Storia della Sardegna. Episodio nove: fine dei Giudicati e arrivo degli aragonesi

Matria. Breve storia della Sardegna, episodio 10

Nel penultimo episodio avevamo interrotto il racconto con la morte di Mariano IV, giudice di Arborea in conflitto aperto contro l’Aragona. Seguimi per assistere insieme alla dominazione aragonese e al tramonto del Medioevo in Sardegna.

Indice

Time-out. Com’era iniziata la dominazione aragonese?
Eleonora di Arborea e la Carta de Logu
La battaglia di Sanluri
Fine dei giochi: la battaglia di Macomer
La Sardegna dal punto di vista aragonese
Dagli Aragona al Regno spagnolo

Stemma-Giudicato-di-Arborea-Medioevo-Dominazione-Aragonese
L’albero deradicato, stemma del Giudicato di Arborea

Time-out. Com’era iniziata la dominazione aragonese?

Nel 1297, il papa Bonifacio VIII si era inventato un Regno di Sardegna e Corsica e lo aveva infeudato al re di Aragona, dando inizio all’espansione catalana verso est e al declino dell’egemonia di Pisa in Sardegna.

Gli Aragonesi avevano potuto contare all’inizio sulla fedeltà dei giudici di Arborea, divenuti di fatto dei vassalli, ma Mariano IV si mise in gioco per ripristinare la sovranità di Arborea e unificare la Sardegna sotto il suo controllo.
Figlia di Mariano era la celebre giudice Eleonora.

Eleonora di Arborea, l’ultimo ostacolo alla dominazione aragonese

Eleonora de Serra Bas non era destinata a diventare giudice, si ritrovò a governare per una serie di circostanze.
Il fratello, lo iudike Ugone III, era morto assassinato. I figli, Federico e Mariano V, erano minorenni. Il marito, Brancaleone Doria, era prigioniero degli Aragonesi e tale era rimasto anche dopo la pace del 1388.

Si proclamò allora giudice di Arborea e portò avanti una politica antiaragonese volta ad affermare l’antica autonomia. E non era l’unica gatta da pelare tra le mani di Eleonora: la Sardegna era in ebollizione ed era scossa dalla violenza.
C’era bisogno di pacificare e di mettere ordine e, per farlo, serviva mettere nero su bianco delle regole.

Una legge in sardo per tutti: la Carta del Logu

Nel 1392 venne promulgata la Carta de Logu, un codice di leggi che riprendeva e ampliava un lavoro cominciato dal padre della giudice, Mariano IV. La Carta de Logu raccoglieva le consuetudini locali ed era influenzata dal diritto romano e canonico. Cosa ancora più importante, era scritta nel sardo corrente, in modo che chiunque potesse comprendere ciò che vi era scritto.

Manoscritto della Carta de Logu di Arborea
Manoscritto della Carta de Logu di Arborea

Volemus et ordinamus qui si alcunu homini levarit pro forza muleri coyada over alcuna atera femina qui esseret jurada isponxelarit alcuna virgini pro forza et de sas secundas causas esseret legitimamenti binquido siat iuygado qui paghit pro sa coyada liras D et si no pagat infra dies XV decat esser juygadu siat illi segadu s’uno pee pro modu quillu perdat.

Vogliamo e ordiniamo che se qualcuno prende con la forza una donna sposata o promessa in sposa, o con la costrizione spulcella una vergine ed è riconosciuto colpevole nei modi di legge di tali fatti, sarà condannato a pagare, per la donna sposata, 500 lire; se non paga entro 15 giorni dalla data del giudizio, gli sarà tagliato un piede in modo che lo perda.

[Carta de Logu]

La Carta de Logu riflette la saggezza e l’intelligenza di Eleonora d’Arborea. A riconoscere la bontà del codice furono gli stessi Aragonesi: a dimostrazione di ciò, nel 1421 la vigenza della Carta verrà estesa a tutta la Sardegna e rimarrà in vigore fino all’emanazione del Codice di Carlo Felice nell’aprile 1827.

La battaglia di Sanluri

È ragionevole dire che la situazione precipitò negli anni che seguirono la morte di Eleonora. La sovrana morì probabilmente nel 1402/1404, durante l’epidemia di peste denominata sa mortangia manna.
La peste ebbe la sua parte nell’infiacchire la resistenza sarda, e l’offensiva della fazione aragonese acquisiva sempre maggior vigore. Perdere la Sardegna non era una possibilità contemplata dai catalani.

Nel frattempo era salito al potere Guglielmo II, giudice e visconte di Narbona, imparentato con Eleonora in quanto nipote di sua sorella Benedetta de Serra Bas. Il nostro fu uno dei protagonisti della battaglia di Sanluri, combattuta nella piana omonima nel 1409. Sembra che l’esercito arborense non fosse nelle condizioni appropriate per affrontare la battaglia, e il tutto si concluse in una decisiva vittoria di Aragona.

Il risvolto più grave della sconfitta a Sanluri fu la resa di Oristano, la capitale dell’antico Giudicato, e la trasformazione di quest’ultimo in Marchesato di Oristano.

San Giorgio in armatura, predella di San Lucifero, Cagliari
San Giorgio in armatura, predella di San Lucifero, Cagliari

Fine dei giochi: la battaglia di Macomer

Avendo gli aragonesi stabilito con forza il proprio predominio sulla Sardegna, e avviato un processo di catalanizzazione delle istituzioni, sembrerebbe che non ci sia altro da dire.
Eppure, gli antichi valori del passato sopravvivevano ed esercitavano ancora un forte richiamo sulla gente.

