forfora- ragazzo con forfora

La forfora è un inestetismo molto comune che interessa il cuoio capelluto e i capelli. Pensate che colpisce il 50% della popolazione adulta mondiale, con picchi di prevalenza negli uomini intorno ai 20-30 anni. Ma come si manifesta? E quali sono le cause e i possibili rimedi? Continuate a leggere per saperne di più!

Segni e sintomi della forfora

La forfora è caratterizzata dalla presenza di squame: gruppi di cellule morte che, staccatesi dal cuoio capelluto, possono incastrarsi tra i capelli o cadere sulle spalle, causando imbarazzo e bassa autostima. In base alle loro caratteristiche, la forfora viene comunemente suddivisa in secca e grassa. Vediamo di cosa si tratta!

Forfora secca

È caratterizzata da squame bianche e di piccole dimensioni, dall’aspetto polverulento, ed è detta secca perché non si accompagna a cute oleosa. La vediamo nell’immagine sottostante.

Capelli biondo cenere con forfora secca, che si presenta come una polverina bianca.
Forfora secca. Le squame sono bianche, di piccole dimensioni e non untuose, tanto da conferirle un aspetto polverulento.

Forfora grassa

In questo caso, invece, le squame sono gialle, di grandi dimensioni e untuose, perché accompagnate da cute oleosa. Eccola nell’immagine successiva!

Capelli castani con forfora grassa, caratterizzata da squame gialle, grandi e untuose.
Forfora grassa. In questo caso, come possiamo vedere nella foto, le squame sono gialle, grandi e untuose.

In entrambi i casi, le squame possono essere accompagnate da prurito lieve o moderato e non si estendono mai oltre lo scalpo. Se ciò dovesse accadere, e se si manifestasse anche arrossamento, allora ci troveremmo di fronte alla forma patologica di questa condizione: la dermatite seborroica, che richiede vere e proprie cure su prescrizione dello specialista o del proprio medico di base.

Ma come si sviluppa questo fastidioso inestetismo? E a causa di quali fattori? La risposta nel prossimo paragrafo!

Cause e modalità di sviluppo dell’inestetismo

L’insorgenza della forfora è il risultato dell’interazione tra diversi fattori, solo in piccola parte genetici. Come schematizzato di seguito, infatti, sono coinvolte la colonizzazione da Malassezia, l’attività delle ghiandole sebacee e la suscettibilità individuale.

Fattori implicati nello sviluppo della forfora, ovvero: suscettibilità individuale, aumentata secrezione sebacea e colonizzazione dello scalpo da parte dei lieviti.
Figura 3: i fattori causanti la forfora e la dermatite seborroica sono strettamente correlati tra loro. Credits: PMC.

Ma ora, vediamole in dettaglio!

Colonizzazione da Malassezia

Il cuoio capelluto, analogamente ad altri distretti corporei, ospita una flora microbica. Quest’ultima, nella fattispecie, include batteri appartenenti ai generi Staphylococcus e Propionibacterium e lieviti del genere Malassezia. Questi ultimi, in particolare, possono rappresentare fino al 75% della flora in caso di forfora e, da microrganismi opportunisti quali sono, possono colonizzare l’epidermide dei soggetti suscettibili.

Piccola precisazione: si definiscono opportunisti quei microrganismi che, in particolari condizioni, possono diventare patogeni. Tra queste ultime vi sono la terapia con farmaci immunosoppressori, come i corticosteroidi, e le infezioni da HIV.

La Malassezia, tuttavia, non si limita a “soggiornare” in superficie, ma riesce a penetrare nello strato più esterno dell’epidermide (definito strato corneo) dove scatena un processo infiammatorio che culmina in alterazioni strutturali prima, e funzionali poi, della barriera cutanea.

Disegno raffigurante la struttura dell'epidermide.
Struttura dell’epidermide. A partire dall’interno, essa è costituita da quattro strati sovrapposti: basale, spinoso, granuloso e corneo. Nel palmo della mano e nella pianta del piede è presente un quinto strato, definito lucido, appena sotto lo strato corneo. Credits: slideplayer.

