Disfunzione sessuale post-ssri

Nel 2019, a distanza di tredici anni dai primi casi descritti in letteratura, l’Agenzia europea per i medicinali ha riconosciuto ufficialmente l’esistenza della disfunzione sessuale post-SSRI, cioè la possibilità che i disturbi sessuali (molto comuni in corso di trattamento con antidepressivi SSRI) possano persistere per mesi o anni dopo la sospensione del farmaco. Approfondiamo i sintomi, le possibili cause e terapie di questa sindrome nota anche con l’acronimo PSSD (post-SSRI sexual dysfunction).

Come si presenta la disfunzione sessuale post-SSRI?

Riconoscere la PSSD non è semplice, in quanto condivide una parte dei sintomi con la depressione e la sindrome da sospensione del farmaco, perciò il rischio che venga sottodiagnosticata è alto. Per ovviare a questo problema, nel 2021 un comitato di esperti ha definito – sulla base dei dati pubblicati nel 2014 e nel 2018 riguardanti 428 casi clinici – una serie preliminare di criteri diagnostici.

Criteri necessari

Una persona ha la disfunzione sessuale post-SSRI se:

  1. ha assunto in precedenza un inibitore della ricaptazione della serotonina. Può trattarsi di un qualsiasi farmaco SSRI (fluoxetina, fluvoxamina, paroxetina, sertralina, citalopram, escitalopram, dapoxetina) o di un SNRI (venlafaxina, duloxetina);
  2. manifesta alterazioni permanenti della sensibilità tattile o erogena dell’area genitale dopo la fine del trattamento. I genitali sembrano anestetizzati o si ha l’impressione di toccare una parte del corpo non sessuale (braccia, gambe, etc.).

Criteri aggiuntivi

Oltre ai criteri necessari, possono esserci:

  • calo o assenza duratura del desiderio sessuale;
  • persistente disfunzione erettile (impotenza);
  • incapacità permanente di raggiungere l’orgasmo o calo del piacere associato all’orgasmo;
  • il problema è presente dopo 3 o più mesi dall’interruzione del trattamento (questo criterio è fondamentale per distinguere la PSSD dalla sindrome da sospensione standard).

Inoltre, non dovrebbero essere presenti:

  • disfunzioni sessuali prima del trattamento con SSRI/SNRI;
  • patologie in atto che potrebbero spiegare i sintomi;
  • abuso di sostanze o terapie in corso responsabili dei sintomi.

Sintomi sessuali secondari

La sindrome può includere dei sintomi sessuali secondari, quali:

  • dolore ai genitali;
  • ridotta sensibilità dei capezzoli;
  • diminuzione o perdita delle erezioni notturne;
  • diminuzione del getto eiaculatorio;
  • flaccidità del glande durante l’erezione;
  • ridotta lubrificazione vaginale.

Sintomi non sessuali secondari

Sono possibili anche sintomi emotivi oltre a quelli sessuali, in particolare:

  • appiattimento emotivo (l’incapacità di provare appieno le emozioni);
  • depersonalizzazione (la sensazione di essere scollegati dal proprio corpo o dalla mente);
  • alterazioni sensoriali (tattili, visive, gustative, olfattive);
  • alterazioni cognitive (deficit di memoria, attenzione, concentrazione).

Disturbi coesistenti con la disfunzione sessuale post-SSRI

Talvolta, la disfunzione sessuale post-SSRI si può manifestare insieme a:

  • disfunzioni pelviche;
  • cistite interstiziale o vescica iperattiva;
  • cambiamenti della quantità e/o della qualità dello sperma.

 

La disfunzione sessuale post-SSRI è un effetto indesiderato a lungo termine degli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI e SNRI).
La disfunzione sessuale post-SSRI è un effetto indesiderato degli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI e SNRI).

Quali sono le cause della disfunzione sessuale post-SSRI?

Diciamo sin da subito che le cause della PSSD sono ancora sconosciute. I dati forniti dai test sugli animali suggeriscono che il trattamento con SSRI (anche di poche settimane) possa modificare il cervello in modo permanente e perciò causare problemi sessuali durevoli nel tempo. S’ipotizza che le alterazioni possano riguardare:

  1. i recettori 5-HT1a, coinvolti nel controllo del comportamento sessuale e dell’erezione. Già nel 1999, Raap e colleghi avevano dimostrato che il trattamento cronico con fluoxetina riduceva la sensibilità di tali recettori nell’ipotalamo dei ratti;
  2. la trasmissione degli impulsi elettrici tra le cellule. Secondo Healy e colleghi, è possibile che il trattamento con la fluoxetina (seppur di breve durata) possa modificare perennemente le proprietà bioelettriche delle membrane cellulari. Questo meccanismo, suggerito dai risultati di un test sui vermi piatti, potrebbe spiegare le alterazioni sensoriali tipiche della PSSD;
  3. i neurosteroidi, cioè gli ormoni che regolano il comportamento sessuale modificando l’interazione tra dopamina (stimolante) e serotonina (inibente). I risultati di un test sui ratti, effettuato da Giatti e colleghi, suggeriscono che il trattamento a medio termine con paroxetina possa alterare la produzione e i livelli di steroidi in strutture come l’ipotalamo, l’ippocampo e la corteccia cerebrale, portando alle disfunzioni sessuali persistenti.

Inoltre è possibile che la genetica, lo stress e la precedente assunzione di farmaci associati a problemi sessuali (ad esempio: la finasteride, usata nel trattamento dei disturbi della prostata, e l’isotretinoina, un antiacne) possano contribuire allo sviluppo della PSSD.

Quanto dura la PSSD?

Purtroppo, non è possibile prevedere la durata della disfunzione sessuale post-SSRI. In un articolo pubblicato su Psychotherapy and psychosomatics nel 2006, si riporta il caso di un trentenne che presentava i sintomi a distanza di 7 anni dalla sospensione della sertralina.

Esistono delle cure per la disfunzione sessuale post-SSRI?

Non essendo state appurate le cause, ad oggi non esiste una cura per la disfunzione sessuale post-SSRI; tuttavia, i risultati di uno studio di De Rosa e colleghi (Medicines, 2022) hanno gettato le basi per valutare più a fondo gli effetti di vortioxetina e bupropione: due principi attivi che hanno migliorato la disfunzione erettile (da severa a lieve) in un campione di uomini con la PSSD, confermando le potenzialità emerse da precedenti studi.

Gli effetti di tali farmaci potrebbero essere legati al loro meccanismo d’azione:

  • multimodale nel caso della vortioxetina;
  • selettivo sulla dopamina (che stimola le funzioni sessuali) nel caso del bupropione.

Nello stesso studio, è emersa anche l’utilità come coadiuvante farmacologico di un integratore a base di citrullina ed estratti vegetali, testato in associazione al bupropione.

Un’attuale strategia terapeutica per la PSSD prevede l’assunzione del sildenafil o altri inibitori della PDE5 (Viagra & Co.), che tuttavia è specifica per la disfunzione maschile ed è puramente sintomatica.

Consigli di lettura

Se l’articolo ha attirato il vostro interesse, cliccate sul seguente link per approfondire gli altri “Effetti a lungo termine degli SSRI“.

L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il parere del medico.

Sitografia e bibliografia

Scritto da:

Jessica Zanza

Blogger e giornalista, ho collaborato con L'Unione Sarda.
Sono cofondatrice e curatrice editoriale di Inchiostro Virtuale.
Per contattarmi, inviate una mail a: j.zanza@inchiostrovirtuale.it