“Riconoscete in me il degno simbolo della città di Pisa”.
La fama di questa città è spesso legata alla sua celebre torre pendente, ma limitarsi a visitarla solo per la Piazza dei Miracoli non rende onore alle bellezze che l’antica repubblica marinara custodisce: è ricca di monumenti che testimoniano la ricchezza dei suoi commerci e la cultura degli uomini che vi dimorarono.
Qui nacque, tra gli altri, Galileo Galilei, qui si sviluppò una delle più antiche università d’Europa, qui hanno sede ancora oggi la Scuola Normale e il CNR, dove lavorano ogni giorno i più grandi ricercatori italiani.
Origini e storia
Si presume che i primi insediamenti risalgano al IX a.C. e fossero di origine alfea, una civiltà greca che andò a fondersi con gli Etruschi. Nel II secolo a.C. passò sotto dominio romano, e successivamente fu assoggettata ai Goti, Longobardi e Carolingi. Incerte sono le origini del nome, la più accreditata riferisce che “Pisa” derivi dall’etrusco (foce), perché inizialmente era situata sullo sbocco del fiume Arno, costituendo un importante porto fluviale.
Nel secolo XI fu una delle quattro Repubbliche Marinare e nel Medioevo ebbe il suo periodo più fiorente, che permise la crescita e la realizzazione di opere importanti. Dal 1284 affrontò una fase di declino dovuta alla sconfitta subìta da Genova nella battaglia della Meloria, ma riacquistò lustro e splendore dal 1406, grazie anche al dominio fiorentino della famiglia Medici.
La città sorgeva anticamente in un’ampia laguna salmastra che si estendeva fino alla città di Livorno. A causa dei detriti trasportati dal fiume e a interventi di bonifica realizzati dalla famiglia Medici, si formò una pianura che allontanò Pisa dal mare, che oggi si trova a una decina di chilometri dalla città.
Piazza dei Miracoli: sotto il segno dell’ariete
Patrimonio dell’Unesco, Piazza dei Miracoli non ha bisogno di presentazioni. Nasce in posizione decentrata in un’area precedentemente sede di una cattedrale paleocristiana e rappresenta il più grande complesso monumentale medievale d’Europa, magnifico esempio di architettura romanico pisana, inserita tra i Patrimoni dell’Unesco nel 1987.
Il nome le fu attribuito da Gabriele d’Annunzio, che nel 1910 scrisse “Forse che si, forse che no” definendo prato dei miracoli il prato che delimita la piazza, in virtù della bellezza dei suoi edifici e da allora è rimasto nell’uso comune. È in assoluto il più importante posto da visitare, con il maestoso edificio del Duomo, l’elegante cupola del Battistero, la Torre Pendente, il Camposanto e i vicini musei.
Da notare come la disposizione dei tre monumenti principali riproduca esattamente la costellazione dell’Ariete. La stella più luminosa, nota anche come Alpha Arietis, corrisponde al Battistero che fra i tre monumenti è quello con la cupola dal diametro maggiore. La cupola del Duomo e la circonferenza della Torre hanno infatti un diametro più piccolo e corrispondono alle stelle Beta Arietis, detta anche Sheratan, e Gamma Arietis, nota anche con il nome di Mesarthim.
Questo perché l’Ariete è il segno zodiacale della città. Nel calendario pisano, in uso fino all’arrivo di quello gregoriano nel 1582, l’anno iniziava il 25 marzo (anche a Firenze fino al 1789, il Capodanno si festeggiava il 25 marzo): il Capodanno sotto il segno dell’Ariete è festeggiato ancora oggi con una cerimonia solenne nella cattedrale.
Un’ulteriore conferma di questa teoria astronomica giunge dal bassorilievo di un ariete presente sul basamento della Torre.
Ma bando alle ciance: la piazza è grande, quindi iniziamo il tour!
Il Battistero di San Giovanni
La costruzione del Battistero, iniziata nel 1153, è opera dell’architetto Diotisalvi, come testimonia un’iscrizione su un pilastro interno, ma molte sculture della facciata sono state realizzate da Nicola Pisano e dal figlio Giovanni, principali precursori del Rinascimento.
Sempre di Pisano padre è il Pulpito, che presenta scene della vita di Cristo e soggetti raffiguranti Le Virtù, mentre l’ottagonale fonte battesimale è di Guido Bigarelli di Arogno.
L’edificio, di forma circolare, imitava già anticamente la chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e fu completato con le bellissime decorazioni gotiche nel XIV secolo per mantenere, nonostante le novità del nuovo stile, un aspetto uniforme a quello della cattedrale. La cupola esterna copre solo il giro interno dei pilastri e probabilmente la mancanza di denaro è stato il motivo per cui è costituita da materiali differenti (tegole rosse e lastre di piombo). Per la stessa ragione si nota l’assenza di affreschi sul soffitto, previsti nel progetto originale.