Il lievito, infatti, fermenta il sebo – l’olio cutaneo che riveste e protegge la pelle – e produce i radicali liberi, che stravolgono l’architettura dello strato corneo “a cemento e mattoni”.

Il modello “a cemento e mattoni”

Possiamo infatti immaginare lo strato corneo come un muro (figura 5) formato da mattoni (corneociti) e cemento (ceramidi).

  • I corneociti sono cellule morte ricche di cheratina (la principale proteina di pelle e capelli) rivestite da un involucro (envelope) e unite tra loro da giunzioni (corneosomi). Essi derivano dalle cellule basali dell’epidermide (figura 4) che si differenziano, spostandosi verso l’alto, dapprima in cellule spinose e granulose (costituenti l’ultimo strato di cellule vive) e, quindi, in corneociti. Il ricambio dell’epidermide avviene all’incirca ogni sei settimane, con il distacco dei corneociti più superficiali (desquamazione) e il rimpiazzo con quelli provenienti dal basso.
  • Le ceramidi sono grassi disposti in lamelle, che si legano all’envelope dei corneociti, sigillando così lo strato corneo. In tal modo, dunque, questa barriera naturale impedisce l’ingresso ai microbi e alle sostanze esogene, limitando al contempo le perdite di acqua.

Come accennato poc’anzi, dunque, Malassezia stravolge l’organizzazione “a cemento e mattoni”, compromettendo la funzione barriera, e perciò:

  • l’acqua trattenuta dalla matrice lipidica viene persa, di conseguenza compare secchezza cutanea;
  • le sostanze irritanti e il lievito penetrano nell’epidermide, perciò viene amplificata l’infiammazione;
  • l’infiammazione causa il prurito e la desquamazione.
Rappresentazione "a cemento e mattoni" dello strato corneo.
Rappresentazione “a mattoni e cemento” dello strato corneo. I mattoni sono le cellule morte (corneociti) collegate fra loro da giunzioni (corneosomi). Il cemento, invece, è costituito da lamelle lipidiche che impermeabilizzano l’epidermide.

Attività delle ghiandole sebacee

Il cuoio capelluto è ricco di ghiandole che secernono il sebo, od olio cutaneo, la cui attività è controllata dagli androgeni. Questi ultimi sono gli ormoni maschili, i cui livelli aumentano nel periodo adolescenziale in entrambi i sessi, mantenendosi stabilmente elevati negli uomini fino ai 60 anni.

Essi, dunque, stimolando specifici recettori, aumentano la secrezione sebacea e perciò espongono i grassi alla Malassezia, che li converte in sostanze irritanti il cuoio capelluto (lipoperossidi).

Suscettibilità individuale

Benché in misura inferiore rispetto ai fattori succitati, anche la genetica, lo stress e l’alimentazione possono favorirla, ma anche l’uso di prodotti per la detersione poco adatti alla propria cute.


Abbiamo appena visto, dunque, cosa è e da quali fattori è causata la forfora. Ma esistono dei rimedi per contrastarla? Scopriamolo!

I principali rimedi antiforfora

La forfora, purtroppo, è un disturbo piuttosto resistente ma che si può tenere sotto controllo con l’alimentazione e l’uso di prodotti specifici. Detto ciò, vediamo di cosa si tratta!

Gli alimenti utili contro la forfora

Abbiamo già citato il ruolo dell’alimentazione nell’insorgenza della forfora. Benché non sia determinante quanto altri fattori, infatti, anche ciò che mangiamo può favorirne la comparsa. È il caso, ad esempio, di alimenti fritti e insaccati che, stimolando la secrezione sebacea, ne aumentano il rischio.

Le strategie alimentari prevedono sia la riduzione degli alimenti suddetti, sia il consumo di alimenti volti a lenire l’infiammazione del cuoio capelluto e ripristinare l’integrità di barriera. Vediamoli!

Alimenti contenenti zinco

Lo zinco contribuisce alla salute di pelle e capelli, che, nei soggetti con forfora, sono più deboli e tendenti alla caduta per via dell’infiammazione cronica (seppur lieve) del cuoio capelluto.

