Semi di Ippocastano (Aesculus hippocastanum) o castagna matta.

Diciottesimo appuntamento con L’erbario, in cui vi raccontiamo alcune curiosità e aneddoti sull’ippocastano (Aesculus hippocastanum). Buona lettura!

Aesculus hippocastanum: l’identikit

Tra le adorabili foglie brillavano i dorsi color mogano delle castagne d’India” (Doris Vian)

L’ippocastano, o castagno d’India, appartiene alla famiglia delle Sapindaceae. È un albero originario della Grecia settentrionale e dell’Asia occidentale, introdotto in Francia all’inizio del XVII secolo. Oggi è coltivato e diffuso in tutte le zone temperate dell’Europa, dalla pianura fino a 800 metri di altitudine.

Notevole per dimensioni e longevità, questo albero può raggiungere i 40 metri di altezza e vivere 280 anni. Si riconosce dalle grandi foglie, costituite da 5-7 lamine con il margine seghettato, e dai fiori bianchi riuniti in infiorescenze a pannocchia. Invece i frutti sono capsule rotonde munite di aculei, che nella stagione autunnale si aprono in 3 valve, che contengono 1 o 2 semi lisci e lucidi marroni.

Gli usi tradizionali dell’ippocastano

La castagna d’India o castagna matta in Turchia veniva soprannominata “castagna del cavallo”, in riferimento all’impiego che se ne faceva per curare i cavalli, e “castagna di mare” per la somiglianza con il riccio di mare.

Questa castagna non è commestibile, ma la polpa serve a trattare i disturbi della circolazione del sangue, in particolare l’insufficienza venosa cronica, in quanto gli estratti ottenuti dai semi (un tempo cibo dato ai cavalli) esercitano un’azione sulla permeabilità capillare, hanno un effetto antinfiammatorio e migliorano il drenaggio linfatico.

In fitoterapia viene utilizzata l’intera pianta: corteccia, fiori e frutti, e in erboristeria si può trovare sotto forma di macerato glicerico. I frutti hanno un effetto moderatamente narcotico e i semi non trattati sono tossici; la corteccia era usata come febbrifugo. L’ippocastano è anche uno dei fiori di Bach: il White Chestnut.

I principi attivi con azione decongestionante presenti nell’ippocastano possono essere impiegati anche in campo cosmetico, come nella preparazione di creme viso.

Gli estratti di ippocastano sono controindicati in soggetti con disturbi gastrointestinali: sono proprio i disordini dell’attività digerente (costipazione, diarrea, vomito e nausea) a rappresentare i suoi effetti indesiderati più comuni.

Un piacevole passatempo

Le castagne evocano immancabilmente i ricordi dell’infanzia: in autunno è bellissimo raccoglierle nei boschi o nei parchi per poi trasformarle in composizioni creative.

Durante un fresco pomeriggio autunnale, munitevi di cestino e andate alla ricerca dei ricci aperti dell’ippocastano, magari con i vostri bambini, che potranno così creare dei personaggi o animali incollando le castagne tra loro o unendole con gli stuzzicadenti.

Si possono usare, inoltre, per ricoprire il terriccio di superficie delle piante che tenete in casa o per metterle dentro gli armadi: tarme e ragni non ne apprezzeranno l’odore. Fate molta attenzione che i vostri animali domestici non le mangino! Potrebbero provocare vomito o disturbi nervosi.

Aesculus hippocastanum: l’aneddoto

Gli antichi attribuivano alla castagna d’India poteri di ricchezza e di guarigione. Sostenevano si dovesse sempre tenere una castagna in tasca come portafortuna per attirare il denaro, il successo e per cautelarsi contro mal di reni e reumatismi. Portandone addosso 3 contemporaneamente, si era invece protetti dalle vertigini.

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Crediti fotografici

In apertura, foto di Mabel Amber, who will one day da Pixabay.

Scritto da:

Alessandra Leo

Mi chiamo Alessandra Leo, sono laureata in Scienze della Comunicazione e pubblicista.
Adoro il mondo beauty, in particolare il make-up e la skincare, ma un'altra mia passione è l'esoterismo e tutto ciò che riguarda streghe e magia.