Storia del ratto più famoso della mitologia
È primavera… Tenera e fresca l’erba nasce nei prati, i primi fiori occhieggiano timidi e si schiudono sotto un rinnovato tiepido sole. Ovunque è un pullulare, un affaccendarsi, un brulicare di nuova energia. E la natura rinasce a nuova vita.
ALT! Questa visione bucolica della natura contrasta con la realtà dei fatti legata ai misteri eleusini.
L’arrivo della gioia della primavera è il frutto di un crimine, atroce ed efferato, perpetrato ai danni di una dolce e leggiadra fanciulla, una ninfa, una dea. Parliamo di una torbida storia d’amore e di passione e di un vile rapimento. Ricostruiamo l’accaduto!
Il mito del rapimento di Persefone
Il tempo, nei miti, non è mai certo ma i luoghi sì, almeno quasi sempre.
Ci troviamo sulle rive del lago Pergusa, alle pendici dell’Etna, anche se Proclo e Strabone sostengono che l’episodio del mito si verificò ad Hipponion, oggi Vibo Valentia. Omero invece, nell’Inno a Demetra, parla di un’indefinita piana di Misa, luogo che probabilmente non ha alcun riscontro geografico.
I personaggi
Demetra o Cerere (nome romano di un’antica forza primigenia dell’agricoltura, che si indentificherà totalmente con la dea greca, secondogenita di Crono e Rea) è la divinità della terra coltivata. Essenzialmente è la dea del grano. Di lei si ha traccia, oltre che nelle pianure di Eleusi e in Sicilia, anche a Creta, in Tracia e nel Peloponneso. Nella nostra storia è la madre.
Perifone, Perrefassa, Proserpina per i romani: è Persefone detta anche Kore (dal greco Κόρη, giovinetta), Kora o Core: una figura antichissima legata al mondo rurale e all’oltretomba. Diventerà dea minore degli inferi e regina dell’oltretomba. Unica figlia di Demetra e Zeus, è la nostra coprotagonista.
Ade: dio dei morti fratello di Zeus e Poseidone, di Era, di Estia e di Demetra, era uno dei signori che si spartì il mondo dopo la lotta contro i Titani. Mentre a Zeus toccò il cielo, a Poseidone il mare, Ade prese possesso del mondo sotterraneo, degli inferi e del Tartaro.
Ebbe un’infanzia complicata: appena nato fu ingoiato insieme ai suoi fratelli dal padre e poi risputato grazie a uno stratagemma della madre. Per questo motivo, o per il soggiornare da lungo tempo negli inferi senza quasi mai uscirne, aveva un carattere impietoso e iracondo, tanto che per non attirarne le ire veniva quasi sempre designato con eufemismi: il più comune di tutti era Plutone, dall’aggettivo greco ploutos, ricco, ed era spesso rappresentato con una cornucopia in mano.
Ade non viene quasi mai raffigurato e non può annoverare templi, se non in condivisione con sua moglie. Poco si sa anche dei riti a lui dedicati: si dice che gli venissero sacrificate nelle ore notturne pecore o tori neri, ma Euripide sostiene che Ade non ricevesse libagioni. In questa nostra ricostruzione dei fatti è il rapitore nonché, come abbiamo potuto dedurre, zio della fanciulla.
Al di là delle iconografie classiche, più o meno presenti, nel mio immaginario Ade sarà sempre rappresentato così.
I fatti
Le cronache raccontano (o meglio, l’Inno omerico a Demetra racconta) che Persefone si fosse recata con alcune amiche, le figlie di Oceano, presso Pergusa, dal lago ceruleo, alimentato da ruscelli armoniosi attorno al quale si stendevano prati famosi per la moltitudine e la varietà dei fiori che vi nascevano.
Persefone si allontanò dal gruppo probabilmente per ammirare un Asfodelo, il fiore da cui anche gli dèi sono attratti, o un narciso, quando con un fragore assordante la terra all’improvviso si squarciò e ne uscì una quadriga d’oro trainata da cavalle immortali. A portarla, in tutto il suo terribile splendore, nientemeno che Ade!
