Storia della Sardegna- Episodio sette: Alto Medioevo.

Matria. Storia della Sardegna, episodio 7

La scorsa volta ci eravamo lasciati avendo appena abbozzato il quadro della Sardegna medievale.

L’Alto Medioevo è un momento di “blackout” nella storia europea. La sensazione è che la cultura e l’economia fossero stagnanti, rispetto all’antichità e alle epoche successive, e la scarsità di documenti che ci sono pervenuti rafforza questa impressione.

La Sardegna purtroppo non fa eccezione. Ci si aspetterebbe il contrario, visto che l’isola ha fatto parte dell’impero bizantino per qualche secolo: ma in realtà i cronachisti bizantini non vedevano tutte le regioni dell’impero allo stesso modo. Specialmente a partire dal VII secolo si preoccuparono quasi esclusivamente della capitale, perciò gli avvenimenti che accadevano lontano da Costantinopoli interessavano poco.

Detto questo, cercherò di raccontarti questa parte della storia dell’isola nella maniera più chiara possibile. Seguimi.

Indice

La Sardegna in un Mediterraneo instabile
La minaccia Longobarda
Inizio dell’espansione araba
Una lenta trasformazione… in autonomia
Come nascono i Giudicati sardi?
La società altogiudicale

Sardegna Bizantina: Chiesa di Mesumundu
Chiesa bizantina di Nostra Signora di Mesumundu, VI secolo, Siligo

La Sardegna in un Mediterraneo instabile

La Sardegna è grande, montuosa, scarsa d’acqua […] l’asse maggiore corre da mezzogiorno a tramontana con una piccola declinazione a est.  […] Ha miniere di buonissimo argento, il qual metallo da quest’isola si esporta in parecchi Paesi di Rum.
[Al Idrisi di Ceuta]

La cacciata dei Vandali dalla Sardegna, nel VI secolo d.C., faceva parte di un piano più ampio di riconquista portato avanti dall’imperatore Giustiniano e dal suo esercito. L’impero bizantino altro non era che la prosecuzione dell’impero romano d’Oriente, e quindi era naturale che cercasse di espandersi verso ovest per recuperare i territori passati ai popoli germanici.

Possiamo dire che il piano riuscì, almeno inizialmente. Insieme alla Sardegna e alla Corsica, i bizantini ripresero possesso di Cartagine e un pezzo del Nord Africa, della Sicilia, e conquistarono la maggior parte della penisola italiana mettendo fine alle aspirazioni dei Goti.

La Sardegna entrò a far parte dell’esarcato d’Africa o di Cartagine, una suddivisione amministrativa dell’impero. Sotto il dominio greco-bizantino l’isola era di fatto gestita da due autorità:

  • il praeses, con un ruolo civile, deputato al controllo politico e giudiziario;
  • il magister militum, o dux, incaricato di gestire il potere militare e realizzare un sistema difensivo capillare nel territorio.

Il praeses risiedeva a Caralis, che era sempre la città più importante della Sardegna, mentre il magister militum da principio risiedeva a Forum Traiani – l’attuale Fordongianus – ma in seguito dovette trasferirsi a Caralis.

Sardegna medievale: Anello risalente al VI-VII secolo d.C.
Anello risalente al VI-VII secolo d.C.

Infatti, anche se le città sarde continuavano ad avere una certa vitalità e i reperti archeologici testimoniano una fitta rete di commerci con l’Africa, la penisola iberica e l’Oriente, il Mediterraneo era insicuro.

La minaccia Longobarda

I Longobardi, altro popolo germanico protagonista del primo Medioevo, davano parecchi pensieri all’impero. Sembravano instancabili, e continuavano ad annettere territori appartenuti ai Bizantini; inoltre avevano adocchiato la Sardegna in più di un’occasione.

In una lettera della ricca corrispondenza di Gregorio Magno – il celebre papa morto all’inizio del VII secolo – questi esortava la città di Caralis a rinforzare le mura, per arginare il rischio di un’invasione da parte longobarda. E un’iscrizione rinvenuta a Porto Torres, datata tra i secoli VII e VIII, racconta di una vittoria delle truppe sardo-bizantine contro i Longobardi, che avevano tentano un’incursione nella costa nord-occidentale dell’isola.

Le élite longobarde non riuscirono mai a impiantarsi in Sardegna, questo però non impedì al re Liutprando di prendere le reliquie di Agostino da Ippona custodite a Caralis e di portarle a Pavia perché fossero meglio custodite. Vale la pena soffermarsi un attimo su questo gesto.

