Biden-Trump exit

A quattro giorni dall’election day americano, i numeri hanno assegnato lo scettro del vincitore a Joe Biden, ma Trump non si arrende e annuncia battaglia legale.

Dopo un’estenuante attesa durata giorni – sebbene non sia ancora terminato lo scrutinio in tutti gli Stati – è stata la CNN ad annunciare che Joe Biden è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, con il più alto numero di voti mai registrato sino ad oggi, e Kamala Harris è la prima vicepresidente donna nella storia americana. 

Nel pieno rispetto dell’era della politica 2.0, le prime parole del Presidente-eletto Biden e della Vice Presidente-eletta Harris sono state affidate a Twitter:

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Nell’attesa che la bizzarra preghiera di Paula White, pittoresca consigliera spirituale del Tycoon, potesse sortire effetto ai fini della rielezione alla Casa Bianca, come di consueto, Trump ha affidato a Twitter  la sua verità:

Biden-Trump Biden-Trump   Biden-Trump

Inoltre, in una nota diffusa dal suo staff, Trump ha affermato:

La fretta con cui il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, Joe Biden, e i media amici stanno proclamando l’esito delle elezioni è un tentativo di nascondere la verità sul reale andamento del voto. Il fatto è che le elezioni sono ben lontane dall’essere concluse. Joe Biden non è stato riconosciuto vincitore in nessuno degli Stati. A partire da lunedì i responsabili della campagna presidenziale porteranno il nostro caso in tribunale perché si possa garantire il pieno rispetto delle leggi elettorali e che si riconosca il legittimo vincitore.

Con le spalle al muro, Trump sta tentando il tutto per tutto; mosse peraltro ampiamente previste e spiegate dagli analisti molto prima del voto. 

Il cavallo di battaglia del Presidente in carica, vale a dire la questione dei brogli elettorali, era già stato definito come “red mirage”: affermare, senza prova alcuna, di essere in largo vantaggio in un determinato Stato, dove poi si verifica puntualmente il “blue shift” grazie al conteggio dei voti arrivati per corrispondenza. 

In realtà, il fenomeno è molto più semplice di quello che appare. A differenza dei sostenitori repubblicani che, sottovalutando la pericolosità degli assembramenti in piena pandemia e spinti proprio dal Tycoon, sono andati a votare durante l’election day, i democratici, per tendenza storica e anche perché incoraggiati da Biden, hanno prediletto il voto per posta, che viene, ovviamente, scrutinato al termine del conteggio dei voti del 3 novembre.

Peraltro, lo scrutinio dei voti viene gestito dai singoli Stati e, quindi, dalle relative amministrazioni locali e non a livello nazionale. Risulta, pertanto, impossibile creare un meccanismo per cui i singoli Stati, in collusione tra loro, possano ribaltare il risultato elettorale, come efficacemente spiegato da Steve Vladeck, professore dell’Università del Texas. 

Non sorprende che Trump stia tentando di screditare la legittimità del voto popolare attraverso bugie e fake news.

L’elevato numero di fake news che il Presidente è solito diffondere ha dato l’idea per un’installazione artistica, denominata Wall of Lies, a richiamare anche il famoso muro che il Tycoon voleva erigere al confine con il Messico. 

L’installazione consiste in una parete in cui sono state trascritte, categorizzate per argomento, tutte le menzogne o le informazioni fuorvianti dichiarate da Trump dal momento della sua elezione, documentate dal Washington Post.

Biden-Trump Wall of lies

Finalmente, nessuno sembra più disposto ad accettare le falsità del Tycoon né le sue uscite imbarazzanti. 

I media americani, infatti, seguendo la scia di Twitter e Facebook, che, da qualche tempo a questa parte, hanno iniziato ad oscurare le fake news diffuse via social del Presidente, hanno preso una posizione netta al riguardo.

Nel secondo dibattito a distanza, tenutosi il 15 ottobre, la anchorwoman della Nbc, Savannah Guthrie, aveva ridicolizzato Trump proprio per l’uso improprio di Twitter per diffondere notizie false, affermando “Lei è il Presidente degli Stati Uniti, non lo zio pazzo che può ritwittare la qualunque”.

Nella giornata di mercoledì, è stata la volta della CNN che, dopo la notizia diffusa da Trump di voler ricorrere alla Corte Suprema, aveva inserito un sottotesto volutamente sarcastico.

Biden-TRump CNN

Il meglio del peggio, però, lo si è raggiunto nella conferenza stampa tenuta il 5 novembre, con quello che è stato definito dalla CNN il discorso “più disonesto della sua presidenza”.

La quantità di affermazioni non rispondenti al vero pronunciate dal Presidente in carica è stata talmente elevata che i canali Abc, Nbc, Cbs e Cnbc hanno interrotto la diretta e informato gli spettatori che il Presidente stava volutamente sfruttando il momento di massima audience per diffondere falsità inerenti alle elezioni, non suffragate da prove. CNN e FOX hanno mandato in onda il discorso per intero, utilizzando sottotesti che indicavano le fake news del Presidente e la mancanza di prove a sostegno delle sue affermazioni. 

