Effetti a lungo termine degli SSRI

In questo articolo approfondiremo gli effetti a lungo termine degli SSRI: una classe di farmaci usata nel trattamento della depressione, dell’ansia e della bulimia nervosa, che abbiamo trattato dettagliatamente nell’articolo “SSRI: indicazioni ed effetti collaterali“.

Perché si usano gli SSRI?

A partire dalla loro introduzione negli anni Ottanta, i farmaci serotoninergici – o, come si suole chiamarli in gergo tecnico, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) – hanno soppiantato gli antidepressivi di vecchia generazione perché hanno un’azione più selettiva (aumentano i livelli di serotonina senza influenzare gli altri neurotrasmettitori), risultando più sicuri e ben tollerati nelle fasi acute (episodi) della depressione; tuttavia, poiché i sintomi possono ripresentarsi dopo la guarigione (recidiva), le linee guida raccomandano la fase di mantenimento a lungo termine con gli SSRI a scopo preventivo.

In questo lasso di tempo possono manifestarsi reazioni avverse tanto più gravi quanto maggiore è la durata del trattamento, che talvolta può protrarsi a vita. Scopriamo quali sono nel prossimo paragrafo!

Gli effetti a lungo termine degli SSRI

Una revisione di studi, pubblicata sul Journal of Psychopharmacology, ha evidenziato che la terapia a lungo termine con gli SSRI può causare lo sviluppo dei seguenti effetti indesiderati:

1) Iponatriemia

L’iponatriemia è uno squilibrio elettrolitico, caratterizzato da livelli ematici di sodio inferiori a 136 mEq/L; si manifesta in 5 pazienti su 1000 all’anno, con sintomi che variano da stanchezza e crampi muscolari, in caso di lieve iponatriemia, fino alla morte nei casi più gravi.

I pazienti più a rischio sono gli ottuagenari, soprattutto donne, e quelli che assumono farmaci diuretici in associazione agli SSRI. In questi casi è necessario un attento monitoraggio e sospendere la terapia quando compaiono i sintomi.

2) Disturbi del sonno

Gli SSRI (soprattutto fluoxetina e paroxetina) possono alterare sia la durata e sia la qualità del sonno nel 17% dei pazienti trattati.

3) Disfunzioni sessuali tra gli effetti a lungo termine degli SSRI

Il calo del desiderio, la disfunzione erettile e la difficoltà nel raggiungere l’orgasmo sono tra i più comuni effetti avversi dei farmaci serotoninergici e possono manifestarsi nel 4-80% dei pazienti dopo 12 settimane di terapia. I tassi d’incidenza più alti sono stati riscontrati con il citalopram (73%) e la paroxetina (71%).

In letteratura sono documentati dei casi in cui i problemi della sfera sessuale persistono anche dopo la sospensione della terapia, fenomeno noto come disfunzione sessuale post-SSRI (post-SSRI sexual dysfunction).

4) Effetti da interruzione

Nei pazienti trattati a lungo termine con gli SSRI – in particolar modo la paroxetina – la brusca sospensione del farmaco può provocare la comparsa di sintomi, che possono essere confusi con quelli della depressione (ansia, irritabilità, insonnia) o malattie fisiche (nausea, vertigini e mal di testa); tuttavia, scalare le dosi nell’arco di un mese può aiutare a prevenirli.

5) Altri effetti a lungo termine degli SSRI

Oltre agli effetti succitati – frequenti e supportati da forti evidenze – l’uso degli SSRI a lungo termine è stato associato anche a osteoporosi e, seppur raramente, a sanguinamento, aumento di peso e problemi cardiovascolari.

Conviene assumere gli SSRI nonostante i rischi a lungo termine?

Secondo una revisione pubblicata sul British medical journal – che ha raccolto e analizzato i dati provenienti da tre precedenti revisioni – sembra proprio di sì: infatti, estendere il trattamento a 1-3 anni può ridurre il rischio di recidive fino al 50% e i tentativi di suicidio nei pazienti al di sopra dei 25 anni; tuttavia, sono necessari ulteriori studi per chiarire l’efficacia dei trattamenti di durata superiore ai tre anni.

Consigli di lettura

In Italia è stato approvato un farmaco di ultima generazione per il trattamento della depressione resistente. Per saperne di più, vi rimandiamo all’articolo “Esketamina: il primo farmaco contro la depressione resistente“.

Bibliografia e sitografia
L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il parere del medico.

Scritto da:

Jessica Zanza

Blogger e giornalista, ho collaborato con L'Unione Sarda.
Sono cofondatrice e curatrice editoriale di Inchiostro Virtuale.
Per contattarmi, inviate una mail a: j.zanza@inchiostrovirtuale.it