Scopriamo il massimo esponente della pittura metafisica
Giorgio De Chirico è senza dubbio uno degli artisti più importanti e interessanti del panorama italiano del Novecento. Considerato il massimo esponente della pittura metafisica, ci ha regalato alcuni capolavori della pittura. Scopriamo di più su questo artista!
La vita di Giorgio De Chirico
Giuseppe Maria Alberto Giorgio De Chirico nacque a Volo, città della Tessaglia, in Grecia. Fin da subito fu evidente il suo amore per la pittura: iniziò gli studi al Politecnico di Atene per poi completarli in Italia, a Firenze, dove si trasferì con la madre e il fratello, studiando all’Accademia di belle arti. I suoi studi però non si esaurirono a Firenze, infatti studiò anche all’Accademia di belle arti di Monaco di Baviera.
Nel 1910 dipinse Enigma di un pomeriggio d’autunno, considerata la sua prima opera metafisica. Ma è tra il 1912 e il 1913, a Parigi, che iniziò a dipingere i suoi famosi manichini. La sua fama crebbe a tal punto che nel 1937 espose le sue opere a New York.
Morì nel 1978 dopo una lunga malattia. Il suo sepolcro si trova nella chiesa di San Francesco a Ripa.
Le opere di Giorgio De Chirico
De Chirico è stato il precursore della pittura metafisica, caratterizzata da una prospettiva falsata, ampi spazi dove si respira un’aria spettrale e dalla presenza di oggetti per nulla in linea con l’ambiente circostante. In ogni caso, egli alternò la pittura metafisica a quella più classica.
1) Mediazione autunnale
Il dipinto Mediazione autunnale raffigura un passaggio architettonico desolato e racchiude le caratteristiche della pittura metafisica, prima fra tutte la prospettiva.
2) Figliol prodigo
È una delle opere più interessanti di De Chirico e ritrae un padre e un figlio stretti in un abbraccio, dove il padre è una statua di gesso e il figlio è un manichino. L’ambiente circostante è nitido, l’architettura è dipinta in maniera minuziosa, ma vi è qualcosa di ambiguo e spettrale nell’opera.
3) Ettore e Andromaca
In Ettore e Andromaca De Chirico cattura il momento narrato da Omero nell’Iliade, in cui il principe troiano Ettore e la sua sposa, Andromaca, si salutano prima che egli vada a scontrarsi con Achille trovando la morte. Nell’opera, sia Andromaca sia Ettore sono due manichini, vicini l’uno all’altro in modo quasi tenero, struggente.
Un po’ di Omero
L’Iliade è un’opera di Omero composta da ben 24 libri e parla delle vicende del pelide Achille (oltre che, ovviamente, la tanto decantata storia di Elena, moglie di Menelao, rapita da Paride e portata a Troia). Con questo pretesto, Agamennone, fratello maggiore di Menelao, scatena la guerra contro Troia, guerra che terminerà col famoso epilogo del cavallo di Troia.
Proprio sul famoso cavallo di Troia, nel 2017, sono stati sollevati dei dubbi. Francesco Tiboni, un archeologo navale, sostiene infatti che in realtà fosse una nave e non un cavallo come si è sempre raccontato.
4) Muse inquietanti
È certamente l’opera più nota di De Chirico. Datata 1917, Muse Inquietanti ancora una volta rappresenta in pieno la pittura metafisica. In primo piano troviamo due statue classiche, una in piedi e l’altra seduta; entrambe hanno la testa di un manichino. L’ampio spazio circostante ha una prospettiva falsata e l’atmosfera che si respira è inquietante e sinistra.
Queste sono solo alcune delle opere di De Chirico, potete dare uno sguardo alle altre nel sito della Fondazione Giorgio e Isa De Chirico.
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Lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.