entusiasmo.

Van Gogh Multimedia Experience, questo il nome della mostra, verrà inaugurata il 25 novembre e rimarrà aperta al pubblico fino al 29 aprile 2018. L’evento si propone di raccontare chi fosse Van Gogh attraverso alcune immagini che ritraggono la vita – e soprattutto le opere – in chiave multimediale, strizzando l’occhio a Klimt Experience.

Van Gogh non è certamente un personaggio che si possa descrivere facilmente, tuttavia è facile immergersi nelle sue opere e, in ognuna di esse, trovare un pezzetto di Vincent. Scopriamo dunque qualcosa di più su di lui!

La vita di Van Gogh

Vincent Willem nacque nel 1853 a Zundert e il suo nome non fu scelto a caso: i coniugi Van Gogh infatti, esattamente un anno prima, avevano seppellito il loro primogenito, a cui avevano dato il nome di Vincent Willem Maria.

Come disse il critico d’arte Rainer Metzger: 

Fin dal primo giorno, quindi, la vita di Vincent fu segnata da una triste coincidenza.

Già in tenera età Vincent prova una profonda tristezza e sente di non essere compreso dal resto del mondo e da suo padre in particolare, che osteggia la sua passione per il disegno, unico sfogo che l’artista sente di avere. A dispetto dell’opinione del genitore, Van Gogh, sente che la sua strada conduce verso il mondo dell’arte e si cimenta nei suoi primi lavori, tutti autoritratti.

ALT="Van Gogh autoritratto"
Autoritratto

Poco dedito allo studio, ben presto iniziò a lavorare presso una casa d’arte specializzata nella riproduzione di stampe. Grazie a questo lavoro, Van Gogh ebbe modo di crescere artisticamente e di viaggiare. Si trasferì infatti prima a Bruxelles e poi a Londra, dove incontrò la giovane Eugenye, suo primo amore, che però lo rifiutò, facendolo piombare in una profonda depressione che alla fine lo portò a lasciare il lavoro.

Eugenye non sarà l’unica donna nella vita di Van Gogh, ma nessuna delle altre riuscirà a dargli la felicità. L’unica persona che sembra comprenderlo, e amarlo per ciò che è, è l’amato fratello Theo al quale scrive lunghe lettere dove racconta se stesso.

L’arte come salvezza

È ancora una volta la pittura che lo salva ed è da quel momento che la sua produzione artistica acquista importanza. Trasferitosi ad Arles, in Francia, Van Gogh sembra ritrovare la serenità, seppur passeggera. In quel periodo dipinge La casa gialla”.

“La casa gialla”

Il suo rifugio, il posto dove si sente al sicuro e dove sogna, un giorno, di riunire una comunità di artisti per scambiarsi idee e vivere di arte.

ALT="La casa gialla"
La casa gialla (1888)

Paul Gaugain era un suo grande amico: i due spesso si intrattenevano a parlare d’arte oppure visitando mostre, scambiandosi impressioni e opinioni. Il loro rapporto, però, s’incrinò considerevolmente quando le condizioni di salute di Van Gogh peggiorarono: Vincent iniziò, infatti, ad avere allucinazioni che lo portavano al delirio. Fu a causa di ciò, probabilmente, che, a seguito di un violento litigio con Gaugain, Van Gogh prese un rasoio e si tagliò il lobo dell’orecchio. In realtà c’è anche chi ha speculato sulla possibilità che fosse stato proprio Gaugain a mutilarlo, ma nessuna prova è mai stata trovata in merito. Dopo quell’efferato episodio, la precaria salute mentale di Van Gogh andò via via peggiorando.

Venne infatti ricoverato in ospedale, dove in molti nel campo della medicina tentarono di diagnosticare il disturbo che lo affliggeva e in realtà si arrivò a molte, moltissime, diagnosi, tra cui schizofrenia, bipolarismo ed epilessia per citarne alcune allora conosciute. Ad oggi si aggiungono tra i disturbi di Van Gogh autismo e dislessia.

Uscì dall’ospedale per tornarci poco tempo dopo, a causa di un’altra crisi ancora più violenta, a seguito della quale lo stesso Van Gogh comprese la portata della sua malattia e si recò di sua volontà in una clinica psichiatrica.

“Notte stellata”

Straordinario è come, proprio a quel periodo, risalgano alcune delle sue opere più celeberrime comeNotte stellata”

ALT="Notte stellata"
Notte stellata (1889)

O, ancora, Campo di grano con volo di corvi”

ALT="Van Gogh Campo di grano con volo di corvi"
Campo di grano con volo di corvi (1890)

La morte dell’artista

Una volta dimesso dalla clinica, si trasferì ad Auvers-sur-Oise, dove si dedicò interamente alla pittura. La sua malattia, tuttavia, si ripresentò presto e con violenza: il 27 luglio del 1890 venne ritrovato nella sua camera d’albergo, sanguinante; ancora vivo confessò di essersi sparato un colpo di pistola al petto. Giacchè fu impossibile estrarre il proiettile, venne medicato, fasciato e nulla più.

Morì due giorni dopo, all’arrivo del fratello Theo. Le sue ultime parole furono:

La mia tristezza non avrà mai fine.

Tragicamente, la stessa sorte toccò a Theo. Non superò mai la morte di Vincent e venne ricoverato in una clinica psichiatrica, consumato dal senso di colpa per non aver salvato l’amato fratello. Morì anche lui a pochi mesi di distanza da Vincent. Entrambi sono sepolti ad Auvers, l’uno accanto all’altro.

ALT="Van Gogh Vincent e Theo"

Van Gogh: impressionista o espressionista?

Dal punto di vista pittorico, osservando i quadri, ci viene subito da dire che Van Gogh è decisamente un impressionista. Beh, non è esattamente vero! La tecnica pittorica di Van Gogh viaggia a cavallo tra il post-impressionismo e il pre-espressionismo; il suo stile perciò è pressoché unico e inconfondibile. Van Gogh è stato certamente un precursore, senza nemmeno essersene reso conto.

La storia di Van Gogh lascia sempre tanta tristezza, e anche un po’ l’amaro in bocca, per ciò che questo straordinario uomo avrebbe potuto fare se non fosse stato afflitto dalla malattia per tutta la vita. Ha certamente sofferto molto e, nella sua sofferenza, ci ha regalato alcuni dei capolavori artistici più belli. Decisamente sarebbe troppo difficile, impossibile forse, raccontare e comprendere Van Gogh, un’anima tormentata che ha trovato solo nell’arte un po’ di sollievo. Forse è impossibile, ma dopotutto nulla ci vieta di provare. Alla prossima!

Serena Aiello

Scritto da:

Serena Aiello

Ex studentessa ormai (e finalmente) laureata, lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.