Chi ha rappresentato la “Cina” alle Olimpiadi nella storia? La politica ne ha mai influenzato la presenza? Scopriamolo in questo articolo!
La Cina alle Olimpiadi è, da ormai diverse edizioni, una delle maggiori pretendenti alla vittoria del medagliere. Vi siete mai chiesti, però, che cosa si intende per “Cina” quando si parla dei Giochi? Mi rendo conto che la domanda possa apparire scontata ma, in realtà, non è così.
Tornando indietro nel passato, ad esempio, ci rendiamo conto di come le Olimpiadi moderne siano nate ben prima della Repubblica popolare cinese (RPC). Chi rappresentava la “Cina” in quegli anni? E in che modo si è evoluta la situazione?
Parlando dei giorni nostri, invece, in molti potrebbero avere un minimo di confusione nell’osservare lo status politico di Taiwan, Hong Kong e Macao. Sono Stati indipendenti o territori della RPC? E, per quanto ci interessa in questo articolo, i rispettivi atleti gareggiano per la Cina o per un’altra selezione?
Cina alle Olimpiadi
Per prima cosa, qualora abbiate dei dubbi, è bene chiarire le varie denominazioni e attuali appartenenze politiche dei territori cinesi. Quando si parla di “Cina” senza ulteriori specificazioni, si fa riferimento alla già citata “Repubblica popolare cinese”, il territorio continentale governato dal partito comunista.
La Repubblica di Cina (RDC), invece, si estende nell’area insulare comprensiva di Taiwan, nome con cui è meglio conosciuta. Si tratta, però, di uno Stato de facto appartenente alla RPC. In altre parole, pur esercitando la sovranità in maniera del tutto autonoma, la RDC non viene considerata indipendente dalla comunità internazionale.
Gli altri territori che potrebbero creare confusione sono quelli di Hong Kong e Macao. Questi due hanno storie molto simili poiché, dopo secoli di colonialismo europeo, hanno fatto ritorno sotto la sovranità cinese sul finire del secolo scorso. Dal punto di vista giuridico si tratta di due regioni amministrative speciali della RPC.
Quale Cina ai Giochi?
Da quanto detto finora, si potrebbe pensare che tutti gli atleti di Taiwan, Hong Kong e Macao gareggino alle Olimpiadi sotto la bandiera rossa a stelle gialle della Repubblica popolare. In realtà – se avete visto i Giochi dovreste saperlo – non è così. Ma andiamo con ordine, cercando di ricostruire la presenza delle “nazionali cinesi” alle Olimpiadi.
La prima partecipazione della “Cina” alle Olimpiadi risale a Parigi nel 1924. In realtà sarebbe meglio parlare di “presenza” poiché i quattro atleti – i tennisti Ng Sze-Kwang (吴仕光), Wei Wing-Lock (韦荣洛), Khoo Hooi-Hye (邱飞海) e Wu Sze-Cheung (吴仕章) diedero forfait dopo la cerimonia d’apertura.
Non si trattava, per ovvie ragioni, della RPC – la quale sarebbe nata solo 25 anni dopo – bensì della Repubblica di Cina. Data la geografia dell’epoca, quindi, la selezione della RDC comprendeva sia gli atleti della Cina continentale che quelli di Taiwan.
Dopo aver saltato i Giochi di Amsterdam, la “Cina” gareggiò finalmente a Los Angeles 1932 con il solo atleta Liu Changchun (刘长春), eliminato nel primo turno sia dei 100 che dei 200 metri piani maschili.
Le due Cine
Nel 1949, in seguito alla guerra civile, i comunisti proclamarono la nascita della Repubblica popolare, costringendo i nazionalisti della RDC all’esilio nell’isola di Taiwan. Ai Giochi di Helsinki 1952, quindi, si dovette affrontare per la prima volta il problema delle “due Cine”.
Fino al 1948, infatti, il comitato olimpico cinese rappresentava la RDC, la quale poteva far gareggiare i propri atleti con il nome “Cina”. Tuttavia, poiché l’organizzazione non aveva più il controllo dello sport nel Paese continentale, non poté più definirsi tale. In occasione dei Giochi, quindi, il CIO invitò la delegazione taiwanese denominandola “Cina (Formosa)”.
Nel 1951, però, anche la RPC aveva organizzato un proprio comitato olimpico. Il CIO riconobbe anch’esso, per cui anche i cinesi continentali furono invitati alle gare. Poiché entrambe le “Cine” ritenevano di rappresentare l’intero Paese, però, tale situazione creò il disappunto da parte di entrambe. Perciò, oltre che per il cambio di nome, la RDC decise di non prendere parte ai Giochi in segno di protesta.
Il CIO approvò la presenza della RPC solo due giorni prima dall’inizio delle Olimpiadi, pertanto la delegazione cinese partì per Helsinki all’ultimo momento. Le squadre maschili di calcio e basket arrivarono in ritardo per cui non poterono nemmeno presenziare ai rispettivi tornei.
Ci riuscì, però, il nuotatore Wu Chuanyu (吴传玉), il quale divenne, così, il primo atleta della RPC ad aver preso parte ai Giochi. Questa – in cui fu eliminato al primo turno nei 100 metri dorso -, però, non fu la sua prima esperienza alle Olimpiadi. A Londra 1948, infatti, aveva già gareggiato – uscendo al primo turno nei 100 metri stile libero – per la “Cina” della RDC.
