Franciacorta copertina

Nell’ultimo articolo vi ho portato in un viaggio virtuale alla scoperta dei vini bresciani, ma ho tralasciato di parlarvi della Franciacorta. Oggi rimediamo con un pezzo dedicato interamente a questa zona e ai suoi vini DOCG.

“La” Franciacorta: zona geografica e storica

La Franciacorta è una zona collinare situata tra Brescia e l’estremità meridionale del Lago d’Iseo, in Lombardia. Di origine morenica glaciale, l’opera di scavo e di ritiro dei ghiacciai ha fatto sì che si formasse il lago e un territorio per lo più collinare, anticamente cosparso di boschi.
Sempre lo stesso ghiacciaio ha lasciato quello che è considerato il più antico rilievo prealpino di tutta la pianura padana: il Monte Orfano, con i suoi 452 metri di altezza.

Nonostante il territorio sia stato ultimamente trasformato con l’impianto di numerosi vigneti, che ne caratterizzano la peculiarità, gli enti locali si sono impegnati a salvaguardarne l’aspetto paesaggistico e conservativo, sia dal lato fisico sia dal punto di vista storico-culturale. Sono numerose infatti le testimonianze architettoniche dell’antichità: monasteri, chiese, abbazie, ville e castelli dell’epoca medioevale, di proprietà delle antiche patrizie famiglie bresciane.

Eccezionale è il reperto archeologico rappresentato da un grandioso architrave di tempio che, proveniente da Erbusco, fu portato a Brescia e ora è murato a vista nella facciata del palazzo del Monte di Pietà della Loggia.

Cantina storica della Franciacorta
Cantina storica della Franciacorta

Sulle colline della Franciacorta la vite è stata impiantata fin dalle epoche più remote. Ne sono una prova i rinvenimenti di vinaccioli di epoca preistorica e materiale archeologico rinvenuto un po’ su tutta la zona, oltre alle diverse testimonianze di autori classici, da Plinio a Columella a Virgilio. Sappiamo inoltre dei popoli che si stanziarono nella Franciacorta e che conosciamo anche attraverso testimonianze storiografiche: i galli Cenomani, i Romani, i Longobardi.

Il primo documento che ci dà notizia di proprietà fondiarie dislocate in Franciacorta, dipendenti dal monastero bresciano di S. Salvatore, risale all’anno 766. Si tratta del diploma con cui Adelchi, figlio di Desiderio, in accordo con la madre Ansa, aveva provveduto a donare “pro remedio animae” al monastero, fondato pochi anni prima proprio per iniziativa della madre.

La denominazione signorile non fu sempre tranquilla: infatti, proprio i ghibellini rifugiati nella Franciacorta, oltre a quelli della Val Camonica, trovarono validi appoggi nei Visconti di Milano, con i quali si allearono nella speranza di scalzare dal comune di Brescia i nemici guelfi. La Franciacorta era tutta guelfa, ma due centri importanti alle sue porte erano saldamente nelle mani dei ghibellini: Palazzolo a ovest e Iseo a nord. È il tempo in cui la Franciacorta ghibellina ospitò – alla corte dei Lantieri a Paratico e poi a Capriolo, secondo la fonte dell’archivio Averoli – l’esule Dante Alighieri, in cerca di ospitalità presso i signori del tempo. Iseo poteva dirsi avamposto dei Federici camuni e questo permetteva una sicurezza alle isole ghibelline radicate nella Franciacorta centro-occidentale.

Nel 1570 il medico bresciano Gerolamo Conforti (una sorta di “ante litteram” dell’abate francese Dom Perignon) scrive il “Libellus de vino mordaci“, una delle prime pubblicazioni sulla fermentazione in bottiglia per la preparazione dei vini spumanti. Risale invece al 1852 il trattato sui vini di Gabriele Rosa, che dei vini Franciacorta scrive come essi siano “eccellentissimi, racenti e garbi“.

Il nome “Franciacorta”

Non è ancora del tutto chiara la questione: la storia sentenzia che il significato del nome venne dato dal passaggio, nell’ottavo secolo, di Carlo Magno, il condottiero che, con l’esercito dei Franchi, scese per contrastare ed espugnare il regno dei Longobardi.
Rimase così colpito dalla bellezza del territorio che volle addirittura fermarsi e stabilirsi in loco, da qui appunto la denominazione Francia Corta.

Più accreditata è però un’altra versione, che si rifà alle proprietà delle terre e alle tradizioni ecclesiastiche: i monaci, in cambio del lavoro in vigna, nonché alla dedizione e conservazione della coltura, avevano in cambio l’esenzione dei tributi imperiali, ossia esclusa da dazi, tributi o tasse di alcun genere, richiesti invece altrove. Queste zone diventarono delle “Curtis francae”, per l’appunto, da cui si evince il nome Franciacorta.

