classificazione del disturbo bipolare

Il disturbo bipolare è una condizione psichiatrica che affligge 40 milioni di persone nel mondo, conosciuta dal 1851 (quando il dottor Falret introdusse il concetto di folie circulaire, una malattia in cui si alternano stati di umore euforico o depresso alternati a periodi normali), eppure farne una classificazione rappresenta tuttora un’impresa ardua, giacché i criteri cambiano continuamente con i progressi della scienza.

In questo articolo vedremo come viene classificata questa condizione complessa, che sarebbe più opportuno definire “spettro bipolare“, dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5-TR) e quali sono le tipologie più importanti; prima di proseguire, vi consigliamo di leggere “Disturbo bipolare: sintomi, cause e terapie” per capire al meglio il contenuto delle prossime righe.

Jean-Pierre Falret descrisse il disturbo bipolare come una singola entità clinica ma oggi sappiamo che non è così e che la classificazione del disturbo bipolare è ben più complessa
Lo psichiata francese Jean-Pierre Falret descrisse il disturbo bipolare come una singola entità clinica, ma da tempo sappiamo che non è così.

Classificazione del disturbo bipolare

Nel DSM-5-TR i disturbi dello spettro bipolare rappresentano una categoria a sé, posizionata – non a caso – tra i disturbi psicotici e quelli depressivi. La categoria include:

  • disturbo bipolare I (considerato il tipo più grave);
  • disturbo bipolare II (rispetto al disturbo bipolare I ha sintomi meno gravi e meno duraturi);
  • ciclotimia (una forma lieve di disturbo bipolare);
  • disturbi bipolari causati da sostanze o medicine;
  • disturbi bipolari causati da altre condizioni;
  • altri disturbi bipolari che non rientrano tra i precedenti.

L’elenco è piuttosto lungo, ma noi ci soffermeremo solo sulle prime tre forme (quelle principali). Vediamole!

Disturbo bipolare I (DBI)

Lo 0,6-1% della popolazione manifesta il disturbo bipolare I a un certo punto della vita.

Ai fini della diagnosi, è necessario che si presenti almeno 1 episodio di mania – umore persistentemente elevato o irritabile e aumento delle attività, più 3 o 4 sintomi accessori – che duri almeno 7 giorni, ma in caso di ricovero non c’è durata minima; talvolta gli episodi maniacali hanno caratteristiche miste (coesistenza dei sintomi maniacali e depressivi).

Gli episodi di mania possono essere preceduti o seguiti da uno o più episodi depressivi, ma questi ultimi non sono importanti per la diagnosi di DBI.

I sintomi sono gravi a tal punto da compromettere le relazioni, lo studio o il lavoro; inoltre distorcono la sessualità e la capacità di gestire le finanze.

Disturbo bipolare II (DBII)

Lo 0,4-1,1% della popolazione manifesta il disturbo bipolare II a un certo punto della vita.

Ai fini della diagnosi, sono necessari almeno 1 episodio di mania lieve (ipomania) corrente o passato e almeno 1 episodio di depressione maggiore.

Gli episodi d’ipomania durano 4-7 giorni, sono caratterizzati da sintomi meno gravi e menomanti della mania e talvolta hanno caratteristiche miste; invece, gli episodi depressivi durano almeno 14 giorni e si presentano con umore persistentemente basso o perdita d’interesse e 5 o più sintomi accessori.

Disturbo ciclotimico o ciclotimia

Il disturbo si manifesta con sintomi ipomaniacali e depressivi lievi, non menomanti e presenti almeno la metà del tempo per 2 anni (1 anno nei minorenni) o più; ai fini della diagnosi, non devono manifestarsi episodi di mania, ipomania o depressione.

E con questo si chiude la disamina delle principali tipologie di disturbo bipolare. Nelle prossime settimane usciranno degli articoli dedicati alla terapia stabilizzante, continuate a seguirci per non perderli!

L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il parere del medico.

Sitografia e bibliografia

Scritto da:

Jessica Zanza

Giornalista pubblicista, ex collaboratrice de L'Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
Per contattarmi, inviate una mail a: j.zanza@inchiostrovirtuale.it