
Un voto perpetuo lega il capoluogo sardo al santo martire: c’entra la devastante epidemia di peste che colpì Cagliari (e più in generale la Sardegna) nel Seicento.
Se provaste a chiedere a un cagliaritano qual è la festa più importante della sua città, sicuramente risponderà “Sant’Efisio” (con buona pace del povero Saturnino, che di Cagliari è il patrono). Ogni anno, infatti, migliaia di fedeli accorrono nel capoluogo da tutta la Sardegna per unirsi alla processione più lunga del Mediterraneo,1 che ripercorre le tappe del martirio di Efisio dall’1 al 4 maggio, per un totale di 65 km. Ma chi era Sant’Efisio e perché Cagliari lo celebra puntualmente a partire dal Primo maggio? Andiamo per gradi.
La vita di Sant’Efisio Martire, tra storia e leggenda
Nato nel 250 d.C. ad Aelia Capitolina, una colonia romana all’interno di Gerusalemme,2 Efisio fu un ufficiale dell’esercito di Diocleziano. La leggenda (invero molto simile a quella di San Procopio) narra che si convertì al Cristianesimo durante una spedizione anticristiana in Puglia,3 quando in cielo si stagliò una croce di cristallo splendente e, guardatosi il palmo della mano destra, vi trovò impresso il simbolo della croce.
Dopo quei fatti s’imbarcò per la Sardegna, giacché gli era giunta notizia di un’invasione delle pianure sarde da parte dei barbaricini, ostili all’impero, e dopo averli sconfitti decise di professare apertamente la sua fede cristiana. A quel punto, il governatore locale – praeses Iulicus – per spingerlo ad abiurare lo fece arrestare, torturare e incarcerare in un sotterraneo (la critpa su cui sorge la Chiesa di Sant’Efisio a Stampace, nel cuore di Cagliari) ma durante la notte le sue ferite si rimarginarono.
Dopo altre torture, seguite da guarigioni ed eventi miracolosi, il successore di Iulicus – vicarius Flavianus – lo condannò a morte. Il martirio avvenne nella spiaggia di Nora, per decapitazione, il 15 gennaio del 303 d.C. Prima di morire Efisio pregò Dio, invocando protezione eterna per i sardi.
Ma perché il martire si festeggia proprio a maggio, nonostante la memoria liturgica cada il 15 gennaio?
Le origini della Festa di Sant’Efisio
Correva l’anno 1652: il bacillo della peste, approdato ad Alghero con un’imbarcazione spagnola sprovvista della patente di salute, si diffuse in breve tempo dal nord al sud dell’isola decimandone la popolazione; le cronache dell’epoca riportano 10-12 mila vittime solo a Cagliari, circa la metà dei suoi abitanti.4
Quando la pestilenza era ormai al culmine, alla città non era rimasta altra scelta che chiedere aiuto a Efisio, “protettori poderosu de Sardignia speziali”. La peste cessò nel 1656 e così il Municipio istituì la processione perpetua per ringraziare il santo martire della sua intercessione.5 Si fissò la partenza l’1 maggio, in modo da arrivare a Nora in tempo per la solennità del 3 maggio, che secondo la tradizione è la vera Festa di Sant’Efisio.
Il motivo è ricercato nel forte legame tra Efisio e la santa croce, la cui invenzione (ossia il ritrovamento per merito di Sant’Elena, madre di Costantino) si celebra proprio il 3 maggio.
I rituali di Sant’Efisio, dai preparativi alla festa
I preparativi iniziano il 19 marzo (San Giuseppe) con l’elezione del Terzo Guardiano tra i membri dell’Arciconfraternita del Gonfalone, a cui spetta la gestione della festa. Più o meno nello stesso periodo il sindaco sceglie tra gli assessori e i consiglieri l’Alter Nos, rappresentante il Comune in tutte le tappe del pellegrinaggio.
Altri riti avvengono nel mese di aprile, a iniziare dall’introduzione del cocchio dorato nella Chiesa di Stampace il 25 mattina; nel pomeriggio, invece, avviene il passaggio di consegne tra il Terzo Guardiano uscente e quello entrante.
