Da leggere rigorosamente con una cioccolata calda in mano
Quello di cui scriviamo in questo articolo è la poesia, la magia con cui l’uomo, attraverso i miti, ha spiegato il mondo, le sue origini e le manifestazioni. Non conoscendo le leggi che governano la natura, partendo dalla semplice osservazione degli eventi, ha dato spiegazioni mitologiche e prodigiose per rispondere alle domande fondamentali; per questo sono andata a cercare come le diverse culture parlano della neve e mi sono imbattuta in molte leggende: alcune le conoscevo, altre sono state una piacevole e interessante scoperta.
Ci sono storie che trattano della sua origine, del suo arrivo nel mondo; altre riguardano figure mitiche legate alla neve e al ghiaccio, altre ancora sono storie di dialogo con la natura stessa.
I classici latini e greci sulla nascita della neve, come elemento naturale o come divinità, non danno la solita soddisfazione. Poco si sa di Chione (in greco Χιόνη, Khiónē, da χιών khiṓn, “neve”) figlia di Borea e di Orizia, che, probabilmente, era la dea della neve. Di lei parlano due leggende molto diverse, in cui si modificano anche i natali; in entrambi i casi, però, le storie non sono significative per spiegare la presenza delle neve come fenomeno.
Ho rivolto quindi la mia ricerca verso altre mete e sono andata là, dove il contatto con la natura, almeno nel nostro immaginario di europei, è massimo: i Nativi americani.
La leggenda dell’uomo di ghiaccio dei Nativi americani
Un giorno, in un bosco, alcuni arbusti secchi presero fuoco e le fiamme si estesero rapidamente. Così alcuni di loro decisero di andare a cercare l’uomo di ghiaccio, che viveva in terre lontane del nord. Trovarono un uomo molto vecchio, con i lunghi capelli bianchi legati in trecce. Appena gli raccontarono l’accaduto sciolse le trecce, si batté i capelli tra le mani e subito si sollevò un gran vento. Batté di nuovo i capelli tra le mani e scese la pioggia. La terza volta che lo fece, prima venne la grandine e poi la neve.
Il vecchio disse loro di tornare a casa, che li avrebbe raggiunti entro pochi giorni. Tornati al villaggio raccontarono del vecchio e di quello che aveva detto loro. La mattina dopo si alzò un forte vento e capirono che l’uomo di ghiaccio stava arrivando. Giunse poi la pioggia, ma solo il terzo giorno dopo la caduta della grandine e della neve l’incendio si spense e al posto della radura incendiata c’era un grande lago.
Leggende sulla neve dall’Italia
Ai piedi della montagna pascolavano tante candide pecorelle. A causa dell’inverno l’erba era secca e poco gustosa, così la più furba di tutte decise di salire in cima per vedere se ci fossero pascoli migliori e fu seguita dalle sue compagne. Cammina cammina, giunsero alle nuvole e le leccarono per placare la sete. Rinfrancate continuarono a camminare finché d’un tratto videro campi sterminati con tante erbe aromatiche e gustose. Affamate si gettarono su di esse e le brucarono con ingordigia.
Mentre mangiavano, arrivarono i folletti delle montagne, dispettosi e astuti, che iniziarono a strappar loro candidi riccioli di lana per lanciarli nel cielo. I folletti si divertivano un mondo a vederli cadere volteggiando nell’aria, lievi e leggeri. I riccioli di lana attraversarono le nuvole e l’acqua, che brillava come gemme, appesantì i fiocchi facendoli cadere fino a terra. Si poggiarono sui tetti delle case, sui rami degli alberi e sui cespugli avvolgendo il mondo in un manto bianco e lucente. Era nata la neve.
Leggende sulla neve dalla Russia
Diversi sono i racconti che troviamo spostandoci in Russia. Là, dove la neve è di casa, facciamo conoscenza con le principesse della neve.
Sneguročka
Anche se in Italia il suo nome è quasi sconosciuto, abbiamo ben presente l’iconografia classica, anche solo perché vista in qualche film o cartone animato. Sneguročka è una ragazzina con gli occhi blu come il ghiaccio dell’inverno, guance rosse e un abito bianco e celeste. Ha origine da antiche leggende pre-cristiane, in cui veniva raffigurata come la figlia dell’inverno e della primavera.
