Insonnia

Insonnia, una sindrome delle 24 ore

Per molto tempo l’insonnia è stata considerata un mero disturbo del sonno, spesso conseguenza di altre condizioni patologiche, ma il fatto che si presenti con sintomi diurni, oltre che notturni, ha portato gli studiosi a rivalutarla come sindrome delle 24 ore. Per gli attuali sistemi di classificazione (ICSD-3, DSM-5 e ICD-11), rappresenta un’entità clinica a se stante, caratterizzata dalla difficoltà a prendere o mantenere il sonno; può essere acuta o cronica a seconda che duri meno o più di tre mesi.1

Quanto è diffusa in Italia?

I risultati di un’indagine condotta a febbraio-marzo 2019 dall’Istituto superiore di sanità, l’Università Bocconi, l’Istituto Mario Negri e l’Istituto Doxa, hanno evidenziato che su un campione di 3.120 intervistati, rappresentivo della popolazione italiana, il 30% dormiva meno di 6 ore, mentre il 14% era insoddisfatto del sonno (percentuali aumentate del 22% e del 128% durante la Covid-19). Le donne e le persone anziane, fumatrici, poco istruite o non abbienti, erano le più colpite dal disturbo.2

Quali sono i sintomi dell’insonnia?

Secondo l’ICSD-3 (la terza edizione della classificazione internazionale dei disturbi del sonno), una persona è insonne se manifesta uno o più sintomi notturni:

  1. si addormenta con difficoltà;
  2. ha il sonno frammentato;
  3. si sveglia prima del dovuto;
  4. si rifiuta di coricarsi a un’ora appropriata;
  5. non riesce a dormire senza qualcuno accanto (genitore, badante, etc.).

Inoltre, presenta uno o più sintomi diurni (diretta conseguenza della notte in bianco):

  1. fatica o malessere;
  2. difficoltà di attenzione, concentrazione o memoria;
  3. scarse prestazioni nelle attività quotidiane (studio, lavoro, allenamento);
  4. irritabilità o malumore;
  5. sonnolenza diurna;
  6. problemi comportamentali, quali impulsività, aggressività o iperattività;
  7. cali di energia, motivazione o iniziativa;
  8. preoccupazione o insoddisfazione legata al sonno.

Per la diagnosi, è importante che i sintomi si manifestino almeno tre volte alla settimana per tre mesi o più, pur avendo la possibilità di dormire, e non siano dovuti a circostanze sfavorevoli come l’abitare in ambienti rumorosi, troppo caldi o freddi. Ma perché viene l’insonnia?

Le cause dell’insonnia

Diversi fattori contribuiscono allo sviluppo e al mantenimento del disturbo, enunciati attraverso il modello delle 3P di Spielman:

1) Fattori predisponenti

Sono i cosiddetti fattori di rischio, ovvero:

  • le anomalie genetiche come i polimorfismi dei geni CLOCK, che regolano l’orologio biologico, associati anche ad ansia, depressione maggiore, disturbo bipolare, schizofrenia e ADHD;3
  • le alterazioni dei meccanismi che regolano il sonno e/o la veglia, ad esempio la riduzione della melatonina (l’ormone del sonno) legata all’invecchiamento;
  • le personalità ansiose, nevrotiche, perfezioniste o che reprimono le emozioni.4

2) Fattori precipitanti

L’insonnia si presenta quando, ai fattori citati poc’anzi, si aggiungono stress di varia natura:

  • eventi traumatici (lutti, incidenti);
  • problemi socioeconomici (discriminazione, disoccupazione);
  • problemi di salute, infatti l’insonnia è più frequente tra chi soffre di apnee notturne (39-55% dei casi), depressione maggiore (90% dei casi) e alcolismo (36-91% dei casi);
  • l’entrata in menopausa, per via dei sintomi vasomotori (più dell’80% delle donne con vampate severe soffre d’insonnia).

3) Fattori perpetuanti

Si tratta di pensieri, comportamenti e strategie che fanno diventare cronica l’insonnia:

  • convinzioni irrealistiche e preoccupazioni riguardo agli standard del sonno;
  • estrema sensibilità verso tutto ciò che riguarda il sonno;
  • stare molto tempo a letto;
  • dormire nelle ore diurne;
  • non avere orari regolari;
  • bere alcolici per dormire (succede nel 15-30% dei casi).

Lisa Simpson con l'insonnia

Nel prossimo e ultimo paragrafo, vedremo quali sono i trattamenti per l’insonnia secondo le linee guida ufficiali.

Come si cura l’insonnia?

Agire con tempestività sui sintomi notturni è fondamentale per non compromettere le prestazioni quotidiane, le relazioni e la salute: infatti l’insonnia aumenta il rischio d’incidenti, ansia e depressione, alcolismo e sue ricadute, infiammazioni e infezioni.

Le linee guida europee raccomandano la terapia cognitivo-comportamentale come trattamento di prima linea, mentre i farmaci vanno bene solo per il trattamento a breve termine (non più di quattro settimane) a causa dei loro effetti indesiderati.