Sotto la guida della priora delle consorelle, il 29 aprile avviene la vestizione dell’effigie lignea. Polsini e colletto di pizzo bianco, corsetto con croce ricamata d’oro e mantello di damasco rosso compongono l’abito della festa. Il giorno dopo, 30 aprile, vengono aggiunti gli ex voto e la corona d’oro. Completato l’ornamento, a mezzogiorno il simulacro viene intronizzato nel cocchio d’oro.
La “sfilata processionale” del Primo maggio
La Festa di Sant’Efisio inizia ufficialmente l’1 maggio, a mezzogiorno in punto, con l’uscita del cocchio d’oro dalla Chiesa di Stampace. Un lungo corteo fatto di carri addobbati a festa (traccas), fedeli in abito tradizionale che recitano il rosario o le litanie in sardo (goccius), suonatori di launeddas e cavalieri, lo precede snodandosi per le vie del centro.
La seconda parte della processione è aperta dai Miliziani (quattro plotoni come i quartieri storici di Cagliari: Castello, Marina, Stampace e Villanova), che in origine avevano l’arduo compito di proteggere il simulacro e i pellegrini dai predoni, seguiti dalla Guardiania a cavallo con il Terzo Guardiano in prima fila, l’Alter Nos e i membri dell’Arciconfraternita del Gonfalone.
Intanto le vie vengono cosparse di fiori ed erbe aromatiche, che sprigionano oli essenziali al passaggio dei circa 5 mila partecipanti.6 Si ritiene che questo rito (s’arramadura) affondi le radici ai tempi della grande peste, quando era diffusa la credenza che profumare l’aria limitasse il contagio.
Il cammino di Sant’Efisio
Fuori dal centro abitato la processione fa tappa a Giorgino, località di pescatori, dove il cocchio e gli abiti da gala vengono sostituiti con quelli da viaggio. Nello stesso giorno si toccano Capoterra e Sarroch, per poi ripartire alla volta di Villa San Pietro il 2 mattina, con arrivo a Pula nel pomeriggio e nell’antica città di Nora (mèta del pellegrinaggio) la sera.
Il 3 maggio si svolgono messe a ogni ora del mattino nella Chiesa di Sant’Efisio a Nora, mentre nel pomeriggio il simulacro viene condotto in spalla dai confratelli lungo la spiaggia fino agli scavi romani, luogo dell’esecuzione. Percorrendo a ritroso l’itinerario, il 4 maggio Sant’Efisio rientra a Stampace al lume di candela, tra la commozione degli astanti. Ancora una volta, il voto è sciolto.
Consigli di lettura
Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche quello dedicato alla festa di Sant’Antoni ‘e su fogu in Sardegna.
Riferimenti bibliografici:
- Ufficio Stampa MIBACT. “Sant’Efisio: la processione più grande del Mediterraneo tra gli eventi promossi su VeryBello, il portale ideato dal MIBACT”. Comunicato dell’Ufficio Stampa MIBACT;
- Virdis, Alberto. Sant’Efisio: Il Culto, La Leggenda e Le Immagini Nel Medioevo, Fra La Sardegna e Pisa. Pubblicato su academia.edu;
- Passio Sancti Ephysi (Cc. 201-208 del Codice Vaticano Latino 6453);
- Paolo Matta. La Festa della Sardegna: S. Efisio Martire. Logus mondi interattivi, 2012. ISBN: 978-88-98062-06-5;
- Giovanni Spano. Guida della città e dintorni di Cagliari, pagina 145;
- Paolo Matta. “Sant’Efisio e la devozione dei Sardi. I segreti di un culto. La Festa di Maggio momento per momento”. Edito da L’Unione Sarda S.p.A. Anno 2017.
Crediti fotografici
In apertura: il simulacro di Sant’Efisio nella Chiesa di Nora. Giova81, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons.

Pubblicista, ex collaboratrice de L’Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
Potete contattarmi scrivendo a j.zanza@inchiostrovirtuale.it