Sardegna medievale: cripta Sant'Agostino, Cagliari
Cripta di Agostino a Cagliari

I popoli che hai visto scontrarsi in questi episodi per la Sardegna – Romani, Vandali, Goti, Bizantini, Longobardi – erano tutti cristiani. Ma proprio nel VII secolo d.C. le cose cambiano: nell’odierna Arabia compare un nuovo profeta, Maometto, che fonda l’Islam.

Inizio dell’espansione araba

La nuova spiritualità condivisa aveva unito molte tribù, generando una forza prorompente e l’inizio dell’espansione verso ovest. Questo era veramente un taglio netto con l’antichità, perché per i Romani il Mediterraneo era il “mare nostrum“, una sorta di gigantesco lago che separava due macrozone dell’impero. Con l’espansione islamica il Mediterraneo era diventato un confine e i popoli bagnati dal mare si erano ritrovati ad affrontare un osso durissimo.

Gli Arabi non ci misero molto a mangiarsi l’esarcato d’Africa e, con la conquista di Cartagine del 698 d.C., la Sardegna aveva perso di colpo il suo principale partner commerciale. Restava pur sempre un debole legame con l’esarcato di Ravenna, ma questo era schiacciato dalla pressione longobarda.

In pratica, quando gli Arabi cominciarono ad affacciarsi sulle sue coste, l’isola si ritrovava a essere parte di un impero sempre più distante e sempre meno interessato alla sua sorte.

Delle prime incursioni, cominciate nell’VIII secolo, successivamente alla presa di Cartagine, sappiamo che non furono particolarmente allarmanti, anche perché in quel momento l’economia sarda era in stato di degrado e nel 710 d.C. la popolazione era stata colpita da una brutta carestia.

Epigrafe araba, Cagliari
Epigrafe araba, Cagliari

La Jizya

All’indomani della spedizione di Abd Ar-Rahman, nel 752-53 d.C., in Sardegna venne imposto il pagamento della Jizya, una tassa che serviva a tutelare gli abitanti non musulmani dalle incursioni islamiche. Probabilmente i Sardi dell’epoca non rimasero scandalizzati da questa richiesta, erano pur sempre abituati al notorio parassitismo delle élite bizantine. Anzi, la tranquillità acquisita permetteva una riorganizzazione militare dell’isola, il rafforzamento dei castra e dei punti di avvistamento costieri.

Comunque, il contatto con gli Arabi proseguì nel IX secolo e addirittura una epigrafe scritta in lingua araba, scoperta nella chiesa di San Saturnino a Cagliari, è datata al X secolo.

Qui ritorna prepotente il problema della scarsità delle fonti. Poco ci è noto sul rapporto esistente tra i Sardi e gli Arabi, ed è molto difficile capire dove finiva lo scontro e dove iniziava l’incontro tra le culture in una società, come quella sarda, che era già multietnica.

Una cosa almeno è certa: col passare dei secoli il legame tra la Sardegna e l’impero bizantino diventò una questione più di nome che di fatto.

Sardegna medievale: una lenta trasformazione… in autonomia

Una testimonianza curiosa di questo distacco proviene da una cronaca scritta dallo storico e biografo Eginardo, vissuto nel Sacro Romano Impero. Nell’815 d.C. scriveva:

Legati Sardorum de Carali civitate dona ferentes venerunt.
[Annales regni Francorum]

Legati sardi giunsero dalla città di Càrali portando doni. Era l’ambasceria mandata a chiedere aiuto a Ludovico il Pio, figlio del più celebre Carlo Magno, affinché liberasse il Mediterraneo centrale dalla minaccia musulmana. Dove la parte più interessante non è il mancato intervento di Ludovico, quanto le autorità governative della Sardegna che fanno politica in maniera autonoma, e chiedono aiuto all’altro imperatore della cristianità, invece che a quello di Costantinopoli.

La necessità di difendersi e organizzare il contrattacco da soli aveva modificato gli equilibri di potere nell’isola, ma sempre in continuità e traendo legittimazione dalle istituzioni greco-bizantine. Già nell’VIII secolo era scomparsa la ripartizione tra potere civile e militare in due cariche, i già citati praeses e magister militum. Anzi, nella documentazione comincia a comparire sempre più spesso il titolo Iudex provinciae o Iudex sardiniae.

È uno iudex a mandare ambasciatori da Ludovico il Pio ed è a uno iudex che, nel IX secolo, papa Leone IV scrive chiedendo di inviargli quanti più sardi in armi possibile per tenerli al suo servizio.

Mappa araba della Sardegna
Mappa araba della Sardegna

Come nascono i Giudicati in Sardegna?

