Spider-Man - No Way Home

Spider-Man: No Way Home, il film più atteso dell’anno, è finalmente giunto sugli schermi e riesce nell’arduo compito di non deludere le enormi aspettative del pubblico

Prima ancora della sua uscita, Spider-Man: No Way Home è stato un evento collettivo che difficilmente verrà dimenticato dagli appassionati di cinema e di fumetti. Pochi film hanno generato un’attesa come quella vista in questi mesi per il terzo capitolo dell’ultima trilogia dedicata all’Uomo Ragno (interpretato da Tom Holland), con tutti gli aspetti negativi e positivi che ciò ha comportato. Indiscrezioni, materiale trafugato e teorie di ogni tipo (legate soprattutto alla possibile presenza dei precedenti interpreti di Spider-Man, vale a dire Tobey Maguire e Andrew Garfield) hanno contraddistinto l’avvicinamento all’uscita cinematografica della pellicola.

Con una tale mole di aspettative era facilissimo deludere pubblico, fan e critica; invece, No Way Home non lo fa minimamente. Sia chiaro, la pellicola ha delle imperfezioni e si concede delle leggerezze (le stesse che contraddistinguono molti cinecomics) ma è un film con talmente tanti elementi riusciti e con un lato emotivo talmente intenso che i difetti passano in secondo piano.

Se da un punto di vista strettamente cinematografico si possono muovere delle critiche al film, da quello delle emozioni, del coinvolgimento e dell’esperienza vissuta in sala (qui trovate un assaggio), il film risulta uno dei picchi sia della produzione cinematografica legata a Spider-Man sia del Marvel Cinematic Universe. Come fatto in passato, se ne parlerà inizialmente senza spoiler e poi, dopo una vistosa segnalazione, senza più alcun tipo di freno.

Recensione senza spoiler

No Way Home inizia esattamente dove era finito Far From Home, vale a dire dal momento in cui J. Jonah Jameson rivela l’identità segreta di Spider-Man e lo accusa dell’omicidio di Mysterio. La prima parte del film si concentra proprio sulle conseguenze di queste rivelazioni, sulla perdita di normalità della vita di Peter Parker e di chi gli sta attorno. L’inizio di No Way Home è piuttosto ancorato al tono più leggero che ha caratterizzato questo nuovo corso di Spider-Man, nonostante il tema sulle responsabilità e le conseguenze delle proprie azioni sia più presente di quanto non si voglia far credere.

Anche quando Peter decide di rivolgersi a Doctor Strange per risolvere i propri problemi con la magia (per far dimenticare al mondo la sua identità segreta) non c’è ancora un particolare cambio di marcia, pur essendo l’espediente narrativo (un po’ forzato e forse pigro) su cui si fonda il film: per colpa di un errore nell’incantesimo di cancellazione della memoria, causato proprio da Peter, inizieranno ad arrivare da universi paralleli alcuni dei nemici che hanno affrontato le vecchie incarnazioni dell’Uomo Ragno, che il pubblico ben conosce. Si fa riferimento, in particolare, al Goblin di Willem Dafoe, al Doctor Octopus di Alfred Molina e al letteralmente rigenerato Electro di Jamie Foxx, ma anche a Lizard e all’Uomo Sabbia, questi ultimi meno approfonditi (Lizard in particolare) ma con un loro spazio rilevante (l’Uomo Sabbia in particolare).

Già questa prima parte di film è estremamente godibile, con una ponderata alternanza fra momenti comici, altri più seri e sequenze decisamente spettacolari.

Un Uomo Ragno più maturo

È però nella seconda metà della pellicola che c’è quasi una trasformazione di No Way Home in qualcosa di diverso e di inesplorato per il suo protagonista. Nel momento in cui Spider-Man cerca di risolvere il problema da lui causato a modo suo, in una maniera che incarna perfettamente lo spirito del personaggio, la situazione precipita. Le difficoltà che il protagonista incontrerà lo porteranno ad una maturazione totale, che soddisferà anche chi si lamenta del taglio adolescenziale del personaggio interpretato da Tom Holland e che culminerà in un finale emozionante, dolceamaro e malinconico, forse il migliore del Marvel Cinematic Universe per regia, scrittura e recitazione.

