Dio del Sole - Apollo

Un viaggio tra i miti greci, egizi e orientali

Ancora oggi, per chi come me è stata bambina nei primi anni ’80, il dio Sole è uno solo: papino Apollo, con quell’improponibile veste bluacea, intento a bere o dormire mentre il carretto tirato da Dosankos vaga senza controllo nella volta celeste, causando danni (non c’è che dire, le avventure di C’era una volta… Pollon hanno influenzato per sempre il nostro approccio alla cultura classica).

Poiché è difficile fare un excursus completo sul sole come divinità nel mondo antico, ho deciso per un percorso a noi vicino, con una piccola puntatina nel Paese del Sol Levante.

Apollo sul carretto che trasporta il Sole in "C'era una volta... Pollon".
Il dio del Sole, Apollo, di “C’era una volta… Pollon”.

Il dio Sole greco: Helios

Helios (Ἥλιος,) è figlio dei titani Teia e Iperione e fratello di Selene, la Luna. Tutte le mattine, si eleva a Oriente sul fiume Oceano e circonda la Terra guidando un carro dorato, trainato da quatto destrieri che gettano fuoco dalle narici.

Quando la sera arriva in Occidente s’immerge in mare e, a bordo di una barca d’oro, gira intorno all’emisfero boreale così da poter sorgere di nuovo da Oriente. Giunto a destinazione, si riposa nel suo magnifico palazzo.

Inoltre, Helios possiede sull’isola di Trinacria sette mandrie di buoi, quanti sono i giorni della settimana, e sette greggi di pecore, che rappresentano le sette notti.

Helios e Apollo

Il culto di Helios non era tra i più seguiti in Grecia perché come astro era considerato troppo lontano dagli uomini, tranne che a Rodi, dove si tenevano le Hēliaîa (Ἡλιαῖα): festività in cui si svolgevano gare atletiche e un sacrificio di quadrighe gettate in mare.

La sovrapposizione con Apollo avvenne solo in epoca tarda ed egli soppiantò Helios come auriga del cocchio solare. In ogni caso, presso i Greci, Apollo ed Helios rimasero entità separate e distinte nei testi letterari dell’epoca, ma non nel culto dove Apollo veniva ormai identificato con Helios. In ambito romano non c’era corrispondenza e il culto venne introdotto intorno al 420 a.C.

Il dio Sole egiziano: Horus

Spostandoci in Egitto troviamo Horus, le cui origini affondano nella preistoria africana. L’iconografia del dio è estremamente varia: il falco lanario o pellegrino è la rappresentazione più antica, che risale a quando le potenze erano raffigurate sotto forma animale, invece quella di uomo con la testa di falco è la più recente. In versione semiumana adulta, all’apice del vigore combattivo e sessuale, Horus diventa Horakhti: il Sole allo zenit.

Dio del Sole in Egitto - Horus sormontato da Ra
Horus: il dio del Sole egizio.

Il culto di Horus è strettamente legato a quello del faraone, che da vivo è considerato una sua manifestazione terrena e da morto è legato a Osiride; l’espressione Hor-em-iakhu (che significa “Horus nello splendore”) indicava il faraone defunto, divenuto egli stesso – morendo – dio fra gli dèi. Tra le più celebri immagini del Falco-Horus, vi è quella in cui è appollaiato in cima allo schienale del trono con le ali aperte, che circondano la nuca del sovrano in un gesto protettivo.

Se nella traslitterazione dei geroglifici Horus significa falco, nella versione femminile Horet indica il cielo e, per estensione, anche Horus cominciò a essere inteso come il cielo. In altri casi veniva venerato nelle sembianze di Haroeris (Horus il Vecchio), dio celeste immaginato come un immenso falco, i cui occhi erano il Sole e la Luna e, quando questi astri erano assenti dal cielo, gli egizi credevano che il dio fosse cieco.

Horus e Ra

Occhio sinistro di Horus
L’occhio di Horus.

Simbolo di luce, calore e prosperità, Horus non era però il solo dio Sole: più tardi venne affiancato da Ra, col quale condivide il simbolo dell’occhio; tuttavia l’occhio di Ra e l’occhio di Horus, per quanto identici, non vanno confusi: il primo era riferito al sole, il secondo ha valenza lunare.

Tra le varie divinità che rappresentavano il Sole nel suo percorso o ne simboleggiavano la natura divina, adorate come rappresentazioni secondarie dello stesso Ra, mi piace ricordare Heket, la dea-rana delle nascite che sorreggeva il Sole durante il suo passaggio nell’oltretomba, e Sekhmet, violenta e sanguinaria dea-leonessa, simboleggiante il calore mortale dei raggi solari, raffigurata col globo del Sole sul capo e nata dal fuoco dell’occhio di Ra.

