La musicoterapia è un trattamento che si avvale della musica per aiutare a gestire disturbi come il dolore, le demenze e le psicosi, in associazione ai farmaci; può essere individuale o di gruppo, attiva o passiva (a seconda che i pazienti suonino, cantino, ballino o si limitino all’ascolto), basata sui gusti personali dei pazienti o decisa dallo specialista. Scopriamone di più!
Potenzialità e indicazioni della musicoterapia
L’impiego della musica nel trattamento dei disturbi neurologici, di quelli psichiatrici e del dolore, si basa sul fatto che la musica attiva le aree cerebrali che controllano le funzioni cognitive come la memoria, quelle motorie come la deambulazione e quelle sensoriali come il dolore, migliorando i sintomi associati a un loro squilibrio. Approfondiamo la questione!
Effetti della musica sull’agitazione e la demenza
Insieme ad ansia, depressione e allucinazioni, l’agitazione è un sintomo di demenza che si manifesta con gesti ripetitivi, irrequietezza e aggressività verso se stessi o gli altri. Contrastarla è fondamentale per proteggere la psiche del paziente e non comprometterne i rapporti sociali.
In questo caso, la musicoterapia potrebbe offrire un valido supporto ai farmaci: infatti, secondo una recente ipotesi, i pazienti si agitano, perché non riescono a comunicare col prossimo, a esprimere a voce emozioni e desideri, e ciò li porterebbe a isolarsi dagli altri, favorendo così il declino cognitivo; ma la musica, oltre a essere un’arte, è anche una forma di comunicazione che può aiutare i pazienti a esprimersi e dunque a calmarsi. Ciò vale per tutti i tipi di musicoterapia, come evidenziato da un’analisi statistica dei dati in letteratura.
La ricerca
Gli autori hanno esaminato i dati provenienti da 12 studi, per un totale di 658 pazienti con demenza (diagnosticata in base ai criteri del DSM-IV). Benché non esente da limitazioni, la metanalisi evidenzia un effetto positivo moderato e stabile della musicoterapia nei confronti di varie forme di demenza, tra cui l’Alzheimer e la demenza a corpi di Lewy.
Non solo, sembra che ascoltare la propria musica preferita – almeno due volte al giorno in compagnia – possa prevenire il declino cognitivo dovuto all’età perché richiama alla mente i ricordi associati a un particolare stato emotivo; è quanto emerso da una revisione di studi che ha esaminato gli effetti della musica sulle funzioni cognitive dei pazienti anziani non affetti da demenza.
Effetti della musica sul Parkinson
Il morbo di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune, giacché colpisce 571/100.000 persone solo in Europa, caratterizzato da difficoltà di deambulazione e coordinazione; infatti i pazienti:
- si muovono con difficoltà, se non quando sottoposti a stimoli molto forti;
- sono lenti e barcollano;
- camminano a piccoli passi e ogni tanto si bloccano (freezing).
Questi sintomi si manifestano perché la sostanza nera (cioè, la struttura nervosa che facilita i movimenti) è danneggiata nel Parkinson, perciò non può attivare il circuito nervoso che fa nascere e proseguire i movimenti volontari; tuttavia, nelle fasi iniziali del morbo, i sintomi motori non sono evidenti, perché si attiva un meccanismo che compensa la perdita dei neuroni nella sostanza nera.
Secondo quanto emerso da una revisione di studi clinici, è possibile che la musica possa rinforzare tale meccanismo e perciò migliorare l’andatura del paziente – passi più rapidi, simmetrici e distanziati, minore frequenza del freezing – anche dopo l’ascolto.
Inoltre, i benefici sulla mobilità e l’equilibrio potrebbero aumentare con un bel tango, giacché il contatto col partner amplificherebbe i benefici della musica sui sintomi del Parkinson; per tali motivi, le linee guida europee raccomandano il ballo di coppia nei pazienti col morbo.
Effetti della musica sulla schizofrenia
La schizofrenia è una forma di psicosi per la quale non esistono cure definitive ma solo farmaci che controllano i sintomi, che possono compromettere seriamente la qualità di vita del paziente.
Sintomi positivi (cosiddetti perché il paziente agisce):
- visione distorta della realtà (“l’AIDS non esiste”);
- paranoia (“mi perseguitano”);
- delirio (“sono Napoleone”);
- allucinazioni uditive (“sento le voci”);
- disturbi della parola (si pronunciano frasi sconnesse);
- scatti d’ira improvvisi;
- dissociazione emotiva (ad esempio, si ride per una disgrazia).
Sintomi negativi (cosiddetti perché il paziente non agisce):
- appiattimento emotivo (non si manifestano emozioni);
- anedonia (non si prova piacere);
- abulia (non si è in grado di prendere decisioni);
- alogia (non si parla e ancor meno si risponde);
- isolamento;
- deficit di memoria e altri disturbi cognitivi.
Due studi di metanalisi evidenziano che la musicoterapia potrebbe migliorare l’efficacia dei farmaci antipsicotici; tuttavia, mentre il primo evidenzia un miglioramento dei soli sintomi negativi, il secondo mostra anche una riduzione dei sintomi positivi e, dunque, degli episodi di violenza. Inoltre, da quest’ultimo studio, emerge che gli effetti sono significativi a prescindere dalla durata e dalla frequenza delle sedute.
Terapia palliativa dei tumori
Da una revisione degli studi in letteratura – che ha esaminato i dati dagli anni ’70 al 2012 – è emerso che la musica potrebbe alleviare le sofferenze dei pazienti oncologici sia aumentando la produzione di endorfine (antidolorifici naturali) e sia placando l’ansia prima e dopo gli interventi, durante la chemioterapia e la radioterapia.
Ascoltare 30 minuti di musica potrebbe alleviare la tensione anche ai loro caregivers, ugualmente soggetti ad ansie e paure; tali effetti sono di portata maggiore in presenza delle infermiere, che ricreano un’atmosfera piacevole.
Consigli di lettura
Nel nostro sito abbiamo parlato a più riprese del dolore. Se l’argomento è di vostro interesse, vi consigliamo di cliccare sui seguenti link:
Buona lettura e alla prossima!
L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il parere del medico.
Bibliografia e sitografia
- Trattato di farmacologia (Annunziato – Di Renzo)
- Intelligence (2010) – Mozart effect–Shmozart effect: A meta-analysis
- Cochrane Database Systematic Reviews (2011) – Music therapy for people with schizophrenia and schizophrenia-like disorders
- Neuroscience and Biobehavioural Reviews (2013) – Into the groove: Can rhythm influence Parkinson’s disease?
- Supportive Care in Cancer (2013) – Music-based interventions in palliative cancer care: a review of quantitative studies and neurobiological literature
- Karger (2014) – Mozart, Music and Medicine
- Frontiers in Neuroscience (2015) – Partnered Dancing to Improve Mobility for People With Parkinson’s Disease
- BMC Psychiatry (2016) – Significant treatment effect of adjunct music therapy to standard treatment on the positive, negative, and mood symptoms of schizophrenic patients: a meta-analysis
- Frontiers in Psychology (2017) – Effects of Music on Agitation in Dementia: A Meta-Analysis
- Clinical Interventions in Aging (2017) – Cognitive decline in normal aging and its prevention: a review on non-pharmacological lifestyle strategies
- Frontiers in Psychology (2017) – A Systematic Review of Psychosocial Interventions to Cancer Caregivers
Giornalista pubblicista, ex collaboratrice de L’Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
Per contattarmi, inviate una mail a: j.zanza@inchiostrovirtuale.it