Vaiolo in Cina
Come venne contrastato il virus del vaiolo in Cina? Quali misure di prevenzione furono adottate? Scopriamolo in questo articolo!

Il vaiolo ha causato centinaia di milioni di morti nel corso dei secoli e solo nel 1979, grazie ai vaccini, si è potuta eradicare la malattia. Non tutti sanno, però, che il vaiolo in Cina si contrastava già dal X secolo.

Le misure di prevenzione adottate – le prime al mondo di cui si abbia notizia – permettevano di attenuare drasticamente gli effetti letali del virus anche se, a differenza del vaccino, non ne frenava il contagio.

Torniamo indietro a cavallo dell’anno mille, quindi, per capire in che modo si ostacolava il vaiolo in Cina e i benefici apportati.


Vaiolo in Cina

L’umanità ha dovuto fare i conti con le infezioni da vaiolo per circa due millenni: pare, infatti, che nel 1445 a.C. il faraone Ramses V morì proprio per questa malattia. Nell’arco dei secoli – o meglio, dei millenni – si conviveva inermi col virus.

I primi passi per sconfiggere la malattia, come detto, si mossero in Cina attraverso la “vaiolizzazione“. In altre parole, con questa tecnica si procedeva all’inoculazione per via nasale, tramite un tampone di cotone, di materiale infettante in soggetti sani al fine di immunizzarli.


Origine della vaiolizzazione

Le conoscenze in merito all’inoculazione erano in possesso dei monaci taoisti alchimisti che vivano sul monte Emei come eremiti, i quali svilupparono questa tecnica nella ricerca dell’immortalità; tuttavia è ignoto da quanto tempo le padroneggiassero.

I primi riferimenti alla vaiolizzazione, infatti, si hanno intorno al X secolo, quando morì uno dei figli del primo ministro Wang Dan (王旦). L’uomo, per evitare che il virus condannasse altri membri della sua famiglia, convocò persone sapienti da tutto l’Impero per fermare l’epidemia.

Tra queste vi era, appunto, un monaco – o monaca a seconda delle fonti – taoista, che presentò la tecnica della vaiolizzazione. Questa si diffuse poi tra la popolazione nel corso dei secoli successivi.

Wang Dan (王旦)
Wang Dan (王旦)

Gli accorgimenti per un’inoculazione corretta

La vaiolizzazione non era immune da rischi: quello principale era che la procedura non andasse a buon fine. In questo caso il paziente non sarebbe stato immune ma, anzi, avrebbe contratto la malattia con la possibilità di contagiare a sua volta.

Per favorire il buon esito del trattamento era necessario che il materiale infettante provenisse esclusivamente dalle croste di pazienti già inoculati. In caso contrario, infatti, non si sarebbe fatto altro che trasmettere la malattia senza fornire alcuna protezione.

Gli inoculatori, al fine di ridurre la carica virale immessa nel paziente, selezionavano solo materiale proveniente dalla variante “Variola minor”, più debole rispetto a quella “maior”. La continua inoculazione da una persona all’altra, oltretutto, permetteva di attenuare ulteriormente il virus nel corso del tempo.

Il materiale infettante poteva essere sfruttato anche a distanza di tempo: si riponeva in appositi contenitori ben sigillati e conservato a una temperatura di 37° per circa un mese. Con questi accorgimenti solo il 20% del virus inoculato, già indebolito, sarebbe stato “vivo”, a differenza del restante 80% “morto”.

In altre parole, benché il rischio di ulteriori contagi fosse ancora reale, si riduceva al minimo grazie alla bassa carica virale.

Vaiolo in Cina: vaiolizzazione
Vaiolizzazione su un bambino

Benefici della vaiolizzazione

La vaiolizzazione ha avuto il grande merito di garantire per la prima volta un’immunità dal vaiolo. Certo, c’era comunque il rischio di contrarre il virus attraverso l’inoculazione, ma il tasso di letalità di quest’ultima si aggirava intorno allo 0,5/2% contro il 20/30% della malattia.

Per debellare il vaiolo si dovettero aspettare i vaccini, ben più sicuri e affidabili. Tuttavia la vaiolizzazione, una volta giunta in Europa, ha posto le basi per la loro nascita, fornendo un contributo fondamentale nel contrasto al virus.


A proposito di contributi in ambito medico, vi rimando all’articolo sulle mascherine in Cina!


Il vaiolo in Cina, quindi, è stato contrastato con la tecnica della vaiolizzazione. Questa, sebbene non fosse esente da rischi, ha garantito per la prima volta l’immunità dalla malattia. Detto questo non mi resta che salutarvi: alla prossima!

Scritto da:

Mauro Bruno

Classe 1986. All'università ho scoperto la lingua cinese ed è stato amore a prima vista, tanto che da allora ho continuato a studiarla da autodidatta.
Nel blog, oltre a parlarvi della cultura cinese, cercherò di rendervi più familiare una delle lingue più incomprensibili per antonomasia.
Potete contattarmi scrivendo a: m.bruno@inchiostrovirtuale.it