Bandiera della Regione di Hong Kong
In questo articolo andiamo alla scoperta della regione di Hong Kong, territorio cinese con un passato britannico.

Nelle ultime settimane, la regione di Hong Kong è tornata alla ribalta internazionale per le proteste che hanno coinvolto la sua popolazione. Queste riguardavano una legge sull’estradizione che, a detta dei cittadini, avrebbe portato a un’ingerenza di Pechino nel sistema giuridico di Hong Kong.


Per maggiori informazioni sulla vicenda, consultate l’articolo di Virginia sulle proteste a Hong Kong!


La regione di Hong Kong, infatti, gode di una grande autonomia in più settori – da quello politico a quello economico – rispetto alle città della Cina continentale. Ma da cosa nascono queste differenze? Possiamo scoprirlo dando un’occhiata alla storia recente di Hong Kong.


Qualche dato sulla regione di Hong Kong

Prima di tuffarci nella storia, però, cerchiamo di inquadrare meglio la regione di Hong Kong con alcune informazioni, geografiche e non, che la riguardano.

Come già detto, Hong Kong (香港) è una regione amministrativa speciale della Cina, il che, attraverso il principio “un Paese, due sistemi”, garantisce al territorio una maggiore autonomia in più settori. Si affaccia sull’oceano Pacifico, in quanto è situata nella costa meridionale dello Stato.

Posizione della Regione di Hong Kong rispetto alla Cina continentale
Posizione della Regione di Hong Kong rispetto alla Cina continentale

Così come la vicina regione di Macao, con la quale condivide un passato coloniale, anche Hong Kong vanta una densità tra le più alte al mondo, con circa 6.500 abitanti per km2.


A proposito, vi consiglio l’articolo su Macao, l’ex colonia portoghese!


A fronte di una superficie di 1,108 km2 (1,073 km2 considerando solo la terraferma), la popolazione residente si aggira a poco meno di 7 milioni e mezzo. Per fare un confronto, la città di Roma ha una superficie di 1.285 km2 ma una popolazione inferiore ai 3 milioni.

Vista di Hong Kong
I grattacieli che caratterizzano la regione di Hong Kong

Non bisogna confondere l’isola di Hong Kong (香港岛) con l’omonima regione di cui fa parte. Quest’ultima, infatti, è comprensiva anche dell’area di Kowloon (九龍) e dei Nuovi territori (新界).

Cartina della regione di Hong Kong
Suddivisione della regione di Hong Kong

La lingua

Un aspetto molto importante è quello relativo alle lingue parlate nel territorio. Nonostante quelle ufficiali siano il cinese standard e l’inglese, la maggior parte della popolazione (quasi il 90%) parla il cantonese, l’idioma originario di questa terra.

Anche il nome Hong Kong, letteralmente “porto profumato”, deriva da questa lingua. Qui si chiama hoeng1 gong2, la cui pronuncia è molto simile alla nostra italianizzazione. Nel resto della Cina, però, sebbene si scriva nello stesso modo, si legge in maniera molto diversa: xiānggǎng.

Un’altra particolarità linguistica riguarda la scrittura. Hong Kong, infatti, come Macao e Taiwan, utilizza ancora i caratteri tradizionali, “rimpiazzati” da quelli semplificati nel resto della Cina.


Per maggiori informazioni su quest’ultimo punto, consultate l’articolo sui caratteri semplificati e tradizionali!


Un po’ di storia

La storia della regione di Hong Kong è strettamente correlata alla presenza degli europei. I primi a mettervi piede, nel 1513, furono i portoghesi, desiderosi di estendere i loro commerci anche nell’estremo oriente. In quegli anni il territorio era abitato da pochi pescatori ma, con periodi alterni a causa dei divieti dei vari imperatori, divenne un importante porto per il commercio con gli stranieri.

Intorno alla metà del XVIII secolo crebbero significativamente le importazione di oppio, fornite dai britannici in cambio di argento. Questo stupefacente, infatti, veniva consumato in gran quantità dalla corte degli imperatori.

Tuttavia, nel corso degli anni, gli imperatori mostrarono forte preoccupazione per questo commercio sempre più crescente: da un lato vedevano le risorse monetarie ridursi inesorabilmente, dall’altro constatavano il diffondersi della tossicodipendenza. Per questo motivo non solo vietarono l’acquisto di ulteriore oppio, ma anche il suo utilizzo.

A causa della corruzione dei governatori di Canton (l’odierna Guangzhou), però, le leggi promulgate non portarono ad alcun risultato. Perciò, nel 1839, il politico Lin Zexu, per conto dell’imperatore, sequestrò e distrusse circa 1.300 tonnellate di oppio senza indennizzare in alcun modo i trafficanti. Inoltre, per bloccare definitivamente il commercio dello stupefacente, inviò una lettera alla regina Vittoria, la quale, però, non diede alcuna risposta.

La reazione britannica si ebbe nell’anno seguente a suon di bombardamenti, dando il via alla prima guerra dell’oppio.