La risposta non è affatto semplice, e la discussione appassiona gli studiosi, perché si tratta di un’istituzione tipica della Sardegna medievale e assolutamente peculiare. Il tutto mentre nel resto d’Europa si stava affermando un altro sistema, il feudalesimo. Anche se non manca chi fa notare la somiglianza tra il titolo di giudice e il qadi musulmano, il dibattito storiografico solitamente vede la nascita dei Giudicati come la risposta alla crisi del potere bizantino nell’isola.

Dicevo poco fa che il potere civile e militare erano stati riuniti sotto lo iudex provinciae, il quale risiedeva a Càrali; e se questa decisione risultava la più naturale, trattandosi della città principale dell’isola, d’altra parte aveva dei risvolti problematici.

Tanto per iniziare, Càrali si trovava nell’estremo sud di una grande isola con quasi 2.000 km di coste da difendere. La conformazione geografica, unita al dissesto delle antiche strade, rendeva complessi gli spostamenti rapidi nel territorio.

È ragionevole affermare che lo iudex dovette assegnare ad altri individui il controllo delle terre più lontane, e che questi riuscirono ad acquisire sempre più potere, finché da uno iudex si passò agli iudices. Adeguato alla parlata locale, iudex diventava iudike e infine giudice.

I giudici nei documenti ufficiali

La presenza di questa nuova istituzione diventa inequivocabile negli scritti risalenti all’XI secolo. Nel 1066, anno della conquista normanna dell’Inghilterra, una fonte inglese menziona i principes Sardiniae; nell’autunno del 1073, papa Gregorio VII scriveva ai quattro giudici Orzocco di Cagliari, Costantino di Gallura, Mariano di Torres e Orzocco d’Arborea.

Dalla presenza di una élite legata al mondo bizantino si era poi passati a una classe dirigente tutta locale, nella quale spiccavano le famiglie dei Lacon e dei Gunale. E tuttavia, forse sempre per trarre legittimazione dal passato, persisteva nella prima età giudicale l’uso della lingua greca o dell’alfabeto greco nei documenti ufficiali.

Basti citare il caso della carta sarda, scritta in caratteri greci e risalente all’XI secolo, nella quale il giudice di Càrali Costantino Salusio II confermava le donazioni alla chiesa di San Saturno elargite dal nonno Mariano Salusio I e dal padre Orzocco Torchitorio I.

Arte altogiudicale, Giudicati sardi
Sardegna medievale. Pluteo di pietra, età altogiudicale

Giudici e papato

Del vuoto di potere generato dalla crisi bizantina non avevano beneficiato solo i Giudicati, anche il papa stava cercando di affermare la sua autorità. In quegli stessi decenni infuriava la lotta per le investiture contro il Sacro Romano Impero, per imporre il primato papale sopra tutti gli altri poteri.

Dunque anche il papa faceva politica e, tra le altre cose, cercava d’ingerirsi nella politica dei Giudicati; lo dimostrano le lettere scritte dai papi ai giudici di Sardegna. Alcune erano lettere di buoni consigli; per esempio, in passato avevano chiesto ai giudici di abbandonare la pratica dei matrimoni tra consanguinei, strategia usata dalla dinastia Lacon-Gunale per mantenere il potere.

Non ci risulta che l’usanza scomparve del tutto nei secoli avanti, ma i papi ci tenevano tanto; in fin dei conti era anche un modo per influenzare le politiche matrimoniali in favore della Chiesa.

Sardegna medievale: la società altogiudicale

I quattro Giudicati di Cagliari, Arborea, Torres e Gallura avevano confini stabiliti dalla geografia del territorio. Lo Iudike de Logu era l’autorità massima e nei documenti ufficiali il giudicato veniva chiamato Rennu: il giudice era di fatto un sovrano che faceva la sua politica e, come vedremo negli episodi successivi, spesso la faceva in modo spregiudicato senza troppa considerazione per i suoi colleghi.

I 4-stemmi dei Giudicati sardi. In senso orario: Torres, Gallura, Cagliari, Arborea
Gli stemmi dei quattro Giudicati della Sardegna medievale, in senso orario: Torres, Gallura, Cagliari, Arborea

La società altogiudicale era una società curtense. Il giudicato era suddiviso in curatorie, gestite da uomini nominati dal giudice – spesso suoi parenti – che esercitavano autorità fiscale e giudiziaria. Alla base di tutto c’era la villa e ancora oggi si usa il corrispettivo sardo bidda (Biddamanna, Biddanoa, etc.). Circolava poca moneta e in genere si facevano acquisizioni tramite baratto o permuta.

