san barnaba teatro grande copertina

In occasione del topic di questo mese, la Festa della Musica, che ho l’onore e l’onere di inaugurare, vi porto a scoprire due “istituzioni” nella mia città, Brescia, che hanno fatto (e fanno tuttora) la storia della musica.


Brescia non è certo il centro dell’universo musicale, tuttavia nel suo piccolo se la cava discretamente. Vi sono a mio parere due punti di riferimento importanti: l’Auditorium San Barnaba, con annesso Conservatorio, e il Teatro Grande.

Iniziamo il viaggio dal San Barnaba, una vecchia chiesa attualmente sconsacrata, che è stata adibita ad auditorium.

La sua storia (in breve)
Auditorium San Barnaba di notte
Auditorium San Barnaba di notte

La fondazione della Chiesa di San Barnaba, e del relativo convento, fu fortemente voluta da Berardo Maggi, vescovo dal 1275, successivamente autoproclamatosi “Signore”, ovvero Principe della città di Brescia, dopo aver espulso il conte Tebaldo Brusato, suo “rivale” dichiaratamente guelfo (se non si fosse capito, il personaggio era un tantino pieno di sé, N.d.A.).

Il vescovo Maggi aveva una speciale predilezione per i frati eremiti di Sant’Agostino, ai quali donò la nuova struttura, costruita ingrandendo un vecchio convento già presente in loco, lavoro che avvenne proprio durante il periodo del suo principato nella città. Nel secolo successivo il San Barnaba crebbe notevolmente a livello di fama (e potere), al pari degli altri due ordini presenti a Brescia, Francescani e Domenicani.

Nel 1457, al posto degli Eremitani, cacciati dalla città per condotta scandalosa, nel convento subentrò la comunità dell’Osservanza di Lombardia. Parte della struttura fu ricostruita e nel 1490 fu aggiunto un grande ambiente destinato a biblioteca, dove Giovanni Pietro da Cemmo affrescò un importante ciclo sulla vita di Sant’Agostino. (Un’altra opera dello stesso artista è citata in questo articolo).

Tra il 1632 e il 1659 la chiesa subì una profonda trasformazione in stile barocco negli interni, con l’aggiunta della facciata in marmo.

Alla fine del 1700 fu dapprima soppresso il convento, su richiesta degli stessi frati, mentre agli inizi del 1900 la chiesa venne definitivamente sconsacrata e riconvertita in auditorium. I chiostri furono adibiti a sede del Conservatorio, fondato nel 1864 e solo di recente (nel 1993) dedicato a Luca Marenzio.


Per conoscere meglio Luca Marenzio, compositore di madrigali, cantore e liutista bresciano, vi rimando alla sua biografia su wikipedia.


Cos’è oggi il San Barnaba

Come vi ho raccontato poc’anzi, è diventato un auditorium, con 400 posti a sedere, e grazie ad una convenzione fra il Comune e l’adiacente Conservatorio è consentito a quest’ultimo di usufruire della struttura per la sua attività artistica e didattica.

Non solo.
Presso il San Barnaba si svolgono numerosi eventi, secondo un fitto calendario: da convegni a concerti, a rappresentazioni artistiche di vario genere.

Se è vero che, dall’esterno, la costruzione ha l’aspetto in tutto e per tutto di una chiesa, una volta all’interno l’unica sensazione mistica che si prova è quella di stare in una sorta di tempio del suono. Lì dentro l’acustica è talmente perfetta che una persona sul palco che parli a voce normale, senza l’ausilio di microfoni o altro, viene perfettamente udita in qualsiasi punto si trovi l’ascoltatore, come se la prima fosse a non più di un metro di distanza.

La sensazione viene ovviamente amplificata quando si tratta di musica.
La prima volta che mi sono recata al San Barnaba è stato nel lontano 2000, in occasione di un concerto jazz.

Per la precisione si trattava di questo personaggio:


E, vi assicuro, ci si sentiva la musica intorno, addosso, come se fosse la pelle stessa a vibrare.


Passiamo ora all’altra nostra meta: il Teatro Grande.

Un altro po’ di storia

La costruzione è decisamente più recente del San Barnaba: il Grande sorge nello stesso luogo dove venne aperto il primo teatro pubblico di Brescia, nel 1664.
A cavallo delle mura meridionali della città, nel 1643 la Repubblica di Venezia concesse quello spazio all’Accademia degli Erranti, affinché vi edificassero la loro sede.

L’opera fu affidata agli architetti Avanzo, che progettarono un palazzo composto da una vasta sala superiore, raggiunta da un maestoso scalone, e un portico al piano terreno per la cavallerizza.
Sì, avete capito bene: dove adesso c’è un teatro, prima c’era un cortile dedicato al maneggio!

