Secondo la World mental health survey initiative (un progetto che studia la diffusione dei disturbi mentali nel mondo, nato dalla collaborazione dell’OMS con le università e gli studiosi sparsi in tutti i continenti), 2,4 persone su 100 manifestano i sintomi del disturbo bipolare a un certo punto della loro vita; una condizione che ancora oggi, nonostante i progressi della scienza, si ha difficoltà a inquadrare e gestire.
In questo articolo cercheremo di fare una panoramica su quelli che sono i sintomi, le cause e le terapie di un disturbo che affligge 40 milioni di persone a livello globale, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, riservandoci la possibilità di approfondire le singole tematiche in articoli ad hoc. Seguiteci!
Sintomi del disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è caratterizzato da variazioni estreme dell’umore, che oscilla dall’essere elevato o irritabile nelle fasi di mania, all’essere molto basso nelle fasi di depressione; tali variazioni possono avvenire rapidamente o gradualmente e, in quest’ultimo caso, i pazienti vivono periodi di umore tutto sommato normale (stato eutimico). Anche le energie o le attività sono soggette a tali oscillazioni.
Sintomi delle fasi maniacali
Oltre all’umore persistentemente elevato o irritabile, si presentano 3 (4 se l’umore è solo irritabile) o più dei seguenti sintomi:
- autostima elevata o grandiosità. Si è molto sicuri di sé e delle proprie qualità, pensando di essere particolarmente colti o talentuosi, e nei casi più gravi la grandiosità può sconfinare nel delirio (ad esempio, si pensa di avere un rapporto speciale con personaggi famosi o divinità);
- bisogno di dormire ridotto. Si dorme poco ma al mattino si scoppia di vitalità (diversamente dagli insonni);
- logorrea. Si parla molto e velocemente;
- fuga delle idee. Si passa da un argomento all’altro, rapidamente e senza un vero e proprio collegamento (spesso basta che le parole abbiano un suono simile);
- maggiore distraibilità. Basta un nonnulla per perdere la concentrazione;
- agitazione psicomotoria o aumento delle ore passate a studiare, lavorare, fare sport, perché si ha tanta energia in corpo;
- coinvolgimento eccessivo in attività piacevoli ma deleterie (guida ad alta velocità, shopping compulsivo, investimenti azzardati, promiscuità sessuale).
I sintomi devono persistere almeno 7 giorni (ma non c’è una durata minima se sono talmente gravi da richiedere il ricovero) e devono compromettere le funzioni psicosociali; invece, se i sintomi sono meno marcati e durano 4-7 giorni, si parla di mania lieve o ipomania.
Sintomi delle fasi depressive
Oltre all’umore persistentemente basso o alla perdita d’interesse, si presentano almeno 4 dei seguenti sintomi:
- difficoltà cognitive o indecisione. Si ha difficoltà a stare attenti, concentrarsi e memorizzare o prendere decisioni;
- disturbi del sonno. Si dorme tanto o poco;
- disturbi alimentari con variazioni significative del peso. Aumenta o diminuisce l’appetito, di conseguenza anche l’apporto alimentare;
- debolezza e faticabilità. Ci si sente stanchi nel corpo e nella mente, non si hanno le forze per agire o pensare;
- rallentamento o agitazione psicomotoria, come conseguenza del calo di energie;
- sensi di colpa e inadeguatezza eccessivi o inappropriati;
- pensieri di morte, ideazioni o tentativi di suicidio.
Per la severità dei sintomi, che durano almeno 14 giorni, si tratta di episodi di depressione maggiore.
Fasi con caratteristiche miste
Quando i pazienti manifestano contemporaneamente i sintomi maniacali (o ipomaniacali) e depressivi, si può parlare di:
- fase depressiva con caratteristiche miste – almeno 3 sintomi di mania o ipomania e almeno 5 di depressione maggiore;
- fase maniacale o ipomanicale con caratteristiche miste – almeno 3 sintomi di mania o ipomania (4 se l’umore è solo irritabile) e almeno 3 di depressione maggiore.
Per approfondimenti, vi rimandiamo all’articolo sulla “Classificazione del disturbo bipolare“.