Il boicottaggio della Repubblica popolare
La questione cinese, però, era tutt’altro che conclusa. La Repubblica popolare, affermando che esiste una sola Cina nel mondo e che Taiwan fosse solo una parte di essa, riteneva intollerabile la presenza di due comitati olimpici cinesi riconosciuti dal CIO. Per tale motivo boicottò i Giochi per 28 anni.
Per rivedere un cinese alle olimpiadi, infatti, bisognerà attendere quelle invernali di Lake Placid 1980. In quelle estive – dopo aver boicottato Mosca 1980 per via della crisi sino-sovietica -, invece, tornerà quattro anni dopo a Los Angeles, in cui vincerà 32 medaglie di cui 15 d’oro.
Non ho specificato, però, il motivo che ha portato la RPC, a distanza di tanti anni, a ripresentarsi alle Olimpiadi. Di questo argomento, infatti, ne parlerò meglio nel proseguo di questo articolo.
Il boicottaggio della Repubblica di Cina
La Repubblica di Cina, data l’assenza della RPC, gareggiò regolarmente dopo il boicottaggio di Helsinki. Dal 1956 in poi, a differenza delle edizioni passate, la sua delegazione prevedeva la presenza di soli atleti taiwanesi.
Nel periodo compreso tra il 1956 e il 1972 – in cui raccolse solo una medaglia d’argento e una di bronzo – la RDC poté gareggiare con la propria bandiera e con il proprio inno nazionale. Queste condizioni, come vedremo, non sono così scontate.
A Montreal 1976, infatti, il governo canadese sostenne che la Repubblica di Cina non avrebbe potuto gareggiare con il suo nome. Nel 1970 il Canada aveva riconosciuto ufficialmente la Repubblica popolare, per cui riteneva che il solo comitato olimpico che poteva definirsi “cinese” sarebbe dovuto essere quello della RPC.
Il Canada cercò comunque di trovare un compromesso, permettendo alla RDC di gareggiare con i propri simboli nazionali. Tuttavia i taiwanesi, fortemente indispettiti dall’accaduto, boicottarono le olimpiadi canadesi.
La risoluzione di Nagoya
Nel 1979, per risolvere la questione delle “due Cine”, venne redatta la Risoluzione di Nagoya, un documento che permetteva la presenza ai Giochi di entrambe le nazioni. La RPC, ormai riconosciuta a livello internazionale, avrebbe potuto competere legittimamente con il nome “Cina”.
Per quanto riguarda la RDC, invece, venne stabilito che poteva continuare a prendere parte alle Olimpiadi, ma poteva farlo solo con inno, bandiera ed emblema diversi da quelli nazionali. In ogni caso non poteva esibire simboli che potessero far presumere l’esistenza di un proprio Stato sovrano.
Anche il nome non poteva essere quello di “Repubblica di Cina”, per cui venne stabilito che, da lì in avanti, la delegazione taiwanese si sarebbe chiamata “Taipei cinese”. Il nome “cinese”, inoltre, è stato scelto in maniera volutamente ambigua. In inglese e francese – lingue ufficiali della risoluzione -, infatti, con tale termine ci si può riferire indifferentemente allo Stato o alla cultura.
In cinese, invece, esistono due termini più specifici. La RPC, ad esempio, traduce “Taipei cinese” con “中国台北”, rimarcando il fatto che Taipei è parte della Cina (中国). La traduzione della RDC, invece, è “中华台北”, riferendosi alla “cultura cinese” (中华) e non allo Stato di cui non si sente parte.
Tuttavia, almeno inizialmente, la RDC non accettò la nuova denominazione, motivo per cui boicottò i Giochi estivi e invernali del 1980. Cambierà idea nel 1984, anno dal quale non salterà più una manifestazione olimpica gareggiando contro i rivali continentali.
Hong Kong e Macao alle Olimpiadi
Un discorso a parte merita il comitato olimpico di Hong Kong. Come ricordato all’inizio dell’articolo, infatti, fino alla fine degli anni ’90 il piccolo territorio era una colonia britannica, per cui la sua presenza ai Giochi non interferiva nella questione delle “due Cine”.
Dal 1952 – anno di debutto alle Olimpiadi – al 1996 gareggiava con il nome “Hong Kong”, la bandiera coloniale e l’inno britannico. Da Sidney 2000, invece, la sua denominazione ai Giochi è “Hong Kong, Cina”, mentre la bandiera adottata è quella della Regione amministrativa speciale. L’inno suonato, invece, è la “Marcia dei volontari”, l’inno cinese.
E Macao? Nonostante abbia un proprio comitato olimpico, e che lo status politico non sia così diverso da quello di Hong Kong, l’ex colonia portoghese non ha ancora ricevuto il riconoscimento internazionale da parte del CIO. Per questo motivo ai Giochi, insieme alla Cina, vedrete le nazionali di Taiwan e di Hong Kong, ma non quella di Macao.
La “Cina” alle Olimpiadi, quindi, fa riferimento alla RPC. I territori di Hong Kong e, dopo anni di tensione, di Taiwan, invece, gareggiano con le proprie selezioni. Detto questo non mi resta che salutarvi: alla prossima!
Classe 1986. All’università ho scoperto la lingua cinese ed è stato amore a prima vista, tanto che da allora ho continuato a studiarla da autodidatta.
Nel blog, oltre a parlarvi della cultura cinese, cercherò di rendervi più familiare una delle lingue più incomprensibili per antonomasia.
Potete contattarmi scrivendo a: m.bruno@inchiostrovirtuale.it