Persona con intolleranza al lattosio. Immagine generata da Google Gemini.

L’intolleranza al lattosio è un disturbo digestivo molto comune tra gli adulti, ma con il quale si può convivere facilmente. Nella guida vedremo i sintomi, i test e la dieta per questa intolleranza alimentare.

Le statistiche ci informano che il 72% degli italiani ha un’intolleranza al lattosio,1 cioè manifesta disturbi gastrointestinali più o meno gravi dopo aver consumato latte o derivati, in quanto non assimila lo zucchero presente al loro interno (malassorbimento del lattosio). Normalmente questo zucchero viene digerito nell’intestino tenue dall’enzima lattasi, la cui attività si riduce negli anni (ipolattasia adulta primitiva) causando la comparsa dei sintomi quando si assumono quantità superiori a quelle tollerate (5-10 g in singola dose per la maggior parte degli ipolattasici2).

Quali sono i sintomi dell’intolleranza al lattosio?

Negli adulti, l’intolleranza si manifesta da mezz’ora a due ore (massimo quattro) dall’ingestione del lattosio con i seguenti sintomi:

  • gonfiore addominale, gorgoglii e flatulenza;
  • diarrea e dolori crampiformi;
  • talvolta eruttazione, nausea e vomito.

Il lattosio malassorbito, infatti, richiamando acqua e sodio nell’intestino tenue causa diarrea osmotica e, una volta arrivato nel colon, viene fermentato dai batteri del microbiota con produzione di gas (tra cui l’idrogeno) e acidi grassi a catena corta (SCFA) responsabili della pancia gonfia e del dolore. La comparsa dei sintomi dipende dal carico giornaliero e dalle caratteristiche individuali, tant’è che alcuni ipolattasici possono assumere fino a 18 g di lattosio (equivalenti a 375 mL di latte) restando comunque asintomatici.3

Invece nei neonati, che possono essere intolleranti perché nati prima della 34a settimana (ipolattasia dello sviluppo) o privi di lattasi a causa di una rara mutazione genetica (alattasia congenita), il quadro clinico include:

  • diarrea non trattabile associata ad acidosi metabolica;
  • disidratazione e perdita di peso.

Come diagnosticare il malassorbimento del lattosio?

Per riconoscere l’intolleranza al lattosio non ci si può basare solo sulla valutazione dei sintomi, in quanto sono comuni ad altri disturbi come la sindrome del colon irritabile, che tra l’altro può coesistere con il malassorbimento del lattosio, e l’allergia alle proteine del latte.

Se i sintomi compaiono dopo il consumo di latte e derivati, al paziente può essere chiesto di eliminare questi alimenti dalla dieta per 2-4 settimane (non di più, onde evitare carenze di calcio)4 e, nel caso in cui i sintomi regrediscano, si può fare il test per l’intolleranza al lattosio.

Test per l’intolleranza al lattosio: quali sono?

Ad oggi la prima scelta per la diagnosi del malassorbimento del lattosio è l’H2 Breath Test o Test del respiro all’idrogeno, non invasivo, economico, affidabile e sicuro anche nei bambini.5

L’idea alla base dell’H2 Breath Test è che la presenza di idrogeno nell’aria espirata (soglia di 20 p.p.m.) sia indicativa di malassorbimento, giacché questo gas – sprigionatosi durante la fermentazione del lattosio nel colon – viene eliminato molto rapidamente attraverso i polmoni (infatti ci vogliono meno di 5 minuti).

Il test consiste, dunque, nel misurare l’idrogeno nel respiro prima e dopo l’assunzione di 20-25 g di lattosio, ogni mezz’ora, per 3-4 ore. Per limitare il rischio di falsi positivi, il test si effettua al mattino, a digiuno (avendo consumato una cena povera di fibre la sera precedente, che possono essere fermentate dal microbiota) e dopo aver lavato accuratamente i denti, per ridurre l’attività dei batteri orali; da evitare anche l’attività fisica e il fumo prima del test, che aumentano l’idrogeno espirato.

Inoltre, se si usano antibiotici o lassativi evacuativi, bisogna aspettare un mese prima di sottoporsi all’esame per dare il tempo all’intestino di riequilibrarsi.

Test per l’ipolattasia/alattasia nei bambini molto piccoli

Quando si ha a che fare con neonati o lattanti, troppo piccoli per sottoporsi al test del respiro, si può procedere con due tipi di analisi:

  • la misurazione del pH fecale, che è acido in caso di ipolattasia a causa di un’aumentata produzione di acidi grassi dal lattosio;
  • la determinazione del potere riducente fecale, che rivela la presenza di lattosio non assorbito nelle feci.