1) Terapia cognitivo-comportamentale (TCC)

Benché sia ancora poco accessibile in Italia, la terapia cognitivo-comportamentale è l’unico trattamento sicuro e realmente efficace nel curare (ma anche nel prevenire) l’insonnia cronica, perché interviene sui cosiddetti fattori perpetuanti.5

La TCC, che viene somministrata da uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, include:

  1. tecniche di rilassamento e mindfulness, che agiscono sulla vigilanza smodata tipica delle menti insonni (hyperarousal);
  2. igiene del sonno, controllo degli stimoli e restrizione del sonno, per correggere le cattive abitudini;
  3. strategie cognitive, per limitare il rimuginio e la preoccupazione.

2) Farmaci ipnotico-sedativi

I farmaci ipnotico-sedativi agiscono sui messaggeri chimici che regolano il sonno o la veglia, risultando efficaci nel trattamento dell’insonnia acuta grave. L’assunzione dovrebbe durare meno di quattro settimane, affinché non s’instauri dipendenza, ed essere interrotta gradualmente per prevenire gli effetti da sospensione.6

Le terapie per l’insonnia includono:

  • benzodiazepine, che favoriscono il sonno e il suo mantenimento stimolando il GABA (un neurotrasmettitore ad azione calmante). Le più usate sono le BZD a breve durata d’azione, come il triazolam, perché danno meno dipendenza ed effetti post-sbornia di quelle a media e lunga durata (tuttavia possono provocare insonnia di rimbalzo, in quanto i loro effetti svaniscono rapidamente);
  • farmaci Z, come lo zolpidem, che agiscono con un meccanismo analogo alle BZD, rispetto alle quali creano meno dipendenza ma aumentano il rischio di comportamenti aggressivi e sonnambulismo;
  • antagonisti dell’orexina, che favoriscono il sonno e il suo mantenimento inibendo l’orexina (un neurotrasmettitore che promuove la veglia). Tra questi il daridorexant, recentemente approvato anche in Italia, ben tollerato dagli anziani e dai pazienti che soffrono di apnee notturne, ma anch’esso può provocare dipendenza.7-8
Consigli di lettura

Come curare l’insonnia in modo naturale? Ne abbiamo parlato nell’articolo sui sedativi naturali: consigli ed erbe per dormire.

Riferimenti bibliografici:
  1. Julie A. Dopheide. Insomnia Overview: Epidemiology, Pathophysiology, Diagnosis and Monitoring, and Nonpharmacologic Therapy. Am J Manag Care. 2020;26:S76-S84. doi.org/10.37765/ajmc.2020.42769;
  2. Come dormono gli italiani? Report dell’ISS – Istituto superiore di sanità;
  3. Charrier A, Olliac B, Roubertoux P, Tordjman S. Clock Genes and Altered Sleep-Wake Rhythms: Their Role in the Development of Psychiatric Disorders. Int J Mol Sci. 2017 Apr 29;18(5):938. doi: 10.3390/ijms18050938;
  4. Riemann, D., Baglioni, C., Bassetti, C., Bjorvatn, B., Dolenc Groselj, L., Ellis, J.G., Espie, C.A., Garcia-Borreguero, D., Gjerstad, M., Gonçalves, M., Hertenstein, E., Jansson-Fröjmark, M., Jennum, P.J., Leger, D., Nissen, C., Parrino, L., Paunio, T., Pevernagie, D., Verbraecken, J., Weeß, H.-G., Wichniak, A., Zavalko, I., Arnardottir, E.S., Deleanu, O.-C., Strazisar, B., Zoetmulder, M. and Spiegelhalder, K. (2017), European guideline for the diagnosis and treatment of insomnia. J Sleep Res, 26: 675-700. https://doi.org/10.1111/jsr.12594;
  5. Riemann, D., Benz, F., Dressle, R. J., Espie, C. A., Johann, A. F., Blanken, T. F. & Van Someren, E. J. (2022). Insomnia disorder: State of the science and challenges for the future. Journal of Sleep Research, 31(4), e13604. https://doi.org/10.1111/jsr.13604;
  6. Palagini L, Manni R, Aguglia E, Amore M, Brugnoli R, Girardi P, Grassi L, Mencacci C, Plazzi G, Minervino A, Nobili L, Biggio G. Valutazione e trattamento dell’insonnia nella pratica clinica e ai tempi di CoViD-19 in Italia: raccomandazioni del panel di esperti e della task-force integrata di cinque società scientifiche. Riv Psichiatr 2020;55(6):337-341. doi 10.1708/3503.34891;
  7. Mogavero MP, Silvani A, Lanza G, DelRosso LM, Ferini-Strambi L, Ferri R. Targeting Orexin Receptors for the Treatment of Insomnia: From Physiological Mechanisms to Current Clinical Evidence and Recommendations. Nat Sci Sleep. 2023;15:17-38 doi.org/10.2147/NSS.S201994;
  8. “Insonnia: arriva in Italia daridorexant, efficace su sintomi notturni e performance diurna”, Pharmastar, 01/02/23.
Crediti fotografici

In apertura, foto di cottonbro studio da Pexels.

L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il rapporto medico-paziente.

Scritto da:

Jessica Zanza

Giornalista pubblicista, ex collaboratrice de L'Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
Per contattarmi, inviate una mail a: j.zanza@inchiostrovirtuale.it