Nel 70% dei pazienti i sintomi insorgono prima dei 25 anni, con un picco intorno ai 18-20, senza particolari differenze legate al genere. Di solito si manifestano prima le fasi depressive rispetto a quelle maniacali o ipomaniacali e ciò porta a confondere il DB con la depressione maggiore; a tal proposito, i dati evidenziano che in 1/3 dei pazienti, il disturbo bipolare viene riconosciuto solo dopo dieci anni dalla comparsa dei sintomi.
Cause e sviluppo del disturbo bipolare
Benché le cause non siano del tutto chiare, sembra che questo disturbo si sviluppi per via dell’interazione tra fattori genetici e ambientali; il contributo della genetica è particolarmente incisivo, giacché negli studi sui gemelli è stato stimato un tasso di ereditarietà compreso tra il 60 e l’80%, tra i più alti per quanto riguarda i disturbi psichiatrici.
Secondo l’ipotesi più accreditata, nei soggetti geneticamente predisposti, un forte stress fungerebbe da innesco per il primo episodio; da questo punto in poi, gli episodi si ripeteranno anche in assenza di stimoli identificabili.
Questo andamento cronico-recidivante del disturbo è associato alla neuroprogressione: un cambiamento graduale di particolari strutture nervose (come l’assottigliamento della corteccia prefrontale, implicata nella regolazione dello stress) e delle loro funzioni, indotto da processi ossidativi e infiammatori, da alterazioni del metabolismo e della neuroplasticità (ossia, la capacità del cervello di modificarsi in relazione agli stimoli esterni).
Il fatto che tali meccanismi siano comuni ad altre condizioni fisiopatologiche potrebbe spiegare come mai, tra i pazienti bipolari, i tassi di chi convive con altri disturbi siano più alti rispetto alla popolazione generale.
Disturbi coesistenti
Come accennato poc’anzi, è molto probabile che i pazienti bipolari sviluppino anche altri disturbi che aggravano la sintomatologia e contribuiscono ad abbassarne le aspettative di vita (secondo gli studi di mortalità, vivono potenzialmente 10-20 anni in meno) insieme a un rischio di suicidio da 20 a 30 volte superiore rispetto alla popolazione generale.
Molto comuni i disturbi psichiatrici, quali:
- disturbi d’ansia (nel 70-90% dei bipolari);
- abuso di sostanze (nel 30-50%);
- disturbo da deficit di attenzione e iperattività (nel 25-45%);
- disturbi della personalità (nel 20-40%);
- binge eating disorder (nel 10-20%).
Degni di nota anche i disturbi non psichiatrici, quali:
- sindrome metabolica (nel 37% dei bipolari);
- emicrania (nel 35%);
- obesità (nel 21%);
- diabete di tipo 2 (nel 14%).
Principi della terapia stabilizzante
I farmaci stabilizzanti come il litio, gli antiepilettici e gli antipsicotici, vengono somministrati (spesso in combinazione per ottenere risultati migliori) con lo scopo di riportare e mantenere l’umore entro i limiti della norma. Una gestione ottimale del disturbo è auspicabile per ripristinare le funzioni psicosociali dei pazienti, prevenire le ricadute e recidive ma soprattutto il suicidio (tentato dal 30-50% delle persone affette e portato al termine nel 15-20% dei casi).
La terapia si articola in tre fasi:
- terapia acuta, dura 6-8 settimane e serve per mandare in remissione i sintomi depressivi o maniacali;
- t. di continuazione, dura 6-12 mesi ed è necessaria per evitare le ricadute (ossia, il peggioramento dei sintomi in fase di remissione);
- t. di mantenimento, dura diversi anni, spesso tutta la vita, ed è fondamentale per prevenire le recidive (ovvero, i nuovi episodi).
Quelli fin qui esposti sono solo i principi della terapia stabilizzante; per maggiori dettagli, vi consigliamo di leggere l’articolo sui “Farmaci per il disturbo bipolare“.
L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il parere del medico.
Sitografia e bibliografia
- “Trattato di farmacologia” (L. Annunziato e G. Di Renzo).
- National institute of mental health: bipolar disorder.
- World health organization: mental disorders.
- American journal of psychiatry: “Diagnosing Mania in the Age of DSM-5” (2017).
- Molecular psychiatry: “The genetics of bipolar disorder” (2020).
- The New England journal of medicine: “Bipolar disorder” (2020).
- The Lancet: “Bipolar disorders” (2020).
Blogger e giornalista, ho collaborato con L’Unione Sarda.
Sono cofondatrice e curatrice editoriale di Inchiostro Virtuale.
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