Amamelide, Hamamelis virginiana

Alla scoperta del nocciòlo delle streghe

L’amamelide (per gli anglofoni “witch hazel”, ossia nocciòlo delle streghe) è una pianta officinale che i Nativi Americani usavano per curare le ulcere e piaghe cutanee, alleviare i dolori muscolari, placare la diarrea, la tosse e il raffreddore,1 entrata a far parte della Medicina popolare europea tra il XIX e il XX secolo. Scopriamone di più in questo nuovo capitolo della rubrica “L’erbario“.

Identikit dell’amamelide

Hamamelis virginiana (Hamamelidaceae) è una pianta originaria dell’America settentrionale, più precisamente della costa atlantica, che fu introdotta nel Vecchio Continente alla fine dell’Ottocento. Può presentarsi come un arbusto o un alberello simile al nocciòlo, alto 4-6 m, con ramificazioni molto fitte e una chioma che in autunno diventa giallo oro sia per le foglie, sia per i fiori dai petali filiformi, che si aprono quando maturano i frutti dell’anno precedente: capsule legnose che, a completa maturità, liberano uno o due semi neri e lucidi. Poiché i fiori resistono al freddo, l’amamelide è chiamata anche “fiore d’inverno”.

Parti e sostanze attive

La parte di maggiore interesse dell’amamelide è la corteccia, che si può raccogliere in qualsiasi momento dell’anno2 e contiene il 10% di tannini (quali acido gallico, amamelitannino e proantocianidine) responsabili delle proprietà astringenti,3 cioè la capacità di arrestare piccole emorragie, secrezioni ed escrezioni; inoltre riducono i danni da radicali liberi (antiossidanti), alleviano le irritazioni e il prurito (antinfiammatori e anestetici) e contrastano lo sviluppo dei microrganismi (antisettici).

Dalla corteccia essiccata si ottengono decotti, tinture ed estratti secchi da incorporare in supposte e pomate. La scelta di una preparazione piuttosto che un’altra dipende dal tipo di uso che se ne vuole fare.

Hamamelis virginiana, amamelide o nocciòlo delle streghe (witch hazel).
Foto di Manfred Richter da Pixabay.

Usi popolari dell’amamelide

In Europa,4 la corteccia di amamelide è tradizionalmente usata nel trattamento di:

  • pelle secca e screpolata, punture d’insetto, lievi scottature solari, lividi, piccoli tagli e abrasioni, sotto forma di pomata da applicare 2-3 volte al giorno;
  • vene varicose ed emorroidi infiammate, sotto forma d’impacchi, supposte e pomate, spesso in associazione all’ippocastano;
  • infiammazioni del cavo orale (stomatite, gengivite, tonsillite, faringite) sotto forma di sciacqui e gargarismi con il decotto.

Benché l’uso interno sia documentato per il trattamento della diarrea, di mestruazioni dolorose e abbondanti, non è raccomandato per via dell’elevato contenuto di tannini, che rendono il decotto fortemente irritante per le mucose gastrointestinali.5

Decotto di corteccia di amamelide

Con la corteccia essiccata di amamelide si può preparare un decotto con cui fare sciacqui e gargarismi, per disinfettare e attenuare eventuali irritazioni del cavo orale, oppure impacchi freddi da applicare sulle gambe (1-2 volte al dì) in caso d’insufficienza venosa cronica e vene varicose.6

Ingredienti:
  • corteccia essiccata (5 g);
  • acqua fredda (250 mL).
Preparazione:
  1. mettete la corteccia in un pentolino, aggiungete l’acqua e portate all’ebollizione;
  2. fate bollire per circa 2 minuti, dopodiché lasciate in infusione per 10-15 minuti;
  3. non rimane che filtrare la soluzione con un colino e lasciarla raffreddare.

Effetti indesiderati e controindicazioni dell’amamelide

Le preparazioni per uso esterno a base di amamelide sono ben tollerate, benché talvolta possano causare dermatite da contatto. L’uso è controindicato dall’EMA (l’Agenzia europea dei medicinali) nei seguenti casi:

  • ipersensibilità nota all’amamelide;
  • gravidanza e allattamento, perché mancano dati sulla sicurezza;
  • minori di 12 anni, per quanto riguarda le preparazioni per uso cutaneo, gli sciacqui e i gargarismi;
  • minori di 18 anni, per quanto riguarda le preparazioni per uso rettale e anorettale.

Credenze e superstizioni sul nocciòlo delle streghe

L’amamelide è una pianta oggetto di credenze e superstizioni. Le streghe la consideravano una pianta magica, che allontana il male e guarisce i cuori infranti, e ne usavano il legno per costruire i manici delle loro scope; secondo un’ipotesi diffusa, il nome inglese “witch hazel” (nocciòlo delle streghe) deriverebbe proprio da questa leggenda.

In realtà, è più probabile che witch sia la corruzione di wich/wych/wicke, una parola del Middle English (la lingua parlata in Inghilterra fra l’invasione normanna e il tardo Rinascimento) che significa flessibile.7 Questa caratteristica era già nota agli indigeni, che infatti usavano i rami di amamelide per costruire gli archi, ma presto anche i coloni la scoprirono e iniziarono a usare l’amamelide per trovare le fonti sotterranee con la rabdomanzia.

I rabdomanti, infatti, erano convinti che, posizionandosi in un bivio e impugnando un ramo a forma di Y, questo iniziasse a piegarsi (wich) in presenza di acqua nel sottosuolo.

Consigli di lettura

Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche la guida ai venotonici.

Riferimenti bibliografici:
  1. John-Manuel Andriote. The Mysterious Past and Present of Witch Hazel. The Atlantic, 6 novembre 2012;
  2. Folium et Cortex Hamamelidis. WHO monographs on selected medicinal plants, volume 2, 2002;
  3. Michael Castelman. Le erbe curative – Guida completa alle proprietà terapeutiche dei farmaci naturali. Tecniche nuove, 2007;
  4. Committee on Herbal Medicinal Products (HMPC). Community herbal monograph on Hamamelis virginiana L., cortex. 25 September 2019, EMA/HMPC/114583/2008 Corr.1;
  5. Sarah E. Edwards, Ines da Costa Rocha, Elizabeth M. Williamson, Michael Heinrich. Phytopharmacy: An Evidence-Based Guide to Herbal Medicinal Products. John Wiley & Sons, 17 feb 2015 – 432 pagine;
  6. Anna Maria Bianchi. Fitoterapia – Una prospettiva psicobiologica. Edizioni Idelson Gnocchi, 2008. ISBN: 9788879474924;
  7. Raczka NC, CR Hardy. 2012. How did witch‐hazel get its name? What is it used for? Parksia 2: 8‐10.

Foto di Manfred Richter da Pixabay.

L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il rapporto medico-paziente.

Scritto da:

Jessica Zanza

Blogger e giornalista, ho collaborato con L'Unione Sarda.
Sono cofondatrice e curatrice editoriale di Inchiostro Virtuale.
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