Quanti di voi hanno sentito parlare dei Monuments men?
I Monuments men erano soldati inglesi e americani che durante la Seconda guerra mondiale avevano un’unica missione: difendere la cultura. Il programma Monuments, Fine Arts and Archives (MFAA) non era altro che una task force messa in piedi dagli alleati, il cui scopo era quello di proteggere i beni culturali, così da preservare le opere d’arte durante il conflitto bellico.
Gli Uomini dei monumenti operarono a partire dal 1943, quando il presidente Roosevelt, a seguito di una proposta presentata da parte di accademici, artisti e istituzioni museali, convenne col fatto che fosse necessario proteggere il patrimonio artistico. Nello stesso periodo, anche Winston Churchill giunse alla stessa conclusione. In breve, fu ufficialmente istituito il MFAA.
Di cosa si occupava la task force
I Monuments Men, ovviamente, non erano soldati convenzionali. Erano architetti, professori universitari e bibliotecari che, armati di mappe, taccuini e penne (per catalogare le opere), affiancarono l’esercito alleato.
Avevano anche il compito di prestare un “primo soccorso” alle opere danneggiate dai bombardamenti. Non era di certo cosa facile, considerando che infuriava la guerra; inoltre, la convivenza con l’esercito non era semplice: prima dell’arrivo dei Monuments men, infatti, nessun soldato si era posto il problema su dove poter sganciare o meno una bomba, ma con l’istituzione di questa task force i generali e colonnelli si ritrovarono a prendere ordini da intellettuali e professori.
I Monuments men infatti si preoccupavano di segnalare i luoghi dove erano presenti opere d’arte. Tali segnalazioni erano volte a impedire ulteriori bombardamenti nelle zone ad alto tasso di patrimonio artistico. Erano molto precisi nelle loro segnalazioni e spingevano affinché i soldati seguissero le loro direttive, ma, ahimè, non sempre questo accadeva, col risultato che alcune opere d’arte sono andate distrutte per sempre.
Invece tra le opere messe in salvo possiamo citare Bolle di sapone, di Jean Siméon Chardin; Mäda Primavesi, di Gustave Klimt; Parc Monceau, di Claude Monet.
Robert Edsel ha raccontato questa incredibile storia nel libro Monuments men, che vi consiglio; se invece preferite il cinema, non perdetevi il film The Monuments men con George Clooney, che si è ispirato a questa vicenda.
A conti fatti sono davvero pochi coloro che conoscono la storia di questi uomini, che, in mezzo agli orrori della guerra e dell’Olocausto, hanno cercato di fare qualcosa di bello, provando, a modo loro, a portare un po’ di speranza, se non altro per le generazioni future. Senza di loro, forse, non avremmo mai potuto godere di questi meravigliosi capolavori.
Consigli di lettura
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Lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.