Le celebri città stato che con le loro gesta squartarono le tenebre dei cosiddetti “secoli bui”.
(Gino Benvenuti, Le Repubbliche Marinare)
Fin dai tempi della scuola, la storia di queste città stato mi ha affascinato, tanto da decidere di parlarvene qui. Questo sarà un articolo meramente introduttivo, al quale seguiranno pezzi dedicati alle Repubbliche Marinare più importanti: Amalfi, Genova, Pisa e Venezia.
Siete pronti a… navigare con me alla scoperta di questo pezzo di storia?
Non solo quattro!
Eh già! Nel caso non lo sapeste, le repubbliche marinare non furono solamente quattro, ma molte di più.
A scuola si studiano quelle principali, che sono, appunto, quelle che ho citato prima. D’altro canto anche lo scudo dello stemma della Marina Militare italiana raggruppa i simboli delle quattro più note: dall’alto a sinistra, in senso orario, troviamo infatti gli emblemi di Venezia, Genova, Pisa e Amalfi. L’ordine scelto non è “di importanza“, o casuale, come si potrebbe pensare: è semplicemente “da nord a sud“.
Alle quattro principali se ne aggiungono altrettante un po’ meno conosciute: Ancona, Gaeta, Noli e Ragusa. In parte anche Brindisi e Palermo ebbero lo stesso status istituzionale così come, in generale, diverse città costiere italiane, ma solo alcune possono fregiarsi del titolo di “Repubblica Marinara”. Scopriamo perché!
Il sistema politico
La parola “repubblica” non deve trarre in inganno: fino a Machiavelli e a Kant, tale definizione era sinonimo di “Stato“, non era contrapposto a monarchia e, in questo caso, indicava un sistema di tipo oligarchico, in cui gli esponenti rappresentavano per lo più le famiglie mercantili.
Il termine che noi utilizziamo oggi fu coniato nell’Ottocento, quando l’esistenza di questi stati autonomi era ormai cessata da diversi anni, ed indica un’entità statale con determinati requisiti:
- relazioni mercantili con l’intero bacino del Mediterraneo;
- scambi artistici e culturali con conseguente creazione di nuove forme in chiave di sintesi;
- introduzione di particolari tecniche connesse alle attività produttive;
- politica e diplomazia a dimensione mediterranea;
- nuovi istituti politico-amministrativi;
- ideazione di codici giuridici a carattere marittimo-mercantile;
- conio di valuta aurea con significativo potere di acquisto;
- invenzione di nuova strumentazione e di tecniche per la navigazione;
- nuovi modelli socio-economici;
- difesa della cristianità.
Alle voci di tale decalogo rispondono pienamente proprio le quattro realtà marinare di Amalfi, Genova, Pisa e Venezia, di cui vi parlerò prossimamente.
Non rientrano in modo completo nello schema centri marittimi quali Napoli, Noli o Ragusa in Dalmazia. Questi ultimi due nel passato hanno avanzato pretese in tal senso, non ottenendone però la “definizione“. Si avvicinano, anche se in maniera evidentemente parziale, Salerno, Gaeta e qualche città pugliese come Bari o Trani.
Ragusa, ora meglio conosciuta come Dubrovnik, è stata la location che ha rappresentato Approdo del Re nella serie TV Game of Thrones a partire dalla seconda stagione.
Di queste, al sud soltanto Salerno fu completamente indipendente. Napoli e Gaeta dipendevano, seppur nominalmente, da Bisanzio, mentre Bari e Trani furono dapprima sotto il dominio bizantino e poi dei normanni.
Più a nord, Ragusa dipese da Venezia, dall’Ungheria e indirettamente dagli Ottomani, mentre Noli dalla repubblica di Genova.
Tutte quante svolsero una politica locale o tutt’al più regionale. Soltanto Salerno coniò un proprio tarì aureo nella seconda parte dell’XI secolo, mentre le altre usarono divise monetarie bizantine, longobarde, germaniche, veneziane e genovesi. Mediati dagli amalfitani furono i traffici mediterranei di salernitani e gaetani; in particolare, gli atranesi residenti a Salerno, dove vivevano secondo il diritto romano, svilupparono una marineria mercantile di significativo interesse, proiettata com’era verso l’Africa araba e Bisanzio. Trani produsse un proprio codice marittimo nel XIV secolo e organizzò traffici verso l’impero bizantino insieme a Bari.
