Arbatax di Tortolì, Borgo marinaro, cala dei genovesi.

Storia e attrazioni del borgo marinaro

Alle pendici di Capo Bellavista, nella costa centrorientale sarda, sorge il pittoresco borgo di Arbatax, frazione di Tortolì, sviluppatosi attorno al porto omonimo dai primi del ‘900 con l’arrivo dei pescatori ponzesi e campani, che vi si stanziarono avendo trovato acque molto pescose e concorrenza pressoché nulla (strano ma vero, gli autoctoni preferivano altre attività alla pesca).1

Benché la comunità arbataxina sia molto giovane, lo stesso non si può dire per il porto che era già attivo nel Medioevo, stando al Compasso de navigare (un documento di navigazione del 1296) che lo indicava come Arbataxara.All’epoca l’attracco avveniva in una piccola banchina con adiacente scogliera o nella caletta, detta “dei Genovesi”, che tuttavia poteva ospitare solo piccole imbarcazioni.

Grazie alla posizione strategica, nel ‘200 il porto rivestì un ruolo cruciale negli scontri tra i Giudicati sardi (prima quello di Cagliari, poi quello di Gallura) contro Pisa, ma con l’arrivo degli Aragonesi nel 1324 perse importanza, pur mantenendo attivo il traffico di piccolo cabotaggio col Meridione italico; alla dominazione aragonese risale l’edificazione delle torri di San Miguel e San Gemiliano a difesa della costa dalle incursioni barbaresche.

Il porto artificiale iniziò a prendere forma nella seconda metà dell’800, tuttavia a causa di vari impedimenti (tra cui il bombardamento del 1943) fu ultimato solo tra gli anni ’60 e ’70; oggi è formato da un molo di ponente e uno di levante, rispettivamente scalo mercantile e passeggeri, tra i quali si ubicano i cantieri navali e il porticciolo turistico. Ma ora, dopo questo excursus storico, scopriamo le principali attrazioni di Arbatax.

Porto di Arbatax, vista dall'alto.
Vista dall’alto del porto di Arbatax.

Il borgo marinaro di Arbatax

Il borgo marinaro, centro storico di Arbatax, dista circa 4 km da Tortolì e si raggiunge percorrendo la SS 125. In corrispondenza dell’ex stazione di Cartiera, si svolta a sinistra e si prosegue dritto: un cartello all’inizio della via Lungomare segnala l’ingresso in paese.

1) Nostra Signora d’Adamo

Dopo il cartello segnaletico, se s’imbocca la via Porto Frailis sulla destra e poi subito la via Genova sulla sinistra, percorrendola per intero si arriva in via Napoli, al rudere di Nostra Signora d’Adamo. La chiesa fu costruita tra il 1772 e il 1778 su richiesta di Juan Thomas Cardia1 (un nobile devoto alla Madonna d’Adamo, cui attribuiva il merito di una guarigione) nello stile tipico delle chiesette campestri sarde: pianta rettangolare, facciata a capanna, campanile a vela con una sola campana.

Per circa un secolo e mezzo è stata il luogo di culto degli arbataxini, ma versava in condizioni di degrado tali che nel 1961 il vescovo la sconsacrò definitivamente. In seguito i Cardia la venderono agli Aversano, che la adibirono a lavanderia dell’Hotel Speranza (oggi abbandonato). Della ex chiesa, ormai invasa dalla vegetazione, rimane ben poco come testimoniano le foto qui sotto.

2) Torre di San Miguel

Tornando indietro e proseguendo sulla via Lungomare, a sinistra s’incontra la torre di San Miguel, che gli Aragonesi fecero edificare a presidio del porto. La precisa data di costruzione non è nota, ma dalla Relazione di Marco Antonio Camòs, che aveva circumnavigato l’isola, e dai libri paga del clavario della Reale Amministrazione delle Torri, si sa che nel 1571 era già attiva.1 Originariamente aveva funzioni di vedetta, difesa pesante e deposito munizioni anche per le altre torri costiere.2

L’edificio, di forma tronco-conica, si sviluppa in tre livelli per un’altezza di 15 metri e nel corso dei secoli il suo aspetto è profondamente mutato. Le modifiche più importanti avvennero dopo il 1846, con la riqualificazione a caserma della Guardia di Finanza: si aggiunsero la scala esterna in muratura e la soletta in calcestruzzo.3 Dopo l’ultimo restauro, all’interno della torre si allestiscono delle mostre temporanee aperte al pubblico.

