Insufficienza venosa cronica - la bromelina del gambo d'ananas può sginfiare le gambe

L’insufficienza venosa cronica è una malattia subdola, che può avere conseguenze potenzialmente mortali se non trattata, e consiste nell’incapacità del sangue (ricco di anidride carbonica) di fare ritorno al cuore.

L’argomento è molto vasto, perciò in questa guida faremo una panoramica generale sui sintomi, le cause e i rimedi per la cattiva circolazione, mentre approfondiremo i vari aspetti in articoli ad hoc. Seguiteci!

Perché viene l’insufficienza venosa?

L’insufficienza venosa si può manifestare per varie ragioni, in particolare:

  • perché le vene non sono sufficientemente elastiche;
  • oppure perché le valvole a nido di rondine (che servono per impedire al sangue di rifluire verso il basso) non funzionano;
  • o ancora, perché i muscoli delle gambe non lavorano a sufficienza.

Si tenga a mente che il sangue circola nelle vene dal basso verso l’alto, quindi contro la gravità, proprio grazie al tono venoso, alle valvole antireflusso e alla funzione della pompa muscolare, e la compromissione di uno solo di questi fattori può portare a stasi venosa.

Pompa muscolare e insufficienza venosa
Pompa muscolare. La contrazione dei muscoli del polpaccio spinge il sangue verso l’alto e le valvole a nido di rondine gli impediscono di rifluire.

Diffusione e fattori di rischio

La malattia venosa interessa il 20-25 % della popolazione, se si considerano gli stadi C2 e C3, mentre quelli più avanzati interessano il 5%. Il rischio che si manifesti è particolarmente alto nelle donne dai 40-50 anni in su, sebbene possa insorgere anche nelle più giovani a causa di svariati fattori.

Tra questi annoveriamo:

  • debolezza venosa congenita – le pareti venose sono deboli a causa di fattori genetici;
  • gravidanza – il progesterone dilata le vene, l’utero comprime le vene addominali profonde;
  • assunzione di contraccettivi orali – riducono il tono venoso;
  • caldo – le vene si dilatano, dunque la circolazione rallenta;
  • ceretta – espone le vene a shock termico e meccanico;
  • scarpe scomode – non assicurano un appoggio plantare adeguato;
  • sedentarietà – la pompa muscolare non entra in funzione, inoltre aumenta il rischio di obesità;
  • obesità – le vene addominali si comprimono, perciò il cuore si affatica.

Come si sviluppa il disturbo?

Come scritto poc’anzi, le alterazioni del tono venoso, delle valvole antireflusso o della pompa muscolare, possono rallentare la circolazione e causare il ristagno del sangue nelle vene.

Questa condizione (chiamata stasi) causa un aumento di pressione che si trasmette dalle vene profonde a quelle superficiali, fino ai capillari cutanei, che diventano così evidenti; l’aumento di pressione – sommato all’accumulo di radicali liberi – danneggia le venule e i capillari, avviando un processo infiammatorio che causa gonfiore, prurito e formicolio alle gambe.

A lungo andare, il tessuto che sostiene i vasi sanguigni si degrada e questo, sommato all’indebolimento delle pareti vascolari, porta alla comparsa di vene dilatate e tortuose (varici) e, col passare del tempo, a ulcere.

Nei casi pià gravi si manifestano anche tromboflebiti trombosi venose profonde, perché i meccanismi che regolano la fluidità del sangue sono alterati.

Gli stadi dell’insufficienza venosa cronica

L’IVC è una condizione progressiva, cioè che si manifesta con segni e sintomi via via sempre più gravi. In base alla classificazione CEAP – che tiene conto degli aspetti clinici, eziologici, anatomici e patofisiologici della malattia – esistono 6 stadi di IVC. Vediamoli!

IVC – C0

In questo primo stadio non ci sono segni visibili di malattia venosa.