Che fosse passato lì per caso perché stanco delle tenebre del suo regno o meno, resta il fatto che Ade era già innamorato della bella nipote e avesse chiesto al fratello Zeus di poterla prendere in moglie.
Zeus al cospetto di Demetra, almeno in apparenza, rifiutò, dicendo che non poteva immaginare la figlia nell’oscurità degli inferi; fatto sta che i ben informati (ci sono sempre in ogni epoca e in ogni scandalo che si rispetti) sostengono che alla fine si fece convincere dal fratello e decise di aiutarlo a rapire la propria figlia.
Pertanto, che l’occasione fosse costruita o meno, in quella circostanza Ade decise di passare all’azione.
Il rapimento di Persefone
Come dicevamo, Ade si presentò bello e terribile sul suo cocchio e, senza alcuno sforzo, cinse voracemente la bella Perfesone tra le sue braccia e la strinse contro il proprio petto, per sedare le sue proteste e vanificare ogni tentativo di fuga. Ciane, compagna di Proserpina, tentò di fermare i cavalli e il dio infuriato la trasformò in fonte. Ancora oggi Ciane, con i suoi papiri, porta le sue limpide acque a Siracusa.
Vistasi impossibilitata a fuggire, e senza aiuto, la fanciulla atterrita levò alte e terribili grida e implorò il padre Giove. Questi però, avendo permesso il ratto, non poté aiutarla. Prima di sparire fagocitata dalla nera terra rivolse alla madre un’ultima e disperata invocazione. Il suo grido fu così forte che montagne, boschi e prati fecero eco alla sua voce. Infine la terra si chiuse come se nulla fosse accaduto
La disperazione di una madre
Demetra la udì dall’Olimpo. Sconvolta dall’ansia, scese volando in terra e cercò ovunque l’adorata figlia. La cercò persino negli antri marini, chiese notizie all’aurora, al tramonto, ai fiumi, ma nessuno volle dirle la verità. In tutto ciò Giove nicchiava.
All’alba del decimo giorno, quando ogni ricerca risultò vana, la dea, in preda alla più folle angoscia, interrogò il sole che avendo pietà di lei le rivelò il rapimento della figlia da parte di Ade.
Demetra, sconvolta e disperata dalla notizia lasciò l’Olimpo e si rifugiò ad Eleusi, in un tempio a lei consacrato. Lì, accanto a un pozzo, la trovarono le figlie di Celeo. Lei raccontò di chiamarsi Doso e di essere sfuggita ai pirati e le ragazze, mosse a compassione, la portarono a palazzo come nutrice di Demofonte, l’ultimo figlio della regina Metanira, sposa di Celeo.
Demetra non allattò Demofonte, ma segretamente lo massaggiava con l’ambrosia, immergendolo di notte nel fuoco per renderlo un immortale eternamente giovane. Una notte, però, venne scoperta da Metanira, che si spaventò. La dea, irata, si manifestò alla regina e le chiese di ergergli un santuario con un altare da dove ella potesse insegnare i suoi riti agli uomini.
Danni collaterali o carestia come conseguenza di altro reato
Durante questo periodo la Dea si dimenticò che la terra aspettava la sua protezione, così pian piano i frutti marcirono, le spighe seccarono, i fiori e i prati ingiallirono e la terra divenne brulla e desolata. Provocò carestie e gli dèi non poterono più ricevere i sacrifici dagli uomini
Zeus, fai qualcosa!
Ancora adirata, Demetra cominciò a ricevere, nel santuario, le visite di vari messaggeri che la invitavano a tornare nell’Olimpo ma, prendendo atto del fatto che fosse irremovibile nell’ottenere la restituzione della figlia, e che il malumore per la mancanza di libagioni serpeggiava tra le altre divinità, Zeus dovette arrendersi e inviò Ermes a comunicare a Ade di restituire la ragazza.
Il melograno
Se pensate che tutto è bene quel che finisce bene, e che la giovane Proserpina tornerà presto libera tra le braccia della madre, vi sbagliate, perché il colpo di scena è dietro l’angolo.
Ade infatti, pur costretto a ubbidire a Zeus, non era affatto contento di dover restituire la ragazza; così, decise di offrire alla fanciulla come gesto distensivo, prima del suo ritorno in superficie, una melagrana che lei accettò, mangiandone solo 6 semi.
