La guida per un uso consapevole
Oli e burri vegetali sono ingredienti cosmetici con funzioni emollienti, cioè capaci di ammorbidire e mantenere in buono stato la pelle e la chioma: infatti, essendo composti sostanzialmente da grassi, formano una barriera semimpermeabile all’acqua che sigilla l’epidermide e i capelli, mantenendo l’umidità al loro interno. Ecco perché non dovrebbero mancare nella skincare routine invernale, nella cura della pelle secca e dei capelli crespi sotto forma di creme (viso, contorno occhi, mani, corpo), stick labbra, balsami e maschere condizionanti; ma si possono applicare anche puri come trattamento intensivo.
Quali oli e burri si usano in cosmesi?
Tra i più diffusi oli e burri cosmetici si annoverano quelli di:
- argan (ARGANIA SPINOSA KERNEL OIL);
- avocado (PERSEA GRATISSIMA OIL);
- borragine (BORAGO OFFICINALIS SEED OIL);
- cacao (THEOBROMA CACAO SEED BUTTER);
- cocco (COCOS NUCIFERA OIL);
- enotera (OENOTHERA BIENNIS OIL);
- karité (BUTYROSPERMUM PARKII BUTTER);
- mandorle dolci (PRUNUS AMYGDALUS DULCIS OIL);
- oliva (OLEA EUROPAEA FRUIT OIL);
- rosa mosqueta (ROSA CANINA/MOSCHATA/RUBIGINOSA SEED OIL).
Dall’elenco abbiamo escluso l’olio di jojoba (SIMMONDSIA CHINENSIS SEED OIL) perché non è un olio vero e proprio, ma una cera liquida (per maggiori dettagli, vi rimandiamo all’articolo sulla cera di jojoba).
Come sceglierli in base al proprio tipo di pelle?
Gli oli e i burri cosmetici non sono adatti a tutti i tipi di pelle: ad esempio, sono sconsigliati in caso di pelle grassa o mista perché possono accentuare l’untuosità e favorire lo sviluppo delle imperfezioni (punti neri, papule, pustole).
In caso di psoriasi, dermatite atopica o altre infiammazioni cutanee, invece, si possono usare purché poveri di acido oleico (acido grasso monoinsaturo omega-9) e ricchi di acido linoleico (acido grasso polinsaturo omega-6) o acidi grassi saturi (palmitico, laurico o altri), secondo quanto emerso da una revisione di 27 studi clinici testanti gli effetti di vari oli e burri sulle pelli infiammate o sane.1
Il motivo sta nel fatto che l’acido oleico altera la barriera cutanea (tant’è vero che si usa per far penetrare i farmaci attraverso la pelle) e perciò aggrava l’infiammazione; invece le pelli sane non hanno nulla da temere, perché riescono a riparare eventuali danni causati da questo omega-9.
Dunque, in caso di pelle infiammata è meglio non usare l’olio d’oliva (73-78% di acido oleico, contro il 7-9% di acido linoleico e il 10-12% di acido palmitico) e l’olio di mandorle (53-78% di acido oleico, contro il 13-26% di acido linoleico e il 3-7,4% di acido palmitico). Al contrario, sono indicati gli oli di:
- enotera (70-74% di acido linoleico e 6,2-6,7% di acido palmitico, contro l’8-13% di acido oleico);
- rosa mosqueta (43% di acido linoleico, 34% di acido α-linolenico e 3,5% di acido palmitico, contro il 14% di acido oleico);
- borragine (37-41% di acido linoleico, 23-25% di acido α-linolenico e 10-11% di acido palmitico, contro il 15% di acido oleico);
- cocco (48-52% di acido laurico e 1-2% di acido linoleico, contro il 5-6% di acido oleico).
Consigli di lettura
Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche quello sulle ceramidi nei cosmetici: a cosa servono?
Riferimenti bibliografici:
- Poljšak N, Kočevar Glavač N. Vegetable Butters and Oils as Therapeutically and Cosmetically Active Ingredients for Dermal Use: A Review of Clinical Studies. Front Pharmacol. 2022 Apr 25;13:868461. DOI: 10.3389/fphar.2022.868461. PMID: 35548366; PMCID: PMC9083541.
Crediti fotografici
In apertura, foto di Silvia da Pixabay.
Pubblicista, ex collaboratrice de L’Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
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