Andreas Seppi si ritira dal tennis

Il tennista altoatesino ha annunciato il ritiro

Nel momento in cui si sta affermando la generazione che farà (e sta già facendo) le fortune del tennis italiano negli anni a venire, con prospettive che vanno dal roseo all’eccellenza assoluta, sta gradualmente salutando la generazione precedente quella attuale. Si era già parlato dell’encomiabile esempio che è stato Paolo Lorenzi, mentre da pochi giorni ha annunciato il ritiro un giocatore di capitale importanza come Andreas Seppi.

Con l’altoatesino sarebbe facile cedere agli stessi discorsi fatti proprio per Lorenzi, incentrati sull’abnegazione e sull’impegno che sopperiscono all’assenza di talento. Per quanto questi argomenti siano spendibili anche per il buon Seppi, sarebbe limitante concentrarsi su questo aspetto.

Il mai abbastanza celebrato Andreas Seppi

A dispetto dell’opinione prevalente, credo che ritenere Seppi totalmente privo di talento sia sbagliato. Non ha un talento di quelli che ruba l’occhio e che appaga gli esteti, non ha qualità di tocco né ha alcun genio tennistico, ma ha sempre avuto una certa capacità di spingere la palla e di colpirla pulita, grazie soprattutto ad un ottimo timing. Sicuramente, fra tutte, questa è la dote più facile da allenare, ma nella “banalità” del gioco di Seppi c’è sempre stato qualcosa di naturale e riconoscibile e non di semplicemente costruito.

Non è neanche un giocatore stereotipato, se non nell’impostazione tattica, visto il suo anacronistico amore per i colpi piatti, lontana dalla passione per colpi carichi di rotazione che va per la maggiore nel tennis moderno; una prova di ciò sono i buoni risultati che ha sempre avuto su erba, superficie ideale per i suoi colpi. Non voglio far passare Seppi per il giocatore spumeggiante che non è mai stato, ma non penso fosse solamente quel volenteroso manico di scopa che molti descrivono. La facilità di alcune esecuzioni mi è sempre sembrata abbastanza innata, per quanto esteticamente spigolosa.

D’altronde, il suo storico allenatore, Massimo Sartori, deve averci visto qualcosa per fissare obiettivi molto ambiziosi (alcuni raggiunti, altri no) per il suo pupillo. Da queste basi, magari non generose come quelle in dote ad altri colleghi, si è potuta costruire la carriera di un giocatore dal tennis e dai modi normali, grazie all’intelligenza e all’abnegazione già menzionate.

Le imprese nel tennis che conta

Da un punto di vista storico, Seppi è stato forse il primo contatto serio e di una certa stabilità con il tennis che conta. Nel 2013 è stato il primo italiano a tornare in top-20 dai tempi di Renzo Furlan, in grado di raggiungere questo obiettivo nel 1996, ben diciassette anni prima. Se Volandri è stato capace di almeno un exploit di maggior peso (semifinale al torneo di Roma nel 2007), Seppi ha avuto una continuità superiore e anche una versatilità non comune, adattandosi a qualunque superficie e superando il “terrarossismo” che limitava molti giocatori italiani.

Queste qualità hanno mostrato che era possibile approcciare in maniera differente la stagione al di fuori della terra battuta, anche scegliendo con attenzione i propri impegni. Per i suoi connazionali Seppi è stato a suo modo un riferimento tanto quanto esempi più celebrati (Fognini, Cecchinato per la sua semifinale al Roland Garros).

Andreas Seppi si ritira

I momenti salienti della carriera di Andreas Seppi

Se poi dovessimo individuare i momenti salienti della carriera di Seppi, la galleria sarebbe bella lunga, a riprova della continuità di Seppi ad alti livelli. Il miglior tennis della sua carriera penso lo abbia giocato per due set contro Djokovic agli ottavi Roland Garros 2012, parziali in cui fu assolutamente travolgente e ingiocabile persino per “RoboNole” (che però, da fuoriclasse quale è, seppe ribaltare la partita). Questa stessa sensazione di potenza non penso di averla percepita neanche nella vittoria più celebre e importante della sua carriera, contro Federer agli Australian Open 2015, partita comunque giocata ad un livello molto alto (se mai fosse necessario dirlo).

C’è anche una vittoria corsara contro Nadal in quel di Rotterdam nel 2008 che merita una menzione, ma personalmente il più bel ricordo della sua carriera resta un epico trionfo su Wawrinka sul campo Pietrangeli nel 2012. Già solo il punteggio di 6-7(1) 7-6(6) 7-6(6), con ben sei match point annullati all’avversario, restituisce l’idea del tipo di incontro che fu, mentre l’alto livello espresso in campo va ricercato con cura nei pochi e non eccelsi video in giro per il web. La cornice del Pietrangeli è stato il tocco finale per rendere quella partita veramente indimenticabile.

Probabilmente il nostro tennis dimenticherà presto il valore tennistico e umano di Seppi, eppure è anche merito suo se abbiamo avuto qualche piccolo Seppi, come qualcuno definiva un suo giovane corregionale che ben presto si è rivelato essere qualcosa di più e che non ha mai negato di averlo avuto come modello. La sua impronta rimarrà, a prescindere dalla memoria corta di qualcuno.

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Scritto da:

Lorenzo Picardi

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