Lo zinco, in particolare, è necessario per:

  • la produzione delle proteine di pelle e capelli, cioè la cheratina e la basonuclina;
  • il funzionamento della superossido dismutasi, un enzima che protegge la pelle dai radicali liberi;
  • il trasporto della vitamina A nella pelle, che regola il differenziamento delle cellule epidermiche;
  • regolare la secrezione sebacea e prevenire la perdita dei capelli, perché regola la produzione di androgeni (stimolanti la secrezione di sebo e favorenti la calvizie negli uomini).

Nella tabella successiva riportiamo le fonti più importanti di zinco. Tenete presente che il fabbisogno giornaliero è di 7 mg nelle donne e 10-12 mg negli uomini.

I valori in milligrammi (mg) si riferiscono a 100 g di alimento
Fonti alimentari di zinco
  • Ostriche: 39 mg
  • Fegato di vitello: 12 mg
  • Grana: 11 mg
  • Cioccolato fondente amaro: 9,6 mg
  • Semi di zucca: 7,6 mg
  • Crusca di grano: 7,3 mg
  • Agnello: 6,6 mg
  • Pinoli: 6,4 mg
  • Anacardi: 5,8 mg
  • Aragosta: 5,7 mg

Alimenti contenenti selenio

Anche il selenio è importante per far funzionare gli enzimi antiossidanti, nella fattispecie la glutatione perossidasi. Il fabbisogno giornaliero è di 25-55 μg e nella tabella successiva vi diciamo dove trovarli.

I valori in microgrammi (μg) si riferiscono a 100 g di alimento
Fonti alimentari di selenio
  • Semi di senape: 208 μg
  • Baccalà: 148 μg
  • Tonno pinne gialle: 108 μg
  • Semi di girasole: 104 μg
  • Seppie, cozze e polpi: 89,6 μg
  • Fegato ovino: 82,4 μg
  • Crusca di grano: 77,6 μg
  • Salmone affumicato: 76 μg
  • Sgombro: 73,4 μg
  • Aragosta: 73,1 μg

Alimenti contenenti vitamina A e β-carotene

La vitamina A e il suo precursore (il β-carotene) sono molto importanti per la salute cutanea.

  • La vitamina A, contenuta negli alimenti di origine animale, viene trasportata nella pelle grazie allo zinco, dove regola il differenziamento delle cellule epidermiche. Ricordiamo, infatti, che, in caso di forfora, il differenziamento è alterato e le cellule vengono ricambiate in tempi molto rapidi.
  • Il β-carotene, invece, lo troviamo nel regno vegetale. Nell’organismo viene convertito in piccola parte in vitamina A, mentre quello restante protegge la pelle dai radicali liberi.

Nella tabella successiva riportiamo le fonti di vitamina A e β-carotene. Il fabbisogno giornaliero è di 0,6-0,7 mg e può salire a 0,95 mg durante l’allattamento.

I valori in microgrammi (μg) si riferiscono a 100 g di alimento
Fonti alimentari di  vitamina A
  • Olio di fegato di merluzzo: 30.000 μg
  • Fegato: 3.290-21.700 μg
  • Carne di anatra: 11.984 μg
  • Anguilla: 1.043 μg
  • Burro: 671 μg
  • Caciocavallo: 420 μg
  • Tuorlo d’uovo: 371 μg
  • Caviale: 271 μg
  • Groviera: 268 μg
  • Fontina: 258 μg
Fonti alimentari di β-carotene
  • Paprica: 26.162 μg
  • Peperoncino in polvere: 15.000 μg
  • Patata dolce americana: 8.509 μg
  • Carote: 8.285 μg
  • Foglie di rapa: 6.952 μg
  • Spinaci: 5.626 μg
  • Lattuga: 5.226 μg
  • Prezzemolo: 5.054 μg
  • Crescione: 4.150 μg
  • Foglie di coriandolo: 3.930 μg

Alimenti contenenti vitamina B3

La vitamina B3 o niacina è particolarmente importante per la pelle: il deficit, infatti, provoca la pellagra (una sindrome caratterizzata dalla desquamazione massiccia di mani e collo, oltre a diarrea e demenza) perché è necessaria per la produzione degli acidi grassi (incorporati nella matrice lipidica) e degli aminoacidi (incorporati nella cheratina dei corneociti e dei fusti piliferi). Il fabbisogno è 13 mg di Niacina Equivalenti al dì, che potete trovare nei seguenti alimenti.