È una creatura magica che, se chiamata, arriva avvolta in un vortice di neve o “montando una navicella di luce circondata da migliaia di farfalline di neve che scendono dal cielo e si posano sulle aie e sui frutteti”. Conosce molte storie con cui d’inverno incanta gli abitanti dei villaggi. Ha il potere di comandare i fiocchi di neve e di far prendere loro qualsiasi forma ella desideri, come delicati fiori di brina, silenziosi giardini di felci di ghiaccio e splendidi e strani animali invernali. Quando il pastore del villaggio suona il flauto, lei ama danzare come un fiocco di neve e trasmette la voglia di danzare a chiunque la veda.
Ci sono due filoni principali nella leggenda di Sneguročka.
Una la vuole figlia di due persone che non riuscivano ad averne e per questo si fecero una bimba con della neve. Sneguročka, un giorno d’estate, andò in un bosco con altre ragazze per raccogliere dei fiori. Le ragazze accesero poi un falò, attorno al quale si misero a saltare: lo fece anche Sneguročka, che però si sciolse diventando una nuvola.
Nel secondo Sneguročka è la figlia della Fata primavera e del Vecchio inverno.
Però Jarilo, il Sole, l’aveva condannata a morire se si fosse innamorata e per questo la madre la nascose a lungo. Un giorno Sneguročka conosce Mizgir’, il fidanzato della sua migliore amica e se ne innamora, ricambiata. A causa di ciò, la fanciulla si scioglie colpita da un raggio di sole mentre Mizgir’, affranto dal dolore, decide di togliersi la vita, gettandosi in un lago.
Alcuni dettagli possono variare a seconda della zona. In alcuni casi si racconta che il dio Sole fosse irato poiché, a causa della fanciulla o della primavera sua madre, non poteva portare l’estate sulla Terra, da qui l’origine della maledizione. In altri la madre concede alla figlia sentimenti umani, pur sapendo che probabilmente ciò avrebbe portato al compimento della profezia. Diverse varianti della fiaba raccontano che la fanciulla si scioglie diventando una nuvoletta di vapore, che si libra verso le montagne innevate.
Come abbiamo detto, una delle caratteristiche di Sneguročka è la conoscenza di antiche storie e leggende. Così ogni anno, quando ritorna, porta nuovi insegnamenti alle genti, donando gioia, per questo è considerata una delle dame del Natale.
Nonno gelo
Ded Moroz (Nonno gelo) è una trasposizione moderna dell’antico spirito invernale Morozko. Si aggira insieme a Sneguročka, nella fredda notte di Capodanno, una delle feste più allegre e sentite in Russia, e distribuisce doni a grandi e piccini bussando alla porta delle case. Viaggia a bordo di una slitta trainata da tre cavalli, la tradizionale trojka. Sia lei che Padre gelo (l’Inverno) vivono tra le creature dei boschi innevati, delle quali si prendono cura. La fanciulla della neve è vista come la nipote o a volte la figlia del Babbo Natale russo.
Una storia simile la troviamo sulle nostre Dolomiti…
La principessa della val di Fassa
Sulla Marmolada c’era il palazzo di ghiaccio della regina delle nevi, che s’intenerì quando sentì la sua vicina, la regina Chiomadoro, piangere perché il regno – benché avesse un principotto – non aveva una principessina e, si sa, “Un reame senza principesse è come un giardino senza rose”.
Così le fece dono di una principessina di neve. Quella principessina non poteva vivere che all’ombra, ma conoscendolo chi potrebbe rinunciare al sole? Così il sovrano, d’accordo coi suoi sudditi, per far sì che la bimba non rischiasse la vita, decretò che dal suo regno fosse abolito il sole. Fu così invertito il corso della vita; di giorno si dormiva e di notte si vegliava.
Gli anni passarono e la principessa crebbe pallida, graziosa e piena d’amore e di bontà, così presto si accorse che i suoi genitori, suo fratello e tutti i sudditi del reame soffrivano. Nessuno però voleva rivelarle il perché, anzi, quando chiedeva, negavano ogni preoccupazione. Così si recò da una donna sapiente che tutto sapeva e nessuno ingannava e, per uscire inosservata dalla reggia, si travestì da contadina.
L’importanza dell’alternanza delle stagioni
La donna, che era molto miope, non la riconobbe e rispose alle sue domande. Fu così che la principessa scoprì quello che i suoi cari e tutto il regno avevano fatto per lei, fu consapevole che la loro tristezza era dovuta al lento decadimento per l’assenza di sole. Senza sole si muore.