Quando il Sole è donna: Amaterasu

Per quanto siamo abituati a pensare al Sole come divinità maschile, non è così in tutte le culture: in Giappone, ad esempio, la divinità più importante è Amaterasu-ō-mi-kami (Grande dea che splende nei cieli), generalmente abbreviato in Amaterasu, cioè la dea Sole da cui discendono tutte le cose.

Le leggende che raccontano la nascita della dea Sole sono contrastanti. Nel Kojiki (Memorie degli eventi antichi) si racconta che Amaterasu nacque dall’occhio sinistro di Izanagi, mentre questi stava purificando se stesso in un fiume dopo la sua visita al mondo.

In altri testi si racconta che Izanagi e Izanami crearono le 32 divinità principali dopo aver lasciato il cielo ed essersi stabiliti sulla Terra. Tra i kami troviamo Taiyo no Kami, divinità del Sole, a cui affidarono il compito di governare sugli affari dei cieli. Altre ancora narrano che Amaterasu sia stata creata da uno specchio di rame bianco, tenuto in mano da Izanagi.

Come già era per Horus e il faraone, Amaterasu è considerata un’antenata diretta della famiglia imperiale Giapponese. Fino alla fine della Seconda guerra mondiale, per questa sua ascendenza, l’imperatore veniva considerato un essere divino.

Sole - Amaterasu esce dalla caverna - dipinto di Kunisada
Il dio del Sole nipponico: “Amaterasu esce dalla caverna” di Kunisada.

La scomparsa del Sole e l’alternanza delle stagioni

Sempre nel Kojiki troviamo un racconto che spiega la scomparsa del Sole. In seguito a una discussione con suo fratello Susanoo, il dio della tempesta, questi distrusse gli argini delle risaie piantate da Amaterasu e ne ostruì i fossati. Amaterasu allora si ritirò in una caverna, facendo precipitare il mondo nell’oscurità.

Le altre divinità la pregarono di uscire senza successo, ma dea Ama-no-Uzume ebbe un’idea: appese uno specchio a un albero lì vicino e organizzò una festa. Ballando fece ridere talmente tanto gli altri dèi da incuriosire Amaterasu, che sbirciò e, vedendosi riflessa nello specchio, si stupì al punto da lasciarsi convincere a tornare in cielo. Ancora oggi si festeggia il solstizio d’inverno il 21 dicembre, che coincide con l’uscita della dea dalla caverna.


Attenzione a litigare con una dea!

Le dee offese portano molti danni agli altri dèi e agli uomini. Scoprite cos’è capitato quella volta in cui si è arrabbiata Persefone, cliccando sul seguente link: Il mito di Persefone: rapimento di una dea o furto della primavera?“.


I doni della dea Sole

Ad Amaterasu viene anche attribuita l’invenzione della coltivazione di riso e frumento, l’uso del baco da seta e la tessitura con il telaio. Il suo santuario più importante è situato a Ise, nell’isola di Honshū; il santuario (dove la dea è rappresentata da uno specchio) viene abbattuto e ricostruito ogni venti anni. Ogni 17 luglio viene celebrata con processioni nelle strade in tutto il Paese.

Curiosità e stranezze

Amaterasu è la protagonista di manga e videogiochi, ma la cosa a mio avviso più singolare è che in Naruto, nato dal genio di Masashi Kishimoto, è una tecnica di combattimento che consiste nell’evocare una fiamma nera, che brucia qualunque cosa sia vista da chi la usa – fossero anche altre fiamme – senza spegnersi mai.

Solo coincidenze?

È chiaro che questa sia una visione parziale di ciò che il Sole ha rappresenta per l’uomo nel corso dei secoli; tuttavia, è interessante notare come alcuni punti siano comuni a culture molto lontane tra loro, che difficilmente possono essersi influenzate a vicenda. Ciò ha scatenato la fantasia e la curiosità di alcuni studiosi, che hanno costruito teorie alternative sulla nascita dell’uomo. Ma questa è decisamente un’altra storia!

Consigli di lettura

Se l’argomento è di vostro interesse, leggete anche l’articolo dedicato al culto del sole attraverso la storia e l’arte.

Scritto da:

Cristina Stecchini

Mi chiamo Cristina, sono nata di giovedì e sono un sagittario!
Mi piace chiacchierare, conoscere persone e sono a mio agio anche a una festa in cui non conosco nessuno. Cerco sempre il lato positivo delle cose e il mio motto è "c'è sempre una soluzione"!
Maniaca della programmazione, non posso vivere senza la mia agenda.
Ho studiato linguaggi dei media e da quasi 20 anni mi occupo di comunicazione per una grande azienda di telefonia.
Nel tempo libero mi piaceva leggere, viaggiare, guardare i film, andare a teatro. Ora invece ho due gemelle di 7 anni che, se da una parte assorbono quasi tutte le mie energie, dall'altra mi hanno donato un nuovo e divertente punto di vista.
Per tutti questi motivi vi parlerò di storie e leggende.