Gradara - panoramica
Dedico questo viaggio a chi, come me, ha amato Dante e la storia di Paolo e Francesca!

E ’l duca mio a lui: “Perché pur gride?
Non impedir lo suo fatale andare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare”

Galeotta fu la Divina Commedia e precisamente il Canto V dell’Inferno e l’affollato girone dei lussuriosi, a condurmi qui, a Gradara, in provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche.

La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.

Per Paolo e Francesca invece, giunti al cospetto di Dante e Virgilio nonostante la “bufera infernal”, “Galeotto fu ‘l libro” che narrava la leggenda bretone dell’amore tra Ginevra e Lancillotto, e che fu accusato di essere la scintilla che provocò il bacio tra i due, condannandoli così alla dannazione eterna.

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Gradara - Paolo e Francesca

Paolo e Francesca da Rimini, 1855, Dante Gabriele Rossetti (1828-1882).Purchased with assistance from Sir Arthur Du Cros Bt and Sir Otto Beit KCMG through the Art Fund 1916

E qui inizia il nostro viaggio!
Gradara - Botola di Paolo
La “botola” da cui Paolo tentò la fuga…

Siamo dunque a Gradara, presso la Rocca malatestiana, nel mese di settembre dell’anno 1283 (i più dicono 1283 o 1284). Un giorno imprecisato e dietro la soffiata del fratello minore, Malatestino dell’Occhio (soprannominato così perché aveva un occhio solo – e nonostante questo pare vedesse benissimo, n.d.A. –), il Podestà del territorio, tale Giovanni Malatesta, rientrò a sorpresa nel castello.

Quel che trovò non fu certo di suo gradimento, tant’è che passò “a fil di spada” la giovane moglie Francesca da Polenta, figlia di Guido Minore Signore di Ravenna e Cervia, ed il fratello Paolo Malatesta, detto Paolo il Bello. In verità messer Giovanni, detto Gianciotto Johannes Zoctus o Giovanni lo zoppo (e potete ben immaginare il motivo), non voleva uccidere la moglie che, oltre ad essere giovane e graziosa, gli aveva pure dato due figli, Francesco e Concordia, ma lei si era parata a mo’ di scudo di fronte a Paolo che, codardo, tentava invece di fuggire passando da una botola, restandone impigliato per il mantello.

La storia si conclude come tutti sappiamo:

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense.

Sarà vero?

Tanti di noi se lo sono chiesto, io per prima.
Ora, non è certo che la location di questa tragedia sia proprio la Rocca di Gradara, visto che anche la Rocca di Castelnuovo presso Meldola vanta lo stesso diritto, ma possiamo affermare che sia l’ipotesi migliore, in quanto, storicamente, il mastio è stato costruito attorno al 1150 dalla famiglia dei De Griffo, ma dopo la loro caduta il papato affidò la proprietà al condottiero dei Guelfi di Romagna, Malatesta da Verucchio (detto Mastin Vecchio), capostipite e fondatore della dinastia dei Malatesta, signori di Rimini, Cesena e Pesaro.

Furono proprio i Malatesta, infatti, a decidere l’edificazione delle due cinte di mura, erette tra il XIII e il XIV secolo. Il dominio del casato Malatesta su Gradara terminò nel 1463 con Sigismondo Pandolfo Malatesta.

Benché non totalmente assodato, è comunque abbastanza sicuro che i protagonisti della vicenda siano realmente esistiti, sia per età anagrafica, che per la discendenza, che, infine, per una “dimostrata” tregua o alleanza politica tra Ravenna e Pesaro avvenuta in quel periodo. Era usanza infatti un tempo far sposare i propri figli per creare legami fra regni vicini e, spesso, questi matrimoni avvenivano per procura, ossia un parente stretto dello sposo (o della sposa), solitamente il fratello, celebrava il rito “in nome e per conto di”.

