Bagolino panoramica

In viaggio con Lune continua e vi porta a conoscere Bagolino, in occasione del suo Carnevale tipico.

Bagolino è il comune della Valle Sabbia territorialmente più esteso, situato all’estremità settentrionale della Valle stessa. Questo borgo antico sorge nella conca della valle creata dal torrente Caffaro, da cui prende il nome (Val Caffaro) e che segna il confine naturale tra Lombardia e Trentino.

Il torrente Caffaro attraversa il paese e, poco più a sud, confluisce nel fiume Chiese, in prossimità del lago d’Idro, il terzo lago per estensione nella provincia di Brescia.
Letto così si potrebbe pensare a Bagolino come un posto isolato e difficilmente raggiungibile, in realtà non solo comunica con le valli vicine per mezzo di due passi (il passo di Croce Domini, 1895 slm, che lo unisce alla Val Camonica e il Giogo del Maniva, 1664 slm, che lo collega alla Val Trompia), ma fin dai primi albori, antecedenti alla conquista dei Romani e quasi contemporanei ai Camunni della vicina valle, è stato un importante e strategico punto di passaggio.


N.B. Se volete sapere qualcosa dei Camunni, cliccate qui!


Non a caso dopo la conquista dei territori alpini da parte dell’esercito romano (16 a.C. circa), nell’area dove ora sorge una delle due principali chiese, fu molto probabilmente installata una stazione per il cambio dei cavalli e si costituì nei suoi pressi un primo insediamento abitativo stabile (vi ricordo che le popolazioni alpine erano inizialmente dedite alla caccia ed alla pesca, pertanto non stanziali). Sembra infatti che il nome del paese derivi dal gergo latino Pagolus o Pagolinus, piccolo borgo.

Bagolino: un po’ di storia…

Proprio la sua collocazione geografica ha segnato profondamente la storia di questo paese, fin da subito conteso tra vari “pretendenti”. Dopo i Romani, infatti, passò al regno Longobardo, aggregato al ducato di Trento, e l’area fu denominata Giudicarie. Questo spiega perché, dal punto di vista religioso, fino al 1785 Bagolino restò alle dipendenze della diocesi di Trento, tramite le Sette Pievi, mentre quello amministrativo lo legò a Brescia.

Durante le lotte tra Guelfi e Ghibellini, fu conteso sempre tra il comune di Brescia (guelfo) ed il principato Vescovile di Trento (ghibellino). Mentre gli abitanti cercarono principalmente di restare indipendenti, finirono sotto il dominio dei signori di Lodron, vassalli del principe-vescovo di Trento. Nel 1440 Bagolino passò alla Repubblica di Venezia, con la quale, fino al 1797, ottenne una notevole autonomia amministrativa, proprio grazie alla sua posizione “di confine”.

Periodo di massimo splendore

Iniziò in quel periodo lo sviluppo della produzione casearia e, soprattutto, della lavorazione del ferro, per mezzo del forno fusorio, anche se numerose calamità naturali tra cui la peste (nel 1478, 1580 e 1630), un incendio nel 1555 ed altre sciagure ancora, decimarono ciclicamente la popolazione.
Il colpo di grazia avvenne nella notte tra il 30 ed il 31 ottobre del 1779, quando un furioso incendio, partito dal forno fusorio ed alimentato da un fortissimo vento, quasi distrusse l’intero paese, mettendone in ginocchio l’economia.

La zona fu ancora contesa tra piemontesi, con il sostegno di Napoleone, ed austriaci del regno Lombardo Veneto per poi entrare, nel 1861, nel Regno d’Italia, di cui segnò il confine con l’Austria fino al 1918, fine della Prima Guerra.

Tutte queste vicissitudini hanno lasciato il segno nella struttura, nelle costruzioni ed anche nella popolazione e tradizioni bagosse. Il borgo conserva infatti l’aspetto medievale, con case addossate e strade tortuose, portici, piazze, fontane, palazzi antichi e strette scalinate che salgono alla chiesa parrocchiale di San Giorgio, ma Bagolino era, ed è tuttora, un punto di transito.
Non dobbiamo perciò sottovalutare il carattere indipendente dei suoi abitanti, né lo spirito di accoglienza tipico di chi ha un vissuto a cavallo tra fazioni spesso in contrapposizione fra loro. Due caratteristiche che, a mio parere, si rispecchiano moltissimo in due tipicità della zona, ossia il Carnevale ed il Bagòss, formaggio tipico e specialità doc.

Scorcio di Bagolino
Uno scorcio del paese, tipicamente medievale (ph. Riccardo Palazzani)

Perché visitare Bagolino?

Bagolino merita una visita a tutte le stagioni. Complice la collocazione geografica, in una conca circondata da stupende montagne, ma a pochissimi chilometri dal lago, il clima e l’ambiente sono a dir poco strepitosi.

D’inverno Bagolino, col comprensorio sciistico del Gaver (10 km di piste e 4 impianti di risalita) è un sicuro punto d’interesse per gli amanti degli sport invernali. Ci sono anche diversi percorsi con le ciàspole (le racchette da neve), che permettono di fare passeggiate ed esplorare in tutta sicurezza la natura imbiancata.

