Pap test - Immagine di copertina - Word Cloud

Il Pap test è un esame di screening inventato negli anni ’40 dal Dottor Georgios Papanicolaou e introdotto in Italia, nel 1953, dal Dottor Mario Tortora. Vediamo in cosa consiste e quando è indicato.

Il Pap test è un esame citologico che rileva la presenza di eventuali cellule anomale nella porzione inferiore dell’utero (“collo” o “cervice”). Poiché da queste cellule potrebbero svilupparsi dei tumori come il cervicocarcinomala seconda causa di morte per cancro nelle donne in tutto il mondo1 – il test di Papanicolaou è, a tutti gli effetti, una strategia di prevenzione del cancro

In cosa consiste il test?

Il test consiste nell’analizzare al microscopio le cellule della cervice uterina, prelevate e opportunamente trattate prima di essere sottoposte all’esame. Il prelievo viene effettuato dall’ostetrica attraverso una procedura indolore, della durata di pochi minuti, in tre passaggi:

  1. la paziente si sdraia sul lettino con le ginocchia piegate e i talloni poggiati sulle staffe per rilassare i muscoli vaginali;
  2. dopodiché l’ostetrica inserisce lo speculum, uno strumento che serve per dilatare la vagina e prelevare le cellule;
  3. si raschiano le pareti della cervice con una spatolina, che causerà il distacco delle cellule più superficiali.

Per non inficiare i risultati, il prelievo non si può effettuare se:

  • sono in corso le mestruazioni o se sono terminate da meno di tre giorni;
  • ci sono stati rapporti sessuali negli ultimi due giorni;
  • si è fatto uso di creme, ovuli e lavande vaginali, negli ultimi tre giorni.

I risultati del Pap test: sigle e significati

Dopo circa un mese dal prelievo i risultati pervengono alla paziente per posta. L’esito viene comunicato attraverso una sigla – che proviene da un sistema di classificazione internazionale, chiamato Bethesda – accompagnata da una breve descrizione.

Le sigle indicano le modificazioni rilevate nei campioni e possono riferirsi alle cellule squamose, che tappezzano le pareti della cervice, o alle cellule ghiandolari, che producono il muco.

1) Negativo

L’esame non ha rivelato anomalie. Il Pap test si ripete dopo tre anni, come previsto dal protocollo di screening.

2) ASC-US (Atypical Squamous Cells of Undetermined Significance)

Sono presenti lievi modificazioni delle cellule squamose, che possono essere associate a condizioni infiammatorie o ormonali come la menopausa, ma non rappresentano un pericolo. In tal caso la paziente dovrà sottoporsi a esami di approfondimento – come la colposcopia e la biopsia – che, con molte probabilità, non rileveranno anomalie preoccupanti.

Colposcopia

La colposcopia consiste nell’osservare le pareti della cervice con uno strumento (il colposcopio) che può ingrandire la visione fino a 60 volte, permettendo di confermare o smentire la presenza di lesioni pretumorali suggerite dal Pap test.

Biopsia

La biopsia consiste nel prelevare un piccolo campione di tessuto dalla cervice, affinché possa essere analizzato al microscopio, per valutare la presenza di lesioni pretumorali.

3) ASC-H (Atypical Squamous Cells – cannot exclude HSIL)

L’esame rivela modificazioni delle cellule squamose più severe del caso precedente e non si possono escludere quelle di alto grado. Di conseguenza, la paziente dovrà sottoporsi agli esami di approfondimento, per chiarire la natura di queste anomalie.

4) LG-SIL o LSIL o SIL di basso grado (Low-Grade Squamous Intraepithelial Lesion)

L’esame evidenzia lesioni di basso grado – “displasie lievi” o “neoplasie intraepiteliali cervicali di grado 1 (CIN1). Si tratta di lesioni molto comuni, caratterizzate dalla presenza di cellule squamose con forma e/o dimensioni anomale, che rappresentano 1/3 di quelle totali; in genere sono causate dal Papillomavirus (HPV).

Le LG-SIL vengono monitorate, perché potrebbero regredire spontaneamente. La paziente verrà sottoposta a un nuovo Pap test prima dei tre anni, per valutare la situazione e procedere col trattamento qualora non siano regredite.

5) HG-SIL o HSIL o SIL di alto grado (High-Grade Squamous Intraepithelial Lesion)

L’esame evidenzia lesioni di alto grado, che includono le displasie moderate o CIN2, in cui 2/3 delle cellule cervicali sono modificate, e le displasie gravi o CIN3, nelle quali praticamente tutte le cellule sono modificate.

In questi casi, il protocollo prevede altresì la conizzazione: un intervento chirurgico in anestesia locale, per asportare le lesioni pretumorali più avanzate.

6) Carcinoma squamoso

L’esame evidenzia la presenza di cellule tumorali, che dovrebbe essere confermata attraverso la colposcopia e la biopsia. La terapia è più complessa rispetto ai casi precedenti e dipende dalle caratteristiche del tumore, ad esempio l’invasività.