I test genetici possono essere utili per distinguere l’alattasia congenita dall’ipolattasia secondaria, ossia provocata da danni alla mucosa intestinale (dove vengono prodotte le lattasi, per l’appunto) come le infezioni da Rotavirus, frequenti nei neonati. Queste analisi, tuttavia, sono molto costose.

Dieta per l’ipolattasia adulta: cosa sapere

Chi non digerisce il lattosio può gestire il problema solo con l’alimentazione. Pertanto bisogna conoscere la soglia individuale di tolleranza, determinabile reintroducendo gradualmente gli alimenti con il lattosio dopo le 2-4 settimane di dieta restrittiva (che prevede l’eliminazione di latte e prodotti lattiero-caseari, ma anche le cosiddette “fonti nascoste“, quali dolci, snack, prodotti da forno, alimenti in scatola, precotti o già pronti) e annotando i sintomi in un diario.6

Quindi, cosa mangiare se si è intolleranti?

Tenendo conto della propria soglia di tolleranza, la dieta di un ipolattasico può includere quantità variabili e ben distribuite di:

  • latte, che contiene dal 4,7% (caprino) al 5,3% (vaccino) di lattosio;
  • yogurt (4-4,3%);
  • ricotta (3,5-4%);
  • panna (3,4%);
  • groviera (3,6%);
  • fiocchi di formaggio (3,2%);
  • robiola (2,3%);
  • crescenza (1,9%);
  • burro (1,1%);
  • mozzarella (0,4-0,7%);
  • gorgonzola e scamorza (1%);
  • brie, stracchino, parmigiano e grana (tracce).

Chi ha una soglia di tolleranza molto bassa può optare per il latte senza lattosio, che si ottiene aggiungendo le lattasi al latte, o i sostituti vegetali come il latte di mandorla. Lo stesso vale per i prodotti preparati con il latte, ad esempio il gelato.

Se si mangia fuori casa e mancano alternative delattosate, si possono assumere gli integratori a base di lattasi prima del pasto per ridurre l’entità dei sintomi.

Consigli di lettura

La diffusione massiva dell’intolleranza al lattosio è il motivo per il quale in Cina (e più in generale in Estremo Oriente) il consumo di latte e prodotti lattiero-caseari è limitato, nonostante le tracce del più antico latticino siano state rinvenute proprio nel Paese di Mao. Ne abbiamo parlato con Mauro Bruno nell’articolo sul formaggio in Cina: il più antico al mondo.

Riferimenti bibliografici:
  1. Lactose Intolerance by Country 2025. World Population Review. Retrieved April 3, 2025;
  2. Angelo Franzè e Anna Bertelè. “Intolleranza al lattosio nella pratica clinica“. Rivista della Società Italiana di Medicina Generale, giugno 2010;
  3. Manuale MSD: “Malassorbimento di carboidrati” di Zubair Malik, MD, Virtua Health System. Revisionato/rivisto: marzo 2023;
  4. “Gonfiore addominale. Approccio razionale e pratico nelle cure primarie”. Serie editoriale “Disease Management” della Società Italiana di Medicina Generale – SIMG (DM Intestino PDF);
  5. Hammer HF, Fox MR, Keller J, Salvatore S, Basilisco G, Hammer J, Lopetuso L, Benninga M, Borrelli O, Dumitrascu D, Hauser B, Herszenyi L, Nakov R, Pohl D, Thapar N, Sonyi M; European H2-CH4-breath test group. European guideline on indications, performance, and clinical impact of hydrogen and methane breath tests in adult and pediatric patients: European Association for Gastroenterology, Endoscopy and Nutrition, European Society of Neurogastroenterology and Motility, and European Society for Paediatric Gastroenterology Hepatology and Nutrition consensus. United European Gastroenterol J. 2022 Feb;10(1):15-40. doi: 10.1002/ueg2.12133. Epub 2021 Aug 25. PMID: 34431620; PMCID: PMC8830282;
  6. UOC Dietetica e Nutrizione Clinica, Direttore: Prof. Paolo Spinella. “Indicazioni dietetiche per I’intolleranza al lattosio“.
Crediti fotografici

Immagine di apertura generata da Google Gemini.

Scritto da:

Jessica Zanza

Pubblicista, ex collaboratrice de L'Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
Potete contattarmi scrivendo a j.zanza@inchiostrovirtuale.it