Soprattutto quest’ultima parte è un fantastico compendio di tutte le caratteristiche migliori del personaggio creato da Steve Ditko e Stan Lee, dallo spirito di sacrificio all’umanità. Narrativamente non ci sono particolari colpi di scena, ma No Way Home è un soprattutto un film “descrittivo”, che vuol raccontare cosa significa essere Spider-Man piuttosto che una storia (nonostante sia un film denso di eventi), come in passato solo Spider-Man 2 e Into the Spider-Verse erano riusciti a fare.

Recitazione di alto livello

La credibilità di quanto visto su schermo, però, non sarebbe possibile senza un livello recitativo di molto sopra la media per il genere. Tom Holland non solo ormai padroneggia il ruolo di Peter Parker/Spider-Man, in cui in realtà si è sempre sentito a proprio agio, ma ha messo un’intensità palpabile in ogni scena, forse perché ha vissuto veramente No Way Home come la fine della sua carriera da Spider-Man (cosa questa non ancora da escludere ma che oggi appare difficile), un personaggio che ha sempre amato e sentito molto, da ben prima di interpretarlo.

Al suo fianco c’è un’altra star che ormai si sta pienamente affermando come Zendaya (MJ), che non solo dà spessore a un personaggio già di suo ben scritto e poco stereotipato, ma che ha un’intesa naturale col collega (nonché suo compagno fuori dal set), restituendo un’alchimia di coppia veramente riuscita e rara da trovare, che forse neanche con Emma Stone e Andrew Garfield si era vista nei precedenti Spider-Man. Jacob Batalon, invece, rimane nella sua comfort zone di spalla comica, anche se inaspettatamente sarà protagonista di almeno una svolta narrativa piuttosto importante.

I villain

Abbiamo passato in precedenza in rassegna i numerosi villain che No Way Home recupera dal passato e già solo i nomi dei loro interpreti dovrebbero essere una garanzia. Da un lato Jamie Foxx restituisce dignità a un personaggio bistrattato anche oltre le sue evidenti lacune, mentre dall’altro Alfred Molina ritorna nel ruolo di Otto Octavius come se avesse smesso di interpretarlo poche settimane fa e non oltre quindici anni fa. C’è però un mattatore assoluto, vale a dire Willem Dafoe, storico interprete di Norman Osborn/Goblin.

Dafoe riesce ad andare oltre la sua vecchia interpretazione, restituendo un Goblin ancora più temibile e terrificante, aiutato anche da una scrittura del personaggio che lo svecchia e lo rende ancora migliore. D’altronde è lui il nemico principale di No Way Home ed è giusto così, dal momento che Goblin rimane la vera nemesi di Spider-Man. Inoltre le scene di combattimento del Goblin sono fra le più riuscite di tutto il franchise, grazie a ottime coreografie e a una durezza forse mai apparsa nei film dell’Uomo Ragno, estrinsecazione del violento rapporto che si instaura fra Peter e Norman (qui un bella intervista in cui Dafoe parla, fra le altre cose, dell’importanza che ha per lui fare gli stunt di Goblin).

Infine, nota di merito per Marisa Tomei, che – dopo un paio di pellicole passate un po’ in sordina – ha finalmente l’opportunità di mettere in scena una Zia May che incide nella vita di Peter.

Effetti speciali e colonna sonora suggestivi

Oltre ad effetti speciali veramente ben riusciti (fatta eccezione per un paio di inciampi), si segnala una colonna sonora molto suggestiva, che rielabora praticamente ogni tema ascoltato in tutti i precedenti film dedicati a Spider-Man con grande minuzia e attinenza all’andamento delle singole scene e del racconto ma che, al tempo stesso, propone alcuni motivi inediti piuttosto suggestivi.

