Storia della Sardegna. Episodio due: il Neolitico.

Matria. Storia della Sardegna, episodio 2

Riprendiamo il nostro racconto da dove l’avevamo lasciato: il passaggio dal Mesolitico al Neolitico in Sardegna. Se invece non hai letto il capitolo precedente, clicca sul seguente link “Sardegna preistorica: Paleolitico e Mesolitico” prima di andare avanti.

Indice

La rivoluzione del Neolitico in Sardegna
L’approdo dei coloni neolitici
Un’epoca di crescita, pace e commerci
Le culture del Neolitico sardo
Ipogei e megaliti nell’orizzonte Neolitico
Corsa ai metalli: dal Neolitico all’età del rame

Necropoli ipogeica "Sas concas" nel nuorese
Decorazioni in una necropoli ipogeica

La rivoluzione del Neolitico in Sardegna

La Sardegna è un’altra cosa […] Incantevole spazio intorno e distanza da viaggiare, nulla di finito, nulla di definitivo.
[David H. Lawrence]

La transizione neolitica segna un punto di svolta per la Sardegna. Prima di allora non c’erano ancora state una colonizzazione vasta e capillare dell’isola e una vera consapevolezza dei territori e di quello che potevano offrire.

La spaccatura tra l’età della pietra levigata e il passato è evidente, se confrontiamo la ricchezza d’informazioni disponibili sulle genti del Neolitico con i segnali di vita scarsi e discontinui del Paleolitico e del più vicino Mesolitico.

Situazione frustrante per noi, ma assai ghiotta per i protagonisti della storia di oggi: infatti, gli artefici della rivoluzione neolitica venivano da fuori. Circa 8.000 anni fa, la grande isola – pressoché disabitata – del Mediterraneo occidentale attirò l’attenzione degli agricoltori provenienti dal vicino Oriente. Di questo siamo sicuri grazie alle analisi del DNA.

Sappiamo che a un certo punto della Preistoria le comunità neolitiche migrarono in Occidente, sostituendo man mano i cacciatori-raccoglitori.

Il patrimonio genetico dei sardi ha ancora molto in comune con il DNA degli antichi agricoltori provenienti dall’Oriente. In parte questo è dovuto al lungo isolamento in mezzo al mare, che escluse la Sardegna dai cambiamenti demografici che accaddero in seguito nel resto dell’Europa.

L’approdo dei coloni neolitici

Il primo impianto dei coloni neolitici risale al VI millennio a.C. e l’intero processo di colonizzazione appare, visto dall’esterno, meticoloso e intelligente.

Gli esploratori avevano percorso in un tempo relativamente breve vasti tratti di mare e registrato i riferimenti topografici delle zone più promettenti, così da guidare l’arrivo dei coloni. In questo modo, nuove comunità riuscirono ad occupare le regioni più accoglienti dell’isola in pochi secoli.

I siti abitati nel Neolitico antico si concentrano nella parte occidentale e meridionale della Sardegna. Il perché è presto detto: le comunità cercavano terreni fertili, vicino ai corsi d’acqua e al mare. Non avevano viaggiato da sole, ma si erano portate appresso le loro conoscenze sulla domesticazione delle piante e degli animali.

Siti del Neolitico in Sardegna
I siti del Neolitico antico in Sardegna

Vennero quindi introdotte specie vegetali, come il farro, e nuove specie animali arrivarono a sostituire la grande fauna pleistocenica ormai estinta. A quel tempo, una densa copertura vegetale doveva rendere facile smarrire il bestiame, che non impiegava troppo tempo a diventare selvatico. È il caso dei cinghiali e dei mufloni, che in Sardegna hanno formato delle specie autoctone.

Il Neolitico in Sardegna: un’epoca di crescita, pace e commerci

Osservando il quadro delle testimonianze neolitiche in Sardegna è ragionevole pensare che si sia trattato di un lungo periodo di pace.

Un forte indizio a favore di questa ipotesi deriva dalle caratteristiche degli insediamenti. Sia che guardiamo alle fasi più antiche, dove ancora si sfruttavano le grotte o i ripari sotto la roccia, sia che consideriamo i villaggi all’aperto del Neolitico recente, in nessun caso sono stati notati muri o fossati di difesa, segno che non ce n’era bisogno.