La leggenda

La leggenda racconta che, intorno al tredicesimo secolo, le truppe francesi di Carlo d’Angiò scesero in Italia per accompagnare il loro futuro Re di Napoli – tale sarebbe diventato direttamente dalle mani di Papa Clemente IV. I soldati si fermarono per l’appunto a Rovato, in Franciacorta, e qui, sicuramente resi ubriachi dai vini già prodotti al tempo, si fecero spavaldi e prepotenti, infastidendo non poco le belle donzelle rovatesi.

Era l’11 novembre 1265. Stufo e arrabbiato, un ciabattino del paese prese in mano la sommossa popolare e andò in prima linea, armato di un suo attrezzo affilatissimo, utilizzato solitamente per cucire le pelli. Brandendo l’insolita arma, esortò con braccio alzato un’orda di compaesani, al suono delle campane di Rovato, urlando:

Francesi andatevene via, perché qui la FRANCIA sarà CORTA!


Nota: nel gergo locale “corta” si usa spesso a indicare qualcosa di “tagliato” o “abbreviato di colpo e nettamente“. Si comprenda dunque la “sottile” minaccia insita nelle parole dei rovatesi (N.d.A).


“Il” Franciacorta

Le uve utilizzate nella produzione di un vino Franciacorta sono Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco, in varie percentuali.

Chardonnay Pinot bianco Pinot nero

Con la sesta modifica al disciplinare di produzione, si è giunti finalmente all’inserimento di un nuovo vitigno nella base ampelografica. Si tratta dell’Erbamat, un vecchio vitigno a bacca bianca originario della provincia di Brescia, da molto tempo dimenticato, ma di cui si ha notizia fin dal ‘500.


L’Erbamat è caratterizzata da una maturazione tardiva (giunge a idonea maturazione oltre un mese dopo lo Chardonnay e i Pinot) e da una spiccata acidità. Questo vitigno consente di dare un contributo di freschezza alle basi senza però stravolgerne il profilo, grazie alla sua sostanziale neutralità aromatica. L’Erbamat entra al momento nella base ampelografica del Franciacorta nella misura massima del 10%, per tutte le tipologie ad eccezione del Satèn.

Vitigno Erbamat - Franciacorta
Vitigno Erbamat – Franciacorta

I prodotti ottenuti maturano a contatto con i lieviti per diverso tempo. Questo sistema di vinificazione è definito “Metodo Classico” ed è lo stesso metodo che si usa per la produzione dello Champagne. Il Franciacorta è, infatti, ottenuto con il metodo di fermentazione naturale direttamente in bottiglia.

Sono tre le tipologie di vino ottenute con questo metodo: Franciacorta, Franciacorta Satèn e Franciacorta Rosé.
Tutte e tre possono acquisire maggior personalità, complessità e raffinatezza, con periodi più lunghi di maturazione e affinamento, diventando Franciacorta Millesimato o Franciacorta Riserva.

E ora conosciamoli in dettaglio!

Franciacorta

Uvaggio: Chardonnay e/o Pinot Nero, è permesso l’uso del Pinot Bianco fino a un massimo del 50%, l’Erbamat è consentito nella misura massima del 10%

Caratteristiche: rifermentazione in bottiglia per minimo 18 mesi di affinamento sui lieviti; elaborazione e maturazione durano almeno 25 mesi dalla vendemmia. Pressione in bottiglia tra le 5 e le 6 atmosfere.

Vista: giallo paglierino con riflessi dorati, perlage fine e persistente.

Olfatto: bouquet caratteristico della fermentazione in bottiglia, sentori di crosta di pane e di lievito arricchiti da delicate note di agrumi (mandarino, lime, pompelmo), frutta a polpa bianca (pesca, mela, pera) e frutta secca (mandorla, nocciola, fichi secchi).

Gusto: un’acidità ben equilibrata dona freschezza e sapidità. Sentori floreali e fruttati, note di lieviti, di crosta di pane e delicate sfumature di agrumi. Sapido, fresco, fine e armonico.

Abbinamenti: è un vino ideale a tutto pasto. La qualità straordinaria, perseguita e raggiunta dai produttori, rende questo vino perfetto per occasioni importanti: dall’aperitivo ai secondi piatti, dai più semplici ai più complessi.

Anche se molti bevono questo vino solo nel periodo delle festività, in realtà questo spumante si presta perfettamente per accompagnare i cibi della tavola quotidiana. Risotti, carni bianche, primi importanti e formaggi leggeri, sono scelte meravigliose utili per apprezzare quotidianamente la bontà di questo vino.

Nelle versioni Millesimato e Riserva si abbina in modo particolare con alcuni prodotti tipici e ricette della cucina bresciana:

  • polenta con bagòss (formaggio tipico di Bagolino) – Brut;
  • coregone con polenta (pesce di lago) – Extra Brut;
  • manzo all’olio (tipico piatto rovatese) – Non dosato.

Il Demi-Sec si sposa alla grande col Bossolà (dolce tipico tradizionale natalizio della provincia di Brescia), mentre il Franciacorta Brut accompagna il Salame di Montisola.

