Lorenzo Musetti è un tentativo di costruzione di un giocatore estremamente ambizioso, nel gioco prima ancora che nei risultati
Nelle scorse settimane abbiamo parlato del giovane Sinner e di come quest’ultimo rappresenti il miglior progetto di campione per il tennis italiano. Tuttavia c’è un altro giovanissimo talento che ha iniziato a sgomitare per farsi largo nelle posizioni che contano della classifica, vale a dire Lorenzo Musetti, addirittura classe 2002. La sua parabola è molto diversa da quella dell’altoatesino ed è sicuramente più complessa e più lontana dal compiersi, ma non per questo meno degna d’attenzione.
D’altronde, laddove Sinner sbalordisce per incisività, Musetti incanta per varietà e spettacolarità; non a caso i tifosi italiani già iniziano a dividersi, creando un dualismo francamente inutile e spesso sgradevole. Non essendo nostra intenzione alimentare queste “correnti”, non faremo altri paragoni fra i due per il resto dell’articolo; la citazione era solo un escamotage utile solo per riagganciarci al precedente articolo su Sinner, perciò ora possiamo concentrarci sul protagonista di questo pezzo.
Analisi tecnica di Lorenzo Musetti
Si parlava molto bene di Musetti già quando era molto piccolo; anche troppo piccolo, per riagganciarci alle considerazioni che facevamo l’ultima volta su chi si lancia in improvvidi pronostici sulle future carriere di bambini e ragazzini. Ad attirare l’attenzione erano state la sua precoce capacità di variare il gioco e il suo rovescio ad una mano, colpo che ruba sempre l’occhio ma che non dovrebbe essere ritenuto ontologicamente sinonimo di qualità.
Il timore era proprio che questo colpo gettasse un po’ di fumo negli occhi sulle reali capacità tecniche del ragazzo, ma fortunatamente le precoci impressioni iniziali si sono rivelate fondate. Il tocco di Musetti, infatti, è assolutamente da primo della classe; è capace di giocare di volo, fare smorzate ed imprimere effetti in backspin senza particolari problemi. Sono qualità innate, che ha mantenuto intatte anche quando è passato dai tornei juniores ai tornei professionistici.
Quest’ultimo aspetto non è assolutamente scontato: per fare un esempio noto, Shapovalov era un ragazzino che adorava andare a rete e cercava di farlo ogni volta che poteva, eppure in questi suoi primi anni da professionista i suoi approcci a rete sono stati spesso catastrofici; solo ultimamente sembra aver finalmente registrato il suo gioco di volo per il circuito ATP.
Musetti non ha assolutamente sofferto questo passaggio, riuscendo a proporre con successo le sue soluzioni più estrose anche fra i professionisti. Il problema di Musetti, semmai, era (ed è) quello di perdersi nel groviglio di variazioni che il suo ampio bagaglio tecnico gli ha portato in dotazione, problema che accomuna i giocatori dal tocco più delicato e che non sempre si riesce a superare (vero, Dimitrov?).
Un giocatore completo con ancora qualche lacuna
La seconda metà del 2020 ci ha portato in dote però una versione estremamente più matura di Musetti, che a tratti ha veramente sbalordito. I risultati sono stati talmente buoni che, se il ranking non fosse stato su base biennale come quest’anno (causa coronavirus) ma avesse seguito il normale sistema di calcolo annuale, avrebbe già occupato una posizione ampiamente fra le prime cento del mondo (fra la numero 60 e 70, grossomodo).
L’inizio del 2021, però, non è stato particolarmente positivo, con le recenti sconfitte alle qualificazioni per gli Australian Open al primo turno (qui qualche curiosità storica sul primo Slam dell’anno) e ad un challenger in Turchia. Proprio partendo da questo inizio di stagione non molto fortunato è possibile vedere su cosa debba ancora lavorare Musetti per poter raggiungere il livello che in molti sperano.
Chi ha ammirato le sortite di Musetti nel circuito maggiore e nei challenger nella seconda metà del 2020 si è trovato di fronte un giocatore estremamente completo, incisivo con entrambi i colpi da fondocampo, con un servizio consistente e con tutte le doti di tocco che abbiamo da poco decantato. Eppure ci sono due aspetti su cui Musetti ha lavorato e sta lavorando, che nelle giornate più grigie (come le prime del 2021) mostrano delle lacune: il dritto e la risposta.