7) AGC-NOS (Atypical Glandular Cells Not Otherwise Specified)

L’esame evidenzia le anomalie delle cellule ghiandolari (endometriali, endocervicali o di cui non è possibile individuare la sede) e sono necessari gli esami di approfondimento per confermare questi risultati e valutare il da farsi.

8) AGC (Atypical Glandular Cells)

L’esame evidenzia modificazioni più marcate delle cellule ghiandolari e sono necessari gli esami di approfondimento, per valutare se ci sia già stata la progressione ad adenocarcinoma.

9) AIS (Adenocarcinoma In Situ)

L’esame evidenzia la presenza di cellule ghiandolari tumorali nella mucosa cervicale, suggerendo lo sviluppo di adenocarcinoma in situ (tumore non invasivo). Tali risultati richiedono conferme da esami di approfondimento.

10) Adenocarcinoma (endocervicale, endometriale, extrauterino, NOS)

In quest’ultimo caso, l’esame evidenzia la presenza di cellule ghiandolari tumorali negli strati più profondi, che molto probabilmente hanno dato origine a un adenocarcinoma endocervicale, endometriale, extrauterino o sede non identificabile; anche in questo caso sono necessari gli esami di approfondimento per avere un quadro più chiaro della situazione.

Chi deve sottoporsi al Pap test?

Secondo le attuali linee guida,2 il Pap test è indicato nelle donne tra 25 e 29 anni con una cadenza triennale, mentre nelle under 25 non è raccomandato perché le infezioni da HPV regrediscono spontaneamente. Invece nelle donne fra 30 e 65 anni il test di riferimento è l’HPV-DNA test (o HPV test) da ripetere ogni 5 anni.

È bene sottolineare che lo screening coinvolge anche le donne vaccinate contro l’HPV (il Papillomavirus, causa accertata delle displasie e dei tumori della cervice uterina), in quanto i vaccini attualmente disponibili proteggono solo da 9 ceppi sui 200 attualmente conosciuti.

Pro e contro del test

Iniziamo dai pro: il test di Papanicolaou evidenzia, in modo veloce e indolore, anomalie da cui possono svilupparsi lesioni pretumorali (CIN1, CIN2 e CIN3) e tumorali (carcinomi e adenocarcinomi).

Pertanto le cellule anomale possono essere rimosse prima che diano origine ai tumori o, qualora i tumori fossero già presenti, permetterebbe di scoprirli in tempo aumentando le probabilità di guarigione.

In Italia questi obiettivi vengono riaggiunti richiamando le pazienti ogni 3 anni per rilevare in tempo i tumori – ma non eventuali lesioni che potrebbero regredire spontaneamente -, ottimizzando l’efficacia dello screening e minimizzando al contempo i costi.

Benché sia un esame importante e di efficacia comprovata, come emerge da revisioni sistematiche e metanalisi,3 il Pap test presenta dei limiti legati alla metodologia, che lo rendono meno sensibile dell’HPV test, aumentando il rischio di falsi negativi: infatti, una revisione della Cochrane Collaboration4 ha evidenziato che, su 20 donne ogni 1000 destinate a sviluppare lesioni cervicali, il Pap test riesce a individuarne solo 15 su 20; di conseguenza, le 5 donne a rischio non identificate dal test svilupperanno le lesioni pretumorali.

Nonostante ciò, il Pap test rimane un esame indispensabile nello screening dei tumori della cervice, soprattutto nelle donne tra i 25 e i 30 anni, nelle quali altri esami – come l’HPV test – non risulterebbero altrettanto efficaci.

Consigli di lettura

Se avete trovato utile la guida al Pap test, vi consigliamo di leggere anche la guida all’HPV test.

Riferimenti bibliografici:
  1. InformedHealth.org [Internet]. Cologne, Germany: Institute for Quality and Efficiency in Health Care (IQWiG); 2006-. Cervical cancer: Learn More – Pap and HPV screening tests for early detection of cervical cancer. [Updated 2025 Mar 25]. Available from: ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK279258/;
  2. AIRC. “Screening per il tumore della cervice uterina“, 12 marzo 2025;
  3. Meggiolaro A, Unim B, Semyonov L, Miccoli S, Maffongelli E, La Torre G. The role of Pap test screening against cervical cancer: a systematic review and meta-analysis. Clin Ter. 2016 Jul-Aug;167(4):124-39. doi: 10.7417/CT.2016.1942. PMID: 27598026;
  4. Koliopoulos G, Nyaga VN, Santesso N, Bryant A, Martin-Hirsch PPL, Mustafa RA, Schünemann H, Paraskevaidis E, Arbyn M. Cytology versus HPV testing for cervical cancer screening in the general population. Cochrane Database of Systematic Reviews 2017, Issue 8. Art. No.: CD008587. DOI: 10.1002/14651858.CD008587.pub2.
Crediti fotografici

Foto di Jessica Zanza.

L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il rapporto medico-paziente.

Scritto da:

Jessica Zanza

Pubblicista, ex collaboratrice de L'Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
Potete contattarmi scrivendo a j.zanza@inchiostrovirtuale.it