Fuso orario in cina: una situazione assurda
Qual è il fuso orario adottato in Cina? In quel Paese è in vigore l’ora legale? Le risposte sono più strane di quello che vi potreste aspettare.

Nel titolo di questo articolo ho introdotto il fuso orario in Cina parlandone come di una situazione assurda. Ma perché sono giunto a tale conclusione? Per capirlo meglio è necessario dare prima un’occhiata a ciò che avviene nel nostro continente.

La situazione europea

Nell’Unione Europea quella dell’ora legale, e di conseguenza del fuso orario, è una questione di grande attualità. Si è a lungo discusso, infatti, se fossero ancora validi i presupposti che giustificavano lo spostamento automatico delle lancette (indietro o in avanti) due volte all’anno in tutta l’eurozona. Le lamentele in merito a questa politica sono giunte dai Paesi settentrionali, i quali, alle loro latitudini, hanno ravvisato un risparmio energetico ininfluente oltre che seri danni alla salute.

In seguito a una consultazione pubblica, il Parlamento Europeo ha stabilito che entro il 2021 dovrà essere eliminata l’ora legale in tutti gli Stati membri. Ciò non significa che si adotterà solo quella solare (quella invernale, per intenderci), ma sarà a discrezione di ogni Paese decidere quale delle due mantenere, senza più alcuno spostamento nel corso dell’anno. Così facendo, ogni Stato potrà sfruttare al meglio le ore di sole nella giornata in base alla propria posizione geografica e alle proprie abitudini.

Osservando il continente nella sua longitudine, invece, notiamo come la situazione sia ben diversificata. Al netto dell’ora legale, infatti, in Europa sono presenti ben quattro fusi orari. Si va dall’UTC+0 (rispettato in Irlanda, Gran Bretagna, Portogallo e, convenzionalmente, dall’Islanda), all’UTC+3 (relativo alla Russia e alla Bielorussia).


Fuso orario in Cina

Basandoci esclusivamente sull’estensione da est a ovest, utile ai fini del fuso orario, l’Europa e la Cina sono piuttosto simili. I numeri ci dicono che le due si estendono, rispettivamente, per 5.600 km e 5.250 km, con una differenza di appena 350 km. D’altronde la Cina ha un territorio immenso, confinante con Paesi lontanissimi tra di loro come l’Afghanistan o la Corea del Nord. Come nel nostro continente, quindi, è lecito attendersi almeno tre o quattro fusi orari.

In realtà, cosa difficile da credere, esiste un unico fuso orario in Cina, il CST (China Standard Time) o 北京时间 (ora di Pechino), corrispondente all’UTC+8. Magari, pensereste voi, le differenze di orario possono essere colmate parzialmente dall’ora estiva applicata in alcuni territori. E invece no: in tutto il Paese è in vigore esclusivamente l’ora solare.

Il CST non si riferisce ai territori di Taiwan, Hong Kong e Macao, i quali applicano, rispettivamente, l’NST (国家标准时间, National Standard Time), l’HKT (香港時間, Hong Kong Time) e il MST (澳门标准时间, Macau Standard Time). Tuttavia, poiché in queste aree è in vigore l’UTC+8 senza ora legale, i tre fusi orari coincidono esattamente con il CST.


Per informazioni in merito ai territori, consultate gli articoli su Hong Kong e Macao!


Il China Standard Time dà luogo a scenari piuttosto paradossali all’interno del Paese. Basti pensare che quando a Shanghai il sole sorge alle 6:30, a Lhasa, nella regione autonoma del Tibet, ciò non avviene prima delle 8:30. E pensare che queste città non si trovano nemmeno nei punti più estremi della Cina.

Il doppio orario dello Xinjiang

Per attenuare questo problema, la regione autonoma di Xinjiang, in aggiunta a quello nazionale, adotta anche un fuso orario interno non ufficiale. Questo, noto come Xinjiang Time (新疆时间) o Ürümqi Time (乌鲁木齐时间), corrisponde all’UTC+6.

Mappa dello Xinjiang
Posizione dello Xinjiang in Cina

La non ufficialità dell’Ürümqi Time fa sì che la Cina, e la Regione dello Xinjiang in particolare, detenga un curioso primato. Attraversando il confine con l’Afghanistan, infatti, si ha il più grande cambiamento di fuso orario tra Paesi nel mondo: 3 ore e mezza (da UTC+8 a UTC+4,30 e viceversa). In altre parole, quando in Afghanistan sono le 8:30, nel confine cinese, a parità di luce, è già mezzogiorno.