Nel 1800 subì un’importante ristrutturazione per mano dell’architetto Alessandro Gherardesca. Sopra la cupola dalla particolare forma tronconica, si erge un cupolino con la statua di Giovanni Battista.
Pur se incompleto rispetto al progetto originale, le dimensioni non mentono: il Battistero di Pisa è il più grande in Italia e nel mondo.
Il Duomo di Santa Maria Assunta
La Cattedrale di Pisa, dedicata a Santa Maria Assunta, è l’esempio più significativo dell’arte romanica pisana. L’architetto Buscheto, fondendo la tradizione classica ad elementi dell’arte normanna, bizantina, paleocristiana e araba, ha dato vita ad uno stile originale che ha anticipato il Rinascimento fiorentino.
È una testimonianza tangibile del prestigio che la Repubblica Marinara raggiunse nel momento di suo massimo splendore. La sua costruzione iniziò nel 1064, in concomitanza con la ricostruzione della Basilica di San Marco a Venezia; è probabile che tra le due città sia nata una tacita competizione sulla creazione del più bello e sontuoso luogo di culto. I lavori terminarono nel 1118.
La facciata è opera dell’architetto Rainaldo, a conclusione dei lavori iniziati da Buscheto. Le porte in bronzo della facciata sono del XVII secolo create da artisti fiorentini. La pianta è a croce latina e la cupola di forma ellissoidale di ispirazione moresca. L’interno si compone di cinque navate rivestite da marmi bianchi e neri, abside, transetto e tre navate.
Gli affreschi seicenteschi della cupola sono decorati ad encausto, mentre il soffitto riportante lo stemma della famiglia Medici, è decorato con cassettoni in legno dorati di Domenico e Federico Atticciati. Vi si trovano opere di Cimabue, Andrea del Sarto, Berlinghiero Berlinghieri, Giambologna e Giovan Battista Foggini.
Di pregio è il Pergamo, ossia il pulpito di Giovanni Pisano, ricostruito dopo l’incendio del 1595.
L’attuale aspetto dell’edificio è il frutto di continui interventi di restauro susseguitisi nell’arco di diverse epoche. Nel corso dell’Ottocento alcune sculture sono state sostituite da copie e sono ora custodite nel Museo dell’Opera del Duomo.
Curiosità!
Se prestate attenzione alle colonne rivolte verso il vicino Camposanto, ne noterete una recante delle scalfitture. Una leggenda riporta che siano le unghie del diavolo che, intenzionato a distruggere la cattedrale perché invidioso della sua bellezza, ebbe la peggio durante la lotta contro un angelo. Si racconta che sia impossibile dedurre il numero esatto dei graffi.
La Torre campanaria
Forse non tutti sanno che la Torre fu concepita come campanile del Duomo. Questo perché la sua fama è dovuta più alla sua pendenza che al suo reale utilizzo.
“Questo Guglielmo, secondo che si dice, l’anno 1174, insieme con Bonanno scultore, fondò in Pisa il campanile del Duomo. Non avendo questi due architetti molta pratica di fondare in Pisa, prima che fussero al mezzo di quella fabbrica, ella inchinò da un lato, di maniera che il detto campanile pende sei braccia e mezzo fuor del diritto suo.
Giorgio Vasari, De’ più eccellenti pittori, scultori e architettori”.
A dispetto di quanto dice Vasari, la vera identità del primo architetto della Torre di Pisa rimane un mistero. Per molti anni, la fase iniziale del lavoro di progettazione è stata attribuita a Bonanno Pisano, un noto artista del dodicesimo secolo. Altri attribuiscono la paternità all’architetto Diotisalvi, che in quel periodo stava lavorando al Battistero. Quello che è certo è che nessuno ha lasciato la sua firma sul marmo del basamento, come si usava fare con i grandi monumenti.
La costruzione iniziò dunque nel 1174 ma, giunti al terzo anello la torre iniziò ad inclinarsi. I lavori furono arrestati e ripresi nel 1275, e gli ultimi tre anelli furono concepiti con l’inclinazione inversa per tentare di riallineare la struttura. Il resto, come si suol dire, è storia.
Voglio però segnalarvi qualche curiosità in più su questo monumento.