Al contrario sono molti i segnali di un’apertura verso l’esterno, che favoriva gli interessi economici ma anche lo scambio di idee.

I coloni che erano giunti dal mare tempo addietro ora conoscevano intimamente i punti di forza dell’isola. Per la fabbricazione di strumenti non si rivolgevano solo alla dura selce dell’Anglona; avevano appreso come lavorare l’ossidiana, un vetro vulcanico di cui esisteva un ricchissimo giacimento nel Monte Arci.

Grazie a questo oro nero, o se preferisci sa pedra crobina, la Sardegna diventò una protagonista degli scambi commerciali in seno al Mediterraneo. Ma non c’erano solo i commerci: in questo contesto preistorico tante culture si sono avvicendate lasciandosi indietro i loro tesori.

Le culture nella Sardegna del Neolitico

Un indicatore dell’evoluzione culturale che ha arricchito la Sardegna è la produzione ceramica. La ceramica non è solo un’invenzione utilissima, è anche la firma di una specifica cultura, che si manifesta dal trattamento dell’argilla al tipo di cottura e decorazione.

Partendo dalle prime fasi dell’approdo in Sardegna abbiamo:

  • la cultura della ceramica impressa, nel Neolitico antico;
  • la cultura di Bonu Ighinu, e successivamente la cultura di San Ciriaco, nel Neolitico medio;
  • la cultura di Ozieri nel Neolitico recente.

Nel complesso, queste vengono dette anche culture prenuragiche.

Cultura della ceramica impressa

Segni di questa cultura sono stati rinvenuti in diversi siti, tra i quali menzioniamo Su Carroppu (Sirri) e l’insediamento all’aperto di Bau Angius (Terralba).

La ceramica prodotta in questa fase viene detta anche cardiale, perché le decorazioni venivano realizzate imprimendo l’orlo di una conchiglia detta Cardium sull’argilla. Non si tratta di qualcosa di unico nel suo genere ma trova un corrispettivo oltremare, tant’è che si parla più in generale di facies del Cardiale Tirrenico.

Conchiglie Cardium
Le conchiglie Cardium

Culture di Bonu Ighinu e San Ciriaco

La cultura di Bonu Ighinu, che si colloca nel V millennio a.C., è la prima vera cultura a carattere regionale che incontriamo in Sardegna.

È doveroso ricordare gli artigiani di Bonu Ighinu, autentici maestri dell’arte della ceramica. Usavano tecniche innovative per ottenere vasellame robusto ma con spessore sottile, omogeneo e dal colore brillante dopo la cottura. Una simile raffinatezza non verrà più raggiunta nelle fasi successive della Preistoria.

Ceramica Neolitica sarda della cultura di Bonu-Ighinu
Tazza in ceramica, cultura di Bonu Ighinu

Per fortuna, le conoscenze che abbiamo sulla cultura di Bonu Ighinu non si limitano alle ceramiche. Il sito di Cuccuru Is Arrius (Cabras) ha rivelato un sito funerario con ben 22 sepolcri. I defunti erano stati deposti in posizione fetale e alcuni erano accompagnati nel riposo terreno da un ricco corredo. Tra i reperti, il più interessante è una statuina femminile che indossa un elegante copricapo. Le statuette in pietra raffiguravano probabilmente delle entità capaci di proteggere i morti.

Statuina femminile neolitica sarda, Bonu Ighinu
Statuina femminile, cultura di Bonu Ighinu

La cultura di San Ciriaco occupa la parte restante del V millennio ed è in continuità con la cultura di Bonu Ighinu. Si attribuisce a questa fase il sito funerario di Li Muri (Arzachena): si tratta di 4 strutture a cassone realizzate con lastre di pietra contenenti i defunti, accompagnati sempre da ricchi corredi.

Cultura di Ozieri

Collocata nel IV millennio a.C., la fase di Ozieri è un momento altissimo della Preistoria sarda; un orizzonte culturale che ha raccolto l’eredità delle culture precedenti ma era aperto alle contaminazioni dell’area mediterranea occidentale e centro-orientale.

