DAS - disturbo di ansia da separazione copertina

Sulla scia del tema mensile dedicato all’infanzia, nell’articolo affronteremo un problema molto comune nei bambini. Si tratta del Disturbo di ansia da separazione (DAS), che può avere ripercussioni negative in età adulta se non riconosciuto e trattato precocemente. Del 4% dei bambini interessati, infatti, più di un terzo non guarisce spontaneamente e può andare incontro ad attacchi di panico, depressione e agorafobia.

In questa guida scopriremo i sintomi, le cause e i possibili trattamenti per questo disturbo. Seguiteci!

Disturbo di Ansia da Separazione: l’identikit

A differenza delle edizioni precedenti, il DSM-5 colloca il DAS tra i Disturbi d’Ansia, definendolo come:

La preoccupazione eccessiva, o inappropriata rispetto all’età, al pensiero di doversi allontanare da casa o dalle figure più importanti. 

Di solito si tratta dei genitori, soprattutto la madre, benché possano essere coinvolti i parenti o le baby-sitter. La paura che possa capitar loro qualcosa di brutto, durante la lontananza, è talmente forte che i piccoli cercano di evitare la separazione e possono addirittura somatizzarla, con manifestazioni fisiche che il medico dovrà escludere come secondarie ad altre malattie.

A causa della forte ansia, quindi, i bambini si rifiuteranno di dormire o stare soli in casa, andare a scuola o partecipare a qualsiasi attività che li tenga lontani dai genitori, con forti ripercussioni sul piano sociale, familiare e cognitivo.

Questi sintomi, che possono insorgere a qualsiasi età, dovrebbero durare almeno quattro settimane e si dividono in psichici, comportamentali e fisici. Vediamoli!

Sintomi psichici 

L’ansia è il sintomo cardine del DAS, che si manifesta in prossimità, o al solo pensiero, di separarsi dalle figure importanti. Il bambino, infatti, teme che possano andarsene per sempre o che possa accadere qualcosa di brutto in loro assenza. La preoccupazione può derivare da eventi stressanti, come lutti e divorzi, benché gli studi rivelino che in questi casi, il rischio, aumenti significativamente solo nei bambini di circa 2 anni. Come vedremo più avanti, invece, le cause sono da ricercare altrove in quelli più grandi.

Sintomi comportamentali 

Attraverso pianti, capricci e scatti d’ira, il bambino comunica la volontà di non volersi separare da casa e dai genitori. E questi ultimi – pur di non farlo soffrire – lo assecondano, permettendogli di dormire con loro, di assentarsi da scuola e così via, rinforzando purtroppo il disturbo.

Sintomi fisici 

Diversi autori riportano la somatizzazione dell’ansia nei bambini, che può manifestarsi in svariati modi. Vediamo i più comuni!

Sintomi gastrointestinali:

  • nausea;
  • vomito;
  • mal di stomaco;
  • mal di pancia;
  • diarrea.

Altri sintomi:

  • sudorazione;
  • tachicardia;
  • respiro corto;
  • fame d’aria;
  • mal di testa;
  • vertigini;
  • incubi;
  • disturbi alimentari.

Ma quali sono le cause del DAS? Esistono dei fattori di rischio? Scopriamolo nel prossimo paragrafo!

Cause del disturbo di ansia da separazione

Come accennato nell’incipit, il DAS infantile ha una prevalenza del 4%. Una percentuale piuttosto bassa, visto che tutti i bimbi sviluppano l’Ansia da separazione (AS) dai 6 ai 12 mesi, per il bisogno innato di essere accuditi fino a quando non potranno gestirsi da sé. Si tratta di una condizione fisiologica, dunque, che regredisce verso i 3-6 anni.

Ma perché l’AS diventa patologica? 

Il DAS – inteso come la forma patologica dell’AS – può svilupparsi a causa di fattori genetici e ambientali. Tra questi ultimi vi è l’invadenza dei genitori, cioè il controllo sproporzionato della vita filiale. 

Dalle emozioni alle attività di routine, come il semplice vestirsi o il prepararsi per andare a letto, tutto viene controllato da genitori iperprotettivi e troppo coinvolti. Questi atteggiamenti, volti a prevenire lo stress del figlio, in realtà sono deleteri per lo sviluppo, perché lo rendono sempre più dipendente dalle loro cure.

Sembra, inoltre, che alla base del DAS possano esserci la mancanza di affetto e la depressione materna, così come un clima di tensione dovuto a problemi economici o di altro tipo.