Un doppiaggio all’altezza

Per quanto riguarda la versione italiana, il lavoro di doppiaggio è stato ottimo. Non c’è stato modo di vedere la versione in lingua originale, ma solo un paio di frasi sembrano essere state tradotte in modo non del tutto convincente, mentre i doppiatori hanno fatto un lavoro eccellente, in particolare Alex Polidori (Tom Holland) e Francesco Pannofino (Willem Dafoe), la cui resa di Goblin non ha minimamente risentito dei quasi vent’anni intercorsi dal suo primo lavoro come Goblin. Inoltre è stato fondamentale il lavoro di recupero dei doppiatori originali di tutti i personaggi recuperati dalle vecchie saghe ragnesche (Lizard a parte, ma solo perché Pino Insegno era doppiatore anche dell’Uomo Sabbia), senza il quale il ritorno di queste “vecchie glorie” sarebbe stato un po’ straniante.

Riflessioni finali

In conclusione, No Way Home è un film che ha qualche difetto di scrittura e di narrativa, ma che porta avanti con cuore e idee un progetto estremamente ambizioso. Riesce ad essere contemporaneamente sia una soddisfacente chiusura della trilogia di Holland e di tutta la ventennale cinematografia di Spider-Man, che potrebbe tranquillamente fermarsi qui e lasciare lo spettatore appagato, sia una origin story dell’Uomo Ragno; alla fine della proiezione, infatti, si ha l’impressione che si sia giunti al termine di una lunga storia di formazione iniziata con “Captain America – Civil War” e che si è conclusa solo ora, con il compimento della totale maturazione del personaggio.

Sicuramente il fanservice è un elemento molto presente ma non è mai forzato né fine a se stesso, ma è messo al servizio dei personaggi e della storia senza mai risultare vuoto o pretestuoso (come spesso accade altrove), cosa che lo rende un valore aggiunto. Di certo No Way Home è indirizzato in particolare ai fan del personaggio, basti notare le numerose citazioni che contiene ai film precedenti (per quanto non essenziali per fruire della pellicola senza conoscenze pregresse), ma non possiamo dire che sia una scelta di nicchia o comunque non destinata al grande pubblico. Il pubblico di Spider-Man è proprio il grande pubblico. Spider-Man è un film che, nella peggiore delle ipotesi, ha incassato più di $700.000 dollari.

No way home è un fenomeno pop

Considerando la mole di persone che hanno visto i film di Spider-Man (non necessariamente al cinema), non può che considerarsi come la cinematografia di Spider-Man (riuscita e meno riuscita) appartenga alla cultura pop, riconoscibile anche dallo spettatore privo di una conoscenza approfondita del personaggio, tanto che diverse sequenze dei film sono diventate dei meme di uso comune. Che una pellicola così “commerciale” abbia anche tanto cuore e nasca da un lavoro così meticoloso è una cosa che andrebbe premiata e non data per scontata.

Prima di addentrarci nella parte spoiler, un ultima nota: No Way Home sta facendo registrare incassi sensazionali e record che sembravano irraggiungibili in epoca Covid-19 (quasi 3 milioni di euro nella giornata di esordio in Italia e 121 milioni di dollari negli Stati Uniti). Il fatto di aver riportato così tanta gente nelle sale, di aver ridato respiro a cinema sempre più in difficoltà economica e di aver creato un’esperienza collettiva particolare nelle sale cinematografiche, non può che accrescere il valore e l’importanza di questo film. Forse, una volta passata l’eccitazione iniziale, il tempo ridimensionerà la pellicola, ma tutto ciò che l’ha accompagnata, dalle emozioni restituite ai fan all’importanza economica, rimarrà intatto.

E adesso, occhio agli SPOILER!

Spoiler alert

Recensione con spoiler

Ebbene sì, nonostante le tante smentite, come ormai era chiaro da tempo (soprattutto per alcune immagini trafugate) sono presenti anche i vecchi interpreti dell’Uomo Ragno, ossia Tobey Maguire e Andrew Garfield, le cui versioni del personaggio sono giunte nel Marvel Cinematic Universe sempre a causa dell’incantesimo di Strange, anche se appaiono nella seconda metà della pellicola. Il minutaggio e il ruolo di questi due Spider-Men non è né quello di mere comparse né quello di coprotagonisti che tolgono la scena al vero protagonista di No Way Home, ossia lo Spidey di Tom Holland. Il loro è un fondamentale e imprescindibile ruolo di supporto, indispensabile per la maturazione del Peter Parker di Holland di cui abbiamo parlato sopra.