Ceramica Neolitica: Cultura di Ozieri
Vaso decorato, cultura di Ozieri

I frutti di questa elaborazione sono ben visibili nella loro arte. Le ceramiche di Ozieri si fanno notare grazie alle decorazioni esuberanti; gli artigiani modellavano senza l’uso del tornio vasi dalle forme nuove, che richiamano il gusto orientale.

Cambia rispetto al passato la rappresentazione della figura umana, che diventa meno realistica e più geometrica. Questo si nota sia nelle ceramiche con decorazioni antropomorfe stilizzate, sia nelle statuine femminili a placca traforata.

Statuina femminile neolitica: cultura di Ozieri
Statuina femminile, cultura di Ozieri

Qui voglio riportare alla tua attenzione l’importanza capitale della pietra in questa vicenda millenaria. Ormai la pietra non era più un mero strumento di sussistenza, utile solo a fabbricare utensili per lavorare il cibo e le pelli.

La pietra era la materia che permetteva di raccontare un immaginario attraverso dei canoni stilistici codificati e tramandabili, e questa opportunità non si esauriva nel produrre statuine.

Scolpire e scavare la roccia era, per le culture prenuragiche, un mezzo per esprimere la propria spiritualità e la propria idea di ciò che li attendeva dopo la morte.

Ipogei e megaliti nella Sardegna del Neolitico

Se ci pensi bene, anche prima d’iniziare a leggere questa serie, tu avevi già un’immagine della Sardegna ben formata: un paesaggio assolato, nel quale spiccano grosse pietre che affrontano le intemperie a viso aperto, e strette porticine che conducono forse sottoterra.

Megaliti e ipogei si possono considerare la firma delle comunità neolitiche e in Sardegna hanno trovato spazio anche in seguito nelle culture dell’età dei metalli.

I megaliti: menhir e dolmen

Il fenomeno del megalitismo compare nella seconda metà del V millennio a.C. e poi fiorisce con la cultura di Ozieri e prosegue nell’età del rame.

Menhir e dolmen sono termini di origine bretone. Non si tratta, infatti, di monumenti unici della Sardegna, ma vanno inquadrati nella cultura megalitica dell’Europa.

I menhir, noti come pedras o perdas fittas, sono dei monoliti più o meno alti conficcati nel terreno.

Menhir di Laconi, Sardegna, Neolitico
Menhir di Laconi

Ad oggi in Sardegna ne esistono ancora più di 700. La cosa interessante del fenomeno menhir è la loro varietà. Alcuni mostrano caratteristiche maschili – più raramente femminili -, in altri è stato abbozzato un volto umano. Venivano collocati nei pressi di luoghi di culto e di sepolture, ma anche in corrispondenza degli snodi stradali. Difficile stabilire chi o cosa rappresentassero, forse divinità o antenati.

I dolmen, invece, sono megaliti formati da più lastre di pietra. Il dolmen era una tomba a camera singola e anticamente era ricoperto da un tumulo di terra. Uno dei più importanti è il dolmen di Motorra (Dorgali) costruito da genti della cultura di Ozieri.

Gli ipogei: le domus de janas

Domus de janas è il nome dato dalla tradizione popolare agli ipogei scavati da mano umana. Leggenda vuole che fossero le casette di donne minuscole e magiche.

Definirle case non è tanto sbagliato: queste grotticelle artificiali, che altro non erano che tombe collettive, erano strutturate all’interno come delle vere e proprie case per i defunti, i quali giacevano accompagnati dal proprio corredo nelle loro cellette.

Il fenomeno delle domus de janas raggiunge il suo massimo sviluppo con la cultura di Ozieri. Queste sepolture hanno aperto uno spiraglio sulla percezione dell’aldilà, probabilmente simboleggiato dalla presenza di una falsa porta nel vano di fondo, ma anche sulla stratificazione della società dei vivi.