Di sicuro lo esercitavano su Leonardo Alagón, marchese di Oristano discendente dei de Serra Bas. Alagón era in cattivi rapporti con il viceré di Sardegna, Nicolò Carroz, per una questione di politica dinastica: Carroz bramava impadronirsi dei territori di Oristano e della contea del Goceano, e il nostro li rivendicava facendosi forte del testamento del padre Artaldo.

Questo fu in pratica il casus belli della battaglia di Macomer, una questione di feudi e di eredità. Le cronache del tempo raccontano dell’esercito oristanese che marciava al grido di “Arborea” e portando con sé le bandiere con l’albero deradicato giudicale, ma al netto delle speranze quello scontro del 19 maggio 1478 fu terribile.
Alagón provò a fuggire in Corsica, senza successo, e morì prigioniero nel castello di Xàtiva nel 1494.

La Sardegna dal punto di vista aragonese

Una volta cancellata qualsiasi aspirazione d’indipendenza attraverso i valori della storia passata, viene da chiedersi se i conquistatori fossero soddisfatti del Regno di Sardegna, che era costato così tanto denaro sin dalla spedizione di Alfonso nel 1323.

Dominazione-aragonese-Castello-di-Villasor
Dominazione aragonese: castello di Siviller, Villasor

Alcuni elementi bastano a suggerire che in realtà fossero un pochino delusi. La Sardegna era devastata da almeno un secolo di ribellioni, guerre, violenze varie e dalla peste che andava e tornava.
L’economia sarda era in ginocchio e le previsioni di cospicue rendite degli investitori catalani si erano rivelate fin troppo ottimistiche. Volendo citare un singolo esempio, i celebri giacimenti di argento dell’Iglesiente, che erano stati una fonte di ricchezza per secoli, nel Quattrocento si erano esauriti.

Un fatto che risulta lampante guardando con gli occhi di oggi è che il governo aragonese non sembrava affatto interessato a comprendere le peculiarità del territorio conquistato. Per dirne una, non era casuale che la ripartizione originale dei Giudicati fosse condizionata dalla geografia dell’isola.

La politica aragonese nell’isola

Quello che fecero fu imporre lo stesso modello utilizzato nel Regno di Aragona senza chiedersi se fosse vantaggioso o deleterio: in pratica portarono il feudalesimo in Sardegna e tutti coloro nel tempo che erano riusciti ad affrancarsi dalla servitù si ritrovarono stavolta prigionieri delle consuetudini feudali.

E la ripartizione della terra in feudi fu qualcosa di surreale. I feudi assegnati ai signorotti catalani erano piccoli e talvolta si limitavano a un singolo villaggio. Faceva eccezione la famiglia dei viceré Carroz, che possedeva un territorio sufficientemente grande.

Castello-di-San-Michele-Carroz-Dominio-Aragonese
Il castello di San Michele a Cagliari fu residenza dei Carroz

Come scriveva il giudice Ugone di Arborea al re d’Aragona, i Sardi credevano di avere un nuovo Re e invece si ritrovano una folla di nuovi regnanti, tanti quanti erano i villaggi del cagliaritano:

Sardi qui unum regem habuisse credebant et modo habent tot reges quot sunt ville in Kallaro.

Questo cambiamento inizierà presto a produrre delle conseguenze sul tessuto sociale isolano. Pur essendo la Sardegna entrata a far parte delle sistema delle rotte catalano-aragonesi, soprattutto con i grandi porti di Cagliari e Alghero, gli altri scali sardi perdono progressivamente rilevanza; e a parte qualche eccezione, le navi che sbarcavano in Sardegna erano catalane.

Rispetto alla vitalità del Basso Medioevo le fonti trasmettono un senso di maggiore staticità economica e sociale che appare davvero familiare ai sardi di oggi.

Dalla dominazione aragonese a quella spagnola

A onor del vero neppure l’Aragona stava vivendo una bella stagione, tra la guerra civile catalana e la crisi che ne era seguita. La sua parabola era destinata a concludersi pochi decenni dopo la fine delle speranze di Arborea, che era stata così vicina a unificare tutta la Sardegna sotto il giudice Mariano IV; infatti, verso la fine del XV secolo, le due corone di Aragona e Castiglia si unirono grazie al matrimonio tra Ferdinando il Cattolico e Isabella la Cattolica creando il Regno spagnolo.

Il passaggio alla dominazione spagnola è stato per la Sardegna uno spartiacque. Primo, perché con essa finisce l’emozionante epopea medievale e comincia l’Età Moderna; secondo, perché con la scoperta dell’America nel 1492 l’asse dei commerci e dei traffici si sposta nell’Atlantico e comincia il declino ineluttabile del mondo mediterraneo, Sardegna compresa.

Parlerò di questo e molto altro nei prossimi episodi di Storia della Sardegna.

Fonti

Storia della Sardegna, dalla preistoria ad oggi – A cura di Manlio Brigaglia
Le comunità rurali nella Sardegna medievale (secoli XI-XV)
I rapporti commerciali tra la Sardegna e il Mediterraneo dal XIII al XV secolo. Continuità e mutamenti – Corrado Zedda
L’origine dei Giudicati – Giuseppe Meloni
Carta de Logu in sardo
Carta de Logu, nuova edizione critica con traduzione italiana – Giovanni Lupinu

Immagini

Stemma di Arborea – Blog “Lisola”
Castello di San Michele – Sito del comune di Cagliari
Castello di Villasor – Sito Monumenti aperti
Dipinto di San Giorgio – Wikimedia Commons by Sailko
Carta de Logu – Wikimedia Commons by Harlok83

Scritto da:

Giada Zanza

Nella vita di tutti i giorni sono una SEO Copywriter, ma qui su Inchiostro Virtuale mi dedico a qualcosa che amo molto: la storia.
Ogni soggetto può essere raccontato, se hai la pazienza di conoscerlo a fondo.