La bravura degli autori è stata quella di mettere insieme queste diverse versioni del personaggio con le rispettive differenze, che però non fanno venir meno lo spirito di Spider-Man. Alla fine della pellicola è impossibile uscire dalla sala pensando che uno dei tre non rispecchi l’animo di Peter Parker. Detto da Holland, Tobey Maguire è un ottimo “Old Man” Spidey, decisamente invecchiato ma divenuto anche più godibile come personaggio. Se nei vecchi film di Raimi ogni tanto sembrava fin troppo fessacchiotto, qui i suoi sguardi sornioni sembrano nascondere più saggezza che ingenuità.

Dall’altra parte, Garfield interpreta il Peter più complesso dei tre: si vede che non ha superato il trauma della perdita di Gwen (cosa che Peter Parker mai riuscirà a fare neanche nei fumetti), i riferimenti a questa cosa costituiscono alcuni dei momenti più emozionanti di No Way Home; lui stesso ammette di essere diventato più rabbioso e spigoloso, ma allo stesso tempo vediamo come sia riuscito a portare avanti la sua missione senza snaturarsi.

Oltre ad avere qualcosina in più da dire per come la sua saga è stata troncata, questa versione di Spidey beneficia di un’ottima interpretazione di Garfield, che di base è un attore migliore di Maguire e che inoltre è sembrato molto più emozionato nel tornare a vestire i panni del Ragno, personaggio che come Holland ha amato prima ancora di interpretare (la stessa cosa non si può dire di Maguire, invece) e il cui abbandono non è dipeso dalla sua volontà.

spider-man: no way home - Tom Holland, Andrew Garfield e Tobey McGuire

Al netto di queste osservazioni, comunque, entrambi i Peter sono ben ripresi e approfonditi, dandoci modo di sapere cosa è accaduto loro dopo la fine delle rispettive saghe con poche ma puntuali affermazioni. Soprattutto, le interazioni reciproche e con Holland sono perfettamente pensate, sia nei momenti più scanzonati che in quelli più seri ed emozionanti.

Vengono fatte molte allusioni metacinematografiche (soprattutto sullo scarso successo della saga di Andrew Garfield) che si lasciano apprezzare e alcuni momenti sono simbolicamente importanti: Maguire che ferma Holland dall’uccidere Goblin è una scena che avrebbe un enorme significato simbolico anche se fosse avvenuta solo nella testa del protagonista, è l’etica di Spider-Man che gli impedisce di uccidere un’altra persona, per quanto sia la peggiore di tutte. Alcune scelte narrative sono un po’ telefonate, ma, come detto nella parte senza spoiler, non bastano certe semplificazioni per rovinare la bontà dell’operazione, che riesce a dare una degna conclusione anche a “Spider-Maguire” e “Spider-Garfield”.

I camei

A proposito di camei attesi, non può essere taciuta la breve apparizione iniziale di Matt Murdock, interpretato nuovamente da Charlie Cox, che aveva vestito i panni dell’avvocato cieco nella bella serie Netflix su Daredevil. Kevin Feige ha sempre detto di apprezzare il personaggio e il suo interprete e saggiamente ha deciso di recuperarlo, nonostante la serie di riferimento non sia stata realizzata dai Marvel Studios e potrebbe richiedere un soft reboot per essere inserita pienamente nell’MCU, a cui in realtà faceva ampi riferimenti e in cui sembrava totalmente calata. Resta la curiosità di vedere cosa ci sarà in futuro per Daredevil, il cui ritorno avviene nello stesso giorno in cui la serie Hawkeye fa tornare in scena un altro amatissimo personaggio Marvel urbano, con cui magari condividerà progetti futuri.