Scappò quindi dalla casa della vecchia, che, avvedutasi dell’errore, cercò di convincerla a tornare a casa. L’aurora e il sole la implorarono di rientrare a palazzo, ma la principessa non poteva più permettere che altri soffrissero per lei, così si sacrificò facendosi trafiggere da un suo raggio.
Il sole, commosso da tanta bontà, la trasse accanto al suo cocchio d’oro, dicendole: “La tua generosità ti ha salvata, principessa, perché la bontà non muore mai e tu regnerai con me sul mondo”. Quando si seppe del suo sacrificio, le venne intitolato il luogo dove ella aveva lasciato la sua vita mortale. Ancora oggi si chiama Passo Ombretta il bel valico alpino che da Canazei, in Val di Fassa, conduce a Contrin.
Nonostante la distanza fisica tra i due luoghi, il nucleo della storia – in qualsiasi versione – ha un finale apparentemente triste: la fanciulla di neve svanisce sciogliendosi per diversi motivi. In realtà è il ciclo eterno di morte e rinascita, in cui ogni periodo è in egual modo importante. Il suo messaggio è un invito a equilibrarsi con i cicli naturali e a lasciarsi trasportare senza resistenze dal flusso della vita.
Leggende sulla neve dal Giappone: Yuki-onna
Non tutte le personificazioni, però, sono amichevoli: esistono, infatti, donne di ghiaccio ostili e malvagie che mietono vittime per la loro sopravvivenza o anche solo per divertimento. In Giappone, in particolare, le Donne di neve, le Yuki-onna, appartengono alla classe dei demoni.
La Yuki-onna è una bellissima donna alta, dai capelli lunghi, dalla pelle pallida e talvolta perfino trasparente. In alcune versioni indossa un kimono bianco, in altre è nuda e sulla neve risaltano solo il viso, la treccia e il pube. Non lascia tracce sulla neve quando cammina, in alcuni casi ha tratti simili agli yūrei (i fantasmi giapponesi), può trasformarsi in una nuvola di nebbia o neve se minacciata e i suoi occhi provocano terrore.
I racconti sulla donna di neve
Secondo le leggende è lo spirito di una donna morta assiderata: per questo a lei si riconducono l’inverno e le tempeste di neve. Grazie alla sua bellezza e serenità attira e uccide i viandanti, intrappolandoli nella neve e usando l’alito gelido per congelarne il cadavere.
In altre versioni, invece, si limita a condurli fuori dal sentiero per poi lasciarli morire assiderati. A volte attira i genitori dei figli dispersi nelle tormente, manifestandosi con un bambino fra le braccia e così, quando un soccorritore cerca di prenderglielo, rimane congelato.
Alcune leggende narrano di yuki-onna molto più aggressive, che invadono fisicamente le abitazioni delle loro vittime, spalancando la porta con una folata di vento gelido e uccidendole nel sonno.
Lo scopo delle demoni varia di storia in storia: talvolta si accontenta della morte della sua vittima, altre volte priva le vittime del sangue o della forza vitale. Occasionalmente seduce gli uomini per sottrarre loro l’energia o congelarli attraverso un rapporto sessuale o un bacio.
Le storie moderne la descrivono in toni più umani. In un caso, ad esempio, lascia fuggire un ragazzo in considerazione della sua età e della sua bellezza, facendogli però promettere di non parlare mai di quanto è successo. In età avanzata, l’uomo racconta la storia alla moglie e questa si rivela essere la stessa yuki-onna.
E i pupazzi di neve?
Sempre dal magico Giappone ci arrivano racconti dei pupazzi di neve, che, contrariamente a quel che si crede, non sono un’invenzione occidentale. Il pupazzo è un essere vivo e morto insieme, è dotato di un’anima, ma è sempre esposto al rischio di sciogliersi. Il suo destino è nella stagione in cui nasce e muore. Il suo simbolismo di origine pagana – l’uomo di neve è un prodotto del folklore nordico – è però adattabile a quello cristiano, per il suo legame con morte e rinascita.
Andersen e la stufa
La fiaba racconta di un pupazzo di neve che passa tutto il giorno a fissare l’interno dell’abitazione di chi l’ha costruito, potendo scorgere dalla finestra una stufa. L’omino di neve se ne dichiara innamorato, confidandolo all’unica compagnia che sembra essere in grado di parlare con lui, un saggio cane. I giorni passano e il pupazzo di neve continua a struggersi, continuando a contemplare e ammirare la stufa durante la notte (durante il giorno le finestre sono ghiacciate). Una volta che l’inverno finisce, l’uomo di neve si scioglie e il cane capisce finalmente il motivo del suo amore per la stufa. Il pupazzo era infatti costruito intorno a un raschiatoio della stufa e soffriva per la malinconia di non potersi riunire ad essa.
