Arnold Bocklin Isola dei morti

L’artista s’innamorò così tanto della sua opera, che ne dipinse altre quattro versioni

Arnold Böcklin è forse stato uno dei maggiori esponenti del simbolismo tedesco. Scultore, pittore, disegnatore e grafico di origini svizzere, Böcklin ha realizzato molte opere, ma quella per cui è ricordato maggiormente è L’isola dei morti. Forse perché sul quadro aleggia un’aura di mistero, forse perché ne esistono (o meglio esistevano) cinque versioni, fatto sta che L’isola dei morti è uno dei quadri più famosi di sempre. Conosciamolo meglio!

1) L’isola dei morti originale, ex Un posto tranquillo

Ribattezzato L’isola dei morti, il quadro inizialmente aveva un nome meno sinistro, sebbene l’atmosfera fosse comunque abbastanza inquietante, ovvero Un posto tranquillo.

Nel quadro predominano i colori scuri. È presumibilmente notte o comunque sera, vi è un’oscurità parziale, resa ancora di più dai tocchi di colore e luce che spiccano ai lati dell’isola. Il nostro sguardo è catturato dalle sagome degli alberi, che appaiono nere come la pece e si stagliano maestose al centro del dipinto, guidando il nostro sguardo verso la barca che si avvicina placidamente all’isola.

Sull’imbarcazione vediamo un uomo intento a remare, mentre una figura completamente bianca sta in piedi a fissare l’isola. Il simbolismo pare abbastanza chiaro: chi rema è Caronte, colui che traghetta le anime attraverso il fiume Stige, dunque la figura in bianco è presumibilmente un’anima. Tale figura ricorda vagamente la morte nell’opera La morte e il taglialegna di Jean Francois Millet.

Quest’opera ebbe un tale impatto nel mondo dell’arte, da suscitare ammirazione in artisti come Salvador Dalì o Giorgio De Chirico. Si dice che lo stesso autore ne rimase talmente stregato da non volersene separare, sebbene l’avesse dipinto su commissione; chi lo avesse commissionato però resta un mistero. Ad ogni modo, Arnold tanto si innamorò della sua stessa opera che ne dipinse altre quattro versioni.

Arnold Bockelin Isola dei morti
L’isola dei morti di Arnold Bocklin, 1880 (Kunstmuseum, Basilea).

2) La seconda versione, se possibile ancora più sinistra

Si differenzia dall’originale per pochi dettagli e, soprattutto, per la gamma cromatica che vira sul blu e sul giallo. L’isola appare quasi la stessa, solo più luminosa, gli alberi più nitidi; il cielo non è più grigiastro ma di un blu notte, che, invece di rassicurare, è ancora più sinistro; forse era proprio questo l’intento di Arnold. Anche la barca presenta piccole divergenze con la precedente, così come la figura dell’uomo ai remi, più slanciata e nitida.

Arnold Bocklin Isola dei morti
L’isola dei morti di Arnold Bocklin, 1880 (The Metropolitan Museum of Art a New York).

3) La terza versione, quella preferita da Hitler

La terza versione de L’isola dei morti è considerata un autentico capolavoro e supera la fama della sua versione originale.

Il cambiamento cromatico è evidente e, agli occhi di chi guarda, il risultato è contrastante. Dovremmo esserne rassicurati: abbiamo finalmente una visione completa dell’ambiente circostante, senza ombre; eppure non è così, il tutto appare ancora più inquietante, immoto e spettrale.

Non è più notte ma mattina, probabilmente molto presto. Il cielo appare grigio, vira sul glicine, e non vi è traccia di sole. L’isola si staglia davanti a noi, perfettamente visibile in ogni sua sfumatura. Gli alberi sono di un verde cupo, la roccia richiama il colore del cielo, con rada vegetazione intorno. L’acqua la riflette in parte, placida, sebbene verrebbe da dire “morta”.

La barca, anche in questo caso, si avvicina all’isola con la figura bianca ancora in piedi. Dietro di essa, a remare, non c’è un uomo ma chiaramente una donna, parzialmente in piedi anche lei. Questo dettaglio potrebbe mettere un freno alla teoria secondo cui la barca fosse davvero quella di Caronte.

In effetti l’artista non ha confermato affatto questa teoria, sostenendo che il quadro altro non fosse che un sogno, la volontà di portare lo spettatore in una dimensione onirica. Questa versione fu fortemente voluta da Hitler, infatti era il suo quadro preferito.

L'isola dei morti di Arnold Bocklin, 1883 (Alte Nationalgalerie, Berlino)
L’isola dei morti di Arnold Bocklin, 1883 (Alte Nationalgalerie, Berlino).

4) Il quadro perduto di Arnold Böcklin: la quarta versione de L’isola dei morti

Della quarta versione de L’isola dei morti di Arnold Böcklin, ahimè, ci resta solo una fotografia in bianco e nero. L’opera venne distrutta da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale. Non si hanno dunque molte informazioni su questa versione.

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La quarta versione de L’isola dei morti  di Arnold Bocklin (1884) è andata distrutta durante la seconda guerra mondiale.

5) L’ossessione di Arnold Böcklin termina con la quinta versione

La quinta e ultima versione del quadro ancora una volta ci appare uguale, eppure completamente differente dalle precedenti. Non è chiaro se sia mattina o no; il cielo è grigio, mentre l’isola appare sui toni dei marrone. Gli alberi tornano ad essere lunghe ombre scure che si stagliano al centro, mentre la barca giunge a destinazione.

Ancora una volta è presente la figura in bianco, che però non pare stagliarsi dritta come le volte precedenti. Sembra infatti avere il capo leggermente chino. Paura? Oppure rassegnazione?

Come nelle terza versione, a guidare la barca è una donna o almeno così sembra (in questo caso, infatti, è meno evidente). La differenza sostanziale nel quadro non sono però i colori, ma l’acqua. Non ci appare più immota e senza vita, ma in movimento. Piccole onde appaiono sulla sinistra laddove l’acqua si infrange su piccoli scogli. L’isola nel suo complesso appare come un antro buio che accoglie (o ingurgita) chi approda sulla sua costa.

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L’isola dei morti di Arnold Bocklin, 1886 (Museum der bildenden Künste, Lipsia).

Dunque, possiamo dire che ogni versione di quest’opera ha una sua storia, insieme alla necessità di raccontare qualcosa. Questo qualcosa chiaramente è interpretabile: secondo alcuni, l’ossessione di Arnold Böcklin per questo quadro è la conseguenza della morte di sei dei suoi figli, che ovviamente lo segnò talmente in profondità da non riuscire più a riprendersi.

Piccola curiosità

L’isola dei morti di Arnold Böcklin pare abbia ispirato Martin Scorsese per un’altra inquietante e misteriosa isola, quella del suo celebre film Shutter Island, con Leonardo Di Caprio e Michelle Williams. Se non lo avete mai visto guardate il trailer, dopodiché correte a guardarlo!

Consigli di lettura

Di questo e altri quadri ho parlato nell’articolo sulla morte nell’arte: i tanti volti della Nera mietitrice.

Scritto da:

Serena Aiello

Ex studentessa ormai (e finalmente) laureata, lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.