L’avvocato dell’imputato, sostiene che Ade fece inconsapevolmente mangiare la giovinetta senza conoscere le leggi del Fato, che impongono di non mangiare una volta giunti nell’aldilà, pena l’impossibilità di lasciare il regno dei morti. Ora, come possiamo credere che il Dio dell’oltretomba non conosca una regola così elementare del proprio regno?
Per dovere di cronaca, però, preciso che esistono diverse versioni della leggenda: in una, ad esempio, è Ecate a salvare Persefone, mentre un’altra tra le più diffuse sostiene che Persefone non fu indotta a mangiare i sei semi con l’inganno, ma lo fece volontariamente perché si era affezionata ad Ade.
Il significato del melograno rimanda al matrimonio e alla fertilità. Invece, secondo altre interpretazioni, il frutto che nel mito stabilisce il vincolo con il regno dell’oltretomba non è il melograno, ma l’oppio, la cui capsula è peraltro straordinariamente simile.
L’inganno svelato
Un elemento supplementare della vicenda consiste nel fatto che Demetra non seppe che la figlia aveva mangiato il melograno, finché non fu un giardiniere dell’Oltretomba, Ascalafo, a rivelarlo: vuoi che Persefone avesse mangiato di sua volontà, vuoi che fosse stata persuasa da Ade, in questo modo Demetra perse la possibilità di avere la figlia con sé tutto il tempo e castigò Ascalafo trasformandolo in un barbagianni.
Io, mammeta, tu
Quando finalmente Persefone fu restituita alla madre, Zeus, accorgendosi che la figlia aveva toccato cibo nell’oltretomba, decise per una mediazione. Poiché la fanciulla aveva mangiato solo 6 semi e non un frutto intero, sarebbe rimasta negli inferi con il marito solo per metà anno, mentre avrebbe trascorso gli altri mesi con la madre sulla terra. Demetra, quindi, accoglieva ciclicamente con gioia il periodico ritorno di Persefone sulla Terra, facendo rifiorire la natura in primavera e in estate.
La sua rinascita simboleggia la rinascita di piante e fiori e il simbolo dell’eternità della vita, che scaturisce dalle generazioni che sorgono l’una dall’altra.
L’alternanza delle stagioni
Che l’andirivieni di Persefone dal mondo dei morti simboleggi l’alternarsi delle stagioni, lo possiamo dunque dare come fatto assodato. Quello che cambia sono alcune interpretazioni.
In alcuni casi la fanciulla è condannata a stare con Ade solo per un terzo dell’anno, quindi quattro mesi e non sei, in altre s’ipotizza che il periodo che trascorre nell’aldilà corrisponda alla secca estate greca, durante la quale le piante sono minacciate di siccità e che ritorni solo all’inizio dell’autunno, quando i semi sono piantati e il ciclo di crescita ricomincia.
Questa interpretazione, però, stona con il nostro principale testimone: l’Inno omerico a Demetra che, nel verso 415, annuncia il ritorno di Persefone nella primavera dell’anno, non nella caduta:
Questo fu il giorno [del ritorno di Persefone], proprio all’inizio della generosa primavera.
Una nuova e diversa interpretazione è poi fornita da alcuni studiosi moderni: Persefone non vede la luce del sole nei mesi estivi quando il grano, simbolo di Demetra, viene mietuto e conservato in grandi recipienti sotto terra; a questa usanza alluderebbe il periodo trascorso da Persefone nel regno delle tenebre.
I misteri eleusini
I misteri Eleusini, dunque, sono riti misterici che celebrano il rapimento di Persefone e il suo ritorno dalla madre Demetra. Le celebrazioni si svolgevano nell’antica città greca di Eleusi e si svolgevano in tre fasi: la discesa (perdita), la ricerca e l’ascesa.
Per gli iniziati, la rinascita di Persefone simboleggiava l’eternità della vita che scorre di generazione in generazione. L’insieme coerente di riti, cerimonie ed esperienze, dovute probabilmente a droghe psichedeliche, coinvolgevano le visioni e l’evocazione di un aldilà.