Ma ora, chiariti i sintomi e le cause, vediamo su cosa si basa la diagnosi!

Diagnosi del disturbo di ansia da separazione 

Nonostante sia piuttosto comune tra i bambini, il DAS non è così semplice da diagnosticare: il confine tra AS fisiologica e il disturbo vero e proprio, infatti, è molto labile. L’AS, inoltre, può manifestarsi in episodi che non necessariamente portano alla diagnosi di DAS: in questi casi, infatti, l’ansia può essere dovuta a cambiamenti ambientali temporanei ed è importante per l’adattamento. Per tutti questi motivi è chiaro che non basti una singola visita né il parere di un solo specialista, per identificare il disturbo.

La valutazione

La valutazione prevede sia l’intervista, grazie alla quale s’identificano i sintomi, sia l’osservazione diretta del comportamento, per avere un quadro più completo.

Valutazione dei bambini in età scolare

I bambini in età scolare possono essere valutati con numerosi questionari. Uno dei più affidabili è l’ADIS-C/P, cioè un’intervista semistrutturata rivolta a figli e genitori, valutati separatamente. Il medico, dopo aver integrato le risposte di entrambe le parti, può ottenere informazioni precise sui sintomi, incluse frequenza, intensità e durata. Altri questionari, inoltre, sono disponibili qui.

Valutazione dei bambini in età prescolare

Il Preschool Age Psychiatric Assessment (PAPA) è tra i pochi questionari pensati apposta per i più piccoli. Si tratta di un’intervista semistrutturata rivolta a genitori, con figli di 2-5 anni, anch’esso necessario per la valutazione dei sintomi.

Terapia del Disturbo di Ansia da Separazione 

Alla luce di quanto visto finora, è chiaro che, per gestire al meglio il DAS, sia necessaria la collaborazione tra specialisti, genitori e insegnanti. La psicoterapia (che rappresenta il trattamento elettivo per il disturbo), infatti, è più efficace quando vi è il coinvolgimento dei genitori e di altre figure fondamentali per lo sviluppo del bambino. Ma ora, bando alle ciance e vediamo le strategie più importanti!

Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC)

È la terapia di prima scelta: evidenze sempre più crescenti, infatti, dimostrano che la TCC riduce l’ansia e aiuta i bambini a superarla. La TCC è efficace sia come terapia individuale, sia come terapia di gruppo, e fa ottenere risultati migliori quando coinvolge i genitori.

N.B. I dati relativi all’efficacia si riferiscono ai bambini di età superiore ai 7 anni.

Ma ora vediamo le tecniche di cui si avvale!

Educazione all’ansia

Lo psicoterapeuta spiega al bambino cos’è il DAS, come si manifesta e quali sono i comportamenti che lo rinforzano.

Intervento sui pensieri disfunzionali

Il piccolo deve imparare a riconoscere i pensieri negativi, che gli impediscono di allontanarsi da casa o dalla famiglia, e a sostituirli con quelli realistici.

Esposizione 

Il bambino si espone gradualmente alle situazioni ansiogene, nella fattispecie la separazione dalle figure importanti. Il motivo? Capire che non esiste un pericolo reale quando ciò avviene.

Rinforzo

Quando il bambino raggiunge gli obiettivi riceve una ricompensa affinché rimanga sulla buona strada.

Modellamento

Lo psicoterapeuta usa l’adulto come modello per far capire al piccolo come separarsi dai genitori.

Rilassamento e meditazione

Varie tecniche, come il rilassamento muscolare, la respirazione diaframmatica e la meditazione, possono placare l’ansia, perciò sono utili prima di andare a scuola o in vista di qualsiasi attività ansiogena.

Costruzione della resilienza

Il bambino impara a usare le tecniche apprese in terapia per venir fuori dai momenti difficili.

Parent training

I genitori vengono istruiti a reagire nel modo giusto alle richieste dei figli, evitando di rinforzare il DAS.

E i farmaci?

Nei casi più severi, in aggiunta alla psicoterapia, si possono prescrivere gli psicofarmaci. Tra questi vi è l’imipramina, che si assume al dosaggio di 10-25 mg la notte, purché il bambino non soffra di disturbi cardiaci.

L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il parere del medico. 

Bibliografia e sitografia

Scritto da:

Jessica Zanza

Giornalista pubblicista, ex collaboratrice de L'Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
Per contattarmi, inviate una mail a: j.zanza@inchiostrovirtuale.it