- Superstizione
La tradizione dice che ai pisani doc porterebbe sfortuna salire i 276 gradini che portano alla cima, fino a 56 metri di altezza, motivo per cui se ne guardano bene dal farlo. - La Campana del Traditore
Nella cella campanaria della Torre ci sono sette campane, una per ogni nota musicale, che venivano suonate a turno in base ai momenti liturgici. L’unica che ha davvero una storia da raccontare è la campana di San Ranieri, che suona il Re del pentagramma: a Pisa viene chiamata la Campana del Traditore perché in epoca medievale suonava quando in città veniva eseguita un’esecuzione per tradimento. Si racconta che suonò anche il giorno in cui il famoso Conte Ugolino venne rinchiuso in cella insieme ai suoi figli, condannato a morire per fame. - Pericoli dall’alto
I tedeschi avevano installato un osservatorio sulla Torre e pare che gli Alleati fossero decisi a sganciare una bomba sul monumento senza farsi troppi scrupoli. Nell’estate del 1944, il pilota in volo sopra Piazza dei Miracoli, a causa del riverbero del sole accecante sul marmo bianchissimo non riuscì a prendere la mira a dovere e la Torre si salvò. - Pericoli dall’alto 2
Alla fine del ‘500 un professore di matematica dell’Università di Pisa di nome Galileo Galilei decise di usare la Torre per condurre gli esperimenti sulla caduta dei gravi, che dettero il via alla fisica moderna. Mentre il Professor Galilei buttava giù dalla cella campanaria pesi di materiali e dimensioni differenti per misurarne la velocità di caduta (e cambiare la storia della scienza) era decisamente vietato passeggiare sotto la Torre! - Diamo i numeri
Secondo i canoni del tempo le misure orizzontali come la circonferenza di base venivano presi mediante “piedi” mentre quelle verticali, come l’altezza mediante “braccia“. Le colonne del loggiato, ad esempio, misurano una “pertica” ovvero cinque braccia, ma la cosa più curiosa è che costituiscono l’unità di misura dell’intera costruzione: tutte le altre misure sono state calcolate secondo esatti multipli aritmetici che confermano la struttura modulare della Torre e di ogni suo elemento.
Il Camposanto monumentale
Il prestigioso Camposanto monumentale delimita la piazza a nord. Si tratta di un luogo sacro perché, secondo la storia, i crociati portarono qui la terra santa presa sul monte Golgota, appena fuori Gerusalemme.
L’esterno è composto da 43 arcate cieche con due porte sul lato meridionale, ed è circoscritto internamente da una scenografica galleria a pianta rettangolare rivestita in marmo, con arcate in stile gotico fiorito finemente decorate, che assumono le sembianze di chiostro.
Qui si possono ammirare opere d’arte dall’età etrusca, a quella romana e medievale fino a capolavori del secolo scorso. Tra i tanti, vi segnalo gli affreschi di artisti come Taddeo Gaddi, Piero di Puccio e Buonamico Buffalmacco.
Semplici mura di marmo bianco custodiscono le tombe dei defunti: le personalità più di spicco erano sepolte nel giardino centrale o nei sarcofagi romani, mentre sotto le arcate riposavano personalità meno prestigiose. Quando nell’Ottocento il Camposanto è stato risistemato, anche i sarcofagi sono stati spostati al coperto, cosicché attualmente tutte le sepolture sono poste sotto le arcate.
Il Camposanto fu uno dei monumenti più visitati nell’Ottocento, fino a quando i bombardamenti delle Seconda Guerra Mondiale provocarono gravi danni agli affreschi. I lavori di restauro, iniziati nel 1945, sono ancora in corso.
Nonostante il danno provocato, il distacco degli affreschi dall’intonaco per poterne recuperare le vaste porzioni risparmiate dall’incendio scoppiato in seguito al bombardamento, ha permesso di svelare le sinopie, ossia la parte occultata dell’affresco.
La sinopia rappresenta l’unica preziosa testimonianza grafica di un artista, dato che gli esemplari di disegni su carta o pergamena che sono giunti a noi dal medioevo sono molto rari. Si tratta della prima fase di realizzazione dell’affresco, è il disegno tracciato sul primo strato di intonaco stendendo a pennello un pigmento rosso, la terra di Sinòpe, mescolato ad acqua.
I lavori ritrovati, opportunamente asportati e restaurati, sono ora conservati al Museo delle Sinopie.
La Cattedrale, la Torre, il Battistero e il Camposanto rappresentano nel loro insieme l’allegoria della vita umana. Per questo motivo ho deciso di dedicare un articolo interamente a loro.
Il nostro prossimo appuntamento è con la seconda parte del nostro viaggio a Pisa, oltre i confini di Piazza dei Miracoli. Lo trovate al seguente link: “Le mura di Pisa: oltre i confini di Piazza dei Miracoli“.
Annalisa A.
Giunta qui sicuramente da un mondo parallelo e da un universo temporale alternativo, in questa vita sono una grammar nazi con la sindrome della maestrina, probabilmente nella precedente ero una signorina Rottermeier. Lettrice compulsiva, mi piace mangiare bene, sono appassionata di manga, anime e serie TV e colleziono Lego.
In rete mi identifico col nick Lunedì, perché so essere pesante come il lunedì mattina, ma anche ottimista come il “primo giorno di luce”.
In Inchiostro Virtuale vi porto a spasso, scrivendo, nel mio modo un po’ irriverente, di viaggi, reali o virtuali.
Sono inoltre co-fondatrice, insieme a Jessica e Virginia, nonché responsabile della parte tecnica e grafica del blog.
Mi potete contattare direttamente scrivendo: a.ardesi@inchiostrovirtuale.it