
Il nopal è un rimedio della medicina popolare messicana che ha attirato su di sé l’interesse della comunità scientifica, in virtù dei suoi potenziali benefici in caso di colon irritabile. Perciò abbiamo deciso di dare spazio a un recente studio dell’Università di Veracruz – che ne ha valutato efficacia e sicurezza in un gruppo di pazienti – di cui vi forniremo i dettagli a breve, ma prima vediamo velocemente cos’è il nopal!
L’identikit
Ciò che i Messicani chiamano nopal sono le pale – in gergo botanico “cladodi” – del fico d’India, che vengono usate per scopi alimentari o medicamentosi a seconda dell’età di raccolta: infatti, mentre i giovani cladodi sono mangiati a insalata o usati per preparare dolci e liquori, quelli vecchi vengono ridotti in polvere e assunti per abbassare i livelli ematici di colesterolo e glucosio, ma anche contro ulcere e dolori reumatici (sebbene non tutti questi usi siano supportati dalle evidenze, n.d.r.).

Nopal e sindrome del colon irritabile
In questi ultimi anni, tuttavia, alcuni studi hanno fatto venire a galla la potenziale utilità del nopal – più precisamente delle sue fibre – nel trattamento sintomatico della Sindrome del Colon Irritabile (Irritable Bowel Syndrome, IBS): una malattia intestinale cronica caratterizzata da fastidio o dolore addominale associato a stipsi (IBS-C), diarrea (IBS-D) o entrambe (IBS-M).
L’importanza delle fibre per il benessere intestinale è ormai assodata e, non a caso, le linee guida consigliano di assumerne 30 grammi al giorno attraverso i cereali integrali, i legumi, la frutta e la verdura; tuttavia i loro effetti sull’intestino irritabile sono ancora controversi perché esistono tanti tipi di fibre (ciascuno con le proprie caratteristiche) le cui proporzioni cambiano da un vegetale all’altro, ma anche diversi sottotipi di IBS (C, D, M).
Considerando tutte queste variabili è dunque impossibile prevedere a priori gli effetti dell’assunzione di estratti ricchi di fibre – compresi quelli di nopal – in chi soffre di questo problema, ragion per cui sono necessari degli studi che aiutino a chiarire la questione. Tra questi s’inserisce il succitato lavoro dell’Università di Veracruz, il quale ha testato gli effetti a breve termine delle fibre di nopal nei pazienti con IBS. Approfondiamo la questione!
Lo studio
Gli autori hanno reclutato 60 partecipanti e li hanno assegnati random a 4 gruppi da 15 (7 pazienti con IBS-C, 5 con IBS-M e 3 con IBS-D). A seconda del gruppo di appartenenza, i pazienti hanno assunto per 7 giorni, prima della colazione e senza variare la propria dieta, una bevanda contenente:
- 30 g di glucosio (placebo);
- 10 g di nopal;
- 20 g di nopal;
- 30 g di nopal.
Lo scopo era quello di valutare il rapporto dose-risposta del nopal rispetto al placebo e capire se fosse:
- in grado di dare sollievo adeguato ai pazienti;
- capace di migliorare sintomi gastrointestinali, frequenza di evacuazione e consistenza delle feci;
- sicuro e ben tollerato.
Durante i 7 giorni di trattamento, i pazienti hanno annotato giornalmente i sintomi, la frequenza di evacuazione e la consistenza delle feci – informazioni che si sono aggiunte a quelle raccolte dagli autori il giorno 0 (prima del trattamento) e il giorno 8 (dopo il trattamento).
Fatto molto importante: hanno potuto partecipare solo i pazienti non affetti da altre malattie che, nelle 4 settimane antecedenti lo studio, non hanno aderito a dieta FODMAP o senza glutine e non hanno assunto medicinali o integratori capaci di modificare le attività intestinali e, quindi, di inficiare gli esiti della ricerca.
Gli autori, inoltre, hanno tenuto all’oscuro medici e pazienti sulla natura delle sostanze testate (doppio cieco), in modo tale che gli effetti osservati fossero attribuibili al nopal e non a fenomeni di suggestione.
A tal proposito, vi consigliamo di leggere: “Effetto nocebo: come la mente può vanificare le terapie“.
Ma cosa è emerso dalla ricerca?
I risultati dello studio hanno evidenziato che le fibre di nopal – alla dose di 20-30 g/die – sono ben tollerate ed efficaci nel ridurre i sintomi del colon irritabile in tutti i sottotipi della sindrome, indipendentemente da età e sesso.
Esse, infatti, hanno:
- donato sollievo adeguato ai pazienti;
- alleviato il dolore addominale e ridotto il numero di giorni in cui era presente (soprattutto il dosaggio da 20 g/die);
- ridotto gonfiori e rumori addominali (borborigmi);
- ridotto la costipazione, la sensazione di urgenza e di evacuazione incompleta;
- migliorato la consistenza delle feci (soprattutto il dosaggio da 30 g/die) sia in caso di IBS con diarrea, sia in caso di IBS con stipsi o misto.
Tra i due dosaggi, comunque, quello da 20 g/die è risultato essere il più appropriato in tutti i sottotipi di IBS; infatti ha portato a:
- una riduzione di oltre il 50 % dei sintomi nel 67 % dei pazienti (contro il 60 % che avevano assunto 30 g/die di fibre);
- 1 solo caso di diarrea (che, tuttavia, non ha richiesto la sospensione del trattamento) contro i 2 nel gruppo che aveva assunto 30 g/die di fibre.
Nessuno dei due dosaggi ha influito sulla frequenza di evacuazione.
Come spiegare gli effetti delle fibre di nopal sul colon irritabile?
Secondo gli autori, i benefici e la buona tollerabilità del nopal potrebbero essere dovuti a un giusto bilanciamento tra i tipi di fibre al suo interno. Le polveri testate, infatti, contenevano:
- 37,6 % di fibre insolubili, che fanno massa nel colon dando lo stimolo per evacuare;
- 13,2 % di fibre solubili, che lubrificano le feci e ne regolano la consistenza;
- solo l’1,6 % di fibre parzialmente fermentabili, meglio tollerate in termini di gonfiore (infatti, il breath test non ha rivelato differenze nella produzione di gas tra prima e dopo il trattamento).
È probabile, inoltre, che le fibre del nopal stimolino la produzione di sostanze antinfiammatorie capaci di alleviare il dolore addominale. Questi possibili meccanismi, tuttavia, dovranno essere dimostrati con appositi test.
Conclusioni e prospettive per il futuro
In conclusione, quanto emerso da questa ricerca lascia ben sperare in un futuro impiego del nopal nel trattamento del colon irritabile e pone le basi per ricerche più approfondite che studino gli effetti a lungo termine delle sue fibre su larga scala. In attesa degli sviluppi, vi consigliamo l’articolo: “Fichi d’India: valori nutrizionali, proprietà e ricette“. Buona lettura e alla prossima!
L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il parere del medico.
Sitografia e bibliografia
- Antonio Piga: “Il fico d’India, una specie dalle innumerevoli potenzialità” (2003).
- Cochrane Library: “Nopal fiber (Opuntia ficus-indica) improves symptoms in irritable bowel syndrome in the short term: a randomized controlled trial” (2020).

Giornalista e blogger con un passato da farmacista.
Sono una delle fondatrici del sito e curo la sezione editoriale.
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