Franciacorta calici

Franciacorta Satèn

Uvaggio: Chardonnay (prevalenti) e Pinot Bianco fino a un massimo del 50%.

Caratteristiche: la morbidezza gustativa è data da un’accurata selezione dei vini base e dalla minore pressione in bottiglia, sotto le 5 atmosfere. Si produce esclusivamente nella tipologia Brut.

Vista: giallo paglierino, anche intenso, con riflessi verdolini. Perlage finissimo e persistente, quasi cremoso.

Olfatto: sfumato ma deciso profumo di frutta matura, accompagnato da delicate note di fiori bianchi e di frutta secca anche tostata (mandorla e nocciola).

Gusto: una piacevole sapidità e freschezza si armonizzano con un’innata morbidezza che ricorda le sensazioni delicate della seta. Al gusto conferma le percezioni olfattive floreali, di frutta bianca e una piacevole sensazione di vaniglia.

Abbinamenti:

  • risotto agli asparagi e radicchio;
  • sushi;
  • pollo arrosto con verdure croccanti;
  • aragosta alla catalana (quest’ultimo perfetto col Satèn Millesimato o Riserva).

Franciacorta Rosé

Uvaggio: Pinot Nero (minimo 35%), Chardonnay, Pinot Bianco (massimo 50%), Erbamat (massimo 10%).Franciacorta Rosè

Caratteristiche: Le uve Pinot Nero fermentano a contatto con la buccia per il tempo necessario a conferire al vino la tonalità desiderata. È prodotto con vino-base Pinot Nero, vinificato in rosato in purezza (100%), oppure nasce dal suo assemblaggio con vini-base Chardonnay e/o Pinot Bianco.

Vista: rosa più o meno intenso.

Olfatto: fine, delicato e complesso, con sentori di fragoline di bosco, ribes, lampone tipici del vitigno del Pinot Nero.

Gusto: fine e di grande struttura, con un equilibrato contenuto acidico. Spiccate le note di frutti e fiori rossi che rafforzano le sensazioni olfattive accompagnate da sfumature tostate.

Abbinamenti:

  • riso bianco con gamberi di fiume;
  • farfalle con il pesto (particolarmente indicato con Franciacorta Rosé Millesimato o Riserva); crostata ai frutti di bosco;
  • cheese cake alle fragole
Franciacorta Millesimato

La parola “millesimo” indica che tutto il vino proviene da un’unica annata (minimo 85%). Il Millesimato si produce quando l’annata è particolarmente qualitativa e si valorizza con degli affinamenti più lunghi di quelli dell’assemblaggio (i Franciacorta non millesimati). Devono passare almeno 37 mesi dalla vendemmia perché venga messo in commercio.

Franciacorta Riserva

I Franciacorta Riserva sono dei Millesimati dalla particolare eccellenza qualitativa che, per esprimere al massimo le loro doti olfattive e gustative, devono rimanere in sosta sui lieviti per molti anni. Il Disciplinare ne impone almeno 5, quindi il Franciacorta Riserva viene immesso al consumo dopo almeno 67 mesi (cinque anni e mezzo) dalla vendemmia.

Servizio

Va servito alla temperatura di 6-8°C negli abbinamenti consigliati, poiché ne esalta al meglio i sapori.

Per gustare il Franciacorta usate il giusto calice: il Rastal. È un calice a tulipano ed è una invenzione tutta “franciacortina” adottata in molte altre aree. Si tratta di un calice stretto nella parte più bassa che si apre verso l’alto a ricordare, appunto, la forma del tulipano. Questo permette di gratificarsi dalla vista delle bollicine e di godere della finezza degli aromi.

Rastal: il calice perfetto per il Franciacorta
Rastal: il calice perfetto per il Franciacorta

Tutte le informazioni tecniche provengono dal sito ufficiale del Consorzio.


Dopo avervi ubriacato con questo prodotto Made in Italy, vi lascio e vi do appuntamento al prossimo viaggio! Io ho un aperitivo a base di formaggi e Franciacorta che mi aspetta. Buon appetito!
Annalisa A.

Scritto da:

Annalisa Ardesi

Giunta qui sicuramente da un mondo parallelo e da un universo temporale alternativo, in questa vita sono una grammar nazi con la sindrome della maestrina, probabilmente nella precedente ero una signorina Rottermeier. Lettrice compulsiva, mi piace mangiare bene, sono appassionata di manga, anime e serie TV e colleziono Lego.
In rete mi identifico col nick Lunedì, perché so essere pesante come il lunedì mattina, ma anche ottimista come il “primo giorno di luce”.
In Inchiostro Virtuale vi porto a spasso, scrivendo, nel mio modo un po’ irriverente, di viaggi, reali o virtuali.
Sono inoltre co-fondatrice, insieme a Jessica e Virginia, nonché responsabile della parte tecnica e grafica del blog.
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