Zia May

Infine non può non parlarsi della morte di Zia May. Nel mio personalissimo fantamorto della pellicola, avevo indicato come principale indiziato a morire Happy Hogan, la cui “streak” nell’MCU va avanti ininterrotta dal 2008, cosa che lo rende il più longevo personaggio Marvel al cinema ad oggi. Tuttavia, la mia sadica speranza era che a lasciarci le penne fosse proprio May, principalmente perché la morte della zia di Spider-Man di solito è un espediente che funziona bene e che toglie di mezzo un comprimario che probabilmente ha detto tutto ciò che poteva e doveva.

Nei fumetti una delle storie migliori dell’Uomo Ragno è proprio “Il Dono”, in cui una May da tempo malata muore al termine di una storia delicatissima (poi prontamente riscritta per far tornare in scena il personaggio). Anche nel recente videogioco Marvel’s Spider-Man la morte di May è un momento veramente riuscito da un punto di vista narrativo.

Sono stato soddisfatto, dunque, di vedere la dipartita della zietta anche in No Way Home, ma lo sono stato ancora di più per com’è stata realizzata. Di fatto in questa lunghissima origin story partita da Civil War, May ricopre il ruolo che in passato è stato di zio Ben, in questo universo totalmente omesso anche se sappiamo essere esistito (ma la “cancel culture” nei confronti di Ben è stata tale che non è stata mostrata neanche la sua lapide al fianco di quella di May).

Sin dal principio Marisa Tomei è apparsa molto più coinvolta e profonda che in passato, segnali che erano sin da subito campanelli d’allarme sul suo destino. La scelta di far pronunciare a lei l’iconica frase “da un grande potere derivano grandi responsabilità” rappresenta proprio la volontà di rendere questa la storia in cui nasce il “vero” Spider-Man, in cui Peter raggiunge la piena maturità. In quest’ottica, anche la maggior leggerezza dei precedenti film diventa funzionale alla realizzazione di un percorso tortuoso ma ben definito, che dà grande profondità al personaggio.

Curiosità e citazioni in No way home

Di seguito una sezione di curiosità e citazioni varie colte durante la visione del film, alcune anche banali ma utili a chi non ha una conoscenza pregressa dell’Uomo Ragno (cinematografico e non):

  • ormai da tempo si vociferava della presenza di Maguire e Garfield nel film, ma forse il primo avvistamento concreto, che oggi possiamo verosimilmente dare per buono, è quello di questo tipo che ha fatto una consegna a domicilio a Garfield, che si trovava nella stessa città in cui stavano girando il film (Atlanta). Esilarante sia il racconto che la definizione finale che il tizio dà di Garfield:

  • all’inizio del film, Betty Brant usa la frase “stendili tigre”, uno dei tormenti storicamente appartenuti a Mary Jane;
  • nella prima scena in casa, Peter indossa la t-shirt “I survived my trip to NYC” che Tony Stark gli dà durante Homecoming. In generale Peter indossa sempre indumenti di film precedenti, proprio per dare l’idea della sua scarsa disponibilità economica;
  • in questa pellicola, Flash si tinge i capelli e diventa biondo, chiaro riferimento al colore di capelli che originariamente il personaggio ha nei fumetti;
  • il FEAST, il centro in cui lavora Zia May, è noto ai fan del personaggio ed è apparso anche nel videogioco Marvel’s Spider-Man. È diretto da Martin Li (aka Mr. Negativo), che magari in futuro sarà possibile vedere;
  • anche in questo film sembrerebbe (ma si attendono conferme) che Dafoe abbia usato una protesi dentale per distinguere il sorriso pulito e perfetto di Norman da quello imperfetto e più inquietante che il personaggio ha quando è “posseduto” da Goblin;
  • il tema del multiverso nei fumetti di Spider-Man è stato introdotto principalmente dalla saga Spider-Verse, che ha ispirato anche il fortunato film d’animazione “Spider-Man: Into The Spider-Verse”, ma la prima idea di questo tipo si è avuta nella celebre serie animata di Spider-Man degli Anni Novanta;
  • il tema della cancellazione della memoria è ripreso dalla più detestata storia di Spider-Man, One More Day, in cui Peter e MJ danno a Mefisto il proprio matrimonio per salvare la vita a Zia May e far dimenticare a tutti che Spider-Man (la cui identità in quel momento è pubblica) è Peter Parker. I momenti finali del film riprendono proprio le ultime tavole di Peter e MJ insieme. Essere riusciti a redimere una storia così irrecuperabile, che lo stesso autore non volle firmare (in quanto imposta dalla Marvel), è un altro dei meriti enormi dei film;

