Quinto appuntamento con “L’erbario“, in cui vi raccontiamo alcune curiosità e aneddoti sul cappero selvatico (Capparis spinosa). Buona lettura!
Capparis spinosa: l’identikit
“Quando il cappero non agisce più, l’uomo deve rinunciare a Venere” (antico proverbio).
Il cappero selvatico è un piccolo arbusto aromatico dai lunghi rami ricadenti che appartiene alla famiglia delle Capparaceae.
È una pianta longeva, sempreverde e spontanea originaria dell’Asia minore e della Grecia, che cresce soprattutto nei terreni rocciosi e asciutti o tra muretti di pietra, ed è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo.
Con i suoi steli lunghi più di un metro e i fiori stupendi dai molteplici stami, è apprezzatissimo per decorare giardini e cortili, dove può essere piantato in primavera e, affinché non appassisca, deve essere completamente potato ogni anno.
La pianta è ricca di boccioli commestibili, chiamati “cucunci“, ricchi di sali minerali quali potassio, ferro e sodio, e quercetina, un antiossidante naturale dalle proprietà antitumorali e antiallergiche.
La fioritura del cappero avviene da maggio a settembre ed è proprio in questo periodo che sono raccolti i boccioli, che per ogni cespuglio oscillano fra i 500 g e i 3 kg.
Con il passare dei mesi, i boccioli crescono fino a che non sbocciano in fiori bianchi tendenti al rosa, ed è quindi importante raccogliere i boccioli stessi prima della trasformazione, tenendo presente che tanto più un cappero è piccolo, tanto più è considerato di qualità, essendo più gustoso e compatto.
Gli usi tradizionali
Molto utilizzati in cucina e dal basso contenuto calorico, i capperi sono mantenuti in salamoia, sott’olio o sott’aceto, per poi essere utilizzati per arricchire con sapori decisi vari tipi di piatti.
Approfittate di una splendida giornata di sole per andare a raccogliere i cucunci e, poiché sono molto delicati, preparateli immediatamente una volta a casa.
In una ciotola ricoperti di sale fino, lasciateli spurgare per 24 ore; trascorso questo lasso di tempo, versateli in un colino e sciacquate per eliminare completamente il sale, poi metteteli in un vaso di vetro.
Fate bollire 15 cl di acqua con 5 cl di aceto e un pizzico di sale e versate il composto sui capperi ancora caldo; riempite fino all’orlo il vaso, chiudete e conservate in un luogo fresco al riparo dalla luce.
L’aneddoto
In passato, la radice essiccata del cappero era considerata afrodisiaca e veniva perciò utilizzata durante gli incantesimi d’amore. Per sedurre la propria amata, gli uomini v’incidevano il loro nome oppure bevevano un infuso di radice fresca con il miele.
In Italia, gli uomini affetti da impotenza mangiavano capperi durante la messa di Pentecoste perché si pensava che in questo modo avrebbero ritrovato la virilità perduta.
Mi chiamo Alessandra Leo, sono laureata in Scienze della Comunicazione e pubblicista.
Adoro il mondo beauty, in particolare il make-up e la skincare, ma un’altra mia passione è l’esoterismo e tutto ciò che riguarda streghe e magia.