Falsa porta in una Domu de Janas, Sardegna Neolitico
Falsa porta all’interno di una Domu de janas

Infatti esistono migliaia di queste strutture nell’isola, ma soltanto nel 6% delle tombe sono state ritrovate pitture, sculture o incisioni: un indicatore di disuguaglianza sociale.

A questo punto conosci le caratteristiche essenziali delle culture che hanno popolato la Sardegna nel Neolitico: culture laboriose, pacifiche, aperte agli scambi commerciali e di idee.

La situazione cambiò radicalmente con il passaggio da un’economia basata sulla pietra a una basata sui metalli.

Corsa ai metalli: dal Neolitico all’età del rame

I segni che c’era tensione nell’aria li scoviamo ancora una volta negli insediamenti. In Sardegna s’iniziano a osservare delle fortificazioni: potevano essere semplici muri oppure costituire delle vere e proprie muraglie, come si nota nei siti di Sa punta ‘e sa zittade (Ottana) e Monte Baranta (Alghero).

La chiave per capire cosa stava succedendo è il rame. Ottenere la disponibilità delle risorse minerarie è un ottimo incentivo a spostarsi dalla propria terra di origine: e così, nel III millennio a.C., arrivarono anche nell’isola nuovi popoli, creando tensioni interetniche con gli autoctoni.

La fiorente cultura di Ozieri sfuma in un orizzonte che viene chiamato fase sub-Ozieri, e alla fine lascia il posto alla cultura di Filigosa-Abealzu.

Cultura di Filigosa-Abealzu

Vale la pena menzionare la cultura di Filigosa, perché le sue maestranze si occuparono di ampliare l’antico santuario di Monte d’Accoddi (Sassari).

Monte di Accoddi, Santuario Neolitico in Sardegna
Veduta aerea di Monte d’Accoddi, Sassari

Il complesso di Monte d’Accoddi comprende una terrazza monumentale, alla quale si accede grazie a una lunga rampa, un villaggio e alcuni menhir. Accomunato in passato alle ziqqurat della Mesopotamia, in realtà questo santuario non ha fratelli nell’intera zona del Mediterraneo. È unico e irripetibile.

Adesso rimane ben poco della sua struttura, ma doveva essere parecchio famoso millenni addietro. Sappiamo che ancora nell’età del bronzo era frequentato. Ma se lasciamo da parte questa grande opera, vediamo che l’antica vitalità dell’epoca neolitica se n’era andata.

Tieni presente che conosciamo questa cultura grazie alle opere funerarie, perché gli insediamenti diventano molto rari, come a testimoniare un calo demografico.


Nel frattempo, altre comunità giunte in Sardegna conoscono un grande sviluppo. È il caso della cultura di Monte Claro e, successivamente, della cultura del vaso campaniforme (Bell-beaker); le loro tradizioni si discostavano nettamente da quelle locali, segnando un nuovo punto di svolta nella storia dell’isola.

Gradualmente si stava aprendo la strada per l’epoca delle torri di pietra.

Te ne parlerò il mese prossimo nell’episodio 3: “Sardegna nuragica: età del bronzo e torri“.

Fonti

Storia della Sardegna, dalla preistoria ad oggi – A cura di Manlio Brigaglia
La Sardegna Preistorica – Corpora delle antichità della Sardegna
Chi siamo e come siamo arrivati fin qui – David Reich
Sul cinghiale sardo
Sul muflone sardo
Sulle domus de janas

Immagini

Cuccuru is Arrius – Sito del museo di Cabras
Dea madre di Cuccuru is Arrius – Sito del museo archeologico nazionale di Cagliari
Menhir – Sito del museo di Laconi
La Sardegna Preistorica – Corpora delle antichità della Sardegna
Domus de janas – Wikimedia Commons by Gianni Careddu
Monte d’Accoddi – Sardegna turismo
Interno di una necropoli ipogeica – Sardegna turismo

Scritto da:

Giada Zanza

Nella vita di tutti i giorni sono una SEO Copywriter, ma qui su Inchiostro Virtuale mi dedico a qualcosa che amo molto: la storia.
Ogni soggetto può essere raccontato, se hai la pazienza di conoscerlo a fondo.