
Per Bacco! – o Perbacco! – nella lingua italiana è un’esclamazione di origine eufemistica che indica stupore, sorpresa, talvolta disappunto. La sua etimologia, secondo alcuni, ha a che fare proprio con Bacco e altro non sarebbe che un’invocazione al dio del vino e della vendemmia.
Ma chi è Bacco?
Bacco era un dio romano, spesso raffigurato ebbro, con in mano una coppa di vino e circondato da foglie di vite, e in realtà, almeno all’inizio, era un semidio in quanto figlio di Zeus e della mortale Semele, per poi essere “promosso” a dio a tutti gli effetti. Come spesso accade nella mitologia, Bacco era la versione romana del dio greco Dioniso, con le dovute e opportune differenze.
Per una versione a 360° di Dioniso tra mitologia e storia non perdetevi il nuovo articolo di Cristina, in tema con il nostro topic. Lo trovate qui!
Le rappresentazioni di un dio
In “C’era una volta… Pollon“, sfido chiunque a non conoscere le vicende assurde degli dèi dell’Olimpo. Secondo Hideo Hazuma, il dio del vino viene rappresentato come un tipo pelato, perennemente ubriaco e decisamente poco affascinante, cosa affatto strana se si pensa che il grande Apollo è rappresentato come uno sfaticato che dimentica spesso di far sorgere il Sole.

Euripide, con “Le Baccanti”, e Lorenzo De Medici con “Il trionfo di Bacco e Arianna”, hanno entrambi reso omaggio al dio della vendemmia.
Nell’arte, Leonardo Da Vinci, Michelangelo Buonarroti e Tiziano hanno tutti quanti, in modi differenti, immortalato il dio Bacco, ma vi è forse una rappresentazione che più d’ogni altra, nell’immaginario collettivo, ci restituisce Bacco al cento per cento.
“Bacco” di Caravaggio
Dobbiamo ringraziare Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, per questo. Il suo “Bacco” è forse l’opera più nota che lo raffigura.
Il dio viene rappresentato come un ragazzo dal viso tondo e in piena salute, la personificazione dell’abbondanza, resa anche da altri elementi quali la frutta, le foglie di vite e ovviamente la coppa di vino, che sono poi i tratti distintivi di Bacco stesso.

Il vino appena versato, se ne vedono infatti le increspature, ci viene quasi offerto dal dio, che, in una posa rilassata, sembra volerci invitare nel suo mondo.
L’autoritratto di Caravaggio: il “Bacchino malato”
Esiste anche una versione meno florida del Bacco di Caravaggio: “Bacchino malato“.

L’opera, più che rappresentare il dio, è da considerarsi una sorta di autoritratto, in cui viene messa in mostra l’umanità, il passare del tempo e l’avvicinarsi inesorabile della morte, simboleggiata dagli acini d’uva prossimi a marcire.
Lo strano caso del “Bacco” di Leonardo
Il “Bacco” rappresentato da Leonardo Da Vinci è decisamente diverso da quello del Caravaggio e la differenza più sostanziale è che il Bacco di Da Vinci, in realtà, è San Giovanni Battista (o, almeno, questa era l’intenzione di Leonardo).

Non si hanno nozioni, né reali spiegazioni sul perché il soggetto del quadro sia stato, per così dire, cambiato. Proprio per rendere più chiaro quale fosse il soggetto ritratto, nella seconda metà del Seicento vennero aggiunte delle foglie di vite e di tirso; infine, alla corte reale di Francia, il quadro assunse il nome ufficiale di “Baccus”.
L’opera, ad ogni modo, ha poco a che fare col Bacco cui siamo abituati. Leonardo rappresenta un giovane con le gambe accavallate e un bastone in mano, intento a fissarci. Tuttavia, tranne che per gli elementi aggiunti in seguito, non vi è nulla che lo indichi come Bacco. Ebbene, ora sapete perchè!
“Bacco e Arianna”… e Tiziano
L’opera di Tiziano è, per così dire, corale e rappresenta un momento particolare nella mitologia. Arianna, appena lasciata da Teseo, lo guarda allontanarsi disperata. In quel momento si imbatte nelle baccanti in processione e Bacco, seduto su un carro, non appena la vede se ne innamora perdutamente, dunque spicca un balzo verso di lei. Tiziano rappresenta il dio nell’atto di saltare.

Nel mito, Bacco (Dioniso) e Arianna si sposarono ed ebbero quattro figli. Un’altra versione del mito vede Arianna non cedere alle lusinghe del dio, per poi gettarsi da una rupe per il dolore di aver perso Teseo.
Forse non tutti sanno che…
Il detto lasciare in asso deriva proprio dal mito di Arianna, lasciata a Nasso (e in asso, è il caso di dirlo) da Teseo, che, a seguito della morte del Minotauro e dopo averle giurato amore, la fece addormentare e poi fuggì per mare. Per saperne di più vi rimando all’articolo di Cristina: “Questione di fili: dal filo del destino a quello di Arianna“.
Il giovane “Bacco” di Michelangelo
Michelangelo Buonarroti, con la sua proverbiale maestria, raffigurò un giovane Bacco, ebbro di vino che quasi barcolla e incespica. Dietro di lui, il satiro Pan mangia la sua uva, approfittandosi della distrazione e dell’ebbrezza del dio.

Il calice di vino è sollevato, quasi stesse facendo un brindisi, e la figura è dinamica e rappresenta appieno la giovinezza e, probabilmente, i suoi eccessi.
La versione greca di Bacco, ovvero Dioniso, aveva fama di essere molto più affascinante del suo alter ego romano, capace di ammaliare i mortali e di distruggerli allo stesso tempo, proprio perché rappresentava l’eccesso, l’ebbrezza e l’estasi.
Personalmente, sono più colta (si fa per dire) in fatto d’arte che di vino, sebbene mi piaccia molto berlo, ma ammetto che Bacco ha un fascino immortale, perché impersonifica colui che va contro le regole e che si gode la vita, quello che un po’ tutti vorremmo essere… Forse! Alla prossima!
Serena Aiello
Ex studentessa ormai (e finalmente) laureata, lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.