Il commentatore della CNN, Anderson Cooper, ha poi aggiunto che le ridicole affermazioni di Trump ricordano “una tartaruga obesa caduta sul guscio, che cerca di rivoltarsi sotto il sole mentre capisce che la sua ora è scoccata”.

Ecco alcune delle più eclatanti false accuse pronunciate nel discorso da Trump.

  • Ho vinto le elezioni”. Falso. Al momento del discorso i numeri lasciavano già presagire una vittoria di Biden.
  • Ho vinto in Wisconsin, Michigan, Pennsylvania e Georgia”. Falso. Al momento del discorso, nei primi due Stati i conteggi erano terminati a favore di Biden, in Pennsylvania e Georgia il conteggio era ancora in corso.
  • Il voto per corrispondenza è un sistema corrotto che sta dando luogo ad una tremenda frode”. Falso. Essendo il voto per posta utilizzato in America da decenni e per le ragioni sopraesposte in merito alla gestione locale dello scrutinio, la possibilità di una frode è considerata estremamente improbabile.
  • Voti illegali sono stati espressi dopo l’Election Day”. Falso. Trump fa riferimento ai voti arrivati per posta che vengono, come spiegato poc’anzi, conteggiati successivamente a quelli del 3 novembre. Peraltro, alcuni Stati accettano le schede elettorali per posta ricevute anche dopo il giorno delle elezioni, se queste sono state spedite (con timbro a riprova) prima o durante l’Election Day.
  • L’apparato elettorale in Georgia è gestito dai Democratici”. Falso. Il governo della Georgia è Repubblicano e Trump nel 2018 fece un endorsement al Segretario di Stato locale, Brad Raffensperger, che ora sta supervisionando il processo elettorale.
  • In Pennsylvania i Democratici hanno consentito che i voti fossero ricevuti tre giorni dopo le elezioni”. Falso. La decisione di accettare le schede arrivate entro tre giorni dal voto, ma spedite entro il giorno delle elezioni, non è dei democratici, bensì della Corte Suprema della Pennsylvania.
  • Agli osservatori elettorali repubblicani è stato impedito l’accesso ai seggi di Detroit”. Falso. La giornalista della CNN, Annie Grayer, ha riportato di aver visto e fotografato i rappresentanti repubblicani per tre giorni al Tfc Center, dove si stava effettuando il conteggio delle schede di Detroit. Inoltre, il consulente legale di Detroit, Lawrence Garcia, ha certificato la presenza di 225 candidati repubblicani, 256 democratici e 76 indipendenti.
  • Non è possibile che Detroit e Philadelphia, che sono considerate tra i luoghi più corrotti del Paese, siano responsabili della manipolazione del risultato di un’elezione presidenziale”. Falso. Non esistono dati particolari inerenti alla corruzione di Detroit e Philadelphia.

Il team legale di Trump annuncia azioni legali contro i brogli elettorali.

Proprio in merito alle preannunciate azioni legali, Rudy Giuliani, legale personale di Trump, alla conferenza stampa tenuta nella giornata di ieri in Pennsylvania ha parlato di “una situazione molto preoccupante” e “frodi elettorali di vario tipo”, portando a sostegno delle sue affermazioni la testimonianza di tre asseriti osservatori repubblicani, i quali affermano che non è stato loro consentito di esercitare il diritto di ispezionare i voti per posta.

Per chiarezza, vale la pena capire se un  eventuale riconteggio potrebbe davvero andare a discapito di Biden.

In primis, va sottolineato che le regole del riconteggio dei voti cambiano da Stato a Stato e che la richiesta, suffragata da prove, deve essere effettuata in termini molto brevi. In secondo luogo, se il margine di grandi elettori che separa Biden da Trump dovesse allargarsi ancor di più, non avrebbe senso una qualsivoglia richiesta di riconteggio in Stati che, di fatto, non  potrebbero ribaltare il risultato delle elezioni.

Secondo Edward Foley, esperto di diritto presso l’Ohio State University Moritz College of Law, non è da escludere che alla base del polverone che Trump sta cercando di sollevare in merito al voto ci sia una strategia finalizzata a negoziare una buonuscita che permetta al Presidente in carica di sfuggire ai fantasmi legali (fisco e accuse di molestie sessuali) che lo attendono dal momento in cui non avrà più l’immunità presidenziale.

Per tali ragioni, il legale e consigliere della campagna elettorale di Biden, Bob Bauer, ha dichiarato:

Se Trump dovesse insistere per arrivare a un riconteggio, si troverà ad affrontare una delle più imbarazzanti sconfitte che un Presidente abbia mai subìto. 

Scritto da:

Virginia Taddei

Avvocato e redattrice, nonché co-fondatrice di Inchiostro Virtuale.
Potete contattarmi inviando una mail a v.taddei@inchiostrovirtuale.it