D’estate è possibile frequentare numerosi sentieri per il trekking, sia per principianti che per escursionisti più esperti.

Se siete amanti della flora e della fauna alpina, durante queste “gite” incontrerete esemplari di sicuro interesse.
Un punto di riferimento, non sapendo come orientarsi, potrebbe essere l’Azienda Naturalistica Il Daino, che organizza gite esplorative per gruppi nella foresta demaniale (levrass) e nella zona Baremone, dove si possono vedere trincee e gallerie della prima guerra mondiale. In particolare, a settembre è possibile assistere al periodo di accoppiamento delle femmine di cervo, in compagnia di un esperto sul bramito.

Personalmente non ne ho mai approfittato, preferendo girovagare per conto mio o, tutt’al più, in gruppi di massimo 3 o 4 persone, ma ne parlano bene e, soprattutto, le visite sono guidate.

Cosa vedere del paese?

Se flora e fauna non hanno sufficientemente soddisfatto la vostra indole da esploratori, Bagolino si mette in mostra anche per l’architettura: gli affreschi sulle case databili tra il 1400 e il 1800, i numerosi portici (non a caso Via Portici era la vecchia strada principale e commerciale), le inferriate, i portoni, i fusinai (fuochi alla veneta, sporgenti dalla sagoma della casa), le fontane in granito.

Degna di nota è sicuramente piazza Mercato, su cui si affaccia una casa con portico sostenuto da archi e impreziosita con due facce in pietra, mentre in un’altra costruzione si possono vedere le pietre enormi dell’antica Torre Comunale (del 1400 circa), riportata in alcuni dipinti raffiguranti il paese.

Le strade sono strette e acciottolate e numerose scalinate collegano il borgo con la parte alta dove si stagliano le chiese di S. Giorgio (parrocchiale) e di S. Lorenzo. Su tutto il paese sovrasta la mole dell’antico convento, fondato nel 1517 dalla Beata Lucia Versa da Lumi, originaria di una ricca famiglia di Bagolino, estinta nell’incendio del 1779. Oggi l’edificio, completamente ristrutturato e attrezzato, è sede di una casa di riposo.

Tra i vari monumenti e luoghi di culto:
  • Chiesa di San Giuseppe – Ponte Caffaro
  • Chiesetta di San Valentino
  • Eremo di San Giacomo in Caselle
  • Chiesa di San Lorenzo
  • Fondazione Beata Lucia Versa Dalumi
  • Chiesetta degli Adamino
  • Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio

di cui potete trovare ampia e dettagliata descrizione in questo sito (un click). In questa sede vi accenno solo i tre che mi hanno colpito maggiormente.

San Giorgio: la parrocchiale

La chiesa è stata costruita tra il 1624 ed il 1632, in sostituzione di un più antico edificio di culto, su progetto del bresciano Giovanni Battista Lantana, che scelse linee architettoniche piuttosto semplici, coerenti con la fisionomia del paese.

L’esterno presenta una facciata a capanna, alleggerita, in alto da una trifora e da un elegante pronao a sette archi. L’interno è un unico grande vano a botte liscia illuminato da otto finestroni semicircolari, corrispondenti alle otto cappelle laterali, quattro per lato, intervallate da doppie lesene che contribuiscono a dare una sensazione di maggiore altezza. Il presbiterio anch’esso coperto a botte, ma più basso, si conclude con un’abside semicilindrica che all’esterno si presenta poligonale.

Bagolino: chiesa San Giorgio interno
Chiesa San Giorgio (interno)

Chiesa di San Rocco

La chiesa di San Rocco è situata all’ingresso dell’abitato di Bagolino, a fianco della strada statale 669 che porta al passo di Crocedomini. La parte più antica della chiesa è il presbiterio, che una leggenda vuole costruito su ruderi di un tempietto etrusco, mentre tutto il corpo della chiesa fu aggiunto per voto a S. Rocco dopo la peste del 1577. All’interno numerosi affreschi di Pietro da Cemmo e un’ancora di legno risalente al XVI secolo.
La statua raffigurante il santo è conservata nell’omonima pala d’altare e viene scoperta solo il 16 agosto, il giorno di S. Rocco.

Bagolino: chiesa San Rocco interno
Chiesa San Rocco (interno)

Il Cimitero (sì lo so, sono un po’ fissata)

Uno dei primi costruiti dopo l’editto di Napoleone, raccoglie al suo interno un notevole patrimonio di croci di ferro battuto, vera testimonianza di come a Bagolino si lavorava il ferro.
Suggestive sono inoltre le cappelle di famiglia in stile neogotico affacciate sulla strada. L’unica in granito è di stile sobrio ed elegante.

Cimitero di Bagolino
Parte del cimitero che s’affaccia sulla strada

Il vero motivo della nostra gita: il Carnevale Bagosso

Il Carnevale è un momento unico ed originalissimo a Bagolino. Chi non c’è mai stato deve andarci, almeno una volta. Il momento migliore è negli ultimi tre giorni del periodo e, in particolare, il lunedì ed il martedì grasso, giorni in cui si esibiscono i Balarì.