L’Accademia era infatti una “scuola” per nobili: oltre alle attività a cavallo, vi si praticava scherma e si seguivano lezioni di matematica, di morale e di ballo. Una volta all’anno poi gli accademici dedicavano una solenne cerimonia ai Podestà veneti, con tanto di componimenti musicali e poetici.

Il portico fu adattato a teatro solo nel 1664, con ulteriori modifiche successivamente, nel 1710. Del palazzo originale resta la facciata, ripartita dai tre finestroni, prospiciente corso Zanardelli (l’antico Mercato del Vino). Il Ridotto fu realizzato tra il 1760 ed il 1769 dall’Architetto Antonio Marchetti quale nuova sala accademica degli Erranti, in sostituzione della precedente demolita nel 1739.

Nel 1780 gli architetti Antonio Vigliani e Gaspare Turbini progettarono e realizzarono l’aggiunta del portico, dove un’ampia scalinata conduce al portale d’ingresso principale, a cui erano state aggiunte due aperture minori nel 1745 circa.

San Barnaba Teatro Grande 1920
Il Teatro Grande in una raffigurazione del 1920

Col passare degli anni il Grande si affermò sempre più come principale teatro cittadino fino ad essere riconosciuto come monumento nazionale, con atto di vincolo, il 22 marzo 1912.

Per i più curiosi

Al di là della bellezza artistica e storica del Teatro, visibile anche ad un occhio meno esperto e che potete scoprire senza problemi sull’onnipresente wikipedia, ma, soprattutto, sul sito ufficiale, mi preme più raccontarvi di alcune curiosità ed aneddoti nati attorno al Grande.

Il Nome
Sala Grande - san Barnaba
Sala Grande del Teatro, così com’è adesso

Il nome del teatro viene dalla precedente denominazione “Il Grande” in onore di Napoleone Bonaparte. La cosa in sè è abbastanza curiosa, se si pensa che la struttura è nata in pieno periodo di dominazione veneziana a Brescia. Anzi, senza la concessione del terreno da parte della Repubblica, non sarebbe sorta nemmeno la nuova sede dell’Accademia, da cui è poi nato il Teatro stesso.

Il Motto

Le Accademie sorte nel ‘600 avevano alcuni obblighi da rispettare, ossia avere una specifica denominazione, dotarsi di un proprio motto e scegliere un Santo protettore. L’Accademia degli Erranti decise di avvalersi della divina protezione di Santa Caterina da Siena e di adottare come immagine una luna falcata, sormontata dal motto Non Errat Errando.

Lo “slogan” assunse un maggiore e più completo significato quando venne ripreso nel sovraporta d’accesso della sede dell’Accademia:

Hic reparatis Hephesi ruinis
Cynthia comitata musis vallata Amazonibus
non errat errando.
Haec si cupis intueri quis quis es
uno dempto Herostrato
ascende viator.

Il testo, scritto in un intenzionale latino enfatico, fa riferimento al mito greco di Cinzia (in latino Diana, Dea identificata con la Luna). Così come Cinzia scappò dalle rovine incendiate del tempio di Efeso e, accompagnata dalle Amazzoni, trovò rifugio altrove per poter ricominciare, anche gli Accademici si allontanarono dalla loro prima residenza e stabilirono la sede definitiva dell’Accademia nella nuova sede. Il motto invita chiunque sia interessato a saperne di più (tranne chi nega l’importanza delle arti e dell’intelligenza, come aveva fatto Erostrato incendiando il tempio di Diana), a “salire”, indicando con tale espressione sia l’accezione letterale del verbo (salire le scale della sede accademica), sia l’accezione metaforica che indica la possibilità, frequentando l’Accademia, di “accrescere le proprie conoscenze, di progredire culturalmente e di innalzarsi ai saperi delle arti”.

Il gioco d’azzardo

All’inizio dell’Ottocento, il Ridotto e le sale ad esso attigue venivano spesso utilizzate come luogo di intrattenimento e di svago: vi si svolgevano giochi d’azzardo, riservati in esclusiva agli alti ufficiali francesi della Grande Armée, allora presenti sulla piazza di Brescia a seguito della Campagna d’Italia. Curiosa è la consultazione del Regolamento Per l’Esercizio de’ Giuochi d’Azzardo nel Ridotto di Brescia, appositamente redatto nel 1810 per stabilire le norme comportamentali da rispettare durante le serate di gioco nel Ridotto del Teatro.
Il Regolamento è oggi conservato nell’archivio del Grande.