Il dritto
Il primo è il colpo su cui ha compiuto i maggiori progressi nell’ultimo anno. Quando si è affacciato al tennis professionistico, Musetti affermò che il suo colpo migliore fosse proprio il dritto. In realtà, dopo pochi mesi, interrogato nuovamente, disse molto lucidamente che la situazione si era ribaltata e che si sentiva più sicuro col rovescio. La differenza era ed è evidente: il rovescio è un colpo di rara completezza, essendo forse l’unico tennista della nuova leva a padroneggiare perfettamente sia il rovescio in top (con cui affondare) sia quello tagliato (con cui variare il ritmo e sparigliare le carte). Il dritto, invece, è un colpo con una preparazione un po’ troppo ampia e colpito tante volte con un appoggio dei piedi non ottimale.
Tuttavia la preparazione già oggi è stata accorciata e, nelle partita in cui il posizionamento dei piedi è corretto, il dritto di Lorenzo fila che è una meraviglia. Forse si potrebbe pensare anche di cambiare un pochino l’impugnatura, al momento molto “esasperata” come tante impugnature moderne che non sempre convincono, ma questa è una questione molto soggettiva e probabilmente marginale, anche perché comunque negli ultimi mesi il dritto aveva dimostrato di poter funzionare molto bene già così.
Nelle due sconfitte di inizio anno, tuttavia, il dritto è apparso nuovamente molto spuntato; il numero di errori con questo colpo è stato veramente alto (soprattutto nelle qualificazioni degli Australian Open), mostrando vecchie incertezze. Ovviamente il giocatore non ha dimenticato i progressi fatti, né si possono tirare conclusioni su appena tre partite giocate. Bisogna anzitutto considerare che, a questa età, la costanza di rendimento è un’utopia quasi per chiunque, a maggior ragione per un giocatore molto vario come Musetti.
La preparazione fisica
La principale considerazione da fare, però, riguarda la preparazione fisica: Lorenzo sembra aver messo su un po’ di muscoli, step inevitabile a questi livelli, purché non si esageri (vero, Coric?); questa nuova fisicità e l’evidente lentezza di gambe fanno pensare che il giocatore non abbia ancora del tutto smaltito i carichi di lavoro dell’off-season, acuendo i problemi di appoggi su cui Lorenzo e il suo allenatore Simone Tartarini stanno lavorando per loro ammissione. Da ultimo, il cemento indoor non sembra essere la superficie su cui Musetti attualmente può esprimere il suo gioco al meglio, soprattutto per la già citata ampia preparazione dei colpi.
La risposta
Quanto alla risposta, anche quest’ultima si è dimostrata molto più fallosa rispetto agli ultimi mesi, ma qui è evidente come ci siano dei lavori in corso più profondi. Come molti giovani tennisti, Musetti risponde molto lontano dalla riga di fondo e, come molti altri colleghi, probabilmente avanzerà la sua posizione gradualmente nel corso degli anni, pur non rinunciando a scegliere di rispondere anche da lontano (Thiem e Tsitsipas sono due esempi lampanti). Sul cemento è più importante fare qualche passo avanti in risposta e qualche tentativo in questo senso si è visto, ma qui il lavoro è necessariamente più lungo.
Riflessioni finali
I prossimi impegni porteranno nuovamente Musetti su terra, superficie su cui attualmente sembra essere maggiormente a suo agio, condizione che potrebbe restituirgli un feeling migliore col proprio tennis. Tuttavia il percorso intrapreso è complesso e assolutamente non lineare. Il progetto di giocatore che si sta tentando di coltivare è estremamente ambizioso e mettere tutti i tasselli al proprio posto non è affatto scontato. Non è neanche detto che quest’anno ci siano risultati migliori di quello appena concluso.
Eppure l’importante è assolutamente non avere fretta. Le parole sia del suo allenatore che del ragazzo stesso sono incoraggianti: c’è la consapevolezza di dover lavorare molto e, soprattutto, sembrano entrambi consapevoli di quali sono gli aspetti su cui lavorare. Se queste dichiarazioni di intenti, come sembra, avranno un riscontro tanto in allenamento quanto in partita, le possibilità che in futuro Musetti frequenti le zone nobili della classifiche sono concrete.
Bisogna solamente evitare di chiedergli ascese-lampo, perché, per il tipo di giocatore che è, gli incidenti di percorso saranno inevitabili, soprattutto considerando che la costruzione di un giocatore estroso ma al contempo solido richiede più tempo rispetto a quella di un tennista che ha poche ma inscalfibili certezze. Il tempo di maturazione sarà probabilmente più lungo di quanto si possa immaginare rispetto ai recenti exploit, non resta che portare pazienza e sperare nel lavoro del ragazzo e del suo staff.
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