Concludiamo la nostra carrellata di leggende sulla neve con due storie di dialogo. In entrambe, i bambini parlano con gli elementi naturali, denotando un importante legame tra la natura e l’uomo.
Racconti sulla neve dall’Iran
Alim giocava in giardino, mentre cadevano alcuni fiocchi di neve, e uno di questi gli cadde tra le mani. Il bambino lo guardò estasiato: era curioso di conoscere la sua storia. Inaspettatamente, il fiocco parlò e raccontò del suo viaggio. Raccontò che mesi prima era una goccia d’acqua nel Mar Caspio, poi arrivò l’estate e decise di sdraiarsi al sole, si addormentò ed evaporò. Volò in alto fino a non vedere più gli uomini e, spinto dal vento, arrivò là dove l’aria è fredda, così lui e i suoi amici si strinsero fino a non poter muovere mani e piedi.
Erano diventati grossi, pesanti e avevano coperto il sole.
Qualcuno disse che sarebbero dovuti ricadere al suolo. Si avvicinarono a terra e la goccia era contenta, ma, mentre stava per ritrasformarsi in pioggia, il clima divenne improvvisamente gelido e cominciò a tremare, trasformandosi in un fiocco di neve. Vide la città di Tabriz, molto distante dal Mar Caspio e un ragazzo che giocava con il suo cane. Temendo di finire in bocca al cane decise di farsi aiutare dal vento a finire in mano al ragazzo per chiedergli aiuto per tornare una goccia. Il fiocco non terminò la frase perché si sciolse nelle mani di Alim, che, soddisfatto, pose le sue mani nell’acqua e lo fece ricongiungere con altri milioni di gocce. Poi il bambino si addormentò e sognò di essere una goccia di acqua fredda.
Lin e la neve
Tanto tempo fa, in Cina, una bimba di nome Lin passeggiava in giardino e parlava con il suo gatto Cheng Pu, lamentandosi di non aver mai visto la neve. Quando arrivò la sera e il giardino fu deserto, i fiori decisero di aiutare Lin perché si era sempre dimostrata molto gentile con loro. “Io so cosa si deve fare!“, disse il vento del sud e cominciò a soffiare prepotentemente verso nord.
Il vento del nord s’indispettì nel vedere nei suoi territori il vento del sud e gli intimò di andarsene, ma l’altro lo schernì: “Non mi acchiapperai mai!” e cominciò a correre verso sud, inseguito dal vento del nord. Quando arrivarono in Cina faceva così freddo che le nuvole rabbrividirono e nevicò. Il vento del nord si accorse che non avrebbe mai raggiunto il vento del Sud, così tornò verso il Polo.
Il mattino dopo, quando Lin e Cheng Pu scesero in giardino, lo trovarono coperto di neve. “Guarda, Cheng Pu!“, gridò felice Lin. Poco dopo tornò il vento del sud che sciolse la neve riscaldando nuovamente i fiori.
Consigli di lettura
Spero che questo mio viaggio intorno al mondo alla ricerca di miti, leggende e racconti sulla neve vi abbia fatto venire voglia di giocarci, sciare o anche solo di vederla scendere, mentre siete seduti sul divano. In ogni caso preparatevi, perché l’inverno sta arrivando! Se amate i miti e le leggende, leggete anche l’articolo dedicato a Teng Liu, la dea cinese della neve.
Mi chiamo Cristina, sono nata di giovedì e sono un sagittario!
Mi piace chiacchierare, conoscere persone e sono a mio agio anche a una festa in cui non conosco nessuno. Cerco sempre il lato positivo delle cose e il mio motto è “c’è sempre una soluzione”!
Maniaca della programmazione, non posso vivere senza la mia agenda.
Ho studiato linguaggi dei media e da quasi 20 anni mi occupo di comunicazione per una grande azienda di telefonia.
Nel tempo libero mi piaceva leggere, viaggiare, guardare i film, andare a teatro. Ora invece ho due gemelle di 7 anni che, se da una parte assorbono quasi tutte le mie energie, dall’altra mi hanno donato un nuovo e divertente punto di vista.
Per tutti questi motivi vi parlerò di storie e leggende.