Dodicesimo appuntamento con la rubrica “Bellezza e cosmesi nella storia” dedicato agli anni ’40, tra donne lavoratrici, make up “belligeranti” e l’immancabile sensualità.
La bellezza negli anni ’40
Gli anni ’40 rappresentarono un periodo molto burrascoso in quanto investiti in pieno dalla Seconda guerra mondiale (1939-1945). Tra le molteplici difficoltà che si possono immaginare, vi era quella del reperimento di materie prime e i conseguenti ostacoli nelle produzioni industriali, tra cui i prodotti di bellezza.
Petrolio che scarseggiava, pochi allevamenti di animali da cui prelevare grassi, alcool in quantità limitate: il mondo della cosmesi risentì pienamente della generale situazione a livello planetario, ma si trovarono ugualmente dei modi per continuare a curare viso e corpo. L’olio d’oliva prese il posto delle creme idratanti, la vaselina venne usata sia come rossetto che come mascara, e le vernici naturali presero il posto dello smalto.
Trucchi “belligeranti”
Anche se la moda (o l’esercito?) dettava rigide regole al riguardo, le donne restarono invogliate a mostrarsi sempre al meglio e apparire curate e attraenti, nonostante la situazione a cui anche le case cosmetiche si adattarono, producendo rossetti e smalti delle stesse tonalità delle divise militari, come il color kaki. I nomi delle linee cosmetiche furono quanto mai belligeranti: la Cylax con “Auxillary Red”; H. Rubinstein con “Regimental Red”; E. Arden con “Montezuma Red”.
Negli Anni ’40, per la prima volta, il make up fu concepito in un modo più “pratico” e pensato per le donne lavoratrici: molte di loro erano infatti impiegate nelle industrie belliche e aeronautiche. I rossetti rossi venivano così utilizzati sia per colorare le labbra che le guance: l’equivalente dei nostri prodotti “multifunzione”.
Il make up anni ’40
Il make up di allora fu caratterizzato da sopracciglia arcuate che si facevano notare: non erano più sottilissime come nel decennio precedente, ma venivano comunque sfoltite e tenute molto in ordine con l’uso della vaselina.
Anche se diventarono disponibili infinite tonalità di rossetto, la prerogativa di ogni giovane donna era il rossetto rosso che non passava inosservato, abbinato allo smalto dello stesso colore; la forma del trucco labbra cambiò radicalmente, abbandonando le linee sottili degli anni ’30 per diventare più pieno e sensuale.
Furono le stesse pubblicità di trucco a incoraggiare le donne a disegnare il contorno delle labbra leggermente fuori dal contorno naturale. La maggior parte dei rossetti era dalla finitura opaca, ma venivano utilizzati piccoli quantitativi di vaselina per renderli leggermente lucidi e lustri.
Fece la sua comparsa inoltre la cipria compatta, che sostituì la cipria sfusa popolare negli Anni ‘30 e ‘20 e che veniva applicata in grande quantità, di una tonalità più chiara del proprio tono di pelle, su un fondotinta che il più delle volte era invece più scuro.
Gli occhi venivano enfatizzati da ombretti marroni con punti luce color champagne e da una riga di eyeliner e mascara realizzati con la combo Cake + pettinino lanciata da Maybelline.
Le unghie seguivano ancora la forma a mezzaluna tipica del decennio precedente, ma la lunetta dell’unghia non veniva colorata, fondamentalmente per ragioni pratiche.
Make up per le gambe
Dal momento che le materie prime, come lana e cotone, venivano impiegate su larga scala al fronte, i tessuti in circolazione erano di dubbia qualità o di materiale sintetico, quindi era impossibile per le donne trovare calze.
Le case cosmetiche crearono a tal proposito il make up per le gambe: si utilizzavano le matite per disegnare una riga come quella delle calze, oppure dei blush per colorare la parte di gamba rimasta scoperta dai vestiti. Si diffusero inoltre le “liquid stockings”, ossia le antenate liquide delle nostre calze spray, anche allora caratterizzata da una lunga durata e dalla resistenza all’acqua. Le donne che non potevano permettersi le calze liquide o i prodotti make up per sostituirle crearono dei surrogati con dei prodotti da cucina, come il caffè solubile o il the.
L’ottimismo cinematografico e pubblicitario
Come negli anni ’20, un ulteriore slancio di ottimismo e di intrattenimento arrivò dal cinema: località esotiche, donne affascinanti con look e make up molto curati, scene romantiche e sensuali facevano sognare e andare oltre la realtà. La conseguente influenza nel mondo della cosmesi portò gli americani a spendere fino a 30 milioni di dollari solo nel 1946 in prodotti di bellezza.
Dive come Ginger Rogers, Bette Davis e Myrna Loy prestarono i loro volti per le campagne pubblicitarie di make up e per le produzioni cinematografiche più importanti e famose.
Consigli di lettura
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Mi chiamo Alessandra Leo, sono laureata in Scienze della Comunicazione e pubblicista.
Adoro il mondo beauty, in particolare il make-up e la skincare, ma un’altra mia passione è l’esoterismo e tutto ciò che riguarda streghe e magia.