L’importanza delle Repubbliche marinare
A partire dall’XI secolo, a seguito dell’azione di stimolo esercitata anche dalla chiesa di Roma attraverso le crociate, la marineria dell’area costiera del Mediterraneo, già attiva a sostegno dei traffici commerciali, che la sostenevano a loro volta, diviene di gran lunga quella predominante e dà vita a fenomeni di grande progresso e civiltà.
Si riattivarono anzitutto i contatti tra l’Europa, l’Asia e l’Africa, quasi interrotti dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, dando l’avvio all’espansione europea verso Oriente ed al capitalismo moderno, inteso come sistema mercantile e finanziario. In queste città si coniarono monete d’oro, in disuso da secoli, e si misero a punto nuove pratiche di cambio e di contabilità, mettendo le basi di finanza internazionale e diritto commerciale.
Vennero inoltre incentivati i progressi tecnologici nella navigazione: importanti, al riguardo, furono il miglioramento e la diffusione della bussola da parte degli amalfitani e l’invenzione veneziana della galea grossa. La navigazione deve molto alle repubbliche marinare anche per ciò che concerne la cartografia nautica: le carte del XIV e nel XV secolo a noi pervenute appartengono tutte alle scuole di Genova, di Venezia e di Ancona.
Sapevate che a Milwaukee c’è la Golda Meir Library, che conserva l’archivio geografico più grande del mondo?
Dall’Oriente le repubbliche mercantili importavano una vasta gamma di merci introvabili in Europa, che poi rivendevano in altre città d’Italia e dell’Europa centrale e settentrionale, creando un triangolo commerciale tra l’Oriente arabo, l’Impero bizantino e l’Italia. Fino alla scoperta dell’America restarono nodi essenziali degli scambi tra l’Europa e gli altri continenti.
Tra i prodotti commerciati più importanti troviamo:
- medicamenti: aloe, balsamo, zenzero, noce di canfora, laudano, cardamomo, rabarbaro, astragalo;
- spezie: pepe, chiodi di garofano, noce moscata, cannella, zucchero;
- profumi e sostanze odorose da bruciare: muschio, mastice, legno di sandalo, incenso, ambra;
- coloranti: indaco, allume, carminio, lacca;
- tessili: seta, lino egiziano, canapa, broccato, velluto, damasco, tappeti;
- prodotti di lusso: pietre preziose, corallo, perle, avorio, porcellana, fili d’oro e d’argento.
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Le repubbliche mercantili ebbero infine un notevole impatto sulla storia dell’arte, grazie alla grande prosperità derivante dai commerci, al punto che ben cinque di esse (Amalfi, Genova, Venezia, Pisa e Ragusa) sono oggigiorno inserite nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Anche se non si può parlare di un’arte marinara, cioè di una corrente artistica esclusiva e comune a tutte e loro, il tratto caratterizzante fu la commistione di elementi delle diverse tradizioni artistiche mediterranee, principalmente bizantini, islamici e romanici.
Dalle colonie delle repubbliche marinare discendono le attuali comunità italiane all’estero di Grecia, Turchia, Libano, Gibilterra e Crimea, nonché l’isola linguistica dei Tabarchini in Sardegna.
Se questo articolo vi ha incuriosito, vi aspetto al prossimo… alla scoperta di Amalfi.
Annalisa A.
Giunta qui sicuramente da un mondo parallelo e da un universo temporale alternativo, in questa vita sono una grammar nazi con la sindrome della maestrina, probabilmente nella precedente ero una signorina Rottermeier. Lettrice compulsiva, mi piace mangiare bene, sono appassionata di manga, anime e serie TV e colleziono Lego.
In rete mi identifico col nick Lunedì, perché so essere pesante come il lunedì mattina, ma anche ottimista come il “primo giorno di luce”.
In Inchiostro Virtuale vi porto a spasso, scrivendo, nel mio modo un po’ irriverente, di viaggi, reali o virtuali.
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