Dark

Recensione della serie Netflix Dark, prendendo in considerazione la serie nella sua interezza e non solo l’ultima stagione

Il viaggio nel tempo è uno degli espedienti narrativi più utilizzati in ambito televisivo e cinematografico, per questo motivo renderlo centrale nella propria opera rischia sempre di scadere in qualcosa di già visto, al netto di spunti di riflessioni sempre interessanti. Quando nel dicembre 2017 uscì la prima stagione di Dark, serie tedesca targata Netflix, non sembrava avrebbe potuto riscuotere il successo che poi effettivamente ha avuto.

Le premesse narrative

La premessa narrativa si fonda sulla scomparsa di Mikkel Nielsen, un bambino della città di Winden, nei pressi di una grotta situata nel bosco adiacente la città. Questa sparizione fa seguito a quella di un altro ragazzino pochi giorni prima. Una delle ultime persone a vedere Mikkel, Jonas Kahnwald (un ragazzo ancora scosso dal suicidio del padre avvenuto un anno prima), decide di cercare il bambino scomparso. Questo lo porterà ad esplorare la grotta e a scoprire che questa è un passaggio temporale che permette di viaggiare nel passato, tornando indietro esattamente di 33 anni rispetto al presente.

Da qui inizia il viaggio di Dark, i cui salti temporali coinvolgeranno praticamente tutti i personaggi della serie (dal padre di Mikkel, il poliziotto Ulrich Nielsen, a Claudia Tiedemann, prima direttrice donna della centrale nucleare di Widen), molti dei quali mostrati in fasi differenti della proprio vita. Parte da una premessa molto semplice e neanche particolarmente originale per poi svilupparsi in maniera magistrale, fino ad ergersi a termine di paragone per qualunque opera (televisiva o cinematografica) intenda maneggiare il tema dei viaggi nel tempo.

Questa che andrete a leggere è una recensione non solo della stagione conclusiva della serie (la terza), disponibile su Netflix dal 27 giugno, ma di Dark nella sua interezza. Sarebbe riduttivo ed anche molto difficile parlare solo di una parte di un prodotto che – come vedremo – fa della circolarità uno dei suoi punti di forza. Ci saranno pochissimi riferimenti anche agli avvenimenti delle prime due stagioni, in modo da rendere possibile la lettura anche a chi volesse avvicinarsi a Dark per la prima volta. In calce all’articolo, però, inseriremo un paio di utili regali per chi ha già visto la serie.

Il viaggio nel tempo

Anzitutto è necessario capire come i viaggi nel tempo sono stati gestiti. Proprio per l’abbondanza di titoli incentrati sul tema, è bene indicare le tre interpretazioni che principalmente vengono proposte in film e serie televisive:

  • il viaggio nel tempo “classico”, quello di Ritorno al Futuro per intenderci, grazie al quale è possibile cambiare gli eventi del passato (e del futuro) rispetto a come li conosciamo. Generalmente si fonda su quello che è conosciuto come “effetto farfalla” (un piccolo cambiamento nel breve termine può generare un enorme scombussolamento nel lungo periodo);
  • il viaggio nel tempo “dimensionale”, con il quale non si può modificare il proprio passato, ormai compiuto e non cancellabile, ma grazie al quale si crea una nuova linea temporale alternativa, una nuova dimensione (in maniera molto simile a quanto accaduto in Avengers: Endgame);
  • il viaggio nel tempo “circolare”, che non può cambiare il passato perché qualunque cosa sia avvenuta nel passato è già accaduta così come la conosciamo, viaggi nel tempo inclusi. In quest’ottica, che si fonda sul principio di autoconsistenza di Novikov, il viaggio nel tempo è predeterminato, fa già parte del regolare corso degli eventi. Interpretazioni di questo tipo le possiamo trovare in film come Predestination e in parte anche in Looper (volendo trovare un termine di paragone un po’ più “mainstream”, l’esempio potrebbe essere quello di Harry Potter ed il prigioniero di Azkaban e di Terminator).

Dark e il viaggio nel tempo circolare

Dark adotta proprio quest’ultimo tipo di viaggio nel tempo, con i protagonisti che scopriranno in corso d’opera di avere già di fronte a loro le conseguenze delle proprie azioni. Questo permette di sollevare interrogativi molto profondi sull’autodeterminazione e sul libero arbitrio, sebbene ad un certo punta la serie introduca anche il tema delle dimensioni alternative, comunque inserito sempre in un contesto di eventi assolutamente circolari e che, come si scoprirà, andranno ben oltre la semplice scomparsa di Mikkel, coinvolgendo il destino di tutta Widen.

Cosa pensiamo di Dark

In un coacervo di scioccanti paradossi temporali, difficili da tenere tutti a mente alla fine della serie (ma che sono tutti incredibilmente coerenti), il grande interrogativo che Dark pone subito, sin dalla prima stagione, è se sia possibile rompere questo nodo, se sia possibile determinare il proprio passato ed il proprio futuro o se tutto è già scritto e non si può fare altro che assistere all’infinito ripetersi di questo loop temporale.