Torre di San Michele, Arbatax.
La torre di San Miguel dopo l’ultimo restauro (ph. Sardegna Virtual Archaeology).

3) Chiesa di Stella Maris

Svoltando a destra dopo una ventina di metri, attraversando via Tirreno e piazza Colombo, ci si trova di fronte a Stella Maris. Risalente alla fine degli anni ’40, la chiesa è dedicata a Maria “Stella del mare”, patrona del borgo, e ha sostituito la fatiscente Nostra Signora d’Adamo quale luogo di culto per gli arbataxini. È parrocchia dall’1 ottobre 1966.

Stella Maris, cui si accede salendo una breve scalinata, ha la pianta rettangolare e il tetto a capanna recante una croce gigliata. La facciata presenta rifiniture in pietra, vetrata policroma e portone in legno intagliato dallo scultore Giorgio Fornasari per volontà testamentaria di una fedele (Annalisa Aversano).1 Al lato si erge il campanile munito di monofora, bifora e trifora, cupola cuspidata e croce.

Chiesa di Stella Maris oggi.
La chiesa di Stella Maris, Arbatax.

4) Piazzale Rocce rosse (ex cava)

Percorrendo la via Lungomare fino al distributore, svoltando a destra si entra nel piazzale Rocce Rosse. Lo spiazzo è ciò che rimane della cava da cui si estrassero i graniti e i porfidi per costruire le banchine. I segni di questa attività sono ben visibili sia nel fronte verticale della cava e sia nelle Rocce Rosse – la maestosa scogliera di porfido rosso, simbolo di Arbatax – dove i cavatori scavarono una galleria per ripararsi dalle esplosioni.

Lo spazio antistante le Rocce Rosse è occupato da una spiaggetta sassosa, consigliata solo a chi ama tuffarsi da altezze vertiginose e non ha problemi a nuotare in acque profonde.

Di recente nella ex cava hanno fatto la loro apparizione le Piramidi di Mirai (2019), realizzate con lo stone balancing (pietre in equilibrio), e il Fauno di Roberto Arzu (2021), una scultura granitica dedicata all’arbataxino Vincenzo Mura – “Brioscia” – scomparso qualche anno fa.

5) Cala Genovesi

Di fronte all’ingresso del piazzale, una breve scalinata conduce a Cala Genovesi. Fino a non molto tempo fa, qui i pescatori riparavano e coloravano le reti e costruivano le nasse (attrezzi da pesca tradizionali) con canne o giunchi. Tuttora vi sono ormeggiati piccoli natanti per la pesca amatoriale.

Cala dei Genovesi, Arbatax. In primo piano lo scivolo originale in legno; sullo sfondo la stazione (in rosa) e l'angolo della memoria.
Cala Genovesi. In primo piano lo scivolo in legno (originale), sullo sfondo la stazione e l’Angolo della memoria.

Nei pressi della stazione, capolinea della tratta Arbatax-Mandas del trenino verde, vi è l’Angolo della memoria voluto dal Club diportisti. Accanto ai nomi dei tredici caduti in seguito al bombardamento aereo del 23 aprile 1943, sulla targa si legge la poesia A sas vitimas de su bombardamentu (Alle vittime del bombardamento) di Gabriele Comida, poeta e scrittore villagrandese scomparso nel 2020:

In sa secunda gherra mondiale (nella seconda guerra mondiale),
su noeghentos e barantatrese (il 1943),
de abrile su die vintitrese (il giorno 23 aprile),
pro Arbatax una data fatale (una data fatale per Arbatax).
Aereos nemigos, naran trese (aerei nemici, dicono tre),
an bombardadu su portu navale (hanno bombardato il porto).
In custu puntu de Cala Genovese (in questo punto di Cala Genovesi),
est chi han fattu sa strage mortale (han fatto la strage mortale).
Sos anzianos raccontan sa storia (gli anziani raccontano la storia),
de cussu tragicu bombardamentu (di quel tragico bombardamento),
chi at treighi mortes causadu (che ha causato tredici morti).
Pro los tenner perenne in sa memoria (per sempre ricordarli),
in si puntu precisu de s’eventu (nel punto preciso dell’evento),
sos Soccios diportitas han pensadu (i soci diportisti hanno pensato)
de lis fagher Sacrariu su monumentu (di far loro un monumento)”.

