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Da mostro mitologico a simbolo femminista

Il mito di Medusa è uno dei più conosciuti: infatti tutti, al sentirla nominare, si figurano una donna dai serpenti al posto dei capelli e sguardo capace di pietrificare all’istante.

Il mito però narra molto altro, infatti Medusa era descritta come bellissima ma tramutata in mostro dalla dea Atena, come punizione per aver giaciuto col dio Poseidone (sebbene si parlasse a tutti gli effetti di uno stupro). A questo punto entra in gioco Perseo, l’eroe greco che riesce a tagliare la testa a Medusa, sconfiggendola.

Il mito di Medusa nell’arte

Dal punto di vista artistico, il mito di Perseo e Medusa ha parecchi esempi, quali l’opera di Benvenuto Cellini, simbolo del manierismo e bellissima, che raffigura Perseo che tiene la testa di Medusa in una mano e la spada nell’altra, il corpo in tensione.

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Perseo con la testa di Medusa, di Benvenuto Cellini.

Per non parlare della scultura di Antonio Canova, famoso per le opere ispirate alla mitologia greca, che ha scolpito Perseo vittorioso, con la testa di Medusa a mo’ di trofeo.

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Perseo trionfante, di Antonio Canova.

Ma se il mito venisse ribaltato? Ecco, Luciano Garbati lo ha fatto!

Il mito ribaltato da Garbati

Luciano Garbati, artista italo-argentino, nel 2008 realizzò l’opera Medusa with the head of Perseo, nota anche come Medusa uccide Perseo, che ribalta il mito. Non c’è Perseo che solleva la testa della Gorgone come simbolo di vittoria, ma è lei a mostrare fieramente la testa del nemico.

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Medusa with the head of Perseo, di Luciano Garbati.

L’opera ricorda per certi versi quella di Benvenuto Cellini nella postura, nel corpo in tensione e la spada ancora in mano, sebbene in quel caso Perseo abbia lo sguardo appena abbassato, mentre la Medusa di Garbati ricambia lo sguardo dell’osservatore, quasi con sfida.

Simbolo del movimento #metoo

Un’opera con una tale forza espressiva è divenuta ben presto un simbolo: infatti, la statua è stata esposta a New York, davanti al tribunale dove è stato processato e poi condannato Harvey Weinstein, ed è stata presa a emblema dal movimento #metoo, proprio per la storia dietro al mito di Medusa, prima violentata e poi punita come fosse lei la colpevole.

Ma ecco che, puntuali, sono arrivate anche le critiche. Ad esempio, ad alcune esponenti del movimento non è andato giù che un uomo abbia realizzato l’opera, nonché l’aspetto di Medusa: forme armoniose, seno alto, figura snella, perché ne conseguirebbe la volontà di mercificare, ancora una volta, il corpo femminile; per non parlare del fatto che la testa dovrebbe essere quella di Poseidone – suo stupratore – e non quella di Perseo.

Qualunque sia il pensiero su quest’opera dai richiami classici eppure tremendamente moderna, va detto che l’impatto è forte e sicuramente apre a una chiave di lettura interessante, facendoci chiedere cosa accadrebbe se tutti i miti venissero ribaltati e riletti ai giorni nostri, adattandosi sempre più alla nostra realtà. Fatemi sapere cosa ne pensate. Siete a favore dell’opera o anche voi avete più di una critica? Alla prossima!

Consigli di lettura

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Scritto da:

Serena Aiello

Ex studentessa ormai (e finalmente) laureata, lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.