Una domanda la cui risposta resterà incerta fino all’ultima puntata, in modo tale da rendere difficile pronosticare il (coraggioso) finale di Dark. Proprio per questa incertezza e per la (coerente) complessità dei paradossi tratteggiati dalla serie, la costruzione della trama di Dark è una delle migliori che si siano viste in una serie televisiva.

La sceneggiatura

Se una trama così complessa riesce a funzionare perfettamente è anche grazie ad una sceneggiatura a dir poco solida. Nonostante nei dialoghi i personaggi affrontino spesso argomenti piuttosto impegnativi, raramente questi scadono in una retorica “facilotta”. Ogni parola è calibrata con sapienza e ad ogni parola va prestata attenzione, perché (sempre nell’ottica della circolarità dell’opera) spesso certi riferimenti lessicali si trovano non solo in puntate diverse, ma anche in stagioni differenti.

Il cast

Il cast non è noto al grande pubblico, essendo composto da attori tedeschi che difficilmente possono essere apparsi in un’opera internazionale. Questo non vuol dire che la recitazione sia scadente, tutt’altro: la messa in scena è di altissimo livello e può essere apprezzata sia in lingua originale sia (per chi non digerisca il tedesco) in italiano, essendo doppiata in maniera più che buona.

Un plauso particolare deve andare alla scelta degli attori: come abbiamo detto in precedenza, ci troveremo di fronte a versioni più giovani e più vecchie degli stessi personaggi (generalmente avremo tre versioni: una giovane se non giovanissima, una adulta ed una anziana).

Salvo rarissimi casi in cui gli attori vengono truccati in modo da apparire invecchiati, tutte le varie versioni dei protagonisti sono interpretate da attori diversi. Eccezion fatta per un paio di scelte, la somiglianza fra gli interpreti di uno stesso personaggio è notevole, rendendo il passaggio da un’epoca ad un’altra ancora più credibile.

Segnaliamo inoltre che in almeno un paio di casi (Peter Doppler e Lo Sconosciuto) chi ha scelto gli autori ha giocato sporco perché, per le differenti versioni di questi personaggi sono stati ingaggiati padre e figlio addirittura per interpretarle, con l’ovvio effetto di ottenere una maggiore somiglianza fra un protagonista e la sua controparte più giovane/anziana.

Regia, fotografia e colonna sonora

Infine, devono essere sottolineate la grandezza tanto della regia di Baran bo Odar (anche sceneggiatore, insieme alla moglie Jantje Friese) e alla fotografia perfetta di Nikolaus Summerer, che insieme alla colonna sonora di Ben Frost riesce ad esaltare e rendere riconoscibile l’atmosfera della serie.

Perché vi consigliamo questo film?

In maniera simile – seppur in un contesto totalmente diverso – a quanto fatto da Ritorno al Futuro (o anche dal primo Terminator) negli anni Ottanta, Dark prende il tema dei viaggi nel tempo e lo porta ad un nuovo livello di complessità.

Se negli Anni Ottanta la spiegazione del continuum temporale di Doc rappresentava all’epoca un concetto non così immediato per il grande pubblico, oggi quel concetto appare piuttosto lineare (e magari anche narrativamente superato) e Dark rappresenta probabilmente il nuovo apice di complessità che il tema dei viaggi nel tempo abbia mai raggiunto in un’opera televisiva o cinematografica. Ridurre Dark solo a questo sarebbe però ingeneroso, perché la serie eccelle sotto qualunque altro aspetto, dalla sceneggiatura, alla fotografia fino alla recitazione, cosa che la rende un prodotto assolutamente imperdibile a prescindere dal genere di appartenenza.

Spoiler alert

Alcune curiosità su Dark

Come promesso, dopo la segnalazione degli spoiler, lasceremo un paio di cosette sfiziose per chi ha già visto la serie. Anzitutto, lasciamo qui la ricostruzione del complessissimo albero genealogico che i paradossi temporali hanno generato (trovata su Reddit), nel caso dopo aver visto l’ultima puntata non sia tutto così chiaro o si voglia comunque avere un quadro completo.

Ricostruzione albero genealogico di Dark
Ricostruzione dell’albero genealogico di Dark.

In seconda battuta, invece, un’intervista (con contenuti spoiler) fatta ai protagonisti della serie, gli attori Louis Hofmann e Lisa Vicari, rispettivamente interpreti di Jonas e Martha.

Consigli di lettura

Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche la recensione di The Umbrella Academy 2.

Scritto da:

Lorenzo Picardi

Avvocato e pubblicista, non giudicatemi male. Per deformazione professionale seguo qualunque fatto d'attualità. Non sono malato di sport, mi limito a scandire i periodi dell'anno in base agli eventi sportivi. Ogni tanto provo a fare il nerd, con risultati alterni.
Potete contattarmi scrivendo una mail: l.picardi@inchiostrovirtuale.it