no way home

  • anche nei fumetti, Peter è riuscito a rovinare un incantesimo di Strange, nonostante gli avvertimenti dello stregone;
  • sempre in One More Day, Peter ruba un manufatto di Strange per cercare di sistemare da solo le cose, un po’ come accade nel film;

  • il discorso che Peter e Strange fanno sull’inevitabile morte dei nemici multidimensionali di Spider-Man ricalca quello che, sempre in One More Day, viene fatto sul destino della morente Zia May;

  • la felpa viola che Norman indossa sopra la propria armatura restituisce i colori dell’outfit classico di Goblin;
  • la versione 2.0 di Electro ricorda molto quella vista nel vecchio videogioco per PlayStation Spider-Man 2: Enter Electro, in cui il personaggio si potenzia con un diamante (che è l’equivalente del reattore ARC) che gli permette di essere avvolto dall’elettricità;
  • quando Electro spera che esista uno Spider-Man di colore, il riferimento è ovviamente a Miles Morales, protagonista di Into The Spider-Verse;
  • si gioca molto sulla voglia di Ned Leeds di conoscere le sue versioni alternative: nonostante nei vecchi film non appaia, anche nei fumetti il personaggio diventerà un Goblin e tenterà di uccidere Peter, concretizzando i timori del Ned di Batalon di poter tentare di assassinare il suo amico;
  • per pochi secondi, Spider-Man indossa il mantello di Doctor Strange, rimandando alla serie What If, in cui in un episodio indossa proprio il mantello dello Stregone Supremo;
  • quando Strange e Peter combattono nella dimensione specchio, il combattimento avviene principalmente sul treno che è lo stesso della scena più celebre di Spider-Man 2;
  • il lavoro di MJ come cameriera rimanda a quello di Mary Jane nel primo film di Raimi;
  • la svolta “mistica” di Ned viene anticipata nella prima parte di No Way Home, quando lo stesso Ned dice a Strange che la nonna sostiene che in famiglia siano un po’ tutti maghi, di avere qualcosa nelle mani;
  • quando Lizard dice che tentare di riparare le persone ha conseguenze, il riferimento è ovviamente riferito a se stesso che cerca di farsi ricrescere il suo braccio destro;
  • c’è un momento del film in cui c’è una breve interazione fra Otto e May, che per un attimo sembra preludere a un flirt fra i due, cosa che ammicca alla storia in cui Otto e May quasi convolano a nozze;
  • il discorso di Goblin per far ribellare i suoi colleghi ha particolare effetto su Electro quando si riferisce a loro come “dèi”, in quanto era lo stesso Electro a ritenersi tale in The Amazing Spider-Man 2;
  • anche nel primo film di Raimi Goblin ripete che a far del male ci si rimette sempre. In generale. invece, moltissime frasi sulla moralità che “infetta” Peter e sulla sua volontà di renderlo più simili a lui sono riprese direttamente dai fumetti;
  • la scena in cui Peter è davanti a un maxi-schermo sotto la pioggia ad ascoltare Jameson che gli dà addosso ad una tavola della celebre “Spider-Man: No More!”, già riadattata da Raimi in Spider-Man 2;