Questa tradizione nasce, con buona probabilità, attorno al XVI secolo, almeno per la parte che riguarda musica e danze. Entrambi gli aspetti, fin dal 1972, sono stati messi sotto esame ed analizzati: l’originalità delle musiche e l’elegante complessità delle danze eseguite nelle strade e nelle piazze del paese, raggruppano e riportano alla luce le antiche origini di questa festa, da cui è impossibile non lasciarsi travolgere.

Più antica ancora sembra essere l’origine dell’altra metà della festa: i Maschèr.
I Maschèr non sono altro che persone travestite da vecchietti, che vanno in giro per il paese a fare scherzi, nel più assoluto anonimato.

N.B. Per approfondire i dettagli di queste figure “storiche”, vi consiglio di leggere larticolo di Ivana, che ne descrive le maschere, l’abbigliamento e, soprattutto, la loro storia.

cappello dei Balarì
Tipico cappello dei Balarì (ph. Riccardo Palazzani)

Il lato “goloso” della gita: il formaggio Bagòss

Chiamato il “grana dei poveri“, poichè, essendo stagionato, si presta anche ad essere grattugiato, questo formaggio è l’altro motivo per cui non è possibile rinunciare ad una visita in questo posto.
Non è un formaggio qualunque: rappresenta l’anima stessa del paese e della sua gente. Bagòss infatti è il nome in dialetto bresciano degli abitanti di Bagolino.

Come si presenta

La forma è cilindrica (diametro 40-55 cm, scalzo 10-12 cm, peso medio 16-20 kg), di consistenza dura, la crosta è oleata, la pasta consistente, talvolta con piccole occhiature e, maturando, tende a rompersi in scaglie. Il colore è giallo paglierino, dovuto all’aggiunta dello zafferano, mentre la crosta ha una colorazione bruno-ocra. L’odore è caratteristico: penetrante, persistente, con le note speziate dello zafferano unite al sentore di pascolo e fienagione. Il sapore è intenso, lievemente piccante, tipico dei formaggi molto stagionati.

Bagolino: Bagoss_intero
Forme intere, col marchio originale
La produzione

Per potersi fregiare del marchio Bagòss ci sono alcune regole ferree da rispettare durante il ciclo di produzione. Per prima cosa tutto il latte utilizzato per la produzione del formaggio deve essere prodotto da vacche di razza bruna allevate a Bagolino e alimentate con fieno locale. Poi il latte va filtrato usando dei rametti e degli aghi di abete e cotto in un pentolone di rame, su fuoco vivo alimentato a legna.

Una delle caratteristiche peculiari del Bagòss è l’aggiunta di zafferano, che non è un prodotto locale, ma è un’eredità storica del periodo di “dominazione” della Repubblica di Venezia, quando i veneziani commerciavano merci e, soprattutto, spezie in tutto il mondo.

La produzione di una singola forma di formaggio richiede circa tre ore di lavoro del casaro. Può essere venduto solo dopo un periodo di maturazione di almeno 12 mesi, ma la stagionatura media è di 24/36 mesi. Durante l’invecchiamento ogni forma deve essere girata, spazzolata frequentemente ed oleata con olio di semi di lino.

Bagolino: Bagoss tagliato
Una forma tagliata, pronta da assaggiare!
Come si consuma

Questo formaggio viene considerato una prelibatezza, ma si presta ad essere consumato in diversi modi. Anzitutto così com’è, ma anche come ingrediente in molte ricette, insieme a pasta, carne, pesce, patate, uova.

Alcune delle principali si trovano sul sito ufficiale Coop. Valle di Bagolino (click qui), ma basta googlare “ricette con formaggio Bagòss” che quasi esce Gordon Ramsay con tutta la cucina di Masterchef.

Per l’acquisto… dovete andare a Bagolino, non ci sono storie.

Alla prossima meta!
Annalisa A.


Alcune foto presenti in questo articolo e la bellissima immagine di copertina sono state realizzate da Riccardo Palazzani, che molto gentilmente me ne ha concesso l’utilizzo. Se volete conoscerlo meglio, un click ed una visita al suo sito: www.veridiano3.com.

Se siete appassionati di Star Trek andrete sicuramente d’accordo. Enjoy!

Scritto da:

Annalisa Ardesi

Giunta qui sicuramente da un mondo parallelo e da un universo temporale alternativo, in questa vita sono una grammar nazi con la sindrome della maestrina, probabilmente nella precedente ero una signorina Rottermeier. Lettrice compulsiva, mi piace mangiare bene, sono appassionata di manga, anime e serie TV e colleziono Lego.
In rete mi identifico col nick Lunedì, perché so essere pesante come il lunedì mattina, ma anche ottimista come il “primo giorno di luce”.
In Inchiostro Virtuale vi porto a spasso, scrivendo, nel mio modo un po’ irriverente, di viaggi, reali o virtuali.
Sono inoltre co-fondatrice, insieme a Jessica e Virginia, nonché responsabile della parte tecnica e grafica del blog.
Mi potete contattare direttamente scrivendo: a.ardesi@inchiostrovirtuale.it