Distruzione dell'oppio a Canton
Lin Zexu ordina la distruzione dell’oppio straniero

Hong Kong britannico

La guerra terminò nel 1842 in favore dei britannici, i quali potevano contare su una forza navale e di artiglieria nettamente superiori. L’epilogo di questi eventi fu il trattato di Nanchino che, tra le altre cose, sanciva il passaggio in perpetuo dell’isola di Hong Kong alla Gran Bretagna.

Negli anni seguenti la situazione si ripetè. Complice una guerra civile in corso, che destabilizzò il governo, i cinesi tentarono nuovamente di interrompere i commerci di oppio con azioni di rappresaglia nei confronti dei trafficanti. La conseguenza inevitabile fu, nel 1856, l’inizio della seconda guerra dell’oppio. A questa, in seguito all’esecuzione di un missionario francese da parte dei cinesi, partecipò anche la Francia. Aiuti marginali arrivarono anche dagli Stati Uniti e dalla Russia.

La vittoria sorrise ancora una volta agli europei, i quali costrinsero l’Impero cinese a firmare nuovi trattati: il trattato di Tientsin nel 1858 e la convenzione di Pechino nel 1860. Quest’ultima, siglata al termine della guerra, sanciva il passaggio in perpetuo ai britannici della penisola di Kowloon – a sud dell’odierna Boundary street – e dell’isola di Stonecutters, oggi attaccata alla penisola.

Kowloon nel 1860
Accampamenti militari a Kowloon nel 1860

Nel 1898, al fine di proteggere al meglio i propri interessi nell’area di Hong Kong, i britannici firmarono la seconda convenzione di Pechino. Con questo accordo ottenevano il diritto di occupazione dei Nuovi territori per un periodo di 99 anni.

Conquiste inglesi nella regione di Hong Kong
Riepilogo delle conquiste britanniche a Hong Kong

Da lì in avanti, salvo per l’occupazione giapponese nellla seconda guerra mondiale, i britannici controllarono la regione di Hong Kong. Diversamente dalla Cina continentale – che viveva fatti epocali come la fine dell’Impero e l’ascesa al potere dei comunisti – Hong Kong sviluppava una società di tipo occidentale.


Per maggiori informazioni consultate gli articoli sulla fine dell’Impero cinese e sulla nascita della Repubblica popolare!


La restituzione di Hong Kong alla Cina

Il 19 dicembre 1984 venne firmata la Dichiarazione congiunta, accordo in cui la Gran Bretagna si impegnava a restituire Hong Kong alla Cina. La data fissata era quella del 1° luglio 1997, anno in cui sarebbero scaduti i 99 del precedente trattato.

Tuttavia la restituzione non riguardò solo i Nuovi territori – gli unici ottenuti in concessione -, ma anche Kowloon e le isole di Stonecutters e di Hong Kong, sui quali i britannici avevano il controllo in perpetuo. Tale passaggio, però, avvenne a una condizione: per 50 anni la regione di Hong Kong avrebbe dovuto mantenere inalterato il proprio sistema socio-economico.

Sulla base degli accordi, le uniche materie in cui viene meno l’autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong sono quelle relative alla difesa militare e alle relazioni estere.


I rapporti con Pechino

Come detto più volte, quindi, a Hong Kong vige il principio “un Paese due sistemi”. Tuttavia, come si può notare dai fatti recenti, i rapporti tra la popolazione e la Cina continentale non sono sempre idilliaci.

Tra le proteste più famose c’è sicuramente la Rivoluzione degli ombrelli del 2014. Si è trattato di una manifestazione di disobbedienza civile, durata 79 giorni, in cui decine di migliaia di persone si riversarono sulle strade di Hong Kong per difendere la democrazia e il suffragio universale da una decisione presa dal governo cinese in materia di elezioni. Il simbolo delle protesta erano gli ombrelli gialli, utilizzati dai manifestanti per proteggersi sia dal sole cocente sia dai lacrimogeni lanciati dalle forze dell’ordine.

Lo scorso aprile sono arrivate le condanne per i leader della manifestazione: 16 mesi di carcere per reati riguardanti l’ordine pubblico.

Rivoluzione degli ombrelli a Hong Kong
Rivoluzione degli ombrelli a Hong Kong

Per capire le proteste attuali e passate di Hong Kong, quindi, è necessario guardare al passato. Solo la storia, infatti, può spiegare il perché delle tante differenze tra la Cina e Hong Kong. In ogni caso la speranza è che gli scontri siano sempre pacifici e che i diritti vengano sempre rispettati. Detto questo vi saluto, alla prossima!

Scritto da:

Mauro Bruno

Classe 1986. All'università ho scoperto la lingua cinese ed è stato amore a prima vista, tanto che da allora ho continuato a studiarla da autodidatta.
Nel blog, oltre a parlarvi della cultura cinese, cercherò di rendervi più familiare una delle lingue più incomprensibili per antonomasia.
Potete contattarmi scrivendo a: m.bruno@inchiostrovirtuale.it