  • c’è uno strano parallelismo fra la macchina da cucire che è in casa di Ned e quella che usa Peter per cucirsi il suo nuovo (e bellissimo) costume, che segnalo ma il cui senso al momento mi sfugge;
  • quando, parlando con Spider-Garfield, Spider-Maguire dice “è complicato” in riferimento alla sua storia con Mary Jane, dice esattamente la stessa cosa che proprio Garfield diceva della sua storia con Gwen in The Amazing Spider-Man 2;
  • quando Spider-Garfield indossa guanti e camice e prepara l’attrezzatura scientifica per lavorare, c’è un piccolo rimando visivo alla scena i The Amazing Spider-Man 2 in cui fa degli esperimenti sulla sua ragnatela;
  • la scena in cui Spider-Maguire dice di avere problemi alla schiena è un inside joke: Maguire infatti ha avuto molti problemi alla schiena, che addirittura hanno rischiato di compromettere la sua partecipazione a Spider-Man 2 (secondo alcuni, sarebbe stato sostituito da Jake Gyllenhaal, poi divenuto Mysterio);
  • quando Spider-Maguire parla di crisi esistenziale, si riferisce ovviamente a quanto accaduto in Spider-Man 2, mentre la gelatina aliena a cui fa riferimento è Venom;
  • durante la battaglia sulla Statua della Libertà in ristrutturazione, i tre Spider-Men hanno dato vita ad un famoso meme ripreso dal primo cartone animato dell’Uomo Ragno degli Anni Sessanta, che, come potete vedere, era già stato riadattato dai fan a tema No Way Home da diversi mesi;
  • visivamente ci sono almeno due rimandi alla battaglia finale contro Electro in The Amazing Spider-Man 2: quando Spider-Holland tesse le tele per tirare giù i cavi dell’elettricità durante il loro primo incontro e quando Electro imprigiona con la sua elettricità Spider-Garfield durante la battaglia finale;
  • quando Otto e Spider-Maguire si rincontrano, quest’ultimo dice di essere diventato un po’ meno pigro, facendo riferimento alla battuta di Otto in Spider-Man 2, il quale dice di aver saputo da Curt Connors che Peter è un ragazzo brillante ma pigro;
  • come era stato pronosticato da molti sin dal secondo trailer, il salvataggio di MJ è avvenuto per mano di Spider-Garfield, facendo un parallelismo con la morte di Gwen, in parte riscattata da questa scena;
  • quando Spider-Maguire dice di essere già stato trafitto in passato, il riferimento è al suo combattimento contro Harry in Spider-Man 3;
  • anche in questo film viene sottolineata la passione di Peter per i Lego: in alcune scene si vede la famosa Morte Nera Lego, mentre nella scena finale Peter appoggia sul comodino il Darth Sidious Lego già visto in Homecoming;
  • la frase sulla lapide di May (“When you help someone you help everyone”) è la stessa che compare sulla lapide della May del videogioco per PlayStation 4 Marvel’s Spider-Man, mentre nella tomba della (finta) May fumettistica c’era una frase differente (“She taught us love”);
  • chi ha letto la mia recensione di Venom – La furia di Carnage saprà perché ho esultato quando, nella scena durante i titoli di coda, ho visto il Venom di Tom Hardy scomparire dal Marvel Cinematic Universe, lasciando allo stesso tempo la possibilità di introdurre in maniera più sensata il simbionte nella storia di Spider-Holland;
  • l’appartamento in cui Peter va a vivere a fine film è lo stesso in cui Spider-Maguire va a vivere a partire da Spider-Man 2: oltre ad essere la stessa location, si sente anche una voce che scimmiotta quella del signor Ditkovich, il proprietario di casa che chiede sempre l’affitto a Peter in Spider-Man 2 e 3; inoltre Peter utilizza un dispositivo per intercettare le frequenze radio della polizia simile a quello che aveva in casa Spider-Maguire. Questo rimando conferisce un ulteriore senso di circolarità e compiutezza al percorso dello Spider-Man di Holland, come se fosse giunto allo stesso punto di maturazione del suo predecessore.

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Scritto da:

Lorenzo Picardi

Avvocato e pubblicista, non giudicatemi male. Per deformazione professionale seguo qualunque fatto d'attualità. Non sono malato di sport, mi limito a scandire i periodi dell'anno in base agli eventi sportivi. Ogni tanto provo a fare il nerd, con risultati alterni.
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