Cala dei Genovesi, Angolo della memoria allestito dal club diportisti.
Angolo della memoria.

6) Parco “Batteria”

Nelle immediate vicinanze del centro abitato sorge il parco “Batteria”, che deve il nome alla presenza dei resti di una contraerea risalente alla Seconda guerra mondiale. Tra la vegetazione spuntano i ruderi degli edifici dei soldati, i camminamenti e le basi in cui erano montati i cannoni.

Si può raggiungere dalla chiesa di Stella Maris, attraversando piazza Colombo e piazza Caduti 23 aprile, per poi imboccare via Batteria e percorrerla fino alla piazza panoramica; da qui, si prende un sentiero in salita che porta dritto al parco.

Le spiagge di Arbatax

Chiudiamo il nostro itinerario con le splendide spiagge arbataxine, riprendendo dal punto in cui ci siamo fermati (Batteria).

1) Cala Moresca

Ripercorrendo a ritroso il sentiero fino alla piazza panoramica, da cui si gode di una vista mozzafiato, scendendo una ripida scalinata si arriva a Cala Moresca, un tempo rifugio dei corsari Mori (da cui il nome).2 Grazie alla bellezza dei fondali e alle acque cristalline è l’ideale per lo snorkeling, ma è meglio evitarla se si hanno bambini piccoli o si ama la comodità, in quanto è sassosa e l’acqua diventa presto profonda.

Cala Moresca, Arbatax
Cala Moresca.

2) Porto Frailis

La spiaggia di Porto Frailis, dominata a ovest da Capo San Gemiliano, si estende per circa 200 metri. Si caratterizza per l’arenile perlopiù sabbioso, le acque cristalline e poco profonde che la rendono adatta alle famiglie con bambini piccoli. Inoltre è attrezzata per gli sport acquatici (windsurf, canottaggio) e le immersioni. Nelle vicinanze si trovano campeggi, strutture ricettive, ristoranti e locali notturni.

Chi arriva da Arbatax può raggiungerla dalla via Porto Frailis, percorrendola fino alla via Ugo Foscolo. Da qui si va avanti fino alla piazza con la stella a quattro punte di Gianfranco Pardi – Nagjima – dalla quale si può accedere alla spiaggia.

3) Riva di Ponente

Imboccando la SS 125 all’uscita di Arbatax, dopo circa 2,5 km si raggiunge Riva di Ponente: una delle spiagge più grandi della zona, che si estende per più di 1 km dal porto al canale di collegamento tra la laguna di Tortolì (che gli autoctoni chiamano “stagno”) e il mare. L’arenile di fine sabbia bianca e l’acqua poco profonda la rendono perfetta per le famiglie con bambini piccoli. La pineta retrostante, che la separa dal canale Baccàsara, dona frescura nelle ore più calde ed è la location ideale per i picnic.

Riva di Ponente, detta anche spiaggia "La Capannina"
Riva di Ponente.

La partecipazione a Il borgo dei borghi 2024

Arbatax ha rappresentato la Sardegna nel concorso Il borgo dei borghi per l’elezione del borgo più bello d’Italia, piazzandosi all’ottavo posto. Qui sotto potete guardare il video di presentazione.

Consigli di lettura

Se l’articolo vi è piaciuto, scoprite cosa mangiare in vacanza a Tortolì-Arbatax.

Riferimenti bibliografici:
  1. Tonino Loddo, Arbatax. La cultura, la storia, Carlo Delfino editore, ISBN: 9788871385167;
  2. Paolo Pastonesi, Tortolì celu inferru: la storia, i luoghi, le tradizioni del territorio di Tortolì e Arbatax, Spino D’Adda, Grafica G.M., 1991;
  3. Porto e torri costiere di Arbatax, a cura della Dott.ssa Maria Grazia Arru (pdf).

Scritto da:

Jessica Zanza

Blogger e giornalista, ho collaborato con L'Unione Sarda.
Sono cofondatrice e curatrice editoriale di Inchiostro Virtuale.
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