IVC – C1

Possono essere presenti le vene a ragnatela – vene intradermiche dilatate (d < 1 mm) – e le vene reticolari – vene sottocutanee dilatate (d = 1-3 mm).

Questi segni, tuttavia, non sono accompagnati da sintomi e non costituiscono una prova definitiva di IVC, giacché spesso si tratta di semplici inestetismi.

Vene a tela di ragno - insufficienza venosa cronica
IVC allo stadio C1: vene a ragnatela.
IVC – C2

Sono presenti le varici: vene sottocutanee con diametro superiore ai 3 mm, che, se non trattate, possono dilatarsi ulteriormente; tuttavia non sono presenti sintomi.

IVC – C3

Lo stadio C3 è considerato l’inizio vero e proprio dell’insufficienza venosa cronica. La presenza di varici si accompagna a edema, cioè il gonfiore alle gambe, formicolio, prurito e dolore. L’edema inizialmente tende a riassorbirsi durante la notte, per poi diventare permanente.

Insufficienza venosa cronica - Vene varicose
IVC allo stadio C3: vene varicose e gonfiore. Crediti: interventix.
IVC – C4

Le varici sono accompagnate, oltre che dai sintomi suddetti, dalla presenza di lesioni cutanee.

C4a

Compaiono lesioni eritematose, squamose e talvolta pruriginose nelle gambe (dermatite da stasi).

C4b

È presente la lipodermatosclerosi, come conseguenza dell’infiammazione cutanea e sottocutanea cronica;èÈ associata ad arrossamento, indurimento e dolore, ed è una spia d’allarme per l’ulcerazione cutanea.

IVC allo stadio C4
IVC allo stadio C4: vena safena accessoria incompetente (coscia destra) e dermatite da stasi nelle gambe. Crediti: Wiley Online Library.
IVC – C5 e C6

Nello 0,7% dei casi compaiono le ulcere venose, localizzate principalmente nella parte interna della caviglia. Nello stadio C6 abbiamo ulcere in fase attiva, nel C5 ulcere in via di guarigione.

IVC allo stadio c6
IVC allo stadio C6: ulcera venosa malleolare. Crediti: Wiley Online Library.

Come capire se si soffre d’insufficienza venosa?

L’esame obiettivo di segni e sintomi basato sulla classificazione CEAP, l’anamnesi (la raccolta di informazioni sul paziente e sulla sua famiglia) e gli esami strumentali rappresentano gli aspetti sui quali si fonda la diagnosi dell’IVC.

Il gold standard degli esami strumentali è l’ecocolordoppler, che permette di valutare la velocità del flusso sanguigno, la presenza di reflussi e di trombi nelle vene.

Come si cura l’insufficienza venosa cronica?

Una volta che lo specialista avrà accertato che si tratta d’insufficienza venosa, oltre alla modifica dello stile di vita – dieta, attività fisica, niente fumo e alcolici – occorreranno dei trattamenti per contrastare la progressione del disturbo. Vediamoli!

Rimedi non invasivi

Le calze terapeutiche assicurano una compressione graduale dal basso, dove è massima, verso l’alto, dove è minima, stimolando così il ritorno venoso. Per favorire il riassorbimento degli edemi, è possibile associarle ai massaggi effettuati manualmente o con un macchinario (pressoterapia) e fitoterapici – quali amamelide, ippocastano e vite rossa – che rinforzano le pareti venose.

Rimedi invasivi

Qualora siano presenti vene varicose, si può ricorrere alla scleroterapia per distruggere quelle piccole, grazie all’iniezione di particolari sostanze, e all’ablazione laser o chirurgica per rimuovere quelle più grandi.

Consigli di lettura

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L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il parere del medico.

Bibliografia e sitografia

Scritto da:

Jessica Zanza

Blogger e giornalista, ho collaborato con L'Unione Sarda.
Sono cofondatrice e curatrice editoriale di Inchiostro Virtuale.
Per contattarmi, inviate una mail a: j.zanza@inchiostrovirtuale.it