I valori in milligrammi (mg) si riferiscono a 100 g di alimento
Fonti alimentari di vitamina B3
  • Lievito di birra secco: 40,2 mg
  • Salmone affumicato: 22,8 mg
  • Tonno pinne gialle: 18,5 mg
  • Fegato ovino: 16,1 mg
  • Funghi secchi: 14,1 mg
  • Acciughe: 14 mg
  • Crusca di grano: 13,6 mg
  • Arachidi: 13,5 mg
  • Coregone: 11,2 mg
  • Paprica: 10,1 mg

Alimenti contenenti acido linoleico (AL)

L’acido linoleico, un grasso omega-6, viene usato per produrre le ceramidi. Come visto in precedenza, queste ultime sono i componenti principali del “cemento” dello strato corneo; perciò, assumere acido linoleico, significa favorire il ripristino della funzione barriera e dell’idratazione. Qui di seguito riportiamo le fonti più importanti di acido linoleico, il cui fabbisogno è di 5-6 g al dì (equivalenti all’1-2% dell’apporto calorico giornaliero).

I valori in milligrammi (mg) si riferiscono a 100 g di alimento
Fonti alimentari di acido linoleico
  • Girasole (olio): 60.200 mg
  • Soia (olio): 53.400 mg
  • Mais (olio): 50.000 mg
  • Noci: 34.100 mg
  • Noci brasiliane: 24.900 mg
  • Arachidi (olio): 23.900 mg
  • Arachidi: 13.900 mg
  • Mandorle: 9.860 mg
  • Soia: 8.650 mg
  • Mais: 1.630 mg

Alimenti contenenti omega-3

Gli omega-3, cioè ALA, EPA e DHA, sono grassi buoni il cui consumo può alleviare l’irritazione cutanea. Essi, infatti, vengono metabolizzati dai nostri enzimi (COX) con produzione di molecole antinfiammatorie (docosanoidi) che riducono il prurito e la desquamazione. Sono contenuti sia in fonti vegetali (ALA), sia in fonti ittiche (EPA e DHA), che riportiamo nella tabella a seguire. Il fabbisogno è di 1-1,5 g al dì, equivalenti allo 0,2-0,5 % dell’apporto calorico giornaliero.

I valori in milligrammi (mg) si riferiscono a 100 g di alimento
Fonti alimentari di omega-3 (ALA, EPA e DHA)
  • Soia (olio): 7.600 mg ALA
  • Nocciole: 6.800 mg ALA
  • Aringa: 1.700 mg EPA e DHA + 61,66 mg ALA
  • Salmone: 1.200 mg EPA e DHA + 550 mg ALA
  • Soia: 1.000 mg ALA
  • Arachidi: 530 mg ALA
  • Trota: 500 mg EPA e DHA
  • Tonno: 400 mg EPA e DHA + 270 mg ALA
  • Merluzzo: 300 mg EPA e DHA + 2 mg ALA
  • Mandorle: 260 mg ALA

Ora che abbiamo visto come intervenire dall’interno, vediamo i rimedi per uso esterno!

I rimedi antiforfora per uso esterno

Il trattamento della forfora, che consiste principalmente nell’uso di shampoo cosmetici o medicati, ha l’obiettivo di indurne la remissione e mantenere nel tempo questi risultati. La scelta del prodotto si basa, fondamentalmente, sulla reazione del cuoio capelluto: in alcuni casi, ad esempio, è sufficiente usare detergenti più delicati; in altri, invece, sono necessari quelli antisettici, che riducono la carica di lieviti e batteri.

Ma andiamo per gradi!

La forfora è causata da detergenti aggressivi?

