
Un’usanza di lungo corso nata in Italia
Il lancio dei coriandoli è una tradizione che affonda le radici nel Rinascimento: in un’opera di Giovanvettorio Soderini di fine ‘500,1 infatti, si riporta che in occasione dei matrimoni o di altre feste (mancano chiari riferimenti al Carnevale) gli invitati se li tirassero addosso a mo’ di scherzo. I coriandoli dell’epoca, tuttavia, erano diversi da quelli attuali, giacché si trattava di confetti preparati ricoprendo con lo zucchero i semi di coriandolo (non a caso, in alcune lingue straniere come l’inglese, “coriandoli” si traduce proprio in “confetti”).
Dai confetti alla carta
Con il passare del tempo i confetti diventarono di gesso, rimanendo in uso fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando al milanese Enrico Mangili e al triestino Ettore Fenderl venne l’idea di ricavare i coriandoli dalla carta.2 Il primo era un ingegnere operante nel settore della seta, che nel 1875, anziché buttare i dischetti avanzati dalla traforazione dei fogli cartacei (che fungevano da lettiere per i bachi), li distribuì gratuitamente alle sfilate di Carnevale; il secondo, invece, era un ragazzino che nel 1876, non potendo comprare i confetti di gesso, ritagliò una miriade di triangolini di carta colorata da lanciare sulla folla. E così nacquero i coriandoli come li conosciamo oggi, più economici e sicuri dei loro antesignani.
La phyllobolia, il lancio delle foglie prima dei coriandoli
Scavando a fondo, l’usanza di scagliare oggetti durante i festeggiamenti si ritrova in epoche ben più remote. Nell’Antica Grecia, ad esempio, si tiravano foglie e petali sugli atleti vittoriosi, gli eroi di guerra e i novelli sposi (tra cui Elena e Menelao, citati dal poeta Stesicoro), una pratica definita “phyllobolia”. Gli antropologi, però, non concordano sul significato di questo gesto. Secondo l’ipotesi più accreditata,3 si trattava di un modo per partecipare a gioie e trionfi, pur rimanendo a distanza dai festeggiati. Altre ipotesi meno plausibili attribuiscono al lancio la valenza di un rituale (nell’antichità, infatti, le foglie e i fiori erano considerati magici) o addirittura la rappresentazione simbolica della lapidazione.
Consigli di lettura
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Riferimenti bibliografici:
- “Da quando c’è l’abitudine di gettare i coriandoli a Carnevale?”, di Annarita Saraceni per Treccani;
- “Coriandoli. La disfida degli inventori”, articolo a cura di Roberto Beretta, pubblicato il 22 febbraio 2009 su Avvenire;
- “Perché a Carnevale si lanciano i coriandoli?”, articolo a cura di Paolo Migliacco, pubblicato il 2 marzo 2019 su La Stampa.
Crediti fotografici
In apertura, foto di Ylanite Koppens da Pexels.
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