Arnold Bocklin Isola dei morti

Arnold Böcklin è stato forse uno dei maggiori esponenti del simbolismo tedesco. Scultore, pittore, disegnatore e grafico di origini svizzere, Böcklin ha realizzato molte opere, ma quella per cui è ricordato maggiormente è “L’isola dei morti”.

“L’isola dei morti”: il capolavoro di Arnold Böcklin

Forse è per l’aria di mistero che aleggia attorno al quadro, forse perché ne esistono, o meglio esistevano, cinque versioni, fatto sta che “L’isola dei morti” è uno dei quadri più famosi di sempre. Dunque, analizziamo da vicino questo quadro in tutte le sue versioni!

Prima versione

Ribattezzato “L’isola dei morti”, il quadro inizialmente aveva un nome meno sinistro, sebbene l’atmosfera fosse comunque abbastanza inquietante, ovvero “Un posto tranquillo”.

Arnold Bockelin Isola dei morti
“L’isola dei morti” di Arnold Bocklin, 1880 (Kunstmuseum, Basilea).

Nel quadro sono predominanti i colori scuri. È presumibilmente notte o comunque sera, vi è un’oscurità parziale, resa ancora di più dai tocchi di colore e luce che spiccano ai lati dell’isola. Il nostro sguardo è catturato dalle sagome degli alberi, che appaiono nere come la pece e che si stagliano maestose al centro del dipinto, guidando il nostro sguardo verso la barca che si avvicina placidamente all’isola.

Sulla barca vediamo un uomo intento a remare, mentre una figura completamente bianca sta in piedi e fissa l’isola. Il simbolismo pare abbastanza chiaro: chi rema è Caronte, colui che traghetta le anime attraverso il fiume Stige, dunque la figura in bianco è presumibilmente un’anima. Tale figura ricorda vagamente la morte nell’opera La morte e il taglialegna” di Jean Francois Millet.


Di questo quadro e di molti altri ne ho parlato nel mio articolo a tema “morte”.
Se ve lo siete persi lo trovate qui.


Quest’opera ebbe un tale impatto nel mondo dell’arte, da suscitare ammirazione in artisti come Salvador Dalì o Giorgio De Chirico. Si dice che lo stesso autore ne rimase talmente stregato da non volersene separare, sebbene l’avesse dipinto su commissione. Chi lo avesse commissionato però resta un mistero. Ad ogni modo, Arnold tanto si innamorò della sua stessa opera che ne dipinse altre quattro versioni.

Seconda versione

Si differenzia dalla versione originale per pochi dettagli e, soprattutto, per la gamma cromatica che vira sul blu e sul giallo. L’isola appare quasi la stessa, solo più luminosa, gli alberi più nitidi; il cielo non è più grigiastro ma di un blu notte che, invece di rassicurare, è ancora più sinistro e forse era proprio l’intento di Arnold. Anche la barca presenta piccole divergenze con quella della versione precedente, così come la figura dell’uomo ai remi, che appare più slanciata e nitida.

Arnold Bocklin Isola dei morti
“L’isola dei morti” di Arnold Bocklin, 1880 (The Metropolitan Museum of Art a New York).

Terza versione

La terza versione de “L’isola dei morti è considerata un autentico capolavoro e supera la fama della sua versione originale.

L'isola dei morti di Arnold Bocklin, 1883 (Alte Nationalgalerie, Berlino)
“L’isola dei morti” di Arnold Bocklin, 1883 (Alte Nationalgalerie, Berlino).

Il cambiamento cromatico è evidente e, agli occhi di chi guarda, il risultato è contrastante. Dovremmo esserne rassicurati: abbiamo finalmente una visione completa dell’ambiente circostante, senza ombre; eppure non è così. Il tutto appare ancora più inquietante, immoto e spettrale.

Non è più notte ma mattina, probabilmente molto presto. Il cielo appare grigio, a tratti vira al color glicine, non vi è traccia di sole. L’isola si staglia davanti a noi, perfettamente visibile in ogni sua sfumatura. Gli alberi sono di un verde cupo, la roccia richiama il colore del cielo, con rada vegetazione intorno. L’acqua la riflette in parte, placida, sebbene verrebbe da dire morta.

La barca, anche in questo caso, si avvicina all’isola con la figura bianca ancora in piedi. Dietro di essa, a remare, non c’è un uomo ma chiaramente una donna, parzialmente in piedi anche lei. Questo dettaglio potrebbe mettere un freno alla teoria secondo cui la barca fosse davvero quella di Caronte.

In effetti lo stesso artista non ha mai confermato questa teoria, sostenendo che il quadro altro non fosse che un sogno, la volontà di portare lo spettatore in una dimensione onirica. Questa versione fu fortemente voluta da Hitler: questo era, infatti, il suo quadro preferito.


La quarta versione de “L’isola dei morti”: il quadro perduto

Della quarta versione de “L’isola dei morti” di Arnold Böcklin, ahimè, ci resta solo una fotografia in bianco e nero. L’opera venne distrutta da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale. Non si hanno dunque molte informazioni su questa versione.

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La quarta versione de “L’isola dei morti” di Arnold Bocklin (1884) è andata distrutta durante la seconda guerra mondiale.

La quinta e ultima versione

La quinta e ultima versione del quadro ancora una volta ci appare uguale, eppure completamente differente dalle precedenti. Non è chiaro se sia mattina o meno. Il cielo è grigio, mentre l’isola appare sui toni dei marrone. Gli alberi tornano ad essere lunghe ombre scure che si stagliano al centro, mentre la barca giunge a destinazione. Ancora una volta è presente la figura in bianco che, però, non pare stagliarsi dritta come le volte precedenti. Sembra infatti avere il capo leggermente chino. Paura? Oppure rassegnazione?

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“L’isola dei morti” di Arnold Bocklin, 1886 (Museum der bildenden Künste, Lipsia).

Come nelle terza versione, a guidare la barca è una donna o almeno così sembra (in questo caso, infatti, è meno evidente). La differenza sostanziale nel quadro non sono però i colori, ma l’acqua. Non ci appare più immota e “senza vita”, ma in movimento. Piccole onde appaiono sulla sinistra laddove l’acqua si infrange su piccoli scogli. L’isola nel suo complesso appare come un antro buio che accoglie (o ingurgita) chi approda sulla sua costa.


Piccola curiosità

“L’isola dei morti” di Arnold Böcklin pare abbia ispirato Martin Scorsese per un’altra inquietante e misteriosa isola, quella del suo celebre film Shutter Island, con Leonardo Di Caprio e Michelle Williams. Se non lo avete mai visto guardate il trailer che trovate qui, dopo di che correte a vederlo! 


Dunque, possiamo dire che ogni versione di quest’opera ha una storia, un suo percorso e un suo voler raccontare qualcosa. Questo qualcosa chiaramente è interpretabile da ciascuno di noi. Secondo alcuni, l’ossessione di Arnold Böcklin per questo quadro fu dovuta alla morte di sei dei suoi figli, che ovviamente lo segnò talmente in profondità da non riuscire più a riprendersi. Quel che è certo è che “L’isola dei morti” o “Un posto tranquillo” è un concentrato di mistero, di fascino e di quel qualcosa che ancora oggi ne fa un capolavoro. Alla prossima!

Serena Aiello

Scritto da:

Serena Aiello

Ex studentessa ormai (e finalmente) laureata, lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.