Provate gli olio shampoo, che detergono delicatamente il cuoio capelluto, grazie ai tensioattivi neutri. Questi ultimi, infatti, sono ingredienti che emulsionano e solubilizzano il sebo, senza asportarlo del tutto ed evitando, così, che il cuoio capelluto si secchi oppure che produca più sebo, desquamandosi. Essi, quindi, sono indicati sia in caso di forfora secca, perché non seccano la cute, sia in caso di forfora grassa perché, essendo delicati, non aumentano la secrezione di sebo a scopo difensivo.

La forfora è causata dalla flora del cuoio capelluto?

Allora provate gli shampoo, classici od oleosi a seconda della sensibilità cutanea, con ingredienti attivi contro lieviti e batteri.

Ma di quali ingredienti si tratta?
  • Zinco piritione (INCI Zinc pyrithione): è attivo contro funghi e batteri a concentrazioni dallo 0,5 all’1%. Gli shampoo con zinco piritione sono adatti per l’uso frequente, tant’è che possono essere effettuati da 2 a 3 lavaggi alla settimana. Nel 3% dei casi, tuttavia, questo ingrediente può provocare dermatite da contatto.
  • Disolfuro di selenio (INCI Selenium sulfide): è antifungino e rallenta il ricambio dell’epidermide a concentrazioni pari all’1%. Gli shampoo con questo ingrediente vengono usati 2 volte alla settimana per 2 settimane, poi 1 volta alla settimana per mantenere i risultati. Tendono a scolorire i capelli, perciò non usateli dopo la tinta, e provocano dermatite da contatto nel 3% dei casi.
  • Piroctolamina (INCI Piroctone olamine): è dotata di attività antibatteriche, antifungine e lenitive, a concentrazioni comprese tra lo 0,1 e lo 0,5%. Gli shampoo con piroctolamina sono indicati per l’uso frequente, 2-3 lavaggi alla settimana, e raramente possono provocare dermatite da contatto.
  • Ketoconazolo: è un farmaco antifungino contenuto, in concentrazioni dall’1 al 2%, nei medicinali senza obbligo di prescrizione. Gli shampoo a base di ketoconazolo vengono usati, su consiglio del medico o del farmacista, 2 volte alla settimana per 4 settimane come trattamento d’urto, quindi 1 volta alla settimana come mantenimento. Possono provocare dermatite da contatto nell’1% dei casi, nonché prurito, bruciore e secchezza cutanea nel 3% dei casi.
  • Tea tree oil (INCI Melaleuca Alternifolia Leaf Oil): è un’essenza dotata di proprietà antifungine, perciò potenzialmente utile come antiforfora. Cliccate qui per leggere l’articolo completo!

Gli ingredienti sopraelencati possono essere associati all’acido salicilico, che esfolia il cuoio capelluto, all’acido 18-β-glicirretico, che lenisce le irritazioni, e agli estratti vegetali, che possono nutrire la cute secca oppure ridurre la secrezione di sebo.

Quali prodotti evitare, invece?

Se soffrite di forfora, a prescindere dalla causa, meglio che evititate l’uso di gel, lacche e schiume per capelli, che potrebbero peggiorare la situazione.

Riassumendo:
  1. la forfora è un inestetismo del cuoio capelluto, caratterizzato da desquamazione e prurito, che colpisce il 50% degli adulti nel mondo;
  2. la principale causa riconosciuta è il lievito Malassezia, sommata all’aumento della secrezione sebacea e alla suscettibilità individuale;
  3. il trattamento prevede l’uso di shampoo delicati e/o antisettici, che non irritano il cuoio capelluto e lo disinfettano;
  4. si dovrebbero effettuare tre lavaggi alla settimana per mantenere pulito il cuoio capelluto senza seccarlo o aumentare ulteriormente la secrezione sebacea.

E con questo è tutto, cari lettori, alla prossima!

L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il parere del medico.

Bibliografia e sitografia

Scritto da:

Jessica Zanza

Giornalista e blogger con un passato da farmacista.
Sono una delle fondatrici del sito e curo la sezione editoriale.
Per contattarmi, inviate una mail a: j.zanza@inchiostrovirtuale.it