
L’Hypericum perforatum è un’erba officinale nota fin dall’antichità, che tuttora riveste un ruolo di spicco nella Medicina popolare. In questo nuovo articolo della rubrica “L’erbario“, ne tracceremo l’identikit e approfondiremo gli usi tradizionali. Seguiteci!
Identikit dell’Hypericum perforatum
L’Hypericum perforatum o iperico è una pianta erbacea perenne che cresce spontaneamente nelle zone temperate di Europa, Asia e America. Si erge fino a 60 cm di altezza, nei suoli sabbiosi e soleggiati delle radure o in prossimità di strade e ferrovie.
I fusti erbacei (cauli) sono rigidi, cavi e cilindrici, inoltre presentano due linee longitudinali sporgenti che servono per distinguere questa specie d’iperico dalle altre. Nel caule s’inseriscono le foglie sessili, opposte, ricche di ghiandole che le fanno sembrare bucherellate; ecco perché si definisce “perforatum“.
La fioritura è massima intorno al 24 giugno, festa di san Giovanni Battista, perciò la pianta è nota come “Erba di san Giovanni“. I fiori stellati si raccolgono in infiorescenze cimose e sono formati da un calice di 5 sepali verdi e una corolla di 5 petali gialli; i margini sono punteggiati di nero per la presenza di ghiandole, così come le antere dei lunghi stami.
Quando si strofinano le foglie e i fiori, le dita si tingono di rosso per via dell’ipericina presente nelle secrezioni ghiandolari.

Parti e sostanze attive dell’iperico
Le foglie e sommità fiorite raccolte a giugno e luglio rappresentano le parti attive della pianta e contengono:
- florogucinoli, quali iperforina e adiperforina;
- naftodiantroni, quali ipericina e protoipericina;
- flavonoidi, quali rutina, quercetina, biapigenina e procianidina B2;
- olio essenziale, contenente α-pinene, 2-metilottano e altri terpeni.
Si possono usare fresche o ancora meglio essiccate (all’ombra o in stufa a meno di 45°C, in modo da preservare le sostanze attive) per produrre:
- oleoliti, tinture e pomate per uso esterno;
- infusi, estratti fluidi o secchi per uso interno.
Per quanto riguarda gli estratti secchi, la Farmacopea europea stabilisce che debbano contenere:
- 0,1-0,3% di ipericine totali espresse come ipericina;
- massimo 6% d’iperforina;
- minimo 6% di flavonoidi espressi come rutina.
Usi tradizionali dell’Hypericum perforatum
Già in epoca romana si conoscevano le proprietà curative dell’iperico, tant’è che Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) lo citava nella Naturalis historia tra i rimedi contro le scottature, la diarrea e la ritenzione idrica.
Un’altra testimonianza importante ci arriva da Nicholas Culpeper, medico e botanico inglese, che nel Complete herbal del XVII secolo consigliava di bere il vino nel quale era stato bollito l’iperico contro i dolori e gli ematomi; invece l’unguento serviva per ridurre il gonfiore e far rimarginare le ferite.
L’iperico era usato per trattare anche le infestazioni da vermi, la gotta, i reumatismi, le vene varicose, le ulcere e le piaghe da decubito; ma anche i disturbi mestruali e della vescica, l’itterizia, la bronchite e il decorso post-estrazione dei denti.
Nel contesto della Medicina tradizionale, l’uso dell’iperico è indicato nel trattamento di:
- piccole infiammazioni e lesioni cutanee, come eritemi solari, escoriazioni e tagli, sotto forma di tinture e oleoliti;
- turbe emotive di lieve entità, sotto forma d’infusi, estratti secchi o liquidi;
- disturbi gastrointestinali, sotto forma di erba sminuzzata.
Ricetta dell’olio all’iperico (oleum hyperici)
L’olio all’iperico o più propriamente oleolita, per distinguerlo dall’olio essenziale, è un rimedio che si ottiene per macerazione oleosa delle sommità fiorite raccolte tra giugno e luglio; benché si possano usare fresche, sarebbe meglio essiccarle all’ombra per prevenire le contaminazioni microbiche.
Le infiorescenze si ricoprono con olio d’oliva (25 g di fiori ogni 100 mL di olio) in un barattolo di vetro con tappo ermetico e si lasciano macerare al sole per 4 settimane. Durante questo lasso di tempo, le radiazioni scompongono la protoipericina in ipericina, conferendo all’oleolita un colore rosso rubino intenso.
Trascorse le 4 settimane: si strizzano le sommità, si filtra l’olio e si conserva in un barattolo di vetro scuro, al riparo da luce e calore, per limitare la perdita di sostanze attive (ipericina e iperforina).
L’oleolita all’iperico si può applicare sulla pelle per sfiammarla o farla cicatrizzare più rapidamente, ma c’è chi lo massaggia per alleviare dolori di natura traumatica o reumatica (contusioni, lombalgie, etc.).
L’Hypericum perforatum è tra le erbe officinali più studiate dalla comunità scientifica. Per approfondire le proprietà e indicazioni nella moderna fitoterapia, cliccate sul seguente link: “Iperico: proprietà, usi ed effetti indesiderati“.
Credenze e superstizioni sull’iperico
Nel corso dei secoli, l’Hypericum perforatum ha dato adito a credenze e superstizioni. Ad esempio, per la capacità di fiori e foglie di tingere le dita di rosso, i primi Cristiani dicevano che l’iperico fosse spuntato dalla terra in seguito alla decapitazione di san Giovanni Battista.
Nel Medioevo si credeva che Satana perdesse i suoi poteri dinanzi all’iperico, perciò si usava nei casi di sospetta possessione; inoltre veniva bruciato nei falò estivi e appeso all’esterno delle case per proteggere gli abitanti da spiriti e demoni, ecco perché è detto anche “scacciadiavoli“.
Con i fiori dell’iperico e altre erbe, si preparava anche un’acqua da usare nei riti propiziatori e purificatori della notte tra il 23 e il 24 giugno. Trovate tutti i dettagli al seguente link: “La notte di san Giovanni e le erbe magiche“.
Le nostre fonti:
- “Fitoterapia razionale – Scienza e piante medicinali” (casa editrice Mattioli 1885);
- The Guardian (2002);
- Planta medica: “Topical Application of St. Johnʼs wort” (2014);
- Agenzia europea per i medicinali: monografia dell’iperico (2021).

Blogger e giornalista, ho collaborato con L’Unione Sarda.
Sono cofondatrice e curatrice editoriale di Inchiostro Virtuale.
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