Ventunesimo appuntamento con “L’erbario“, in cui vi raccontiamo curiosità e aneddoti sul melograno (Punica granatum). Buona lettura!
Punica granatum: l’identikit
“L’albero si chiama melograno, il frutto melagrana, il fiore… Non si chiama, si ammira”.
Il melograno è arrivato nei Paesi mediterranei dall’Asia occidentale, dove sono stati ritrovati reperti fossili risalenti al Pliocene. Si tratta di una pianta diffusa sia nelle alture che nelle pianure; nei terreni maggiormente assolati può arrivare fino a 6 metri di altezza e, se non potati, i suoi rami spinosi si estendono anche in larghezza, facendo addirittura germogliare altre piantine alla base del tronco.
Le foglie sono di un bel verde lucido, piccole e allungate, mentre i fiori sono rossi e crescono singoli o a mazzetti. Nei primi giorni autunnali, le foglie iniziano a cadere e maturano i frutti, le favolose melagrane, che hanno la classica forma della mela ma terminano in basso con una coroncina.
La buccia diventa rossastra quando i frutti sono maturi; all’interno sono contenuti i numerosi semi succosi, più dolci o più asprigni a seconda del grado di maturazione, di colore rosa o rosso e raggruppati in logge separate da una pellicola.
Gli usi tradizionali
Fin dall’antichità, se ne conoscono le virtù salutari: Galeno e Aezio utilizzavano i decotti fatti con i semi della melagrana per curare alcune malattie. Sono infatti ricchissimi di vitamine A e B e di ferro, e contengono sostanza antiossidanti come i flavonoidi. Secondo la Medicina popolare, il succo è astringente, rinfrescante, cardiotonico e dà sollievo alla tosse secca.
Per una squisita confettura vi servirà il succo della melagrana, mescolato a quello di altri tipi di mele, come le renette e le cotogne, dosate in parti uguali, zucchero compreso, più la buccia grattugiata di 3 limoni.
Sgranate la melagrana, frullate i chicchi e filtrate, quindi versate il contenuto in una pentola antiaderente. Tagliate in pezzi grossolani le altre mele, senza sbucciarle, e privatele del torsolo. Mescolate il tutto e fate cuocere a fiamma moderata rigirando frequentemente con un mestolo di legno.
Una volta cotte le mele, spegnete il fornello e frullate il composto con lo zucchero e la scorza dei limoni; quindi rimettete la casseruola sul fuoco e continuate a cuocere fino a quando il composto si addensa e rimane attaccato al mestolo.
Versatelo ancora bollente in barattoli di vetro che poi andrete a raffreddare sotto una coperta. Conservate in un luogo fresco e gustate!
L’aneddoto
Punica granatum era considerato sacro presso quasi tutti i popoli antichi ed è tra gli alberi più citati nei libri classici.
Greci e romani ne esaltavano e ne cantavano la bellezza, i Cartaginesi lo utilizzavano per rinfrescarsi e in Persia era tradizione che una sposa dovesse calpestare una melagrana prima del matrimonio.
Secondo gli studiosi biblici, l’albero della vita era proprio il melograno e gli Ebrei ne indicavano il frutto come simbolo del peccato, ma in molte parti del Vecchio Testamento viene considerato segno di prosperità.
Per i Cristiani la melagrana è simbolo della Chiesa: i semi sono i fedeli e il succo è il sangue dei martiri.
Articolo pubblicato su Sardegna Live.
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Crediti fotografici
In apertura, foto di Renato De Santis da Pixabay.
Mi chiamo Alessandra Leo, sono laureata in Scienze della Comunicazione e pubblicista.
Adoro il mondo beauty, in particolare il make-up e la skincare, ma un’altra mia passione è l’esoterismo e tutto ciò che riguarda streghe e magia.