Breve storia del fuso orario in Cina

A questo punto è inevitabile una domanda: perché il fuso orario in Cina è uno solo e non tre o quattro? Le ragioni vanno ricercate nella storia del Paese.

I primi studi volti ad assegnare un orario al territorio cinese riportano la data del 1 dicembre 1872. Fu quel giorno, infatti, che l’Osservatorio Xujiahui (徐家汇观象台旧址), costruito pochi mesi prima a Shanghai, iniziò le prime osservazioni meteorologiche. Inizialmente venne applicata l’ora solare di Shanghai, ma poi venne sostituita dall’UTC+8, applicato per anni in tutte le zone costiere del Paese. I restanti territori, però, non disponevano ancora di un orario ufficiale.

Da cinque fusi orari a uno solo

I primi anni del Novecento furono epocali per la Cina. Nel 1912, in seguito alla Rivoluzione Xinhai, venne destituito l’ultimo imperatore e venne creata la Repubblica di Cina.


Se questo evento non vi dice nulla, scoprite i fatti principali della Rivoluzione Xinhai!


Il nuovo governo si interessò al problema dei fusi orari nel Paese e, nel 1918, presentò il primo progetto in tal senso. La proposta prevedeva la suddivisione del territorio in cinque fasce orarie, dall’UTC+5:30 (Kunlun Time) all’UTC+8:30 (Changpai Time).

Fuso orario in CIna: le suddivisioni dal 1918 al 1949
Fusi orari in Cina dal 1918 al 1949

Tuttavia i fusi orari non venivano sempre rispettati e, nel 1939, la suddivisione oraria, seppur con lievi modifiche, venne ratificata dal governo nazionalista. Nonostante ciò, nel corso della seconda guerra sino-giapponese, si decise di adottare il solo Kansu-Szechuan Time (UTC+7) in tutto il territorio.

Con il termine della seconda guerra mondiale i vari fusi orari vennero ripristinati, ma lo scenario politico era destinato a essere sconvolto ancora una volta. L’ascesa al potere del Partito Comunista, capeggiato da Mao Zedong, portò alla soluzione che conosciamo oggi. Al fine di rafforzare l’unità nazionale, infatti, l’intero Paese si adeguò all’orario di Pechino, facendo sì che esistesse un unico fuso orario in Cina.


Per ripercorrere la salita al potere di Mao, leggete l’articolo sulla Rivoluzione cinese!


L’ora legale, invece, si è avuta dal 1940 al 1991, anno in cui venne cancellata ufficialmente. Il suo utilizzo, però, non fu continuo, tanto che il cambio di orario in Cina si ebbe solo per 15 anni.


La distribuzione della popolazione in Cina

Un ultimo aspetto di cui bisogna tener conto, nella scelta di un unico fuso orario in Cina, è quello relativo alla distribuzione della popolazione nel Paese. Se pensiamo agli Stati Uniti, ma anche all’Italia stessa, sebbene alcune zone possano essere più popolate di altre, non notiamo differenze nette in termini di abitanti.

Si potrebbe pensare che anche in Cina, con oltre un miliardo di abitanti, la situazione sia simile. In realtà la popolazione è distribuita in maniera più che diseguale. Nel 2002, infatti, circa il 94% dei cinesi abitava a est della Linea Heihe-Tengchong – una retta obliqua immaginaria che suddivide in due il Paese -, che rappresenta il 43% del territorio totale.

Distribuzione della popolazione in Cina
Distribuzione della popolazione in Cina nel 2010 – dettagli
Distribuzione della popolazione in Cina
Linea Heihe-Tengchong

Anche per questi motivi, quindi, la maggior parte dei cinesi non sente il problema dell’unico fuso orario. Tutt’altro, ritengono che questa soluzione sia molto più semplice nei rapporti con i connazionali più lontani, pensando, viceversa, che più fusi orari creerebbero uno scenario più complicato.


I cinesi, dunque, per abitudine o per reale convinzione, sono felici di avere un unico fuso orario. Sapere che anche nel punto più estremo del Paese hanno la stessa ora, infatti, li fa sentire più uniti. Anche a costo di vedere il sole sorgere alle 8:30. Con questo vi saluto: alla prossima!

Scritto da:

Mauro Bruno

Classe 1986. All'università ho scoperto la lingua cinese ed è stato amore a prima vista, tanto che da allora ho continuato a studiarla da autodidatta.
Nel blog, oltre a parlarvi della cultura cinese, cercherò di rendervi più familiare una delle lingue più incomprensibili per antonomasia.
Potete contattarmi scrivendo a: m.bruno@inchiostrovirtuale.it