Nella caso dei nostri due protagonisti, il padre Da Polenta, per evitare un secco NO da parte della ragazza, allora quindicenne, scelse come procuratore di Gianciotto (che, non dimentichiamo, era un vecchio -trentenne!-, brutto e pure zoppo), il fratello Paolo il Bello. Non oso immaginare la faccia di Francesca quando, dopo la prima notte di nozze, si risvegliò a fianco del suo vero marito, fatto sta che ormai il matrimonio era stato consumato. E lei fregata, ma questi son dettagli.

Se vi sentite dunque un po’ vicini a questa tragedia, e volete toccare con mano i luoghi in cui è stata vissuta, non potete evitare una visita a Gradara ed alla sua Rocca.

Cosa vedere a Gradara?
Gradara - Prima Cinta
Prima Cinta, o mura esterne

Iniziamo dalla Prima Cinta, ossia le mura esterne: misurano 700 metri e da qui si può accedere all’interno del borgo attraverso Porta Nova. Le mura, innalzate a protezione dell’abitato, sono edificate in laterizio, il cui colore varia dalla tonalità rosso mattone, alla terra bruciata e al grigio chiaro.


Le mura di cinta sono intervallate da particolari torri quadrate, dette “scudate”. Si tratta, in poche parole, di un originale sistema difensivo utilizzato nelle cinte urbane medievali, dove i tratti di mura da difendere erano lunghi: le torri sono a forma di C, ossia mancanti della parete verso l’interno. In questo modo se un assalitore riusciva ad impadronirsi della torre, non poteva usarla contro gli originari possessori, ma, anzi, si trovava esposto senza riparo al tiro dei difensori stessi.

Gradara - camminamenti di ronda
Camminamenti di Ronda

Sono percorse in tutto il loro perimetro da Camminamenti di Ronda utilizzati un tempo per vigilare sul castello e sull’intero territorio. I camminamenti, ancora oggi percorribili per un tratto, permettono di ammirare la struttura delle mura, con le sue feritoie e la merlatura, oltre ad un bellissimo panorama. Si possono osservare i piccoli centri della Valconca nell’entroterra, il profilo netto ed inconfondibile del Monte Titano, simbolo di San Marino, per non parlare della fascia costiera, da Gabicce a Rimini, e, soprattutto, un tratto dell’antica via consolare Flaminia.


Gradara - Rocchetta
Rocchetta, o santabarbara

Lungo queste mura, sul lato sinistro rispetto a Porta Nova, si trova la Rocchetta, un torrione costruito nel secolo XV ed utilizzato come santabarbara (ossia come deposito delle armi e della polvere da sparo).

L’ingresso principale della cittadella si trova però a sud, alla base della Torre dell’Orologio, ed è chiamato I Porta del Castello, o Porta Meridionale.

Salendo lungo la strada che conduce alla II Porta del Castello, possiamo fare una visita al Museo Storico, mentre poco più avanti si trova la Casa del Mercante.

A ridosso della Seconda Cinta, o Girone, ossia le mura interne, che misurano 320 metri e sono ricche di merli guelfi e ghibellini, si trova la chiesa di San Giovanni Battista, riedificata da Pandolfo I, lo stesso che terminò la costruzione del Castello e delle mura di cinta.

Una volta all’interno del Girone, resta da superare la III Porta del Castello, per poter accedere alla Rocca ed infine al suo Mastio, il cuore da cui partì la costruzione del castello, per volere della famiglia De Griffo, che fece innalzare il possente torrione chiamato appunto “Torre del Griffo“.

La Rocca a pianta quadrata, di cui la Torre del Griffo divenne il Mastio, fu, come già detto, opera dei Malatesta tra il XIII e il XIV secolo. Il Mastio aveva la funzione di estrema difesa e di torre di avvistamento in caso di assedio. Ospitava inoltre la Sala delle Torture.

Gradara - Stanza di Francesca
Camera di Francesca

Nel Castello è possibile visitare una serie di ambienti, a partire dal Cortile d’Onore, all’interno del quale si affaccia il Mastio, per poi proseguire negli appartamenti del piano nobile con le varie sale: il Salone di Sigismondo e Isotta, la Sala della Passione, il Camerino di Lucrezia Borgia (ebbene sì, anche la famigerata Lucrezia ha soggiornato qui), la Camera del Cardinale, la Sala dei Putti, la Sala del Consiglio, la Camera di Francesca, la Cappella gentilizia e, infine, la Sala del Corpo di Guardia.