Giacomo Puccini e la nuova Madama Butterfly

Già due volte Brescia, la colta e gentile, mi ha fatto accoglienze che saranno per me incancellabili. Con animo commosso vorrei pur far sapere al pubblico i miei sentimenti e ringraziare di tutto cuore l’amico Mascheroni, gli interpreti valorosi e zelanti della Manon, e tutti infine coloro che vollero gentilmente darmi un ricordo carissimo e prezioso per me. Ma non mi sento di tanto capace, e quindi rivolgendomi a codesta onorevole Deputazione del Teatro Grande sono certo di trovare in essa una eloquente interprete della mia vivissima gratitudine, che pure ad essa tributo.

Queste sono le parole che il compositore dedica a Brescia, al Teatro Grande, dopo il successo della nuova versione di Madama Butterfly il 28 maggio 1904, spettacolo al quale presenziò anche il Re Vittorio Emanuele III.
La prima versione, messa in opera il 17 febbraio 1904 al Teatro alla Scala di Milano, fu un completo fiasco, tanto da portare al ritiro dello spartito per una revisione completa.

A testimonianza del successo parlano le cronache dell’epoca:

Puccini ha avuto ieri sera causa vinta, trionfalmente vinta. Sette bis, venticinque chiamate… il Teatro era straordinariamente gremito… i palchi erano affollatissimi… uno scintillio incantevole di bellezze, di diamanti, di trine… poche volte ci si è trovati di fronte ad un successo così immediato… giustificato dall’intrinseco valore dell’opera nella sua parte principale;… ma anche dalla sua esecuzione che non poteva essere migliore…

Leggiamo bene: sette bis e venticinque chiamate. SETTE bis. VENTICINQUE chiamate.
Ed oggi se si chiede ad un artista un bis, già è un miracolo se lo concede!

I grandiosi successi del Teatro

L’inaugurazione del nuovo teatro, già denominato “Grande”, avvenne il 26 dicembre 1810, con la prima rappresentazione de “Il sacrificio di Efigenia”, un’opera musicalmente composta da Giovanni Simone Mayr (1763-1845), maestro del bergamasco Gaetano Donizetti. Inutile dire che fu un successo strepitoso.

Tra i vari spettacoli, dopo il primo e quello citato poc’anzi di Puccini con la Butterfly, segnalo l’Otello di Giuseppe Verdi e Il Malacarne di Gaetano Coronaro, portati in scena dal direttore e Maestro Antonino Palminteri, durante la stagione a cavallo tra il 1893 e il 1894.

A seguire arrivò La Bohème del 1896, diretta dal Maestro Arturo Toscanini, e la rappresentazione più recente del 1963 con la Zeani ed il debuttante tenore Luciano Pavarotti (già presente l’anno precedente per il Rigoletto).

Memorabili infine la stagione del 1937 con la debuttante Magda Olivero ed il tenore Giuseppe Lugo, e la stagione lirica del 1950 con l’Aida interpretata da Maria Callas (che, come ho raccontato in questo precedente articolo, al tempo soggiornava a Sirmione).

Da ricordare sono inoltre le numerose serate che hanno visto protagonista al pianoforte il Maestro Arturo Benedetti Michelangeli, da cui ha preso nome l’omonimo Festival Pianistico che, negli oltre quarant’anni di attività, ha portato sul palcoscenico del Grande i più grandi musicisti del mondo.

E per concludere… superstizioni!
San barnaba - porta del Teatro
A sinistra della scalinata, la porta incriminata, colpevole di portare sfortuna agli studenti

Narra la leggenda metropolitana che qualunque studente passi al di sotto di una piccola porta, situata sotto il portico del Grande, a sinistra guardando la facciata, verrà sistematicamente bocciato.

Ora, nella mia carriera scolastica non sono mai stata bocciata, pertanto non posso confermare, né smentire, tale superstizione. Posso però dire che non sono mai passata là sotto, mentre altri “coraggiosi” ci hanno provato e… hanno ripetuto l’anno. Forse forse…


E tra leggende e curiosità si conclude il nostro viaggio “musicale”.

Alla prossima!
Annalisa A.

Scritto da:

Annalisa Ardesi

Giunta qui sicuramente da un mondo parallelo e da un universo temporale alternativo, in questa vita sono una grammar nazi con la sindrome della maestrina, probabilmente nella precedente ero una signorina Rottermeier. Lettrice compulsiva, mi piace mangiare bene, sono appassionata di manga, anime e serie TV e colleziono Lego.
In rete mi identifico col nick Lunedì, perché so essere pesante come il lunedì mattina, ma anche ottimista come il “primo giorno di luce”.
In Inchiostro Virtuale vi porto a spasso, scrivendo, nel mio modo un po’ irriverente, di viaggi, reali o virtuali.
Sono inoltre co-fondatrice, insieme a Jessica e Virginia, nonché responsabile della parte tecnica e grafica del blog.
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