Insufficienza venosa. Immagine da Freepik.

L’insufficienza venosa è una malattia subdola, che può avere conseguenze anche mortali se non trattata. Approfondiamone i sintomi, le cause e i possibili rimedi.

L’insufficienza venosa è una malattia cronica (IVC), caratterizzata dall’incapacità del sangue di ritornare al cuore, che interessa il 20-25% della popolazione se si considerano gli stadi iniziali (C2 e C3) e il 5% quelli più avanzati.1

I sintomi dell’insufficienza venosa

L’IVC è una condizione progressiva, cioè che si manifesta con segni e sintomi via via sempre più gravi. In base alla classificazione CEAP – che tiene conto degli aspetti clinici, eziologici, anatomici e patofisiologici della malattia – esistono 6 stadi di IVC.

  • IVC – C0, in questo primo stadio non ci sono segni visibili di malattia venosa;
  • IVC – C1, possono essere presenti vene a ragnatela (vene intradermiche dilatate, d < 1 mm) e vene reticolari (vene sottocutanee dilatate, d=1-3 mm). Questi segni non sono accompagnati da sintomi e non costituiscono una prova definitiva di IVC, infatti spesso si tratta di semplici inestetismi;
  • IVC – C2, sono presenti le varici: vene sottocutanee di diametro > 3 mm, che possono dilatarsi ulteriormente se non vengono trattate, tuttavia non sono presenti sintomi;
  • IVC – C3, lo stadio C3 è considerato l’inizio vero e proprio dell’insufficienza venosa cronica. Le varici si accompagnano a edema, cioè il gonfiore alle gambe, formicolio, prurito e dolore. All’inizio l’edema si riassorbe durante la notte, per poi diventare permanente;
  • IVC – C4, le varici sono accompagnate da lesioni cutanee:
    • C4a – compaiono lesioni eritematose, squamose e talvolta pruriginose nelle gambe (dermatite da stasi);
    • C4b – è presente lipodermatosclerosi, come conseguenza dell’infiammazione cutanea e sottocutanea cronica. È associata ad arrossamento, indurimento e dolore, ed è una spia d’allarme per l’ulcerazione cutanea;
  • IVC – C5 e C6, nello 0,7% dei casi compaiono le ulcere venose nella parte interna della caviglia (nello stadio C6 ulcere in fase attiva, nel C5 ulcere in via di guarigione).

Cause e fattori di rischio

L’IVC si sviluppa essenzialmente a causa di tre fattori:

  • scarsa elasticità delle vene (con conseguente riduzione del tono venoso);
  • malfunzionamento delle valvole a nido di rondine (non svolgono la loro consueta funzione antireflusso);
  • insufficienza della pompa muscolare (i muscoli del polpaccio non si contraggono a dovere).

Il rischio è maggiore nelle donne a partire dai 40-50 anni, sebbene possa insorgere anche nelle più giovani a causa di svariati fattori:

  • debolezza venosa congenita – le pareti venose sono deboli a causa di fattori genetici;
  • gravidanza – il progesterone dilata le vene, l’utero comprime le vene addominali profonde;
  • assunzione di contraccettivi orali – riducono il tono venoso;
  • caldo – le vene si dilatano, dunque la circolazione rallenta;
  • ceretta – espone le vene a shock termico e meccanico;
  • scarpe scomode – non assicurano un appoggio plantare adeguato;
  • sedentarietà – la pompa muscolare non entra in funzione, inoltre aumenta il rischio di obesità;
  • obesità – le vene addominali si comprimono, perciò il cuore si affatica.

Come si sviluppa l’IVC?

Le alterazioni del tono venoso, delle valvole antireflusso o della pompa muscolare, rallentano la circolazione e pertanto causano il ristagno del sangue. Ciò comporta un aumento di pressione e radicali liberi, che danneggiano il microcircolo, causando gonfiore, prurito e formicolio alle gambe.2

A lungo andare, il tessuto che sostiene i vasi sanguigni si degrada e ciò, sommato all’indebolimento delle pareti vascolari, porta alla comparsa di vene dilatate e tortuose (varici) e ulcere. Nei casi pià gravi si manifestano anche tromboflebiti e trombosi venose profonde, perché i meccanismi che regolano la fluidità del sangue sono alterati.

Diagnosi e trattamento dell’insufficienza venosa cronica

L’esame obiettivo di segni e sintomi basato sulla classificazione CEAP, l’anamnesi (la raccolta di informazioni sul paziente e la sua famiglia) e gli esami strumentali rappresentano gli aspetti sui quali si fonda la diagnosi dell’IVC. L’ecocolordoppler – che valuta la velocità del flusso sanguigno, la presenza di reflussi e di trombi nelle vene – rappresenta l’esame diagnostico di prima scelta.

Confermata la diagnosi, oltre alla modifica dello stile di vita – dieta, attività fisica, smettere di fumare, niente alcolici – occorreranno dei trattamenti per contrastare la progressione del disturbo.

Rimedi non invasivi

Le calze terapeutiche assicurano una compressione graduale dal basso (massima) verso l’alto (minima) stimolando il ritorno venoso. Per favorire il riassorbimento degli edemi, è possibile associarle ai massaggi (manuali o pressoterapia) e all’assunzione di prodotti venotonici.

Rimedi invasivi

Nel caso siano presenti vene varicose si può ricorrere alla scleroterapia per distruggere le piccole varici, grazie all’iniezione di particolari sostanze, alla chirurgia o al laser ablativo per rimuovere quelle più grandi.

Consigli di lettura

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Riferimenti bibliografici:
  1. Santler B, Goerge T. Chronic venous insufficiency – a review of pathophysiology, diagnosis, and treatment. J Dtsch Dermatol Ges. 2017 May;15(5):538-556. DOI: 10.1111/ddg.13242. PMID: 28485865;
  2. Youn YJ, Lee J. Chronic venous insufficiency and varicose veins of the lower extremities. Korean J Intern Med. 2019 Mar;34(2):269-283. DOI: 10.3904/kjim.2018.230. Epub 2018 Oct 26. PMID: 30360023; PMCID: PMC6406103.
Crediti fotografici

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L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il rapporto medico-paziente.

Scritto da:

Jessica Zanza

Pubblicista, ex collaboratrice de L'Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
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