Per prenotare una visita guidata al Castello di Gradara, che costa solo 6 euro a tariffa intera e merita assolutamente, trovate tutte le informazioni e gli orari su questo sito: http://www.castellodigradara.it/

E fuori dal Castello?
Gradara - rievocazione Corte Malatestiana
Rievocazione storica: la Corte Malatestiana

Se l’idea è quella di fare un “bagno completo” di vita medievale e rinascimentale, Gradara è senza ombra di dubbio il posto giusto: girovagando nel borgo vi potreste imbattere nel Corpo di Guardia di Gradara, una addestrata compagnia di armigeri malatestiani di metà Quattrocento, oppure in una rievocazione storica della Corte Malatestiana, con tanto di costumi d’epoca ed  esibizione di Mangiafuoco al ritmo delle musiche dei Tamburini. In totale vi sono oltre 60 figuranti, divisi appunto tra tamburini, nobili, mangiafuoco, contadini e guardie cittadine.

Non potete inoltre perdere l’esibizione del gruppo Danze Antiche che, in un tripudio di abiti e acconciature d’epoca meticolosamente riprodotti, propone una vera e propria enciclopedia di balli medievali e rinascimentali, tra cui citiamo Danse en ronde, Passemezzo, Bassadanza Reale, Branle d’Italia, Tempus transit gelidum, e molti altri.

E, infine, per una full immersion completa, resta da visitare il Teatro dell’Aria, posto appena sotto la Rocca: un ambiente naturale dove si può scoprire la storia della falconeria e conoscere da vicino falchi, aquile, avvoltoi e gufi, oltre che assistere ai loro spettacoli.

In caso di attacco o di assedio improvviso durante la vostra visita, è bene sapere che nel sottosuolo di Gradara ci sono ben 16 grotte, di cui 10 ancora agibili, ma solo una attualmente visitabile: quella del Museo Storico. Secondo molti studiosi, in epoca medievale queste grotte costituivano un intreccio di vie di fuga nel caso in cui il Castello fosse in pericolo.

Oppure potete sempre fare come Dante, alla fine del suo colloquio con Francesca:

Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade.

Un’uscita di scena forse un po’ teatrale, ma senza dubbio originale ed in tema con la storia.

Al prossimo viaggio!
Annalisa A.

Postilla: conosciamo Galeotto!

Galehaut era il siniscalco della regina Ginevra e, nel ciclo bretone, faceva da vero e proprio mezzano tra Lancillotto e quest’ultima. Secondo le regole dell’amor cortese il bacio della dama era infatti una vera e propria investitura, che accoglieva il cavaliere al servizio della donna, per cui aveva bisogno di essere formalizzata con la presenza necessaria di testimoni, come tutti gli altri rituali di stampo feudale.

Galeotto fu dunque prima il testimone dello status di cavalierato di Lancillotto ed in seguito del loro amore. Per questo il suo nome, col tempo, è diventato sinonimo di una persona, un oggetto o un evento che ha reso possibile una relazione amorosa (o altro).

Scritto da:

Annalisa Ardesi

Giunta qui sicuramente da un mondo parallelo e da un universo temporale alternativo, in questa vita sono una grammar nazi con la sindrome della maestrina, probabilmente nella precedente ero una signorina Rottermeier. Lettrice compulsiva, mi piace mangiare bene, sono appassionata di manga, anime e serie TV e colleziono Lego.
In rete mi identifico col nick Lunedì, perché so essere pesante come il lunedì mattina, ma anche ottimista come il “primo giorno di luce”.
In Inchiostro Virtuale vi porto a spasso, scrivendo, nel mio modo un po’ irriverente, di viaggi, reali o virtuali.
Sono inoltre co-fondatrice, insieme a Jessica e Virginia, nonché responsabile della parte tecnica e grafica del blog.
Mi potete contattare direttamente scrivendo: a.ardesi@inchiostrovirtuale.it