Piccoli e grandi misteri
La cerimonia voleva rappresentare il riposo e il risveglio perenne della vita delle campagne. I piccoli misteri erano una specie di purificazione, che si svolgeva in primavera nel mese di Antesterione, a cavallo tra febbraio e marzo. I grandi misteri, invece, definivano il momento della consacrazione e si svolgevano tra settembre e ottobre, nel mese di Boedromione.
Un matrimonio felice?
Anche se con un inizio piuttosto turbolento, l’unione di Ade e Persefone si può dire riuscita. Nei Misteri Eleusini, è la divina coppia che riceve gli iniziati nella vita ultraterrena e, in quanto tale, Plutone non è associato alla figura del “violento rapitore” di Persefone. Ovidio narra, inoltre, che Ade volesse approfittare della Ninfa Menta e la moglie, dapprima si dispiaque, poi s’infuriò quando Menta la minacciò e si vantò, alludendo sottilmente alle proprie arti erotiche molto sviluppate. Persefone, sdegnata, la fece a pezzi: Ade (che, diciamolo, aveva combinato il pasticcio) le consentì di trasformarsi in erba profumata, la menta, ma Demetra la condannò alla sterilità, impedendole di produrre frutti.
Il rapimento di Persefone nella mitologia mesopotamica
Il mito di Persefone trae alcuni suoi elementi dalla mitologia mesopotamica, riassunti ne La Discesa di Inanna negli Inferi. Inanna si reca nel Kurnugea, gli inferi sumeri, per recare le condoglianze alla sorella e vi rimane intrappolata. Grazie a un sotterfugio riesce a tornare in superficie ma, in un momento d’ira nel trovare Dumuzi, suo compagno, intento a oziare e non a preoccuparsi per la sua assenza, lo condanna a prendere il suo posto.
Dumuzi allora fugge e si rifugia dalla sorella Geshtinanna, la quale si offre per passare sei mesi dell’anno negli inferi al posto suo. Dato che Dumizi e Geshtinanna erano considerati le divinità del malto e della vite, il mito spiega l’alternanza delle stagioni e fa riferimento ai diversi periodi di raccolta e produzione, rispettivamente, della birra e del vino.
Alcuni studiosi sostenevano che il culto eleusino fosse una continuazione di un culto minoico, in cui Demetra è una dea dei papaveri che portò il papavero da Creta a Eleusi. Alcune informazioni utili dal periodo miceneo possono essere tratte dallo studio del culto di Despina, antenata di Demetra, e il culto di Ilizia che era la dea della nascita.
Curiosità legate al rapimento di Persefone
Durante le ricerche di immagini e di dettagli sul mito, mi sono imbattuta in un qualcosa che mi ha lasciato stupita. Girando per il web si incontrano varie storie, alcune molto carine, scritte da amatori (le cosiddette fanfiction, per chi ne mastica) sul rapimento di Persefone e il suo conseguente amore per Ade. Nella maggior parte dei casi vanno a colmare di dettagli, romantici e avventurosi, la trama originale. Se ne leggerete qualcuna, non guarderete più la mitologia classica con gli stessi occhi. Nel caso, fateci sapere!
Consigli di lettura
Il rapimento di Persefone è il protagonista di una celebre opera d’arte; per maggiori dettagli leggete “Il ratto di Proserpina secondo Bernini“.
Mi chiamo Cristina, sono nata di giovedì e sono un sagittario!
Mi piace chiacchierare, conoscere persone e sono a mio agio anche a una festa in cui non conosco nessuno. Cerco sempre il lato positivo delle cose e il mio motto è “c’è sempre una soluzione”!
Maniaca della programmazione, non posso vivere senza la mia agenda.
Ho studiato linguaggi dei media e da quasi 20 anni mi occupo di comunicazione per una grande azienda di telefonia.
Nel tempo libero mi piaceva leggere, viaggiare, guardare i film, andare a teatro. Ora invece ho due gemelle di 7 anni che, se da una parte assorbono quasi tutte le mie energie, dall’altra mi hanno donato un nuovo e divertente punto di vista.
Per tutti questi motivi vi parlerò di storie e leggende.