I condaghes

Una finestra su questo mondo rurale ci è offerta dai condaghes, documenti redatti in sardo fra i secoli XI-XIII dove si registravano i negozi giuridici tipici del periodo: donazioni, concessioni, divisioni, confinazioni, permute e compravendite.

Tramutu. De servos. Ego Apatissa Massimilla. Tramutai homines con donnu Gosantine de Cannetu, visodominu dess’arkipiscopatu. Ego deili latus in Gosantina, fia de Maria Pithiris e Janne Albu, et isse deitimi latus d’Elene Culurione, fia de Furata Culurione e de Gavini Kitera; tramutande a boluntate de donnu Ithoccor de Laccon curatore de Romania et armamentariu dess’arkipiscopatu, e cun boluntate dessas monacas sorres meas.
Testes, donnu Gosantine de Martis su de Silki e Petru de Lella.
[Condaghe di San Pietro di Silki]

Senza fare una traduzione letterale dal sardo antico, in questo caso si parlava della permuta del servizio di due serve, Gosantina ed Elena, menzionando le due parti del negozio giuridico – la badessa e il vicario -, il curatore Ithoccor di Lacon, evidentemente imparentato con una famiglia importante, testimoni assortiti e i nomi dei genitori delle serve.

Vita contadina nella Sardegna medievale
Vita contadina nella Sardegna medievale

Padroni e servi nella Sardegna medievale

Nella società giudicale dei primi tempi esisteva una ripartizione tra l’aristocrazia dei lieros, quelli col cognome – come i De Castra, De Gitil, De Viniolas – e i servos, appunto.

Vale la pena parlarne perché la servitù in Sardegna era una faccenda particolare. Se altrove esisteva il legame tra il servo e la terra, la cosiddetta servitù della gleba, nell’isola erano le giornate di lavoro a essere oggetto di servitù. I servi e le serve dovevano 4 giornate di lavoro gratuito e gli venivano lasciate solo 3 giornate per provvedere al sostentamento di se stessi e delle proprie famiglie.

Senza dubbio i servi se la passavano male, anche a causa della poca chiarezza dei diritti collettivi di sfruttamento di corsi d’acqua, boschi e salti. In particolare, i salti erano vaste terre incolte che erano in parte destinate alla comunità (saltus populare), almeno in teoria. Nella pratica, le ville si ritrovavano a litigare con le aziende monastiche per le terre da usare per le coltivazioni e i pascoli.

Come non ricordare la badessa di San Pietro di Silki e il suo braccio di ferro con gli homines delle ville di Sabren e d’Ibili, per il salto di S’Aginariu “ka lu kerean a populare” (lo credevano un salto popolare).


È da sottolineare che la società curtense dei Giudicati era il canto del cigno di un sistema economico in declino altrove. In Sardegna bisognerà aspettare il XII-XIII secolo per passare da un mondo rurale a uno sviluppo urbano degno di questo nome. Complice del cambiamento, un’apertura verso l’esterno e l’infiltrazione di nuove potenze capaci di mettere a dura prova l’istituzione giudicale.

Te ne parlo nell’episodio 8: “Sardegna medievale: l’evoluzione dei Giudicati“.

Fonti

Storia della Sardegna, dalla preistoria ad oggi – A cura di Manlio Brigaglia
La Sardegna romana e altomedievale – Corpora delle antichità della Sardegna
Storia, archeologia e arte nei “secoli bui” del Mediterraneo – A cura di Rossana Martorelli
L’origine dei Giudicati – Giuseppe Meloni
Le comunità rurali nella Sardegna medievale (secoli XI-XV)
Sui titoli bizantini in Sardegna
Sul contatto tra sardi e arabi

Immagini

Epigrafe araba – Sardegna virtual archeology
Cripta di Agostino di Ippona – Wikimedia Commons by Romulino
Contadini medievali – Sito Mondi medievali
Pluteo altogiudicale – Wikimedia Commons by Sailko
Gioiello altomedievale – Storia, linguaggio, religiosità dell’ornamento in Sardegna (Ilisso)
Stemmi dei Giudicati sardi – Sardegna virtual archeology
Chiesa di Mesumundu – Wikimedia Commons by Fpittui
Mappa araba della Sardegna – Sito Mediterraneaonline.eu

Scritto da:

Giada Zanza

Nella vita di tutti i giorni sono una SEO Copywriter, ma qui su Inchiostro Virtuale mi dedico a qualcosa che amo molto: la storia.
Ogni soggetto può essere raccontato, se hai la pazienza di conoscerlo a fondo.